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Silvio Berlusconi Con lui scompare un grande italiano

Enumerare gli innumerevoli successi di Silvio Berlusconi, nei campi più disparati, raggiunti nel corso della sua esistenza, sarebbe difficile, forse impossibile. Neppure i suoi detrattori lo potrebbero negare.

Ora che non c’è più e non ne udremo più i messaggi dal vivo, non possiamo che volgerci indietro per riassumerne la sua vicenda umana e politica, una vicenda che non passerà all’oblio, ma resterà ben viva anche in futuro.  

Nato da una famiglia benestante, ma non ricca, se osserviamo le sue attività ci rendiamo conto che anche raggiungere il successo in una sola di queste sarebbe stato già arduo per chiunque ci avesse provato: imprenditore edile, banchiere, proprietario di reti televisive, nonché di squadre di calcio plurivittoriose, come il Milan, in casa e all’estero… che cos’altro poteva mancargli, se non la politica? Ed ecco cimentarsi anche in quell’agone dove neppure il più grosso imprenditore italiano, Gianni Agnelli, era mai voluto entrare.

Contro di lui, a causa dei suoi successi, si sono, allora, scatenati i poteri forti, italici e stranieri, che non potevano certo sopportare la sua intromissione nel cosiddetto “salotto buono” della finanza, decidendo di schierargli contro interi plotoni di esecuzione di svariata origine e natura.

C’è chi lo ha combattuto in modo leale e non vogliamo biasimarlo perché difendiamo la libertà di opinione, ma c’è anche chi ha usato tutti i mezzi, leciti o meno, solo allo scopo di distruggerne la persona, non già le idee. Costoro, abbattendo Silvio, intendevano abbattere, tramite lui, i suoi sostenitori e questo erano in tanti a capirlo. Del resto il motto del leader comunista Mao Tse Tung non era forse: “ne colpisci uno per educarne cento”? Ma, in realtà, quale sarebbe stata la sua vera colpa, la più grande?

Noi pensiamo quella di voler cambiare un paese che i gattopardi volevano che restasse, invece, immobile.

L’ascesa in politica di Silvio Berlusconi avviene, infatti, in un momento preciso della politica italiana, cioè quando Mani pulite sta facendo tabula rasa dei partiti storici italiani per consentire una facile ascesa al Pd, l’unico a non essere inquisito, per liberarlo in tal modo dai suoi avversari storici, DC e PSI in testa. Si racconta, infatti, che il fondatore di Forza Italia probabilmente non sarebbe sceso in politica se non ci fosse stato quel terremoto politico. Nel 1994 ci fu, quindi, la discesa in campo non solo di un importante imprenditore italiano, uno tra i primi, ma di un intero popolo che aveva sempre paventato l’ascesa dei rossi e non intendeva farsi da parte per consegnare loro l’intero paese senza almeno combattere.

In quegli anni, l’attacco, partito dai poteri forti, socialisti solo di nome, da sempre nemici del ceto medio e dei governi democratici, sembrava tale da non potere lasciare scampo. Fu solo la tempestività del Cavaliere, unita al suo spirito combattivo e avventuroso, ad evitare il peggio, per quella parte del paese che egli, col suo partito, intendeva rappresentare. Far nascere Forza Italia e condurla alla vittoria non fu affatto facile, come in tanti hanno falsamente narrato. Ad esempio, fu molto difficile persino formare la lista dei candidati da presentare alle elezioni politiche perché molti aspiranti tali ne temevano le conseguenze, in termini di indagini e controlli sulle proprie attività.

Berlusconi, poi, checché se ne voglia dire, era fondamentalmente un moderato, un uomo di centro, volendo anche di centrosinistra, se consideriamo il passato suo appoggio ai socialisti di Craxi, ma in quel momento storico le sole forze centriste non sarebbero bastate a fargli raggiungere la vittoria, occorreva perciò coinvolgere anche i conservatori, la destra, fino a quel momento ostracizzata dalla politica italiana.     

Berlusconi, con questa apertura ai conservatori, in realtà stava dando all’Italia una grande opportunità: uscire finalmente dal guado di una politica stagnante per diventare una nazione simile alle grandi democrazie dell’occidente, i cui sistemi politici sono contraddistinti dall’alternanza di due partiti al governo. Un cambiamento in questa direzione avrebbe giovato anche alla nascita di una nuova sinistra, più moderna e meno ideologica.

Se a guardare, però, con favore verso questo sbocco erano varie componenti del paese, non si può dire altrettanto per chi, occupando già posizioni di rilievo con l’ “ancien regime” , non poteva certo dire altrettanto.

Le roccaforti dei salotti buoni, dell’editoria e di certa magistratura tremavano al solo pensiero di rischiare le posizioni di privilegio che occupavano.

Neppure tutta la Chiesa, del resto, si trovava concorde nell’appoggio al cattolico Berlusconi, perché una parte preferiva ancora guardare a sinistra.

Le vittorie politiche di Silvio Berlusconi, se furono spesso grandi e inaspettate, videro anche defaillances, abbandoni o tradimenti da parte di alcuni alleati. Difficoltà notevoli dovettero, inoltre, superare i suoi governi per approvare le riforme ma, soprattutto, per semplificare gli iter burocratici, un vero cancro italiano.

In politica interna tanto si fece, con i governi Berlusconi, ma tanto restò ancora da fare. A un certo punto, però, i poteri forti riuscirono a stopparne definitivamente l’opera, obbligandolo alle dimissioni a fine 2011 e imponendo al paese un governo non eletto dal popolo, guidato da Mario Monti.

Se si fosse andati alle elezioni, forse avrebbe vinto la sinistra, ma ai poteri forti questa soluzione non sarebbe piaciuta neppure.  

Ovviamente un governo debole, quello di Monti, destinato a durare poco, ma quanto basta per costruire nuove accuse contro il “nemico” Berlusconi. Si ebbero, così, contro il leader di Forza Italia, nuovi processi, lunghi e impegnativi, che si conclusero tutti, però, con l’assoluzione, tranne uno, con una condanna a quattro anni per frode fiscale. In totale, circa trenta processi e nessuno, invece, nel frattempo, fu celebrato – aggiungiamo noi –contro tanti sconosciuti evasori di casa nostra.

Vorremmo anche fare sommessamente notare come, a differenza di tanti altri imprenditori italiani, Berlusconi sia rimasto, con le sue imprese, in Italia, abbia pagato le tasse in questo paese, abbia dato lavoro a tante persone e – a suo dire – non abbia mai licenziato nessuno.

Dove è stato grande Silvio Berlusconi è stato soprattutto nella politica estera, un campo in cui, allacciando rapporti proficui a est e a ovest, a nord e a sud del mondo, ha aperto strade nuove alle industrie e al commercio dell’Italia.

Plotoni di giornalisti, mai capaci di scandagliare le vite di tanti potenti, continuano ancora a scrutare e sviscerare la vita di un uomo che ha fatto grandi cose, ha cambiato il Paese e ha dato una direzione nuova alla vita politica italiana. Guardandone solo le colpe e i difetti, veri o presunti, senza mai riconoscergli alcun merito, costoro non si rendono conto di ottenere proprio l’effetto contrario e anche chi vorrebbe criticarlo finisce, così, per lodarlo.

Per questo motivo, cioè per un senso di giustizia, vogliamo ricordarne, in occasione della morte, le tante opere grandi e belle che è riuscito a realizzare.

Il tempo dà ragione di tante cose, si può nascondere la verità per un certo tempo, ma prima o poi viene fuori. Chi vivrà vedrà.

 Lydia Gaziano Scargiali   

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