Pasqualino Monti: Salviamo il Paese! Il problema? Non i fondi, ma la burocrazia!

Il molo Vittorio Veneto è stato oggetto di sequestro perché al centro di contestazioni nel corso dell’appalto. La vecchia stazione marittima da sostituire è l’obiettivo primario del porto palermitano. Quella che si vede fu progettata nell’anteguerra. In questo mezzo secolo il mondo è cambiato due volte almeno, ma le norme sono sempre – più o meno – le stesse. E le opere non fanno eccezione: rinnovarle e costruirne di nuove è sempre un problema. Sia per la mano pubblica, sia per quella privata, spesso pronta ad intervenire in finanza di progetto.

Per la grande “emergenza infrastrutture” occorre una deroga totale dal Codice degli Appalti. Non sarà facile – diciamo noi – in un’Italia in cui campagne d’opinione vorrebbero moltiplicare i controlli e mettere in dubbio, anche, fino alla paranoia l’opportunità delle “grandi opere”.

E’ ovvio che i problemi della corruzione, degli errori, della stessa sicurezza non possono e non devono indurre ad un abbandono della progettualità, legata poi alla realizzazione di pere opportune, anzi necessari per mille motivi all’avvenire…

Ma sentiamo l’opinione di un tecnico come Pasqualino Monti chiamato al capezzale – si fa per dire – del porto di Palermo. E’ per molti aspetti già un porto hub, riconosciuto porto Core, sin dall’inizio, da parte dell’UE. Cresce a due cifre in fatto di traffico – crociere e passeggeri – ma ospita anche un cantiere navale specializzato in grandi interventi e leader negli interventi sulle piattaforme petrolifere… A Palermo ha sede la governance del sistema portuale che comprende Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle, presieduta, appunto, da Monti.

“Il Codice degli Appalti – afferma duramente il manager d’origine campana ma con esperienze a Livorno – è scritto per chi non vuole realizzare ed è la prova che l’unica ricetta inventata dal Paese per combattere la corruzione e vincere la paura della corruzione ha come ingredienti norme inapplicabili, devastanti per l’efficienza di cui il Paese, oggi più che mai, ha bisogno. Quante volte abbiamo sentito parlare di stanziamenti e di investimenti?… Quante opere concluse abbiamo visto?”

Sul caso del ponte Morandi, ma anche sulla incapacità ormai cronica dell’Italia di far partire in tempi, anche solo accettabili o credibili, la costruzione delle nuove infrastrutture, interviene con decisione Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale, ma anche autore del libro “In mare controvento. Riflessioni di un manager pubblico”, nel quale queste contraddizioni e il sistema distorto che su questo “apparato” si è radicato, sono denunciate nel dettaglio.

“Non siamo capaci di costruire in tempi dignitosi – afferma Monti – le case distrutte dal terremoto e continuiamo a focalizzare l’attenzione sui fondi e sull’entità degli stanziamenti per le grandi infrastrutture, come il Terzo Valico o la Gronda autostradale, o per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, sapendo perfettamente che il problema non è il denaro, non è ottenere dall’UE la possibilità di prevedere che tali spese non siano conteggiate (giustamente) nel calcolo del deficit, ma in quanto tempo prevediamo di spenderli questi fondi realizzando le opere. E riconoscendo che il Codice degli Appalti, scritto nella logica del sospetto e quasi di un’azione penale preventiva, è stato messo a punto su misura per non fare le opere. Oggi non esistono più scuse. Ai commissari, ma anche alla macchina dello Stato – prosegue il presidente dei porti della Sicilia occidentale – devono essere conferiti poteri in deroga rispetto alle norme del Codice degli Appalti”.

Ed ecco il parere di Monti sul problema della corruzione …in agguato. Quasi che fosse il rischio della corruzione a frenare i lavori. Per Monti, non è così. Non dev’essere così.

“Abbiamo forse – prosegue Monti – paura della corruzione? E allora diciamolo con chiarezza… Il Codice degli Appalti con i suoi bizantinismi, con le sue garanzie incrociate, è uno splendido terreno di coltura proprio per la corruzione. Tagliamo, invece, via tutto, dai meccanismi di gara inconcepibili per un Paese moderno, potere di interdizione dei Tribunali amministrativi, Consiglio di Stato, procedure farraginose di verifiche incrociate, commissioni su commissioni. Basta!”

Il Paese è in emergenza? Senza infrastrutture muore? Comportiamoci – conclude il presidente dell’Autorità di Sistema – di conseguenza. A chi decide, in primis ai commissari, va conferito un potere in deroga totale dal Codice degli Appalti. L’alternativa è quella di uccidere l’Italia, soffocandola sotto pile di norme di presunta garanzia anti-corruzione e di manleva di responsabilità. I corrotti lasciamo che sia la magistratura a perseguirli, dando alla stessa gli strumenti reali per poterlo fare”.

(Liberamente tratto a cura di Germano Scargiali da un comunicato ufficiale)

 

Nota. Si sa come dalla Cina sia provenuta la proposta di occuparsi di un mega porto – che poteva essere Augusta o Pozzallo – destinato a divenire la “Porta d’Europa”. Era stata avanzata alla Sicilia la proposta di donare il ferro per il ponte sullo Stretto. Sempre dalla Cina proveniva, però, anche la richiesta di realizzare 200 Km di strada ferrata moderna in 2 anni. La risposta fu 12 anni. I cinesi sfruttano adesso il Pireo con sicuri vantaggi per gli ateniesi. Tuttavia i cinesi non cessano di interessarsi all’Italia, Sicilia compresa. Un paese impacciato da leggi e costumi ormai da ritenere arcaici. Un paese dove, però, è possibile – però – anche il “contrario di tutto”. Rischiare l’assurdo… Per esempio, ad un tratto, anche fantasticare (anche in …alte sfere) di un porto mega galattico nel pieno del golfo di Palermo contro ogni logica, contro la storia e contro ogni ragionevole previsione di “mercato”. Perché un porto da container in questa posizione – e soffocato, anche, da una città troppo cresciuta in spai ridotti e già ingestibile per le (limitate) capacità dell’amministrazione – soffrirebbe di mille svantaggi rispetto alla concorrenza. (Germano Scargiali)

Nota 2. La ristrutturazione del Molo Vittorio Veneto e della relativa Stazione marittima erano finiti in un “pastrocchio” fatto di burocrazia e contenzioso. Il problema è stato una sorta di “benvenuto” all’arrivo di Pasqualino Monti alla presidenza dell’Autorità portuale di Palermo…

Quale progetto conteneva più “sviste” fra quello preliminare, quello definitivo e quello esecutivo con cui la ditta appaltatrice -probabilmente in buona fede – aveva cercato -per,maldestramente -di correggere gli errori dell’amministrazione? Quale autorità superiore sarebbe stata in grado di dipanare la gordiana matassa? Grazie al presidente Enzo Cannatella prima e al neo presidente Pasqualino Monti e loro collaboratori si è giunti ad un agreament che – unico -poteva risolvere anni di impasse e …sequestro dell’opera. Alla fine è stato possibile arrivare alla scrittura di una transazione tra l’impresa e l’Autorità di Sistema. In tal modo dopo sette anni di scontri e contenziosi amministrativi tra l’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale e l’impresa appaltatrice, la So.Co.Stra.Mo, si è sbloccata la vicenda che ha tenuto la Stazione marittima del porto di Palermo sotto sequestro per anni, interdetta ai passeggeri e chiusa ai necessari lavori… (Germano Scargiali)

 

 

 

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