Euro: i vent’anni …di guai

Sono anche brutti: è triste per dei ventenni.

C’è da chiedersi come faccia qualche esperto a dire che “…stiamo molto meglio con l’euro, moneta più stabile e comune all’Europa”. Oppure: “abbiamo una moneta fra le più forti del mondo. E’ la seconda”.

Concetti vuoti se non hanno portato il benessere, ma soprattutto non hanno innescato lo sviluppo. L’euro – si sa bene – è forte verso l’esterno ma debole verso ‘interno: non c’è di peggio! O viviamo “di soddisfazioni”?

L’euro ha compiuto vent’anni il primo gennaio, ma la notizia (nessuno la festeggia) viene soverchiata sui media dalle notizie di cronaca bianca e nera, e adesso dall’arresto di Cesare Battisti: perfetto “evento vampiro”, gradito ai media…

La verità è che l’euro viene “subito e sopportato” dagli europei come un male ormai cronico da cui non si può venir fuori. La situazione creatasi appare – anche se forse non lo è, come dimostra la brexit – ineluttabile.  

Il peggio che abbia fatto l 'UE:dimenticare Maffeo Pantaleoni, padre misti italiani. Qui il francobollo commemorativo
Il peggio che abbia fatto l ‘UE: dimenticare Maffeo Pantaleoni, padre degli economisti italiani. Qui il francobollo commemorativo: qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse. Pantaleoni fu un grand’uomo: maestro di V.Pareto, si batté anche per l’emancipazione femminile.

Nonostante la crisi e gli “attacchi” cui è stato sottoposto, l’euro, però, resiste. Ha tolto agli stati europei, rimasti politicamente rivali e litigiosi, la sovranità monetaria. Con essa, in pratica, gli stati si finanziavano, provocando una lenta inflazione, che giovava a coloro che investono nella produzione, e nuoceva a chi fa denaro con altro denaro o lo conserva. Un comportamento, quest’ultimo, che anche il Gesù dei Vangeli si preoccupa di condannare nella parabola dei talenti.

Sul significato di tale parabola – che piace agli imprenditori e lascia di stucco i buonisti che criminalizzano utili e profitti – Don Mazzoleni commentò: “se entrate in chiesa, toglietevi il cappello, non il cervello”.

Figuriamoci se dobbiamo toglierci il cervello di fronte ad una trasformazione che, in un momento di crisi, rifece la casa europea ristrutturandola da cima a fondo: ecco ciò che i bilanci disastrati e il debito accumulato degli stati europei non potevano permettersi in quel momento! Ha comportato spese ed incognite che oggi evidentemente paghiamo. Inoltre non ha creato un organo politico  vero e proprio,una vera autorità comune: questo dovrebbe avere un’unica voce verso l’esterno, un esercito, una concordia interna e una vera legislazione comune, anziché una serie di fastidiosi “consigli” spesso indesiderati e indesiderabili. L’Europa non ha neppure un governo ma solo un doppio parlamento: parole, parole, parole.

Perché su una cosa concorda anche il 90% degli “esperti”: questa Europa e questo euro ci stanno deludendo.

Lo sanno bene i gilet gialli francesi, i primi ad insorgere contro il caro vita, l’insopportabilità di imposte, tasse, bollette, assicurazioni obbligatorie…

Il tutto a fronte di servizi che in buona parte vanno indietro come il gambero. In Italia lo sport spontaneo, agonistico e ludico, è oggi letteralmente a pezzi: quasi scomparso rispetto alla consistenza che aveva in passato si pratica a pagamento.

Moneta cartacea:meri pezzi di carta, devono essere funzionali all'economia ed essere in circoloin unaquantitàmisurata.I romani peccavanodi troppa saggeza:"pecunia non facit peniam". Il loro rigore, però, fu per centinaia d'anni uno dei motivi della loro crescita.
Moneta cartacea: meri pezzi di carta, non costano niente: devono essere funzionali all’economia ed essere in circolo in una quantità misurata. I romani peccavano di troppa saggezza:”pecunia non facit pecuniam“. Anche per il denaro è opportuno stabilire un reddito (a chi lo presta). Il rigore di Roma, però, fu per centinaia d’anni uno dei motivi della sua crescita. E Tria oggi: “il fiscal compact è sbagliato”.

Una moneta unica è senz’altro auspicabile in Europa. E’ il regime, cioè come è regolamentata, battuta da una barca privata con presidente italiano e sede in Germania che non va.  Creato formalmente il primo gennaio 1999, quando 11 Paesi Ue tra cui l’Italia hanno lanciato la moneta comune europea, oggi è adottato da 19 stati membri e fa parte della vita quotidiana di 340 milioni di europei. Non favorisce,però, neppure la Germania. Un referendum fra i tedeschi è dubbio che si esprimerebbe favorevolmente…

Che conta se l’Euro è forte, quando dentro l’Europa non serve a comprare il necessario e ha messo in ginocchio gran parte della classe media? E’ proprio quella che ha creduto negli investimenti. E sia chiaro: se si ferma la classe media – come sta avvenendo – tutta l’economia subisce un uppercut da mandarla al tappeto. E’ esattamente ciò che “stiamo rischiando”. Altro che risanare il debito? O si pensa che lo Stato possa finanziarsi togliendo parte delle retribuzioni ai suoi stessi dipendenti? C’è da ridere! E’ un circolo vizioso senza logica né matematica, né concreta.

Infatti la “panacea” alla povertà di tante famiglie e dei single è rappresentato, nei programmi e nelle promesse, da “prebende di stato”, come il reddito di cittadinanza ed altre iniziative similari, in programma per evitare il peggio. Provvedimenti tampone…  Il peggio è che ci si chiede immediatamente “dove prendere i soldi”, meri pezzi di carta, mentre si dovrebbe parlare di “ricchezza”. Ricchezza prodotta: oggi anche in Italia si produce – grazie alla tecnologia – di tutto e di più, ma con il “mal servizio” reso da una finanza capestro come quella UE, tale ricchezza (cibo, manufatti e servizi) non viene adeguatamente commercializzata e ancor peggio distribuita.

Fra le cause, si trova in testa la carenza di denaro (mera carta) in circolo, dovuta alle difficoltà create dalla BCE e dall’espropriazione alle banche nazionali (quindi alle nazioni) della sovranità monetaria. A tale sovranità monetaria non si è sostituita alcuna altra sovranità che avesse la medesima autorità e la medesima duttilità: è stato “rotto il giocattolo” che funzionava egregiamente e che ha accompagnato l’Europa attraverso il boom. Non a caso lo si rinnega attraverso campagne mediatiche degne di miglior causa.

Qual è la realtà? Qualcuno ha avuto teoricamente paura della crescita veloce, altri hanno avuto interesse a da arrestarla per vari motivi. Sono preconcetti (rimpianto della parità aurea di fronte ad una economia in movimento veloce, ma invisibile concretamente), diversamente si pone l’interesse di banchieri con la mentalità da cassiere. Ancora collaterale è l’atteggiamento di quei moralisti che, attraverso la crescita, vedono solo la dissoluzione della società e dei suoi valori, l’avvento del disordine morale. Incontrollabile.

Quali sono le conseguenze? La crisi dell’economia spontanea, della piccola iniziativa, dell’autoccupazione, il ridursi della classe media a poco più del proletariato. Ciò a tutto favore della grande produzione dello stesso Stato, nella cui tasche finisce l’esito del minimo tasso di crescita, inevitabile per la natura stessa dell’economia ed il sopravvenire esponenziale di nuove tecnologie.

Circa 60 Paesi nel mondo hanno legato, però, in un modo o nell’altro loro valuta nazionale all’euro.

“Vent’anni dopo – ha ricordato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker – sono convinto che quella fu la firma più importante che io abbia posto, perché l’euro è diventato un simbolo di unità, sovranità e stabilità”.

Si tratta dell’unico uomo politico ancora attivo che firmò il Trattato di Maastricht con cui di fatto si gettarono le basi per l’euro. Non è una bella persona, è stato indagato e”perdonato”: è un inamovibile”

Ma possiamo mai aspettarci che a riconoscere il fallimento dell’Ue e dell’euro siano persone come Junker, Tajani o Draghi, che ricoprono grandi cariche, da extra tedeschi, in un apparato che favorisce solo la Germania, pur offrendole in realtà le offre solo una sorta di zuccherino, un trascurabile contentino in un’Europa che non decolla.

Inutile negarlo e pochissimi lo negano: come fare a venirne fuori? Ma una cosa è certa: stavamo meglio quando stavamo male. Nessuna espressione fu mai così appropriata! 

“C’è una generazione – sottolinea il presidente della Bce Mario Draghi – che non conosce altra moneta nazionale che l’euro.

Benissimo, anzi malissimo: solo a quei giovani possono “darla a bere!” La battuta corre veloce dalla Scandinavia alla Sicilia. l’Eurotower avrebbe rispettato il suo impegno principale di mantenere la stabilità dei prezzi e avrebbe anche contribuito al benessere.

“Ma – avverte il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno – il lavoro non è ancora finito”.

Quando sarà finito l’operazione sarà perfettamente riuscita e il malato sarà morto. Speriamo che ci si fermi in tempo! ma non sembra ci siano le premesse, a meno di rivoluzioni di piazza “alla francese”.

Un triste compleanno, per i la maggior parte dei cittadini italiani. l’introduzione dell’euro ha significato tornare indietro peggio del dopoguerra e la fine del benessere. Draghi la può cantare appunto all’ ultima generazione che non ha conosciuto direttamente i fasti del periodo della lira! Allora l’Italia della ricostruzione innescò in tutto il mondo un fenomeno chiamato boom che tuttora ci consente (case, beni strumentali, strade ancora in uso) un minimo di benessere, finché dura…

Naturalmente c’è chi – soprattutto fra i politici – sostiene che fu fatto “a credito”. Chi ci fece credito? E, se così fosse, che cosa contano i debiti se a fronte di beni prodotti, destinati a nuova produzione?

Germano Scargiali

 

Nota. Una moneta “forte verso l’esterno” danneggia l’esportazione, rendendo le merci – da pagare in euro – meno concorrenziali. Una moneta “forte verso l’interno“, cioè troppo stabile, favorisce chi conserva il denaro,ne scoraggia la circolazione, e danneggia chi lo investe e – per principio e natura – si indebita. Qusti ha interesse ad un garbato tassodi svalutazione del debito.

 

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