Folco Quilici se ne va

Una scena di Sesto Continente (particolare)

Folco Quilici si è spento ad Orvieto all’età di poco meno di 88 anni. Era nato a Ferrara nel 1930. Quilici, ospite abituale in Sicilia e, in particolare alla Rassegna del mare di Ustica, è considerato uno dei più grandi documentaristi italiani da quando esiste il cinema. Ma fu anche scrittore e giornalista, come pochi nella sua materia, oltre che fotografo anche trasgressivo: note le sue foto in cui lasciava intravedere la propria stessa ombra… Amava, contrariamente a come si consiglia, fotografare ed essere fotografato dall’alto, forse – secondo chi scrive – perché ciò rappresentava idealmente una sorta di sorpresa, di scoperta di qualcosa che fosse nascosto in un anfratto della realtà vissuta…

Quilici nella piena maturità, fotografato dall'alto come se fosse, scoperto dall'obiettivo, in barca. Qui sulla rete di una sorta di delfiniera.
Quilici nella piena maturità, fotografato dall’alto come se fosse, scoperto dall’obiettivo, in barca. Qui sulla rete di una sorta di delfiniera.

Figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, possedeva – evidentemnte – un grande senso artistico. Dopo aver iniziato con un’attività di tipo cineamatoriale, si specializzò in riprese sottomarine, diventando presto molto popolare anche al di fuori dei confini nazionali.

Molto sensibile alla opportunità della divulgazione scientifica, fin dai lontani anni ’50, è stato un pioniere delle riprese a mare e sotto il mare. La Rivista Forbes nel 2006 lo inserì tra le cento firme più influenti del mondo, grazie ai film e ai libri sull’ambiente e le diverse culture nel mondo.

A lanciarlo, ancor giovane, fu – nell’immediato dopoguerra – il famoso film Sesto continente, prodotto da una rara casa cinematografica siciliana, la ‘comunque nota’ Panaria Film, fondata e animata da Francesco Alliata, Principe di Villafranca e Duca di Salaparuta (Vini Corvo), assieme a suo cognato (marito della sorella Topazia, scomparsa da un paio d’anni) e padre di Dacia Maraini. Della scrittrice, ultima compagna di Moravia, il Principe Francesco era, quindi, zio. Abitarono a lungo insieme nella villa di Bagheria, ove fu ospite più volte anche Folco Quilici. La sola ad avere il senso degli affari (vini Corvo, sfilate di moda a Roma), oltre che l’amore per l’arte (mostre di quadri) fu Topazia, detta per eccellenza di Salaparuta, perché attiva amministrativa dei vini di Casteldaccia.

Il film è la documentazione di una spedizione scientifica italiana nel Mar Rosso. Illustra specie e abitudini della fauna acquatica, descrive “…gli ardimenti sportivi dei cacciatori subacquei alle prese con cetacei di difficile cattura. Giova allo studio e alla conoscenza del mondo sottomarino – il ‘Sesto continente’, appunto – ma interessa anche per il suo carattere di “reportage”, ricco di situazioni impreviste, di audacie e di emozioni. Fu il primo film con riprese subacquee a colori della storia. Ma anche in nero si era visto pochissimo – solo qualche scena – di quel genere e non a quel livello. Solo dopo, con la produzione e commercializzazione di fotocamere e cineprese “all’uopo” si ebbe il …boom.

Una locandina di Sesto Continente. A far grande un artista sono l'innovazione e l'invenzione. Nonostante la lunga ricchissima carriera, il primo film, pietra miliare della cinematografia mondiale, resta il più importante.
Una locandina di Sesto Continente. A far grande un artista sono l’innovazione e l’invenzione. Nonostante la lunga e ricchissima carriera, il primo film, pietra miliare della cinematografia mondiale, resta il più importante.

Si conservano varie pagine critiche di Sesto Continente, perché il film fece decisamente epoca, premiando moralmente gli ideatori Alliata e Maraini, che – come era loro consueto – non ci guadagnarono molto in soldi, ma certo tanto in soddisfazioni. Il film ebbe anche un primo premio al Festival Internazionale di Mar del Plata. Per Quilici fu il lancio decisivo in quel mondo che amava e che sposò professionalmente per tutta la vita…

Ecco una pagina critica del Catalogo Bolaffi. Riguarda Sesto Continente, cui qualcuno rimproverò e rimprovererebbe ancora, le eccessive “catture” effettuate e filmate. Peggio, certo, avverrebbe oggi. Ma a quei tempi, il mare era considerato una riserva inesauribile e una certa cultura era ben di là da venire. Il pesce, dopo averlo conosciuto, lo si mangiava e basta. Forse – secondo noi – la verità sta, come sempre, nel mezzo: il mare, ben amministrato, come tutta la terra e la natura, rimane “riserva inesauribile di risorse”, cioè di cibo ed energia… Lo dimostrerà definitivamente ben presto, con l’avanzare delle conoscenze umane, della tecnica e del progresso.

Folco Quilici, questo il parere critico, “…descrive la vita sottomarina, le meraviglie del ‘sesto continente’: l’oceano. Il suo film non è solo interessante per le informazioni che fornisce o sorprendente per la rarità degli immagini, ma artisticamente pregnante, poetico a volte ed elegiaco. Lontano dagli schemi disneyani come dai compiacimenti di Bonzi, Craveri, etc, il suo film è un utile mezzo di insegnamento e porta un contributo essenziale alla divulgazione della cultura scientifica”. (G. Rondolino, “Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano-1945/1955”).

Da allora la sua carriera fu tutta una volata: può dirsi che non ebbe posa, perché godeva della stima di tutti, dato il suo vero amore personale per il mare e per il documentario…

Quilici non era un improvvisatore, né, certamente, un mero autodidatta. Dai genitori aveva imparato il gusto del racconto e dell’arte… Aveva, poi, studiato regia presso il Centro sperimentale di cinematografia.

Nel 2008 gli venne consegnato il Premio La Navicella d’Oro, conferitogli dalla Società Geografica Italiana. Motivazione: “…in oltre mezzo secolo di costante attività professionale ha configurato un personale modello di viaggiatore capace di esplorare e testimoniare con persuasivo rigore e poeticità i territori più rilevanti della cultura geografica, storica e artistica della società umana del passato e del presente, pervenendo a risultati stilistico – espressivi di notevolissimo valore e di ampia valenza comunicativa”.

Un amico, Jacques Cousteau.
Un amico, Jacques Cousteau.

Continuò principalmente nel mondo del Cinema. Suoi film dedicati al rapporto tra uomo e mare, distribuiti nel mondo, sono stati una vera …sfilza. Dopo Sesto Continente (Premio Speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954), Ultimo Paradiso (Orso d’Argento al Festival di Berlino del 1956), Tikoyo e il suo pescecane (Premio Unesco per la Cultura del 1961), Oceano (Premio Speciale Festival di Taormina del 1971 e Premio David di Donatello 1972), Fratello Mare (Primo Premio al Festival Internazionale del Cinema Marino, Cartagena, 1974) e Cacciatori di Navi, 1991 (Premio Umbria Fiction, 1992). Insomma un film di Quilici fu considerato sinonimo di arte.

Nel 1965 la Esso gli affidò la realizzazione di una serie di film sull’Italia filmata dall’alto tramite elicottero. Nel periodo che va dal 1966 al 1978 furono realizzati 14 di tali documentari, tutti aventi come titolo L’Italia vista dal cielo. A questi si affiancarono 16 volumi illustrati. I commenti dei quattordici filmati furono affidati a importanti letterati e storici d’arte dell’epoca come Cesare Brandi, Mario Praz, Italo Calvino, Guido Piovene, Michele Prisco, Ignazio Silone e Mario Soldati. Nei cinema e non solo in Italia, altri suoi film sono stati: Dagli Appennini alle Ande (1959) che vinse la “Concha de plata” al Festival Internazionale di San Sebastian. E Il Dio Sotto la Pelle, filmato in tutto il mondo nel 1974. Nel 1964 ha tolto il suo nome dal film “Le schiave esistono ancora”, a causa della divergenza con il produttore Malenotti, non solo per il titolo arbitrariamente scelto, ma per l’inserimento nel film stesso di numerose scene “false”.

Nel 1976 chiamato da Dino De Laurentiis collabora alla realizzazione delle riprese subacquee nel film Orca (film) o Killer Whale scritto da Luciano Vincenzoni che in molte occasioni ricorderà l’apporto di Quilici determinante per la riuscita delle riprese.

Tra i suoi film di medio metraggio di particolare impegno, furono presentati fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia: Paul Gauguin (1957), L’angelo e la sirena (1980.

Da ricordare inoltre Botticelli, una nuova primavera (1982). Nel 1970 ha editato tre film Firenze 1000 giorni, sull’alluvione del 1967 e l’opera di salvezza del suo patrimonio culturale. Folco Quilici ebbe la nomination all’Oscar nel 1971 per Toscana, uno dei quattordici film de L’Italia dal Cielo alla quale hanno collaborato nomi di massimo prestigio come Calvino, Sciascia, Silone, Praz, Piovene, Comisso.

Nel 2000, per la rete televisiva franco-tedesca Arté ha prodotto e diretto i lungometraggi Kolossal (1999/2000) e Il Mondo di Pinocchio (2002). Nel 2004, per il Luce, il lungometraggio L’Impero di Marmo (Premiato al Festival Internazionale del Cinema Archeologico Agon, Grecia, nel 2006) e il film-documentario L’Ultimo Volo (Premio Acqui Storia 2010). Successivamente Lazio – Paesaggio e Storia (Premio Bellezze d’Italia 2012).

Anche nei programmi Televisivi i suoi numeri risultano sorprendenti…

L’attività di Folco Quilici nel campo del cinema culturale, ha trovato, in Italia e all’estero, vasto spazio in programmi televisivi in più puntate. Da Djerid, i tre volti del deserto (1957/1958), Alla scoperta dell’Africa (1964/1965), Malimba (1966), Alla scoperta dell’India (1967/1968), Islam (1969/1970), L’Alba dell’Uomo (1970/1975), Mediterraneo (1971/1976), I Mari dell’uomo (1971/1974), L’Uomo Europeo (1976/1979), Festa Barocca (1980/1982), La Grande Époque (1984/1985), Il Rischio e l’Obbedienza (1991/1992), Archivi del Tempo (1980/1984), L’Avventura e la Scoperta (1984/1992), Viaggi nella Storia (1988/1992), Arcipelaghi (1993/1995), Italia Infinita (1996/2002), Alpi (1998/2004), Di Isola in Isola (2004/2005), Energia (2011/2012), L’Italia di Folco Quilici (2012/2013).[1]

Per i 13 film della Serie Mediterraneo e gli otto di L’Uomo Europeo Quilici ha avuto a fianco lo storico Fernand Braudel e l’antropologo Levi Strauss. Con l’archeologo Sabatino Moscati Quilici ha realizzato due serie dedicate all’archeologia subacquea Mare Museo 1988/1992 e Fenici, sulle rotte di porpora (1987/1988). Ha prodotto con l’archeologo George Vallet I Greci d’Occidente (1989). Dal 1992 al 1999 ha diretto L’Italia del XX secolo, 65 film su testi degli storici De Felice, Castronovo e Scoppola.

Dal 1971 al 1989 ha diretto e curato la rubrica GEO Rete 3, RAI. Per il suo impegno nella Tv culturale ha vinto numerosi Premi Internazionali. Tra i quali nel 1976 quello del “Festival dei Popoli” per il suo lavoro sul mondo primitivo. Successivamente il Primo Premio della Critica italiana per gli otto film della Serie Alla Scoperta dell’India (1968) e per Festa Barocca (1983). Gli era stato anche assegnato il Premio della Critica Francese per Mediterranée (1977). Inoltre per gli 8 film de L’Alba dell’Uomo (1973/1974) ha vinto il Premio Nazionale della Critica Televisiva nel 1975.

Nel 1995 gli viene assegnata la “Targa d’Oro Europea del cinema storico-culturale”. Dal 2002 ha collaborato con importanti Serie televisive a Sky. Per le trasmissioni sul canale “MarcoPolo” è stato dichiarato “Personaggio dell’anno” nel 2006.

In “Mediterraneo”, uno dei suoi tanti libri illustrati, scritto alla fine del 1900, il longevo cineasta e scrittore sfoga il suo amore per il mare in cui è vissuto e che – comunque – ha più amato. Amò molto anche la Sicilia, le sue coste e le isole dei suoi piccoli arcipelaghi. Nella zona di Messina, con Alliata e Maraini aveva vissuto, del resto, i momenti magici della sua splendida carriera.

Chi scrive queste righe chiacchierò più volte con “il grande Folco” allo Spalmatore di Ustica e sul molo trapezoidale del porto, dove stazionava spesso (non so perché), in occasione della Rassegna del Mare (chi scrive fu per anni inviato del Giornale di Sicilia): lo accompagnava quello che i francesi indicano come “un certain souri”, un sorriso benevolo e rassicurante, che era il sintomo visibile della sua disponibilità al dialogo, al colloquio, alla comunicativa. Sempre sussurrata, come per non disturbare il fruscio del mare sugli scogli…

Qualcuno ha osato accusarlo di “interesse privato“, in anni recentissimi, per il suo sì al Ponte sullo Stretto. Lui si limitò a ricordare a chi non lo sapesse che l’etimologia della parola pontefice indica chi fabbrica ponti… Era stato in effetti ingaggiato, in cambio di poche azioni, a fare anche da testimonial all’iniziativa. Alla sua età – a parte la stima universalmente accordatagli – e con i diritti d’autore che percepiva da molti anni ci sentiremmo in grado di escludere quel suo interesse venale… Più passa il tempo, più si concorda in ogni ambiente che il ponte sarebbe “una grazia” ed anche una priorità per la Sicilia e l’Italia. Probabilmente per l’intera Europa che lo richiede…

Con una citazione, dopo aver contribuito decisamente alla notorietà elle Eolie e di Ustica, rese famoso il piccolo borgo marinaro di Marzamemi (divenuto meta turistica e sede di più locali pubblici, B&B e ristoranti), dove si trova una storica tonnara, oggi in disuso come le altre, non lontano da Capo Passero. Quilici descrive un antico relitto, rendendolo famoso, appunto, con il nome di Relitto di Marzamemi, titolo di un fascinoso capitolo del libro…

Germano Scargiali

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