La finanza imbecille si scontra con la Storia e perde la partita

Europa politica. Piccola ma divisa in tanti stati e regioni: le differenze sono sua croce e delizia. In ogni caso il livello culturale e le nozioni tecniche diffuse fra gli europei sono agli assoluti vertici mondiali. Nonostante questo i margini di miglioramento nell’approccio alla cultura in sé sono enormi…

 Non è nostro l’aggettivoimbecille“, riferito ad un certo modo di fare finanza e, di conseguenza, influire sull’economia… Sì, proprio quella che oggi chiamano “reale”, ma già questo ha dell’imbecillità, come se potesse esistere o interessare a qualcuno l’economia irreale… E’ peggio che parlare in un bilancio di “spese vive””: le spese o ci sono o non ci sono. L’economia, se è economia è tutta reale, come la teoria non è mai “astratta” o separata dalla buona pratica, quando è corretta è buona teoria…

E’ Maffeo Pantaleoni, detto il padre degli economisti italiani, che già attorno al 1910 avverte: “è da imbecilli cercare di ovviare ad un momento di ristagno economico imponendo una politica di rigore”.

Ma veniamo al dunque. E’ di un esempio storico – o, se preferite, di un ricordo – che ci serviremo.

Se la storia insegna qualcosa, ecco una buona lezione. Dopo le scoperte geografiche e l’inizio di metodici viaggi per mare, anche a sud del Capo di Buona Speranza, non solo oltre Atlantico, grandi quantità di oro ed anche d’argento giunsero in Europa. Il continente che aveva interpretato il meglio che veniva del mondo antico, facendone propria anche la religione, aveva appena attraversato quei secoli di grande rinnovamento che avevano propiziato anche la possibilità di percorrere quelle grandi rotte, mai coscientemente tentate e documentate in passato…

Per non dilungarci su aspetti storici, pur salienti, accenniamo appena alla nascita delle Università in tutto il continente, sulla scia dello studio delle prime materie che furono la Teologia di ispirazione prettamente cattolica e il Diritto Romano – prova dell’ossequio alla tradizione che caratterizzò comunque – senza essere, nell’intimo, una negazione dei valori religiosi – il grande “risveglio” dell’Umanesimo e del Rinascimento. Questo movimento senza soluzione di continuità contribuì a creare un nuovo atteggiamento diffuso, maggiore voglia di crescere in ogni senso: per esempio di produrre e viaggiare.

L’arrivo di quei metalli preziosi è, però, ciò che al momento interessa al nostro discorso. Avvenne che l’argento e l’oro vennero considerati alla stregua di moneta. Che cosa è la moneta se non un mezzo di pagamento? Che cosa è, se non è anche una misura del valore? Oggi, però, queste semplici indicazioni (tradizionali definizioni) sembrano essersi offuscate nella nebbia. Forse fra più complicati ragionamenti, quasi mai inutili, ma non sempre – però – espressi in buona fede…

Che cosa avvenne dunque. Quell’apporto di denaro determinò la nascita di una nuova figura di uomo: l’industriale capitalista.

Questa figura, vista come il diavolo da alcune logiche, comportò un salto di qualità del benessere diffuso in Europa…

Il motivo era semplice: la possibilità di ricevere in pagamento una contropartita gradita a chi produceva stimolò la produzione, i commerci, i trasporti, il ripristino di una rete viaria, che era ancora quella romana con pochissime aggiunte e che in precedenza diventava sempre più fatiscente.

Produzione, commercio e trasporti sono ancor oggi – anzi più che mai – i tre poli attorno ai quali si sviluppa l’economia: coordinati significano crescita e sviluppo. Determinano inevitabilmente un elevarsi dei livelli di benessere e tenore di vita diffusi…

Non vogliamo ricordare – perché non ce n’è bisogno – che dubitare di questo meccanismo, ritenendo che la crescita dell’imprenditore e dell’impresa interessi esclusivamente il capitalista è stato il drammatico errore del marxismo. Per inciso a quest’errore se ne sommavano altri: per primo il ritenere che, modificando un solo aspetto dell’economia, si potesse risolvere l’intero problema economico, sociale e civile di una comunità, di fronte alla molteplicità inevitabile degli aspetti, che è una caratteristica “cosmologica”, cioè propria della natura. Questo assunto è anche una colonna portante delle tre religioni abramitiche – specie la cristiana e la musulmana. Ma s’intravede anche nelle altre principali religioni.

Da qui l’impossibilità di convivenza – per incompatibilità – del marxismo con qualunque fede religiosa, correttamente interpretata. Il secondo errore sta nella stessa definizione alternativa del marxismo: materialismo storico. Questa definizione molto appropriata – ed ecco, ancora, un altro principio monotematico – consisteva nel considerare ogni atteggiamento personale e sociale dell’individuo come conseguente rispetto alle sue condizioni economiche. Tale errore – che deve suonare come un paradosso e non come un esempio di realismo – era la conseguenza della certezza del progressivo e imminente impoverimento delle risorse obiettivamente disponibili.

Veniamo, dunque, all’oggi. Togliendo alle banche centrali, di quelli che erano dei veri “Stati” – visti come somma di governo, territorio e nazione, più i sentimenti unitari e le tradizioni – la possibilità di battere moneta tramite la Banca centrale, non solo si è rotto un “giocattolo” che funzionava (applicando – anche a livello di coordinamento sovranazionale – le preziose lezioni di Maynard Keynes), ma si è visibilmente impedito a chi ha il “controllo” di una “vera nazione” di saggiare il polso della situazione economico finanziaria, intervenendo tempestivamente sulla quantità di moneta in circolazione.

Uno Stato – e ricordiamo che viviamo per scelta in pieno (anche troppo) statalismo – ha “due rubinetti” da aprire e chiudere, quando il ministero dell’economia e finanza, con l’ausilio della Banca Centrale, lo ritenga opportuno: quello della moneta e quello del fisco. Con essi può regolare – e i moderni mezzi d’indagine ben lo consentono – la quantità di moneta in circolazione e, quindi, il valore del denaro. Ne immette con grande proprio giovamento (perché lo dà in pagamento) quando lo ritiene insufficiente al livello delle “transazioni” sul territorio e lo ritira per franare l’inflazione. Sostanzialmente è più a quest’ultimo fine che “non tanto” per …far denaro che riscuote imposte e tasse.

Vai a “rompere” questo giocattolo e sostituisci ad esso l’Unione Europea, che non è uno Stato, non è una Nazione, ma un circo Barnum con tanti stati rivali, che fanno o vorrebbero fare – non sempre a torto – i loro numeri su un circo a tre piste. Inoltre questi mandano a rappresentarli, in buona parte, i loro politici decotti o in stand by!

Ogni altro ragionamento, a questo punto, ci sembra superfluo…

Le vie della seta e delle spezie esplorate per primi dai romani di Marc'Aurelio e da Marco Polo, importanti fino all'apogeo della Repubblica Veneziana, tornano di scena per terra e per mare.
Le vie della seta e delle spezie esplorate per primi da Alessandro, dai romani di Marc’Aurelio e da Marco Polo, importanti fino all’apogeo della Repubblica Veneziana, tornano di scena per terra e per mare. La storia passerà sulla testa degli stupidi, dei pessimisti e degli stolti…

Non c’è da meravigliarsi che un Salvini o, peggio, un Di Maio abbiano buon gioco a fare del sarcasmo ed a mettere l’UE alla berlina. Sembra fatta per frenare la crescita dell’Europa – che potrebbe assumere ritmi esponenziali a causa della cultura diffusa sul piano tecnico, morale e civile – più di quanto non fecero le due Guerre mondiali. In quelle occasioni gli States e l’intero Atlantico, con la G.B. e tutto il Commonwealth non esitarono a varcare il mare con navi, aerei e cannoni (i loro guns). Con mezzi politici e finanziari, poi, fecero sì che le nazioni europee non fruissero, se non con difficoltà, delle materie prime che si trovano in Africa, Mar Rosso, Golfo Persico e Medioriente.

La Cina è vicina, diceva un film di Marco Bellocchio. E' cambiato il modo e il motivo. L'oriente è ora geograficamente. L'import export e i contatti umani, con l'efficienza delle vie dio comunicazione, sono "tutto" nell'imminente futuro.
La Cina è vicina, diceva un film di Marco Bellocchio. E’ cambiato il modo e il motivo. L’oriente è ora geograficamente. L’import export e i contatti umani, con l’efficienza delle vie dio comunicazione, sono “tutto” nell’imminente futuro.

Cederanno rispetto alla crescita dell’enorme terra emersa che va dagli Urali all’Indonesia e scende fino A Cape Town, fermandosi ad Ovest solo al Capo Verde ed al Finisterre. Ciò in virtù dei nuovi sistemi di trasporto e viaggio via terra (assi stradali) e via mare (raddoppio di Suez) con l’avvento della intermodalità   La Storia farà il miracolo da sola. passando sopra ogni testa. con la nuova rete dei trasporti.

Germano Scargiali

 

Tasse, mutui, rate e bollette: così i siciliani han no dichiarato che spenderanno la 13ma mensilità. Un tempo erano regali e …qualche capriccio. I negozianti già fanno gli sconti sottobanco. L’economia langue. I soldi sono “via”. I cittadini li han no dati allo Stato come un tempo si faceva con l’oro per la patria o con il ferro delle cancellate per contrastare i cannoni di chi di ferro aveva …le miniere.

Ma è lecito e normale? E’ giustificabile nel  21mo secolo con i mezzi tecnici a disposizione, i sistemi di allevamento, la redditività per ettaro, i filati naturali e sintetici, la produzione a catena, che il popolo di un paese occidentale (l’Occidente, capiamolo, non esiste più e urge guardare immediatamente ad Oriente,  dalla Russia e dal Nord Africa, storicamente un oriente avanzato, fino ad oltre il Mar cinese).

Ci consentiremo il cibo che, data la spropositata produzione, resta alla portata della maggior parte di noi. Chi ha memoria, diretta o indiretta, della sua penuria, durata fino agli anni ’50 e poco oltre, ne può ancora veramente gioire. Per il resto, la massima che ci consola è: mal comune mezzo gaudio. E a per chi ne ha colpa, delle montagne di soldi di tasse che paghiamo, imposte e tasse servano tutte per medicine!

 

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