Con la Bolkestein la Ue vuole ancora derfraudare l’Italia?

Non sappiano se ne sono convinti oppure fanno finta di esserlo ma la Direttiva Bolkestein applicata agli stabilimenti balneari italiani è quanto di più asimmetrico si possa immaginare!
Degli 8000 km di spiagge del litorale italiano sono occupati in media uno stabilimento ogni 100 metri per un totale di circa 7000 stabilimenti.
Ciò significa che gran parte delle aree disponibili sono libere.

Dal punto di vista economico trasferire mediante bando pubblico la concessione inerente da una persona giuridica ad un’altra e visto che la condizione degli stabilimenti è ottimizzata in funzione del bacino d’utenza servito in decine di anni di funzionamento, non si capisce qual è il vantaggio ottenibile. Questo è un altro dei punti oscuri del management UE!

Come all’epoca delle ‘’quote latte’’ (Reg. 1234/2007) che penalizzò fortemente l’Italia facendo sopprimere circa 5 milioni capi di bestiame e chiudere circa 160.000 aziende del settore, per ‘’pareggiare’’ la concorrenza intraeuropea sui caseari ma fu così che in Italia entrarono latte cinese e pere neozelandesi!

Fu un altro GRAVISSIMO errore di programmazione compiuto dagli ‘’strani’’ economisti: per raggiungere tale obiettivo NON si penalizza un’azienda virtuosa ma si investe sulle meno produttive per riportarle regime concorrenziale paritetico altrimenti – ed è ovvio – il calo complessivo di produzione apre una porta alla concorrenza internazionale e così fu!

Parimenti per la Direttiva Bolkestein che andrebbe cancellata al più presto: oltre a produrre solo scambi di concessionari, non offre nulla di particolare. L’ideatore afferma che la Direttiva promuove nuovi investimenti ampliando l’offerta turistica: ma lui è mai stato a Capri o sulle spiagge di Ostia Lido? Oppure in Versilia? Evidentemente NO, sono aree già sfruttate quasi al massimo e un nuovo investimento non porterebbe un incremento notevole di turismo tale da compensarlo ma, anzi, supponendo un aumento del 10 – 15% di presenze, si andrebbe a sovraccaricare le città collegate per eccesso di richiesta difficilmente smaltibile nelle attuali aree urbane.
Inoltre subentra un grosso problema di ordine sociale: supponendo che l’attuale gestore di un impianto – quasi sempre a conduzione famigliare – venga scalzato da un altro facoltoso imprenditore, cosa farà una volta depredato del suo stabilimento che ha coccolato per decenni? Andrà ad aprire un altro impianto nel Mare del Nord, oppure sulle bianche scogliere di Dover?
In ogni caso avrebbe problemi di lingua e di abitudini, in pratica sarebbe destinato alla disoccupazione.
Per concludere e nella speranza che la Direttiva Bolkestein almeno per gli stabilimenti balneari venga abbandonata del tutto, SUGGERISCO ai valenti economisti che progettano la UE (ormai, chiaramente, per causa loro è destinata la fallimento) di chiedere al Governo italiano di mettere a bando il 60% del resto del litorale con norme di edificabilità, attualmente non occupato da alberghi, stabilimenti o da campeggi o da porticcioli o da quant’altro possa essere utile, per distribuire più turismo su nuove aree, se ciò avvenisse sarebbe un successone!

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