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Qualche riflessione sulle prossime elezioni

A pochi giorni, ormai, dal giorno delle votazioni è il momento di tirare le somme e prendere una decisione.

Votare o no? Sembra impossibile, ma molti si pongono questa domanda o addirittura hanno già deciso di disertare le urne: tanto non cambia niente, tanto sono tutti uguali, tanto fanno solo i loro interessi. Ammesso che tutto ciò sia vero, e in parte certamente lo è, disinteressarsi della politica, cioè della gestione della cosa pubblica, del bene comune, significa proprio incoraggiare i peggiori a continuare su questa strada: tanto ai cittadini non importa, tanto non si prendono nemmeno il disturbo di andare a votare.

Ricordiamoci che da dieci anni almeno non abbiamo un governo scelto dal popolo, ma esecutivi tecnici – governi dei migliori, dei competenti, incluso l’attuale, che si sono rivelati più dannosi della grandine – oppure delle sinistre che, pur perdendo tutte le tornate elettorali, si trovavano magicamente sempre al comando. Ricordiamoci che per anni ci è stato detto che non si poteva votare durante un’emergenza – mentre tutti gli altri europei votavano più volte. Ci eravamo rassegnati ad aspettare la fine della legislatura, in fondo pochi mesi, e a quel punto non si sarebbe più potuto rinviare. E invece è successa una cosa stranissima: un’impuntatura dei cinque stelle, una controimpuntatura di Draghi e l’impossibile è diventato possibile. Cose mai viste: una campagna elettorale brevissima, in piena estate, il voto in un solo giorno, per alcune forze politiche la corsa disperata alla raccolta di firme per presentare il simbolo, partiti e coalizioni che si uniscono, si frantumano, si ricombinano unendo insieme pezzi eterogenei e cercano poi di dare una parvenza di logica al pastrocchio. Se tutto questo non è stato fatto apposta per disgustare e allontanare gli elettori, certo il sospetto viene.

Chi votare? Andando per esclusione, direi che tutte le formazioni minori, comprese quelle chiamate antisistema non hanno alcuna possibilità, tranne forse Italexit di Paragone, quindi il voto per loro equivale alla scheda nulla: ‘vi faccio sapere che non sono d’accordo con nessuno’.

I cinquestelle di Conte, dopo essere sembrati sulla via dell’estinzione, e dopo aver fatto e detto in questi anni di tutto e il contrario di tutto, compresa l’eliminazione dei più fondamentali diritti costituzionali, pare stiano riconquistando punti promettendo la difesa e l’estensione del reddito di cittadinanza. Improponibili.

Il duo Renzi – Calenda evoca irresistibilmente il Gatto e la Volpe di Pinocchio, con un sovrappiù di rivalità reciproca. C’è qualcuno che punterebbe i suoi pochi zecchini su di loro? Il loro programma? L’agenda Draghi (che Draghi afferma non esista). Il loro candidato premier? Draghi. E nessuno gli chiede se l’interessato accetterebbe. L’unica cosa che si capisce è che vorrebbero, dopo il voto, tornare alla situazione di oggi. Grazie, no.

La coalizione di sinistra, ex campo largo, ha condotto una campagna elettorale tutta rivolta a delegittimare gli avversari, a dipingerli come mostri, ad evocare fascismo, trame oscure e pericoli apocalittici se per caso gli italiani osassero non votare loro. Programmi? Gli unici rintracciabili parlano di quattordicesima per tutti, centinaia di migliaia di assunzioni nella pubblica amministrazione, reddito di cittadinanza. Forse Letta ha trovato davvero l’albero degli zecchini.

E, in più, le promesse evergreen: incentivazione degli aborti, eutanasia e suicidio di stato, legge Zan e conseguenze penali per chi, educatamente, obietta alle imposizioni gender, scuola obbligatoria dalla culla alla maggiore età, immigrazione incontrollata e cittadinanze a pioggia. Di queste ‘conquiste di civiltà’ abbiamo già visto in parte gli effetti nefasti e, francamente, non vorremmo proprio vedere il resto.

La coalizione di destra. (sempre definita ‘questa destra’ insinuando che potrebbe esistere un’altra destra, copia sbiadita della sinistra, che potrebbe essere accettabile) è l’unica vera coalizione in campo, cioè un’alleanza che, pur con rivalità e diversità di opinioni, regge da molti anni e che ha presentato un programma elettorale e di governo. Forse neanche questa è l’ideale, forse vorremmo politici di maggior cultura, con più esperienza di governo, con maggiori relazioni internazionali.

Forse. Ma questo è quello che abbiamo in uno dei momenti più difficili e pericolosi della nostra storia. Inutile fare l’elenco, sappiamo tutti quanti e quali guai incombono. Teniamo presente che per il ruolo di ministri sarebbero pronte personalità di grande esperienza e integrità.

E, all’interno della coalizione, quale partito votare? Bisogna necessariamente scegliere, e direi che proprio il partito che è in testa ai sondaggi, Fratelli d’Italia, può essere la scelta più giusta dato che nella scorsa legislatura si è tenuto saggiamente al di fuori dei vari governi, facendo un’opposizione ferma ma non pregiudiziale. Inoltre, i cosiddetti ‘temi etici’ di cui al momento nessuno parla ma che sono assolutamente essenziali per il bene del nostro popolo, sono al primo punto del suo programma elettorale: sostegno alla natalità e alla famiglia, libertà scolastica, no a eutanasia, suicidio e indottrinamento gender.

Mietta Gaziano

14 sett 2022

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