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Una donna porta Fratelli d’Italia alla vittoria e con Manzoni noi diciamo: Dai boschi, dall’arse fucine stridenti un volgo disperso repente si desta, rialza la testa

meloni con gli alleati

L’Italia volta pagina. Il popolo si è espresso in modo netto. Un centrodestra compatto intorno a Fratelli d’Italia vince con larghezza in tutto il paese.

Ha festeggiato la vittoria un popolo stanco di essere marginalizzato, un popolo che vuole contare e poter dire la sua. Non si tratta, però, di estremisti di destra, di potenziali fascisti, ma di persone che sono state ostacolate nella loro libera espressione, in tutti i campi: nel lavoro, nella cultura, nello sport…

Commuove il suo pubblico Giorgia Meloni quando, a risultato acquisito, ringrazia con calore chi ha creduto in lei, ma, soprattutto, ricorda chi oggi non c’è più e non può, così, gioire per una vittoria caparbiamente cercata per tanti anni.

Così, anche noi di Palermoparla non riusciamo a trattenere le lacrime pensando al suo direttore storico, Germano Scargiali, prematuramente scomparso proprio un anno fa che, con tanto coraggio, per vari decenni, ha combattuto infinite battaglie, non contro qualcuno, ma a favore della libertà di pensiero e di espressione.   

Nonostante le guerre, le pandemie, le varie crisi economiche e morali, c’è ancora un popolo che crede nel futuro, che lotta e non si arrende, un popolo che crede nei valori, che non si piega ai dictat stranieri, che ha fiducia e vuole andare avanti.

E’ un popolo di uomini e donne che la mattina si alzano e vanno a lavorare, persone che mandano avanti l’apparato produttivo del paese, ma nel contempo si occupano anche della famiglia, dei figli, del volontariato…Ecco chi ha votato per Giorgia Meloni.

Ci voleva una donna per portare il centrodestra alla vittoria, lo diciamo non perché vogliamo affermare una superiorità femminile che non esiste, ma perché le donne, oggi, hanno una carica in più che deriva dalla lunga lotta combattuta per uscire dalla marginalità, per arrivare ai centri di potere con la grande voglia di riscatto di chi ha dovuto faticare per conquistarsi un posto al sole. Queste donne non sono le “radical chic” della casta al potere, queste donne non affermano se stesse buttando alle ortiche figli e famiglia.

Prima delle elezioni, c’è chi ha detto che la Meloni non è una vera femminista perché in realtà sostiene gli uomini e non appoggia realmente le donne, crediamo, invece, che chi ha detto questo non ha capito che, in Italia e nel mondo, non esistono solo le femministe ideologizzate secondo certi stereotipi, ma ne esistano tante altre per le quali con il sesso maschile si può collaborare, ritengono che la famiglia sia un bene fondamentale per la società e, infine, che i figli non siano i nemici della propria realizzazione.      

Le donne che la pensano così non sono donne retrive, che guardano al passato, come spesso si sostiene, sono semplicemente donne che vogliono essere ascoltate e aspirano a vivere in una società che sappia dare risposte ai loro problemi, non che imponga dall’alto che cosa devono pensare o che cosa devono fare.

Del resto, è sotto gli occhi di tutti che le grandi battaglie sessantottine non hanno prodotto, poi, quei grandi risultati di progresso sperati, anzi ci troviamo difronte masse sfiduciate, pochi giovani e senza futuro, una popolazione che invecchia…

La sconfitta, a Roma Centro, di Emma Bonino, battuta da Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia, è un segnale inequivocabile: in un paese senza bambini c’è chi continua a promuovere l’aborto a tempesta, nonché il suicidio assistito per gli anziani al posto delle strutture che se ne occupino.  Tradotto con altre parole: per vivere bene la nostra vita dobbiamo eliminare i problemi al posto di risolverli. In definitiva, alcuni progettavano uno stato che, per fare quadrare il bilancio, tagliasse su servizi e accoglienza.   

In questa tornata elettorale le sfide erano tante e non è facile elencarle tutte, ma andando per ordine analizziamo il significato di questo voto.

Innanzi tutto Fratelli d’Italia si è imposto da nord a sud, in tutto il paese, nonché sugli alleati, Lega e Forza Italia, e così non avrà difficoltà a guidare lo schieramento.

Si dice che l’alleanza non durerà perché scoppieranno altri contrasti, come già in passato, ma non lo crediamo perché quel che è accaduto qualche tempo fa aveva la sua maggiore motivazione nella lotta per la leadership, motivazione – con la netta vittoria di Fratelli d’Italia – ormai superata.

Inoltre, il collante che unisce le formazioni di centrodestra è molto più forte di quello tra i partiti di sinistra, veramente disuniti su tutto. I motivi per stare insieme e collaborare sono certo superiori a quelli per dividersi. Che interesse potrebbero avere la Lega e Forza Italia, giunti al potere, a uscirsene per andare all’opposizione con scarsissime chances di ritornare, successivamente, al governo con nuovi alleati e con quali, poi?

Il cosiddetto “centro” vagheggiato da Berlusconi non attrae più di tanto e il partito di Calenda, Italia viva, in questa tornata elettorale, risulta sconfitto da Forza Italia. Il voto, infatti, tende ormai a polarizzarsi tra destra e sinistra.

Nella coalizione di centrodestra chi ha perso di più è la Lega, giunta intorno al 9%, indietreggiata al nord, castigata al centro e al sud, evidentemente ha pagato alleanze di governo non in linea con le aspirazioni popolari. Infine, Noi moderati, il partito di Maurizio Lupi, non ha raggiunto la soglia minima sperata.

Che dire dello schieramento di centrosinistra? Ha pagato gli errori vecchi e nuovi: non si è rinnovata nei suoi principi ispiratori, non ha saputo ascoltare le istanze che venivano dal basso, non è stata all’altezza della crisi economica e pandemica…

Il PD è sceso sotto la soglia del 20/%, ha perso consensi a vantaggio dei 5Stelle e di Italia viva. Si può dire che Enrico Letta abbia fatto un vero “capolavoro”, frantumando la coalizione di sinistra anziché unirla, spostandosi a sinistra verso Liberi e uguali, e dando così ai suoi elettori moderati il segnale che il partito non intendeva sostenerli.

Ci sembra, pertanto che chi – prima delle elezioni – sperava in una rapida caduta del centrodestra dopo un’eventuale vittoria elettorale

non abbia considerato, invece, questa obiettiva difficoltà dello schieramento di sinistra a stare insieme e a governare il paese con idee e strategie radicalmente opposte.  

I 5Stelle, raggiungendo il 15%, hanno ottenuto un buon risultato complessivo, ma non si dimentichi, però, che lo hanno dimezzato rispetto al 2018 e che la loro presenza è soprattutto al sud.

Indubbiamente, Giuseppe Conte è stato abile nel recuperare un consenso che il suo partito stava perdendo, ma per diventare una formazione politica costruttiva e non solo di protesta di lavoro ancora ne dovrà fare.

Batosta netta per +Europa che non raggiunge la soglia minima per entrare in Parlamento, risultato che mostra tutta la simpatia dell’elettorato italiano per questo modello di Europa, ma si tranquillizzino gli europeisti perchè oggi i Mercati hanno dato, sostanzialmente, una risposta abbastanza positiva.  

Lydia Gaziano Scargiali

 

 

 

 

 

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