Friday di qua friday di là: rivoluzione o reazione?

Tre i cortei a Torino che, da punti diversi, si sono poi incontrati in piazza Castello e che hanno infine paralizzato via Roma, la via dello shopping. Le manifestazioni, che nel mirino avevano anche il black friday e l’esasperazione del commercio, sono partite in contemporanea alle 9.30, rispettivamente da piazza Bernini, il Campus Einaudi e piazza De Amicis.

Il black friday non è a tutti simpatico, ma ancor meno lo è la protesta contro di esso…

E chi protesta? Un tempo i libri di economia parlavano degli “economisti con la pancia piena“. Oggi contro gli sconti che fanno gioire tanti ricchi, ma soprattutto i meno ricchi, marciano i radical chic o gli aspiranti tali: un triste snobismo! Ma andiamo con ordine…

Non c’è meglio che un venerdì, per marciare tutti insieme fuori dalla scuola. Di per sé non è un male, non è cosa triste. Per una volta si sta all’aria, si sta insieme, ci si conosce …ci si fidanza. Domani sarà il week end, ci sarà il sabato per rivedersi e, chi sa, la domenica…

Lo sa bene Greta Thumberg o, meglio, i suoi registi e sceneggiatori. Fu la “piccola” (?) Greta a lanciare per prima il “vezzo” di protestare il venerdì. Nacquero così i “fridays for future“. Poco ci è voluto ad organizzarne un altro. Così gli studenti,cui non mancano i venerdì, cioè non sono dei gonzi, corrono …in piazza. Le “buone occasioni” per far casino insieme – con la crisi della festa della matricola – mancavano dal fatidico 68′. Si sopravviveva in piena crisi d’astinenza…

Ma sì, il black friday è vicinissimo a ciò che i romani chiamano “una stronzata“. Preso troppo sul serio, vissuto online, invece che favorire il caro “negozio d’angolo” che tanta umanità e buon sevizio porta con sé… Che schifo: oggi ha mille e mille difetti! Tuttavia, delle tante abitudini catapultateci da oltre oceano, dalla Coca cola a Babbo natale, dalle feste dei nonni, delle mamme, a quelle dei papà, degli zii etc, questa non è certo la peggiore. Tanto è un gioco…

Quello che è – forse – un difetto comune fra governanti e governati è – a valle del boom economico – ritenere che si possa sprecare il tempo e il denaro a piacimento. Tanto il sistema produce senza fine. Questo è in parte vero, ma poi viene negato, quando si deve seminare il disfattismo, per innalzare ancor più tasse e balzelli, per seminare il vero oppio dei popoli: la paura, lo sconforto, l’incertezza per l’avvenire. Ciò, spesso, giova ai potenti…

I media – fateci caso – suonano puntualmente la grancassa dalla parte sbagliata. Non avviene senza interesse… 

Organizzare una protesta di piazza contro il black friday è, invece, da balordi. Peggio che protestare per il clima che cambia (o cambierebbe), circostanza tutta da provare scientificamente, accusando più la popolazione dei potenti che la governano. Questo è altro snobismo.

Già: sarebbe il popolo che dovrebbe “prendere coscienza”, riformare le proprie abitudini, far penitenza, se i governi hanno sperperato il denaro pubblico o lo hanno male amministrato, malversato, addirittura rubato e spedito nei paradisi fiscali! E’colpa del popolo, se le oligarchie bancarie usano la loro prepotenza contro gli stessi “politici”, fino a puntare  le armi della finanza contro l’economia reale! Ma i governi hanno interesse a “provvedere” per il clima: già si è visto che i provvedimenti sono una pacchia per il malaffare politico e …mafioso.

Entrano qui in gioco i concetti di rivoluzione e reazione. Entrano in gioco la storia, la politica, la morale e la sociologia

Il discorso non è da poco: se il popolo reagisce in nome di se stesso contro il potere costituito, allora è rivoluzione. Ben venga, storicamente, se necessario. Ma quando una parte del popolo, pur sempre – badiamo – una minoranza, reagisce contro la maggioranza del popolo stesso, allora siamo di fronte a quel fenomeno che si chiama reazione. Ed è un fenomeno negativo. E’ uno snobismo, come dicevamo all’inizio. Non c’è di peggio.

Gelis

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Nota

Una nota stonata di questi giorni è il movimento delle sardine, definito frettolosamente come “la maggior novità politica del momento”: Siamo proprio nei guai: quae res publica habemus?  Come siamo caduti in basso! Perché la protesta è balorda, è anti storica: si protesta contro un uomo politico che non è al governo. Anche qui non contro il governo, ma contro chi lo critica. E nasce un intero movimento che affolla più piazze in sintonia. Non c’è un’organizzazione forte alle spalle? Certo che c’è! Il discorso si sposta da quello già fatto sopra, solo di poco.

Ma dobbiamo ripetere che oggi una sola grande guerra è in corso? Lo è in modo transnazionale: è in corso un grande conflitto, fra il potere finanziario e quello economico.

Il sovranismo e il populismo in questo momento rappresentano la supremazia della Nazione contro lo strapotere delle oligarchie bancarie. Queste hanno in mano le maggiori leve mediatiche, incluse quelle di stato. Finanziano da anni la sinistra (paradossalmente ancora marxista), paladina dello statalismo, che fa loro comodo. Frenano lo sviluppo della libera economia spontanea…

I conti tornano: la protesta contro il black friday punta il dito apertamente contro i commercianti al dettaglio, il commercio e il consumo come attività puramente parassitarie, mentre di base restano – intendiamoci –  due realtà che si completano, antiche quanto l’uomo. Non colpisce, invece, i massimi esponenti dell’alta finanza,dei governi spreconi, del globalismo e del mondialismo. Ci sarebbero,insomma, ben altri motivi per protestare, ma non c’è chi organizzi adeguatamente verso i corretti obiettivi questi giovani che di cultura non sono certamente ricchi… (D.)

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