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Giorgio Napolitano, un presidente da rimpiangere?

La scomparsa di Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica italiana, sta suscitando, come sempre in queste occasioni, tante reazioni e tanti commenti. Pur col dovuto rispetto nei confronti di parenti e amici del senatore a vita, vogliamo sommessamente far notare che non è stato affatto il presidente di tutti gli italiani, semmai è stato un capo straniero imposto dall’esterno dai soliti poteri forti. Infatti, con un passato da comunista, filosovietico e antidemocratico, ha appoggiato la feroce repressione dei carri armati di Stalin in Ungheria nel 1956 e, circa un decennio dopo, la repressione sovietica, avvenuta in Cecoslovacchia, nei confronti della cosiddetta “Primavera di Praga”. Caduto il muro di Berlino ha fatto presto a saltare sul carro degli Americani e degli europeisti “atlantisti”. Dopo aver appoggiato la caduta del governo Berlusconi (novembre 2011), seguendo i dictat di Oltalpe, si rifiutò di portare il Paese alle urne, come sarebbe stato corretto fare, dando, invece, mandato a Mario Monti e, di fatto, favorendo la nascita di un governo privo del riconoscimento popolare. C’è chi dice, al riguardo, “ma così ha salvato l’Italia!”, forse intendendo dire che se non avessimo ubbidito a chi – di fatto – ci governa, abitualmente, dall’esterno, ne avremmo pagato le conseguenze in termini di spread, sanzioni varie e simili… L’Italia, però, un paese mediterraneo dalla grande storia e cultura, non meritava, certo, simili trattamenti e, comunque, le forze che ne ostacolano, ancora oggi, la crescita avranno presto le loro difficoltà: si illude, infatti, chi crede di poter crescere da solo, escludendo altri stati o popoli.

Lydia Gaziano Scargiali

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