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Settore edile Grande manifestazione a Roma contro il blocco dei bonus casa

Le recenti decisioni del primo ministro, Mario Draghi, alla guida della nazione senza mai essere stato votato, stanno destando molto sconcerto. Doveva essere, infatti, la persona capace di tirar fuori il paese dalle secche della crisi economica e dare tranquillità alle aziende e alle famiglie italiane, ma così proprio non sembra.

La recente manifestazione nazionale, organizzata da numerose associazioni del settore edile: Cande, Associazione Class Action dell’edilizia nazionale, Associazioni Atc Associazione Tecnici e Costruttori, Faci, Partitalia, Le Partite Iva, Edil Consi, Imprese edili, Tecnici e Professionisti del Settore Edile, Commercialisti, Committenti e Amministratori, svoltasi a Roma in piazza della Repubblica, per protestare contro le azioni del Governo Italiano nei confronti della filiera edile in merito al Superbonus 110 e a tutti i Bonus Fiscali oggetto di Sconto in fattura ai sensi del DL 34/2020, ha avuto grande successo di partecipanti e sostenitori.

Secondo quanto sostenuto dalle organizzazioni di categoria e dai loro dipendenti, il blocco delle cessioni dei crediti rappresenta una tale sopraffazione quale finora non si era mai vista: si stanno mettendo, infatti, una serie di paletti ad una normativa che era già stata approvata dal governo precedente e aveva già la sua ratio.

Qualcuno ha osservato che, per spiegare quanto sta di fatto avvenendo, nel settore delle costruzioni, il fenomeno potrebbe essere paragonato a un repentino cambiamento delle regole di gioco, che avvenisse in campo, mentre ancora si sta giocando la partita.

Media e giornali, come spesso accade, sono del tutto appiattiti sulle scelte governative e non hanno dato alcuno spazio al contraddittorio, come sarebbe, invece, doveroso in un sistema democratico.  

Ma le scelte del governo – ci chiediamo – in sostanza quali vantaggi dovrebbero apportare e a chi? Ce lo spiega, in un suo intervento, Antonello Patalano, coordinatore nazionale e uno degli undici padri fondatori della Class Action dell’edilizia:

 “Il Superbonus110 si è trasformato da incentivo fiscale a manovra rovinosa per il comparto edile. Prosegue, infatti, il percorso di alti e bassi, di parole e ripensamenti, di decreti che cambiano giornalmente, da due anni a questa parte. In gioco, il futuro di tante imprese e dei loro dipendenti. Le modifiche continue alla normativa, in particolare per quanto concerne la cessione dei crediti, per altro con effetto retroattivo, hanno generato un circolo vizioso che sta portando tecnici e imprese sull’orlo di un precipizio. Come se non bastasse, si aggiunge un’altra spada di Damocle sul collo delle imprese. Stiamo parlando del recentissimo requisito richiesto per lavori di una certa entità: essere in possesso della SOA, certificazione fino a ieri richiesta solo per la partecipazione a bandi pubblici e che dal 2023 sarà necessaria anche per i lavori relativi ai Bonus casa. Una vera follia che potrebbe spazzare via dal mercato del lavoro tante piccole e medie imprese. In Italia gli operatori del settore hanno fatto l’errore di credere in una legge dello stato, hanno investito le proprie risorse per dare inizio ad importanti lavori di riqualificazione edile, anticipando le spese e i costi degli interventi e oggi si ritrovano ad un passo dal fallimento con i cassetti fiscali pieni di crediti d’imposta, che per colpa delle modifiche (anche retroattive) del governo, risultano essere carta straccia con l’impossibilità di essere monetizzati. Il governo e l’opinione pubblica devono venire a conoscenza di come siamo noi i truffati dallo stato: lo sconto in fattura, la cessione del credito funziona solo se i crediti possono circolare ed economisti come Draghi e il Ministro Franco lo sanno benissimo. Limitando il numero delle cessioni ci vogliono buttare in mezzo alla strada…. L’opinione pubblica deve sapere che la maggioranza degli interventi eseguiti e in corso sono stati anticipati con le nostre risorse…E’ dal mese di novembre che, con l’emanazione del Decreto antifrodi e in seguito con le successive continue modifiche (potremmo dire settimanali), che Imprese, Professionisti, Committenti privati non riescono a monetizzare i crediti fiscali ottenuti in cambio del lavoro svolto onestamente.
Tutti gli istituti di credito e le assicurazioni stanno chiudendo di fatto le acquisizioni dei crediti fiscali, portando allo sbando l’intera filiera edile. Imprenditori professionisti non riescono più a portare avanti le commesse acquisite, arrivando al paradosso del fallimento e di non avere nemmeno la capacità di pagare o compensare gli oneri fiscali e contributivi. Abbiamo notizia di imprenditori che pur di rispettare gli impegni presi e pur di pagare il personale operaio, stanno ponendo in svendita i crediti fiscali con sconti del 30 40% del loro valore nominale, facendo di fatto crollare il valore del credito fiscale, e regalando il proprio lavoro a becere holding finanziarie che di fatto agiscono come strozzini.
Sono tanti gli imprenditori che al momento rasentano la disperazione e, oltretutto, grazie ad una massiccia campagna di disinformazione, vengono additati all’opinione come truffatori e speculatori come se noi fossimo i responsabili degli aumenti (per nulla veritieri) indicati dal Nostro Presidente del Consiglio all’intera Unione europea. È quindi diventato vitale per tutti noi avviare una mobilitazione e intraprendere iniziative di gruppo incisive, volte a catturare l’attenzione della politica, della stampa e dell’opinione pubblica, per sollecitare correttivi che ci consentano quantomeno di completare i lavori iniziati, facendo affidamento sulla normativa così com’era stata concepita prima delle innumerevoli modifiche. Il governo e il parlamento italiano hanno il dovere di ascoltare le nostre esigenze, pena l’interruzione, entro la fine di maggio, di tutti i cantieri in corso d’opera, con conseguente messa in cassa integrazione degli operai e l’impossibilità per tanti condomini e singole unità abitative di ottenere l’agognato incentivo fiscale. Sono necessari urgenti provvedimenti, è a rischio un intero settore, un settore in crisi da oltre un ventennio, che rischia un totale crollo con importanti ricadute sull’economia nazionale oramai già in bilico con l’aggravarsi del conflitto Ucraino. Da sempre in Italia nell’edilizia il piccolo medio imprenditore è costretto a fare da banca, nei lavori pubblici, nei lavori privati…e lo stesso per i tecnici che fino a ieri svendevano le proprie competenze professionali…. Adesso, in ogni caso, devono liquidare i crediti a tutti. Lo ripetiamo: siamo stanchi di essere additati come truffatori e papponi dalla stampa…. I veri truffatori, i veri papponi sono le banche e le grosse aziende, le holding, ma da sempre il lavoro sporco lo facciamo noi piccole imprese. Se ci fermiamo noi si ferma l’Italia. Chiediamo quindi la vostra presenza per prendere atto della nostra situazione”.

La manifestazione, che ha fatto seguito ad altre analoghe organizzate da sette mesi a questa parte in varie località d’Italia,

è perfettamente riuscita, ma non ha avuto dai media l’attenzione che meritava. Il settore edile italiano, già massacrato, negli anni recenti, da varie congiunture e scelte politiche penalizzanti, con i bonus edilizi stava finalmente ripartendo, divenendo promotore della ripresa economica nazionale (vedi balzo del Pil). Ora si stanno perdendo nuovamente i benefici ottenuti – i bonus edilizi erano nati proprio con lo scopo di rilanciare un settore particolarmente importante dell’economia nazionale. Per fare un esempio, il comparto dà lavoro a tantissime aziende, operai, impiegati, tecnici, professionisti come ingegneri, architetti, avvocati, consulenti, oltre all’indotto, senza parlare dei benefici per tante famiglie e per gli utenti finali… Un fermo dei lavori comporta, invece, la chiusura di numerose aziende e tanti licenziamenti con la conseguente necessità per lo Stato di intervenire con i sostegni adeguati.     

Si dice, però, che le scelte del governo avrebbero avuto origine da fatti gravi, come le frodi rilevate nell’ambito della cessione dei crediti. In realtà, tali illegalità sarebbero, secondo la stessa Agenzia delle Entrate, molto limitate numericamente (solo il 3%) e, in ogni caso, non dovrebbero penalizzare chi lavora onestamente, nel pieno rispetto delle leggi.  

Lydia Gaziano Scargiali  

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