La Bufala del surriscaldamento: Quelle isole non affondano

Un hotel alle Tuvalu dove la vita sull’acqua non è una novità…

Che scorno per gli strenui sostenitori del surriscaldamento della Terra, che danno per scontato – come fosse un postulato – una verità scientifica che tale non è! Né bastano scienziati come Antonio Zichichi – osteggiato spesso proprio per la sua serietà – i quali avvertono che trattasi solo di un’ipotesi di terz’ordine. Per fortuna per il mondo che i dati reali non tardano a smentire fenomeni passeggieri che i caprici del sole e dei vulcani, assieme ad altre eventualità naturali, potrebbero influenzare più a lungo e più vistosamente nel breve termine o in quello che – rispetto alla vita umana e per la presunzione egli umani – potrebbe sembrare un “medio termine”. I cambiamenti climatici, fra glaciazioni e tropicalizzazioni si muovono naturalmente ai ritmi di decine di migliaia di mille anni…

Tuttavia, la cordata di chi vi ha interesse, assecondata dalle paure ancestrali, rinfocolate a compiacenti campagne mediatiche, compiono il “miracolo al contrario” che si prende gioco di una gran fetta della pubblica opinione…

Dopo il tira molla del Polo Sud (Antartide) che avanzava mentre l’Artide sembrava dissolversi nell’acqua di mare, altri fattori contribuiscono rapidamente a smentire i teorici del surriscaldamento che scantonano sul concetto dei mutamenti climatici, dopo aver vagato fra minacce di desertificazioni, inondazioni, buco nell’ozzono, effetto serra ed altre amenità… Ora il problema sono le …isole che non affondano. Saltando nei mari della Polinesia, i più minacciati dal cosiddetto “innalzamnto”, per nulla riscontrato da chi vive in riva al grande “pelago”, ecco Tuvalu: l’hanno ribattezzata l’isola che c’è.

L'aeroporto, sola "via d'accesso" inel cuore del Pacifico.
L’aeroporto sull’atollo, sola “via d’accesso” nel cuore del lontano Pacifico.

Erano date per spacciate da anni, dai maggiori esperti di cambiamento climatico, quelle isole del Pacifico… A causa dell’innalzamento dei livelli del mare, tanti “esperti” davano l’arcipelago di Tuvalu per affondato prima del 2019… Trattasi, addirittura, di una piccola nazione del Pacifico ed era stata indicata come la più imminente “vittima” del riscaldamento globale: era destinata, col tempo, a sparire.

Al contrario delle più nere “aspettative”, però, senza negare l’emergenza legata al “climate change”, Tuvalu, anziché iniziare a svanire sta crescendo: il suo territorio si sta infatti espandendo.

Lo hanno certificato i ricercatori dell’Università di Auckland in uno studio pubblicato su Nature.

Dei nove atolli corallini che compongono l’area, grazie a fotografie aeree, scanner e immagini satellitari, secondo i ricercatori nel periodo 1971-2014 otto si sono espansi. La superficie terrestre è aumentata del 2,9% nonostante il livello del mare sia cresciuto del doppio rispetto alla media mondiale.

Tuvalu paradiso terrestre , dove emerge di più dalle profondità dell'Oceano
Tuvalu paradiso terrestre, dove emerge di più dalle profondità dell’Oceano.

Una buona notizia? Sì, ma solo in parte, c’è chi si affretta a dire. Vi immaginate sospendere gli studi: non sarebbe, comunque, il caso. Perché lo studio non contraddice del tutto l’idea che le isole basse saranno prima o poi inghiottite dall’innalzamento del livello degli oceani: ad arginare il possibile declino sono infatti al momento l’orientamento delle onde e i sedimenti accumulati durante le tempeste che compensano così l’erosione causata dall’innalzamento delle acque, ma questo potrebbe cambiare. Studiare tali fenomeni è, certamente, come riconosciamo tutti, indispensabile.

Ci si accorge, comunque, che anche la notizia contraria non avrebbe certezza scientifica! E’ già qualcosa, anzi è già molto: ha l’aria di una riflessione scientifica…

Significativa l’affermazione di mezzo che forse è la più vicina al vero. Già, nel mondo “panta rei” ed è la regola: “…Tendiamo a pensare – affermano alcuni studiosi – agli atolli del Pacifico come a forme di terra statiche che saranno semplicemente inondate dalla crescita del livello del mare, ma ci sono prove sempre crescenti che queste isole sono geologicamente dinamiche e in costante cambiamento”. Lo afferma con chiarezza uno degli stessi ricercatori e co-autori: Paul Kench.

Le immagini delle 101 isole della barriera corallina ci indicano infatti un mutamento che, come ricordano i ricercatori, è dovuto dai “modelli ondulatori che spostano sedimenti, sabbia, pietre e materiale lasciato dalle tempeste” in modo da “compensare l’erosione costiera”. Ma questo non significa che “il cambiamento climatico non sia una minaccia per gli atolli” anche se “gli abitanti possono pianificare il loro futuro concentrando lo sviluppo delle comunità sulle isole più grandi e meno minacciate”.

Vivai "galleggianti". Sull'acqua si fa agricoltura...
Vivai “galleggianti”. Sull’acqua nella lontana Repubblica di Tuvalu si coltivano piante e fiori.

Enele Sopoaga, primo ministro della nazione polinesiana di Tuvalu, non ha gradito i risultati dello studio, affermando che la ricerca non tiene conto di alcune aree abitabili e degli effetti come l’intrusione dell’acqua salata.

“Trovo infelice e forse prematura – ha dichiarato il premier della piccola repubblica – questa ricerca in quanto la notizia non è stata verificata dalle autorità di Tuvalu” ha affermato”.

Le sue critiche nascono anche dal fatto che la nazione spinge sempre di più per sensibilizzare sul problema del cambiamento climatico e l’erosione delle coste. Mentre i nuovi dati sembrano “remare contro” questa teoria. In risposta allo studio il governo di Tuvalu sta – dunque e comunque – preparando un suo personale report che verrà pubblicato a breve.

In replica i ricercatori ricordano che anche lo studio di Nature sostiene la pericolosità del riscaldamento globale e la necessità, per gli abitanti delle isole, di adattarsi per sopravvivere.

“E’ infatti impensabile – ha concluso Enele Sopoaga – sperare soltanto che l’isola continui a espandersi senza prendere contromisure”.

L’atteggiamento dell’uomo politico delle lontane isole potrebbe, però, confermare che “…tutto il mono è paese”: un problema – rende finché esiste (così acqua, immondizia, desertificazione…), come la nota causa dell’avvocato imbroglione che …rende finché pende. E i “problemi” più chiotti sono quelli i cui il successo e la “congruità” dei provvedimenti adottati sia di difficile o impossibile misurazione e controllo. Quale, infatti, il feedback, di un problema che probabilmente non esiste neppure?

Germano Scargiali (da dati di cronaca)

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