La lingua italiana, questa sconosciuta 

E’ in corso ormai da circa 30 anni in Italia una sistematica aggressione all’utilizzo ed alla conoscenza della lingua italiana. L’attacco è soprattutto ad opera dei nuovi sistemi di comunicazione, social in particolare, ed ha come complici l’impoverimento del linguaggio nelle famiglie e la povertà dell’insegnamento nelle scuole sia in termini quantitativi che qualitativi. La diffusione e la sempre maggiore importanza della tecnologia agisce poi come ulteriore detrimento. Il lessico tecnico-scientifico infatti è sempre più spesso caratterizzato dall’utilizzo di anglismi. E se in una lingua si rinuncia a forgiare le parole della medicina, della fisica, dell’economia e di tutte le scienze di comune pratica certamente ci si avvierà, sia pure lentamente, verso la dialettizzazione. 

Le indagini eseguite ed i test INVALSI mostrano un calo del risultato medio nazionale (tra il 2018 e il 2023), sebbene emerga una sostanziale stabilità dal 2021. Questo quadro può essere segnale del fatto che, dopo la caduta degli apprendimenti osservata dopo la pandemia (lockdown e DaD), non si è ancora riusciti a recuperare i divari accumulati.

Quello che comunque emerge da diverse segnalazioni è un diffuso analfabetismo funzionale ed una incompleta formazione scolastica figlia della scarsezza, se non assenza, di letture di giornali e di testi che non siano solo i messaggi dei social. Gli insegnanti di italiano, soprattutto quelli delle scuole superiori, si lamentano dello scarso numero di ore a loro assegnato che li costringe a insistere solo sull’insegnamento della letteratura riservando ben poco al testo letterario ed ancor meno alla osservazione e sperimentazione linguistica sul testo letterario. La lingua – dicono – si apprende esercitandosi e tale l’esercizio dovrebbe sempre avere un proprio spazio autonomo dove addestrare gli studenti per adeguare il proprio italiano a ogni tipo di testo. Non solo la sintassi, ma anche il lessico dovrebbero trovare spazio conoscitivo e di addestramento nei vari campi di utilizzo del linguaggio: argomentativo, saggistico, professionale, divulgativo, informale e, perfino, privato. 

Un’ulteriore causa nasce dalla nostra appartenenza all’attuale Unione Europea che, perso il suo iniziale ruolo di supporto economico tra gli stati che la compongono, è divenuta la fonte di regole e normative basate su una nuova ideologia politica globalizzante. Una riedizione di quella forma di dottrina politica sovietica che, implosa insieme al muro di Berlino, ha ritrovato nel nuovo ecosocialismo internazionale una religione civile che controlla la libertà individuale e degli stati nel nome di una educazione etica del popolo. Il tutto attuando una spersonalizzazione nazionale ed una mancanza di controllo e di esercizio della volontà individuale a favore di un collettivismo che influenza tutti gli aspetti della vita umana, compreso quello delle relazioni sociali. 

Il tanto osannato globish del PNNR sta poi facendo il resto depauperando ed impoverendo la conoscenza della lingua italiana. 

In omaggio al nuovo mondo Erasmus sono stati posti dai vari programmi ministeriali che si sono succeduti in questi anni vincoli alle discipline di orientamento umanistico passando da un eccesso all’altro. Si è così passati da una scarsa conoscenza delle lingue straniere degli anni ’70 alla consacrazione di esse. Il tutto minimizzando l’istruzione ampia, generalista, storica e speculativa dei licei. Il latino e greco, chiavi di accesso ai tesori culturali della nostra storia, che un tempo aiutavano a riflettere sulla lingua italiana sono stati confinati a poche classi.  E certamente chi li ha studiati è consapevole di avere avuto una apertura cognitiva maggiore nel riconoscere ed interpretare le strutture e funzionamento della lingua italiana. 

Un’altra condizione ormai già presente nelle scuole primarie è stata l’assenza dell’esercizio della calligrafia nel corsivo a vantaggio della scrittura informatizzata, spersonalizzando la scrittura. L’apprendimento della lingua materna infatti, come ben sappiamo, si realizza durante una certa finestra temporale della nostra vita. 

Ultima condizione, ma non per questo meno importante è stato l’intervento del riformatore che ha voluto cancellare il voto sostituendolo, talvolta, con un giudizio generico che ha prodotto una logica di omologazione e di cancellazione del singolo, appiattendo il livello culturale a scapito della ricerca del merito e dell’impegno. Tali fallimentari pacchetti pedagogici hanno così snaturato la nostra storia scolastica allontanandoci dalle nostre radici linguistiche e culturali. Le conoscenze scientifiche e culturali che in passato ci avevano dato notorietà a casa nostra e nel mondo sono state così dimenticate dalle nuove generazioni, forse talvolta con dolo. In conclusione auspichiamo che, a nostro parere, innovazione e conservazione dovrebbero ritrovare un equilibrio che sappia portarci nel futuro senza dimenticare quel passato che ha funzionato per secoli.

Articoli correlati