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Traditori della patria anche gli americani filorussi? Ma tra questi c’è anche il grande Kissinger

L’establishment europeo, riguardo alla guerra in Ucraina, sta cominciando ad aprire gli occhi, come si evince dalle recenti dichiarazioni di Mario Draghi, Olaf Scholz ed Emmanuel Macron. Uomini dell’industria e della finanza come Carlo De Benedetti lasciano intendere, persino nel mondo anglosassone, che la linea finora seguita dall’Occidente nei confronti della Russia potrebbe essere sbagliata.

Infatti, proprio il Financial Times ha di recente messo online un video contenente ampi estratti dell’intervento di Henry Kissinger al FT Week end Festival, che si è tenuto a Washington sabato 7 maggio. Com’è noto, alla vigilia del suo 99esimo compleanno l’ex segretario di Stato americano dei tempi di Richard Nixon è ancora tanto lucido da poter essere invitato al più importante evento pubblico del quotidiano della City per essere intervistato dal suo editorialista di affari internazionali Edward Luce. Kissinger, com’è noto, è un caposcuola dei “realisti” in materia di politica estera, quegli analisti che nella tragedia dell’Ucraina vedono la conseguenza degli errori compiuti dall’Occidente nel negare alla Russia una sua sfera d’influenza permanente e nell’aver voluto espandere troppo la Nato verso oriente.

Se vogliamo considerare traditore dell’occidente, e degli Usa in particolare, anche l’ex segretario americano, come stiamo già facendo con tanti personaggi italiani di rilievo, da Salvini fino a tanti esperti di politica internazionale come Caracciolo, Orsini e via discorrendo che, sia pure con linguaggi diversi, dicono in fondo cose simili, il risultato sarà, come sempre, quello di aver messo la museruola ai nostri connazionali per poi, quando sarà il momento, far parlare solo gli esperti d’oltralpe che diranno le stesse cose, ma in ritardo.

Purtroppo, ormai da troppo tempo, nel nostro paese è “buona” regola demolire ogni singola voce dissenziente, qualunque sia l’argomento trattato, salvo poi esaltare qualche straniero che sostiene le stesse idee, ma in un secondo tempo.

Il punto, però, non è tanto il dover essere patriottici (che, però, in una certa misura, ci potrebbe pure stare), ma l’essere colti e intelligenti perché anche il patriottismo può essere stupido.

Se escludiamo quindi, che Kissinger sia antiamericano (sarebbe stato, forse, finora una spia russa?) dovremmo ammettere che ha una visione differente da quella dei think tank di Biden, visione che potrebbe anche essere migliore e, per migliore, non intendiamo solo per i russi, ma anche, ovviamente, per l’occidente.     

Del resto, i discorsi suggeriti a Biden dai suoi esperti sono talmente ideologici e fumosi da far ridere pure i polli.

Prendiamo una frase a caso: “Putin è cattivo, che più cattivo non si può”. Non ha detto esattamente così, ma se si prendono alla lettera le sue parole, il significato non cambia: “ bestia” ,“macellaio” e chi più ne ha più ne metta.

Ma il fatto che Putin sia buono o cattivo, rispetto al grave problema della guerra, ha un’importanza relativa, perché se qualcuno scatena una guerra (e sta a vedere, poi, con quali reali responsabilità) sta ai saggi, o buoni come li vogliamo chiamare, farla cessare.

Dare tutte le colpe agli altri può essere comodo, ma non risolve i problemi (ammesso che li si voglia davvero risolvere).

Un grande paese, come gli Stati Uniti, che volesse realmente governare il mondo, dovrebbe farsene carico, in tutte le circostanze, favorevoli o meno al paese a stelle e strisce.

Un esempio tra i tanti: l’insufficienza di grano prodotta dalla guerra in Ucraina, che fa morire di fame i già poveri paesi africani, non è una colpa che ricade solo sulla Russia, ma su tutto l’occidente che si è dimostrato incapace sia di evitarla, la guerra, sia di vincerla, almeno in tempi rapidi.

Probabilmente, il pensiero di Kissinger, ma anche di Trump, è quello che schiacciare economicamente l’avversario, impedirgli di crescere, di stabilire relazioni pacifiche con gli altri stati, non sia la via più conveniente da seguire. Infatti, una strategia di questo tipo può sembrare, momentaneamente, vincente, ma alla lunga produce infiniti danni, non solo all’avversario, ma anche al paese che ne è promotore.      

Alleato della verità è il tempo.

Per concludere, però, vogliamo lanciare un allarme: tra le tante cose brutte che stanno succedendo, oggi nel mondo, forse la peggiore, anche se non ce ne accorgiamo, è l’impossibilità di parlare liberamente, di studiare e fare ricerca senza dover affrontare continuamente limiti e paletti. Ciò è molto preoccupante perché renderà sempre più difficile la soluzione dei problemi, che verrà sempre più affidata a tecnocrati, privi di valori e di cultura reale.

Lydia Gaziano Scargiali  

 

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