Lo Stretto la traversata e Salvatore

Salvatore e Donatella protagonisti della traversata e di questo poetico racconto…
Collage: le foto dei vari momenti....
Collage: le foto dei vari momenti….

La gara stava per cominciare, gli spettatori erano attenti e schierati lungo la riva, pronti a dare il via on un applauso ad un avvenimento che da qualche tempo era diventato un avvincente appuntamento.

Loro, i partecipanti, erano sparsi a piccoli gruppi, gli occhi erano sgranati come quando hai contemporaneamente la voglia di cimentarti insieme ad una fottuta paura.

Ma Salvatore non può tirarsi indietro, proprio ora, proprio ora che ha vinto la sua paura di non essere più all’altezza di vincere una sfida. E’ un anno che si allena, in piscina prima, al mare poi, provando a tuffarsi ed a nuotare in mari diversi; rassicuranti come il mare della sua Cefalù, ondosi e ventosi come quelli dell’Addaura, insidiosi come quelli della Scala dei Turchi dove uno zoccolo scoglioso rendeva incerta la sua bracciata.

E poi ci sono i nipoti, i giovani, quelli che che non sanno cosa sia la paura, quelli che sfidano se stessi ogni santo giorno dell’anno e tifano per lui. E poi c’è la compagna di avventure che lo stuzzica nel suo amor proprio e Salvatore non sa come tirarsi indietro, lui, che per indole vuol far tutti felici.

La gara sembra ancora lontanissima del tempo, quando lui accetta di accettare. Mette in moto i suoi muscoli dimenticando la sua età. Ci penserà il suo fisico a dargli dei piccoli segnali di avvertimento che lo fanno entrare un po’ in crisi. Uffa! Non posso giocare a tennis per via del ginocchio, dice agli amici, e non posso neppure giocare per un piccolo fastidio all’occhio!

Ma dietro il Salvatore che conosciamo che conosciamo c’è la sua anima gemella, Donata, pronta a smontare le sue paure; lo incoraggia a non mollare perché è sicura che lui potrà farcela anche in questa prova.

Ecco si sono tuffati, dopo una foto di rito. Le barche vicine seguono le bracciate, pronte ad intervenire al più piccolo segno di cedimento.  Ma Salvatore, proprio come un Diesel, alterna le bracciate con composto e impeccabile stile. Non sente nemmeno di essere nel mare alto e profondo, non sente la frescura dell’acqua, le incitazioni che provengono dalle barche: è solo con il mare. E’ solo contro se stesso, per vincere le sue paure di uomo cosciente, maturo e sereno. Settanta interminabili minuti lo separano dall’altra riva di quello stretto che ha fatto scrivere fiumi di parole a fiumi di persone. Uno stretto che rende la nostra isola distante dalla terraferma e in certi casi libera dalla terraferma.

Salvatore è stanco, vorrebbe lasciarsi trascinare come una tartaruga dalla corrente e toccare quella spiaggia sempre più vicina e desiderata. Ecco ci siamo quasi, le 3 voci dalle barche sono sempre più eccitate… Forza, forza, forza… Quando esce dall’acqua gli sembra quasi di venir fuori da suo habitat naturale, sente la fatica di tutti i suoi muscoli, ma ce l’ha fatta. Tutti si complimentano con lui, ciascuno a modo suo: questa è la mia maniera. Bravo Salvatore! Valeria.

Di Valeria Mancuso

 

 

 

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