VII BLUE sea land conclusione

La festa è anche un gran dolce: dopo i Guinnes della gran cubaita e della cassata, è stato l’anno del profiterole… A sx nella foto si riconosce il nuovo presidente Nino Carlino, industriale delle conserve di pesce salato.

Oggi – Domenica 7 ottobre 2018 – il VII Blue sea land ha chiuso i battenti di questa edizione vissuta -superfluo dirlo – all’insegna della continuità, ma nel ricordo accorato del suo ideatore e patron Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca Cosvap di Mazara del Vallo, ideatore e anima dell’evento, venuto a mancare sopo un malore nel giugno scorso.

Questa manifestazione decisamente “all round“, cioè ricca di spunti e poli d’interesse, “deve” sopravvivere. Ed uno dei tre assessori regionali coinvolti nell’organizzazione – il trapanese Girolamo Turano – ha già promesso il suo massimo interessamento perché il sostegno della Regione siciliana si confermi per il 2019. L’arrivederci alla VIII edizione acquista, così, brio e fiducia…

Gli altri due uomini politici coinvolti sono Edy Bandiera, assessore agricoltura e pesca e il tecnico Dario Cartabellotta, che già guidò da esperto agronomo lo stesso ufficio, ma nel frattempo ha preso a cuore la pesca fino a divenirne un dirigente generale tanto stimato da passare “incolume” attraverso il fuoco del cambio di governo a Palazzo d’Orleans… Ambedue si sono dimostrati paladini di questo evento che è in grado di coinvolgere, da interessare chiunque vi partecipi…

Il compianto Giovanni Tumbiolo amava definire modernamente Expo questo suo appuntamento con circa 50 nazioni estere del “Mediterraneo allargato“, inclusa da 2 anni la lungimirante Ungheria. Ma sempre di più si fa avanti la definizione azzardata da chi scrive di “Fiera del Mediterraneo“, alludendo a ciò che avrebbe dovuto essere e non è mai stata quella di Palermo. Bando alle stucchevoli rivalità, Mazara, esempio di integrazione e convivenza, si è dimostrata capace di coinvolgere concretamente ciò che conta intorno ad un mare che sostanzialmente sottintende l’Africa Sub Sahariana, il Mar Rosso, il Medioriente

Tanto l’evento è concreto che il workshop B2B è culminato ieri, oltre che in una serie di trattative e transazioni fra sellers e buyers, in un ordinativo per un peschereccio in ferro da 30 mt ad un cantiere navale di Mazara da parte di un imprenditore egiziano.

Parlavamo di poli d’interesse e di tematiche. In molti si “innamorano” degli aspetti legati all’ecologia marina, alla salute del “Mare Nostrum” che deve – o dovrebbe – nascere da rapporti di collaborazione fra i paesi transfrontalieri, Europa Unita permettendo…

Qui si frappone, infatti, alle difficoltà intrinseche al problema e a quelle storiche di tali convergenze, il temuto no dell’UE agli “accordi transfrontalieri”. E dire che è chiaro, se non chiarissimo, quanto poco il Mediterraneo abbia a che vedere con le caratteristiche e gli interessi del Baltico, del Mar del Nord e dell’Oceano, mentre – come sottolinea spesso Cartabellotta – poiché il mare non ha confini, può essere gestito soltanto tramite una collaborazione transfrontaliera che tenga d’occhio “questo” mare. In particolar modo il Mediterraneo Meridionale.

Si pensi, però, al possibile sviluppo già in vista per questo braccio di mare piccolo solo di superficie ma di grande importanza commerciale… Si pensi all’aspettativa di crescita esponenziale che può riguardare l’Africa e l’area d’interesse intera del Blue sea land: medioriente e stati dell’est europeo che si affacciano sullo stesso Mediterraneo orientale e sul Mar Nero. Non c’è dubbio, infatti, che, se da un lato non sembra cessare il fenomeno dei migranti, le nazioni africane – in buona parte – crescono a 2 cifre, fino a raggiungere un Pil superiore a quello degli stati ritenuti “evoluti” sul piano dello sviluppo…

Ne è una prova tangibile la presenza del Burkina Faso in qualità di main partner dell’edizione di quest’anno assieme alla Tunisia

Ieri mattina nella sala consiliare il Burkina Faso, per voce dell’ambasciatrice e di un rappresentante del governo ha fornito un saggio della notevole evoluzione in corso in questo paese dell’area interna sub sahariana, che offre grandi possibilità nell’agricoltura, nell’allevamento e vuole evolversi a livello industriale. Per questo è alla ricerca di know how europeo e italiano in particolare. Offre condizioni vantaggiose, considerando che l’industria e l’imprenditoria sono soggette ad imposizioni fiscali incredibilmente basse rispetto all’Italia, mentre finanziamenti e facilitazioni si aggiungono a chi vuole investire in loco… Il Burkina Faso coltiva anche lo sviluppo del turismo incoming e persino quello balneare nei fiumi e nei laghi d’acqua dolce di cui uno definito gigantesco…

Sono veramente multiformi i poli d’interesse della manifestazione, i cui punti base sono la blue economy (utilizzo pieno ma compatibile delle risorse del mare e dell’acqua), le blue zone: superfici di mare da gestire insieme ai paesi frontalieri in base alla massima: “il mare si gestisce non si spartisce”, la salute del mare in chiave ecologica. Non si parla solo di mare e pesca, ma anche di agricoltura  e agroalimentare in genere con analoghi intendimenti. Protagonisti sono i Distretti produttivi come istituzione, modernamente intesi anche come Cluster…

Un tema trattato in questi giorni è stato quello del marketing alimentare, aspetto fondamentale per la giusta commercializzazione. E’ un settore in cui la Sicilia e anche l’Italia sono carenti, rispetto a certi paesi esteri, per quanto occorre dire che vi sono aziende “monstre” come la Ferrero Alba o fenomeni commerciali come il Prosecco che non hanno nulla da imparare e tanto meno da invidiare alle maggiori iniziative mondiali di analoga natura…

In queste ultime due giornate è stato convocato davanti ai giornalisti il direttivo dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, presieduto dall’On.le ingegner Giuseppe Pernice. Si tratta di uno strumento operativo che ha fatto da sostegno alle attività di Mazara in tema di blue economy. Un vero braccio secolare, i cui risultati relativi all’osservazione del fenomeno pesca e mare sono stati e sono messi a disposizione di chiunque, anche e soprattutto all’estero, ne abbia interesse. E’una mano tesa nei confronti dei paesi emergenti meno attrezzati, in quanto l’Osservatorio opera nell’ambito del CNR nella sede di Capo Granitola… E’ stato detto, soprattutto, che gli studi vanno effettuati anche partendo dall’attività concreta degli operatori, dai loro reali interessi e dai loro desiderata. Ciò significa estendere l’area d’intervento oltre quella già percorsa che è stata per lo più relativa alla salute del mare, alla presenza e alla consistenza della fauna marina ed a ciò che possa giovare alla buona salute del sistema mare.

La manifestazione si chiude con qualche delusione, ma anche con un sostanziale ottimismo. Il nuovo presidente Nino Carlino è stato il vice del compianto Tumbiolo ed ha affrontato con coraggio il difficile compito di prenderne il posto… E’ un industriale del “salato”, conosce l’ambiente ed ha preso in mano le redini del Blue sea land. Non è compito facile perché sono note sono le inusuali doti di inventiva, dinamismo e cultura, oltre alla grande capacità diplomatica che erano valse a Tumbiolo la qualifica simbolica di “ambasciatore del Mediterraneo”, riconosciutagli dagli esponenti del Corpo diplomatico, molti dei quali suoi personali amici… Come lo erano molti diplomatici esteri degli stati coinvolti e membri dei relativi governi.

Felicia Bongiovanni ha cantato durante la funzione inter religiosa
Felicia Bongiovanni ha cantato durante la funzione inter religiosa che ha suggellato il VII Blue sea land.

La manifestazione si è conclusa con un arrivederci al 2019  e con la funzione inter religiosa, in cui rappresentanti di ogni “credo” presenti al VII Blue sea land presenti hanno inneggiato alla pace e recitato la preghiera iter religiosa del Rotary.

Germano Scargiali

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Nota

Non dobbiamo farci “incantare” dal buonismo che vede il Mediterraneo solo in chiave di salute ecologica. Siamo nell’area più calda del mondo: il Mediterraneo, assieme all’Africa e il Medioriente, è oggi il “vaso di Pandora“, è il motivo del contendere. Negli ultimi anni si è combattuto soprattutto “qui”, lungo le coste, in modo più o meno violento, con le armi vere e proprie, oppure con quelle politiche ed economiche…

Frattanto la situazione potrebbe riscaldarsi ancora, anche molto, perché il Mediterraneo con l’1% delle superfici acquee mondiali, ospita già il 40% dei traffici. Il raddoppio del Canale di Suez e la crescita degli stati del Medioriente e del Mar Nero, unito al progresso dei trasporti via terra e mare (intermodali) lo avvicina incredibilmente all’Oriente. Il Mediterraneo è in un momento di imprevedibile sviluppo, a tutto danno degli oceani, che lo avevano soverchiato al tempo delle grandi scoperte geografiche.

Era stata l’Europa a dimostrare che cosa fosse il Pianeta e sempre in Europa si sviluppò, sempre nel XVI secolo, la scienza, l’arte, la stessa economia moderna, gettando le fondamenta dell’età contemporanea,dell’enorme sviluppo preparato ancor prima della Rivoluzione industriale. L’Europa ha solo perduto le 2 guerre, che hanno visto vincente l’America e sostanzialmente perdenti anche le due nazioni che avevano appoggiato gli americani: l’Inghilterra e la Francia. Queste non hanno tratto neppure un vantaggio irrisorio dalle guerre e quel tanto di crisi – che però non è totale – dell’Europa le ha coinvolte in pieno fino ad oggi. Il livello dei consumi e la qualità della vita sono, però, ai vertici mondiali. E lo è anche la ricerca scientifica…

Tuttavia, il primato europeo rimane: molta ricerca, molta industria è sempre sul suolo europeo, mentre tutti al mondo, nell’evolversi, vogliono “sembrare europei”. L’Europa potrà vendere ancora a lungo il suo stile, la sua cultura, la sua capillare educazione che è anche un diffuso know how. Per questo patrimonio socio culturale e civile, che è anche scientifico, l’Europa può mettere sulla bilancia qualcosa di pesante e di valore. Sull’altro piatto sta ciò che mettono la Cina, La Russia,l’India e il Far East dove si trova – non dimentichiamolo – hanno che il Giappone. Tutti, come fossero i dieci piccoli indiani di Agatha Christie, hanno un motivo per voler veder morti gli Usa, ovvero sconfitti.

Gli Usa si trovano in una situazione pirandelliana. Donald Trump formalmente governa, ma si trova solo nel capire che sia l’Onu che la Nato hanno fatto il loro tempo. In pratica l’Occidente non esiste già più. Ovvio che abbia fatto il suo tempo anche la  volontà degli Usa di egemonizzare, in un certo modo, il mondo. Anche qui Trump è solo contro i poteri forti Usa, quelli che lui ha definito – già in sede elettorale – il”fango” di Washington.

Donald Trump predica la pace in Corea come in Medioriente, ma soprattutto tende la mano alla Russia e alla Cina. Come avevamo previsto nei nostri sperduti scritti, cerca di far “scoppiare la pace“. E’ la sola via per salvare, in parte, gli Usa dall’inevitabile deminutio che li attende, assieme alle politiche cosiddette oceaniche…

Per fare un flash sul problema ecologico del Mediterraneo, più che la tropicalizzazione (non si basa su alcuna prova scientifica) o altre minacce ecologiche sarà il passaggio mastodontico del gigantismo navale. Né si può immaginare un no ai traffici ed ai trasporti intermodali. I trasporti oggi sono già “tutto”. Ancor più lo diverranno di momento in momento. (G.S.)

 

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