La destra avanza, la sinistra “salva a stento” si barrica a Roma e Conte trema

Una buona parte dell’Emilia Romagna è già di destra. Qui come si è distribuito il voto sul territorio. In basso a sinistra come la regione era prima.

Il Pd ha appena resistito di misura lungo le vie centrali di Bologna (soprattutto) e Reggio all’assalto sovranista. Quasi non ci credeva più e, ad un attimo dallo scampato pericolo, si comporta come se avesse vinto le elezioni politiche italiane. Del resto, ad aver impostato così il confronto era stato – occorre ammetterlo – il temuto avversario Salvini. Lui, il cattivo,quello che potrebbe riportare – a sentir loro – aria di fascismo sui colli di Roma…

Tutti sbagliano da una parte, ma anche dall’altra. In concreto la sinistra a guida Pd ha solo mantenuto, di poco, una regione che fino a ieri non era mai stata nemmeno in discussione: da -20 a -3 (48 a 45) e questo dopo aver chiamato a raccolta, ormai, tutto e il contrario di tutto: i votanti in erba dalle adunanze delle sardine, gli anziani militanti del partito come fossero i soldati della riserva, rossi accesi nati fra gli anni 40 e 50 del secolo scorso, gli ex sessantottini nostalgici infine…

Adesso, però, i loro alleati grillini – stroncati alle urne – dovranno rinunciare a parte del loro ‘armamentario’. Dovranno fare un passo indietro nelle cariche (questa è la regola, per chi conta meno) e dovranno rinunziare alla loro intransigenza in tema di “prescrizione”, l’argomento più caldo …del giorno.

È normale che oggi il Pd – vero vincitore, non estinto come si temeva, anche se degno di Pirro – usi questa sua ‘vittoria’ per modificare l’asse politico del governo su svariate questioni…”

Adesso è inevitabile che i decreti sicurezza tornino sul tavolo. Lo spinoso problema dei migranti e dei decreti sicurezza sarà molto dibattuto a partire da subito: i “meriti” del Partito Democratico alle elezioni regionali in Emilia Romagna, di fronte alla debacle del Movimento 5 stelle, assegneranno -insomma – al partito di Zingaretti un maggior potere negoziale sui tavoli del governo nazionale.

Perché – come dicono i siciliani – il carbone quando non tinge scarabocchia, le regionali del 26 gennaio hanno cambiato gli equilibri di Palazzo Chigi…

“Uno dei primi temi che il Pd intende portare nell’agenda del governo – ha affermato a caldo, già nella notte elettorale il vicesegretario del Pd Andrea Orlando – è la cancellazione dei decreti sicurezza, che pongono in capo al ministero dell’interno il dibattuto potere di ‘chiudere i porti’ alle navi delle Ong”.

Morale: un partito che in tutta Italia non ha nemmeno il 20 per cento, vorrebbe ancora dettare la linea ai sovranisti che sono la maggioranza degli italiani?

Il voto in Emilia Romagna ha decretato la netta avanzata sovranista, con il Pd ormai arroccato nei dintorni di Bologna. Se questo fosse stato un voto nazionale, sarebbe stato un trionfo della destra.

La “spallata” – come abbiamo già scritto – c’è stata, ma il Pd, erede dalla peggior prima repubblica, alla quale è in effetti sopravvissuto, è un asso nel rispettare il comandamento: “non mi dimetto!”

Ma chi ha esattamente vinto nei comuni dell’Emilia Romagna uno per uno? Buona parte della regione è già azzurra… La mappa evidenzia (in chiaro) i comuni che nel 2019 erano stati vinti dal centrodestra e che ieri sono stati conquistati da Bonaccini. Nessun comune ha fatto il “percorso” inverso, cioè è passato dalla destra alla sinistra.

A livello amministrativo è più difficile sconfiggere chi rappresenta il sistema di potere locale, perché troppi ne fanno parte ad ogni livello, e si candidano drenando voti da parenti e …clienti. Cosa che nelle elezioni nazionali avviene molto meno…

Tuttavia, le provincie di Piacenza, Parma, Ferrara e Rimini sono state ‘liberate’. Resiste quel coagulo di interessi e clientele raccolte intorno a Bologna. Ma somigliano ormai ai fantasmi di se stessi… Questa pseudo vittoria, in un’elezione amministrativa ha appena mascherato l’evidente trend di un crollo che in elezioni politiche sarebbe stato fragoroso…

La dimostrazione del bilancio generale del voto emiliano romagnolo, sempre che non siano stati brogli, la dà la forbice tra il voto di coalizione (differenza 3 punti) e quello ai candidati (differenza 8 punti). Decisiva la città di Bologna.

Negli ultimi mesi si sono tenute nove elezioni regionali. Tutte in regioni prima governate dal Pd. La destra ne ha conquistate 8, All’escalation ne è sfuggita soltanto una…

Ieri l’elezione in Emilia Romagna è riuscita a mettere in ombra il tracollo del PD in Calabria, dove la coalizione PD è passata dal 60 per cento al 30 per cento e il PD ha dimezzato i voti. Questi, ormai, sono il partito di Bologna e dintorni. Se ieri si fosse votato a livello nazionale, oggi il Pd sarebbe, come democrazia vuole, all’opposizione.

Sembra, invece, che quella che dovrebbe essere una piccola opposizione debba governare: come se a decidere chi governi debba essere solo la città di Bologna! La sola che ha fatto realmente quadrato intorno al Pd… Così non va e lo si assoderà ben presto…

Ecco l'attuale distribuzione regione per regione: l'Italia è già a destra...
Ecco l’attuale distribuzione regione per regione: l’Italia è già a destra…

Si tenga conto che, grazie al voto che in Calabria ha rovesciato la situazione passano da 12 a 13. Il sorpasso è nei fatti, le regioni …già a destra! Sono: Sicilia, Sardegna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige (autonomi alleati con la destra), Veneto, Friuli, Umbria, Abbruzzi e Molise, Basilicata, più, ovviamente, la Calabria, appena strappata alla Sinistra. Ma il trend è chiaro ed evidente: si è quasi sempre trattato di progressivi capovolgimenti, conquiste e riconquiste

Ma non si ferma qui: si aspettano le elezioni regionali in Puglia, Toscana, Campania, Liguria, Marche, Veneto: tutte entro il 2020, l’anno in corso. I giorni della sinistra sono contati!

Giuseppe Conte grida oggi stesso l’allarme: “occorre barricarsi contro l’assalto delle destre”. Di chi ha più paura? Dell’estroso Salvini? Della combattiva Meloni, che in percentuale cresce più di tutti? Dell’inossidabile Berlusconi. Il suo ‘nemico’, però, si presenta “uno e trino” e questa volta non si farà ‘smontare’ da un golpe. A barricarsi saranno i vincitori indicati dal popolo italiano

(D.)

Nota

La situazione “morale” non è più la stessa. Cioè l’ideologia si è fortemente incrinata. Si è, quindi, anche corretta. Ma si sa come il lupo perda il pelo ma non il vizio

La sinistra, quando vince, anche d’un voto, vuol governare con pieni poteri. …Fare e disfare tutto a piacimento. Quando perde, anche sonoramente, tira fuori il nobile principio: “abbiamo perso ma non vuol dire che abbiamo torto“. Allora …chi governa deve ascoltare l’opposizione, le decisioni vanno prese collegialmente: queste ed altre amenità…

Non c’è niente che abbia potuto smuovere lo “zoccolo duro” di un’ideologia che aveva illuso metà del mondo. Illuso, appunto: perché il socialismo reale, applicato in realtà a regime comunista, ha seminato solo fame, guerre e degrado morale. Un vero socialismo non è mai stato applicato, né al governo, né – sostanzialmente – all’opposizione. La social democrazia si è asservita ai peggiori poteri di stampo massonico. Anzitutto perché questi l’hanno abbracciata con convinzione e, dal loro punto di vista, hanno azzeccato la mossa. In seconda, non trascurabile battuta,per ché i poteri forti possono pagare, finanziare, sostenere, appoggiare. E’ questo il vero dramma politico dei tempi attuali. Ciò che potrebbe sembrare il meglio è inquinato dalla facile corruzione di chi non riesce a rivendicare i diritti della sovranità popolare oppure abdica …volentieri. Sovranità popolare significa supremazia del potere pubblico su ogni altro potere.E’ questo che promettono i sovranisti. E, diciamolo, è arduo…

 

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