Arriva M. Messina Denaro? Ma non era già qui?

Rita Atria in un’immagine in cui sembra ancora sperare. Voleva redimere la sua famiglia che la rinnegò. Morto Paolo Borsellino, si lasciò cadere dal balcone. Resta un personaggio emblematico per capire…

Eravamo stati espliciti nell’articolo…. (queste erano le prime parole di un articolo …scomparso da questa rivista online, ma il titolo è rimasto quello…)

NOTA – Crediamo che questo articolo ci sia stato oscurato a partire dalla sesta parola. Non ne abbiamo una copia, perché proprio “Scaramacai“, l’autore, digita direttamente on line (si vede anche dagli errori di battuta che qualcuno chiama … di ortografia). Poco male, se è andata così. Non ci vuole un grande hacker  per violare il nostro spazio…

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L’articolo non diceva molto che non si possa dedurre dal titolo e da quanto scritto negli altri articoli sul tema Riina, successione a Riina etc. Ribadiamo che in questi giorni siamo in pieno festival delle idiozie, dell’ipocrisia, del perbenismo buonista. Sarebbe niente se non servisse a coprire la realtà, in perfetta armonia con quanto ci disse – non sapendo di sfondare una porta aperta nel nostro cuore – un sindaco di un paese considerato ad alta densità mafiosa, e certamente conosceva la lupara, entro 25 Km – poco più, poco meno – dal Capoluogo: già, Palermo…

Che cosa disse il Sindaco? Lo abbiamo scritto qualche altra volta. Ecco qui: “…ma questa di cui parlano tanto non è …la mafia!” Poi aggiunse: “La mafia è un’altra cosa!

Riina in un momento in cui "sfotte" l'aula accusando in pratica, i giudici di stupidità...
Riina in un momento in cui “sfotte” l’aula accusando in pratica, i giudici di stupidità… La famiglia fa benedire la salma.

Ecco: partendo dal Vangelo – ma sì, basta questo – sappiamo che si può uccidere privando una persona della vita vegetativa con un colpo di arma da fuoco, ma si può anche uccidere privandolo di tutta o parte della sua speranza di via, pur lasciandolo fisicamente perfetto. All’apparenza, però…

Totò Riina è stato incolpato di 100 delitti, fra cui l’attentato di Capaci e, prima ancora, della sparatoria di viale Lazio. Gli hanno dato un numero di ergastoli come se avesse veramente altrettante vite per espiarli. Credevamo che, eredi del Diritto Romano – una cosa seria – queste “performance” le lasciassimo solo agli americani… Ma resta certo che c’è gente che uccide ogni giorno il pezzo migliore di altri uomini liberi e vive rispettato fra gli agi…

No, la nostra società non è quella che vorremmo. Disse Churchill: “…è la peggiore possibile, ma tolte tutte le altre”. C’è chi non si rassegna all’esclusione, c’è chi – e sono la maggioranza – ce la fa. Magari, una base di partenza ce l’ha. Liggio, Riina, Provenzano non ce l’avevano. Trovarono solo la rabbia in corpo e la voglia di farsi largo a qualunque costo. Intendiamoci, la società civile e la mette tutta per migliorasi e lo fa. Ha pieno diritto e dovere di punire chi trasgredisce… Il discorso di base, però, rimane in piedi. Perché le regole consentono a qualcuno – meglio organizzato – di lanciar sassi senza allontanare neppure le bracca dal corpo…

Provenzano sorride anche lui: lo stanno incarcerando... Viveva ricotta e cicoria in una casa di pietra col Vangelo nel comodino.
Provenzano sorride anche lui: è ammanettato e lo stanno incarcerando… Viveva di ricotta e cicoria in una casa di pietra col Vangelo nel comodino. Aveva comandato anche lui, con i suoi “iamuci araciu” e senza fare scruscio”… Faceva male da un lato  bene dall’altro, bisbiglia qualcuno a Corleone…

Provenzano fu trovato che viveva di ricottelle e scarola, accontentandosi di vedere ogni giorno l’alba e il tramonto da una casupola della sua terra. Riina stava in una villa che è la caricatura di una casa mafiosa all’americana. Ma qualcuno, lì – nel cuore di Palermo – ce lo lasciò, con autista e gorilla al seguito, per anni. E la sua casa non fu perquisita, se non dopo che si sarebbe potuta ripulire da certe prove… Del resto, val la pena di riparlare dell’agenda rossa di Borsellino? Della distruzione della telefonata …Napolitano – Mancino?

Chi Gli succederà adesso? Se lo chiedono in molti. Il giornale unico ammicca… Sì, un vero giallo …alla regola. Ma il paradosso delle contraddizioni si fa largo come il “grottesco“, il genere che caratterizza la commedia teatrale classica italiana, cui si rifà anche Pirandello. Si dice ripetutamente che Totò Riina comandasse “tutta la mafia” anche da dentro la 41 bis. Possibile: in cambio di vari “benefit” offriva il proprio silenzio: sapeva, ovviamente, delle stragi di Stato – ufficialmente dette così, non ce lo stiamo inventando… – tutta la parte che non lo riguardava, quella che spettava, appunto, allo Stato…

Del resto, tutti i pentiti e i collaboratori dicono tanta dovizia di particolari da poterci girare film interi, ma “u filo da marredda”, no, non lo svelano: e chi su’? fissa? A quel punto,  “tu vali qualcosa” finché hai l’asso nella manica, o no? Al massimo i pentiti, insomma, dicono che …è buono il formaggio con le pere.”Quanto” sia buono, però, si sa ma non si dice… D’altronde, Pirandello in Sicilia docet più che mai: se lo dicessero, tutti in giro potrebbero sempre attingere le parole dall’Enrico IV. “E’ pazzo, è pazzo…”

Paolo Borslellino: Mi uccideranno ma...
Paolo Borsellino: Mi uccideranno ma… Rita Atria lo considerò come il suo solo punto di riferimento. La sua morte la indusse al suicidio…

Ma dov’è il grottesco? Ecco: mentre un giorno sentiamo ripetere come Riina comandasse anche dal carcere, l’indomani il Questore di Palermo ci dice che Matteo Messina Denaro non potrà guidare la mafia, cioè aspirare alla “successione”  prendere il posto del Capo dei capi, perché – essendo latitante – non può garantire “alla Mala” quella presenza nel territorio che un vero capo deve avere. E questa è storia, registrazione. Come se M.M.D. non facesse già il buono e il cattivo tempo su un territorio abbastanza vasto, rendendo magari conto a “qualche compare che compare meno“… Fate voi…

Scaramacai

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Ai misteriosi Acker: non cancellate, prego!

NOTA: abbiamo riscritto questo nuovo testo nella stessa cartella del precedente che abbiamo rinvenuto cancellato, tranne l’inizio della prima frase… Parlavamo anche di Rita Atria della frase finale del film di marco Amenta, una frase riportata su Google: “morto Borsellino non mi resta più niente da fare“, prima del suicidio. Fu il suo lapidario testamento morale.

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