Il governo perde il controllo, è caos

Italia nel caos: purtroppo, ormai, di fronte all’emergenza coronavirus il governo è in tilt. Più che mai echeggiano i versi di Dante “…Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello”.

Se al nocchiero è sfuggito di mano il timone, altrettanto in barca è la pubblica amministrazione. Nelle scorse settimana Gianfranco Micciché aveva dedicato una ventina di minuti di un suo intervento in sala stampa all’Ars di cui è presidente per dichiarare categoricamente: “In Italia la pubblica amministrazione non esiste più”. Motivo lo svuotamento e lo svilimento dei ‘quadri’.

Figuriamoci in una condizione di emergenza come quella attuale!

Le querelle, le magre, le proteste degli stessi politici e di altri uomini chiave, dalla Alpi a Lampedusa, nelle ultime 48 ore hanno raggiunto un livello e un numero da non potersi sintetizzare in un solo articolo.

Ci proveremo ugualmente

Premettiamo che alla base dei problemi di oggi, c’è il dato certo che la sanità italiana è stata ‘smantellata’ in questi ultimi anni, creando una costante situazione di protesta all’interno delle strutture. Tutto iniziò drasticamente al tempo del governo di Mario Monti: per effettuare un risparmio nel bilancio dello Stato,meno strutture, meno macchinari e, soprattutto, meno medici e paramedici.

Proteste e intemperanze, spesso giustificate, fanno eco l’un l’altra, dentro e fuori la realtà sanitaria…

Esplode a Messina il – sempre focoso – sindaco Cateno De Luca, l’uomo più processato e assolto d’Italia, plebiscitariamente eletto al Comune peloritano e gradito alla gente…

De Luca si è prodotto in due testuali ‘vaffa’  nella stessa invettiva rivolta al Ministero degli Interni e per esso la titolare, signora Luciana Lamorgese

Il j’accuse di Cateno si trova riprodotto dappertutto ed è facile ascoltarlo in registrazione televisiva per quanto in certi siti sia stato oscurato. Motivo della sfuriata? Identico a quello che ha sollevato in questi giorni non solo la sua protesta, ma prima ancora quella del Governatore Nello Musumeci: non c’è ostacolo agli arrivi dal Continente alla Sicilia, né in treno, né su gomme,né via aria. Tornano a stormo come uccelli migratori i Siciliani del nord  e, fra essi, molti settentrionali che hanno una meta in Sicilia o se la trovano nella speranza di ‘sfollare‘, via dalle zone più colpite dal male.

Frattanto Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, accusa duramente e mette pressoché in ridicolo l’atteggiamento generico del Governo italiano di bloccare tutte le attività economiche.

“Su 150 miliardi che produciamo al mese – afferma Boccia – perderemo il 70 per cento. Diteci dove andremo a finire senza tanta parte del Pil. Per non dire che una quantità di aziende, marginali e meno marginali chiuderanno i battenti. Molte di esse per sempre!”

La logica di Boccia è stata presa di mira sotto forma di altrettanto viva protesta dai sindacati…

I Sindacati sono, infatti, sul piede di guerra dopo che il premier Giuseppe Conte ha firmato il nuovo decreto che blocca le fabbriche ritenute ‘non essenziali’. Il cui ‘elenco’si è gonfiato fino all’inverosimile. Non si può, secondo il padronato …colpire il settore in modo tanto selvaggio e indiscriminato. Ma i sindacati affermano che ‘la prima cosa’ sia la salvaguardia della salute di operai e impiegati.

Molti lavoratori, però, d’accordo con il padronato, sono pronti a tornare subito al lavoro, prendendo le dovute precauzioni.

“E’ stato così stravoltoaccusa il popolare leader della Cgil Landini – assieme al precedente decreto il senso di quel provvedimento, assieme ad ogni logica imprenditoriale”.

“Sono già in corso su territorio nazionale – afferma il segretario della Fiom Francesca Re David – diverse mobilitazioni. Mobilitazioni che si moltiplicheranno se il Dpcm non verrà rivisto dopo che ‘è stato raddoppiato l’elenco delle produzioni non essenziali’

Tensioni anche sul fronte delle regioni. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana si dice non soddisfatto del decreto: “Ma se dovremo applicarlo lo faremo” sostiene.

Anche i discorsi dei sindacalisti, tuttavia, appaiono contraddittori. Sembrano avercela contro tutti: la Confindustria, il governo e persino con i lavoratori… Tutto, come sempre, verte sul senso della misura: “quali sono, dunque, le attività essenziali e quelle quelle non essenziali?” Manca, evidentemente una ‘testa pensante’ all’altezza di risolvere il dilemma.

Ed ecco “Tutto sugli sbarchi in Sicilia minuto per minuto“.

Domenica sera, in coincidenza con l’annuncio del nuovo decreto sul coronavirus, “si è registrato – denuncia il segretario generale del sindacato Orsa (Organizzazione sindacati autonomi ndr) Mariano Massaro – un consistente quanto pericoloso afflusso di auto all’imbarcadero di Villa San Giovanni sui traghetti privati per Messina”.

“Stiamo parlando – aggiunge Massaro – di centinaia di automobili in marcia verso la Sicilia, che invece dovrebbe essere abbondantemente blindata“.

“Visto lo stato di assoluta emergenza e il pericolo cui è esposta giornalmente la Regione Sicilia – prosegue il sindacalista dell’Orsa – con i sistematici rientri che, in barba ai Decreti e alle Ordinanze, non si sono mai interrotti, il Presidente della Regione, nelle more dell’invocato intervento del Governo Nazionale, avrebbe dovuto utilizzare in tempo reale tutti i poteri di cui dispone per impedire l’ennesimo afflusso che espone l’isola al contagio di massa da Covid 19″.

“Altresì criticabile – prosegue Massaro – la gestione del Governo centrale, che ha annunciato il decreto del 22 marzo con largo anticipo rispetto all’effettiva entrata in vigore, innescando, per la seconda volta, il fuggi, fuggi generale da nord verso sud“. “Nell’attuale condizione di emergenza – conclude il sindacalista autonomo –  che attiva fisiologiche emotività nella popolazione, ai confini col panico di massa, prima di annunciare il dettaglio dei decreti restrittivi bisognerebbe attenderne l’entrata in vigore”.

Nella serata di domenica il governatore siciliano Nello  Musumeci aveva scritto su Facebook: “Mi segnalano appena adesso che a Messina stanno sbarcando dalla Calabria molte persone non autorizzate. Non è possibile e non accetto che questo accada. Ho chiesto al prefetto di intervenire immediatamente. C’è un decreto del ministro delle Infrastrutture e del ministro della Salute che lo impedisce. Pretendo che quell’ordine venga rispettato e che vengano effettuati maggiori controlli alla partenza. Il governo nazionale intervenga perché noi siciliani non siamo carne da macello!”

Poco dopo, sempre sui social, Musumeci aveva precisato: “Ho appena avuto conferma dalla prefettura di Messina che saranno ulteriormente intensificati i controlli sullo Stretto. Possono passare, alla luce del provvedimento nazionale, solo i pendolari che svolgono servizio pubblico, come sanitari, forze armate e di polizia. E basta! Stiamo facendo sacrifici enormi e bisogna dare certezze a tutti i cittadini che questa fase viene seguita con impegno”.

(Notizie raccolte e commentate da Germano Scargiali)

 

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