Su Di Maio e Conte che bello se perdessimo la scommessa…

Conte fa la voce grossa anche a Macron, ma è Salvini che ha sbloccato l’Italia dalla storica timidezza… Di Maio lo appoggia: “qua nessuno è fesso…” Tutti e tre sorridono: se non sono contenti loro… Salvini ci sa fare,è il più popolare degli italiani, ma ancora non sa portare la cravatta. La porta, del resto, solo da un mese…

Un solo ministero, affidato a Luigi Di Maio, per tre funzioni strategiche per il Paese: cruciale il bilanciamento fra politiche di sviluppo per le imprese e misure di welfare, come il reddito di cittadinanza. E se fosse vero che si potessero bollire pasta e riso insieme nella stessa acqua?

Alla vigilia non davamo a Di Maio “un atomo” di fiducia, ma adesso non ci rimane che sperare di esserci sbagliati: in questi casi – si dice – vince chi perde…

Napoli, la sua città, non è certo sinonimo di stupidità e, in questo primo scorcio di legislatura, il tre volte ministro, che rispetta anche le prese di posizione che stanno rendendo popolare Salvini, ci sorprende in positivo…

Un forte segno della politica economica del Governo Conte, che riguarda anche le imprese, è – dunque – rappresentato dall’accorpamento dei ministeri dello Sviluppo Economico, del Lavoro e Welfare, e dal fatto che il super-dicastero sia affidato al capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che è anche vicepresidente del Consiglio.

Di per sé – come abbiamo anche già osservato – mischiare lo sviluppo, caro alle imprese, con le posizioni del “fattore lavoro”, che hanno a cuore gli “aumenti” di paga, è come mettere in barca capra e cavoli. Non erano queste due le …controparti? Mah! La soluzione è magistrale. Troppo, però… Più facilmente può essere puerile. E non c’è, forse, il rischio di soffocare, con mossa antidemocratica, la libera facoltà d’esperessione della realtà lavorativa?

E ce ne vupole che a dirlo siamo noi che tanto abbiamo a cuore la soffocata mano libera dell’imprenditore di fonte alle tropppe rivendicazioni – spesso in anticipo sui tempi – della  mano sindacale… Insomma, ecco un provvediemnto che, se l’avessero preso Berlusconi o Trump o persino Putin si sarebbe gridato allo scandalo. Già: eccoli i novelli Hitler…

Ma poiché, come diceva un poeta lirico greco, forse i fiumi stanno scorrendo al contrario, dalla foce alla sorgente, chi può mai dire “ho ragione io”? Che bello, insomma, se perdessimo la scommessa! Vincerebbe l’Italia, vinceremmo tutti: tutti insieme, appassionatamente, in un”paese” più felice. Perché no?Il nostro spirito positivo non può spingerci che a gioire…

Inoltre, l’appiattimentio visibile dei 5Stelle sulla destra salviniana non può che far piacere a noi che,seabbiamo vinoa tavol ilprimo brindisilo dedichiamo: “alla destra!

Non a caso, proprio sul modo in cui l’esecutivo intende impostare le politiche produttive si è pronunciato, evidenziato punti critici, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo il quale nel programma di Governo …grande centralità è data ad agricoltura e turismo. Ma l’Industria non c’è.

A Paolo Galasso, presidente di API (associazione piccola Industria), intervistato da PMI.it, non dispiace la scelta di accorpare i due ministeri, sulla base della considerazione che «lavoro e sviluppo economico hanno gli stessi problemi», ma a sua volta invita l’esecutivo a sostenere il settore manifatturiero, in cui il Paese esprime eccellenza, con politiche adeguate in materia di costo del lavoro, fiscalità, sostegno al mercato interno, temi di rilevanza anche internazionale come la delocalizzazione e i nodi del mercato europeo.

Come si vede, il lavoro del leader pentastellato, neo ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, si presenta come particolarmente impegnativo.

Il programma pare preveda misure di semplificazione per le imprese, un focus particolare su alcuni settori indicati da Boccia (turismo, agricoltura, green economy), provvedimenti molto rilevanti in materia di lavoro (introduzione del salario minimo) e novità altrettanto importanti sul fronte del Welfare (reddito di cittadinanza). Alcune di queste misure non fanno che inserirsi in una linea di continuità con i predecessori (in primis, le semplificazioni, la riduzione del cuneo fiscale e delle tasse alle imprese), altre invece sono molto innovative.

Val la pena di mettere a confronto Reddito di cittadinanza e REI, attorno ai quali “ruota” un dubbio amletico, a confronto.

Il reddito di cittadinanza (che fra l’altro, in varie forme, c’è in molti paesi europei). E’ uno strumento di welfare, che se ben regolamentato può diventare anche un incentivo all’incontro fra domanda e offerta di lavoro, promuovendo il reinserimento mirato dei disoccupati nel mercato del lavoro.

Il Reddito di inclusione (REI) è una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale, condizionata alla valutazione della condizione economica. Come idea è simile all’assegno ideato da Berlusconi ed oggi è portato avanti dalla sinistra che in qualche modo fa capo a Matteo Renzi e Paolo Gentiloni…

I cittadini hanno potuto richiederlo – almeno in teoria, cioè, in Italia, in linea di diritto – sin dal 1° dicembre 2017 presso il Comune di residenza o eventuali altri punti di accesso indicati dai Comuni. Il REI si compone di due parti: trattasi di un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI). E’ un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune. Dal 1° gennaio 2018 il REI ha sostituito il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’ASDI (Assegno di disoccupazione).

Si allarga la platea dei potenziali beneficiari del Rei, il reddito di inclusione sociale introdotto dal governo Gentiloni, e le domande possono essere presentate dal primo giugno (il beneficio si ottiene a partire dal mese successivo). A partire da giugno la platea dei beneficiari del Rei è stata allargata e quindi è più facile accedere al sussidio: si passa infatti dalle 500mila famiglie coinvolte a una platea di 700mila… Prima passato era necessario avere in famiglia almeno un minore, un disabile, una donna in avanzato stato di gravidanza o un disoccupato over 55. Adesso le maglie si sono allargate.

Galasso, comunque, ritiene sia utile perseguire sia un’importante politica di potenziamento dei centri per l’impiego, sia altrettanti presidi sul fronte del rispetto delle regole ed evitare, così, fenomeni “distorsivi”.

Da una parte, quindi, l’accorpamento dei due ministeri, scelta politica rilevante, potrebbe anche sottolineare la volontà di affrontare in modo organico le politiche produttive, da tutti i punti di vista. Una scelta politica… Dall’altra, proprio l’attenzione a un buon bilanciamento, anche nei tempi e nei modi di attuazione, di tutte le misure annunciate rappresenta, di certo, l’impegno più difficile del momento: una quadratura del cerchio che richiede una maestria tecnica e forse taumaturgica – lungo una strada irta di ostacoli o probabilmente impercorribile – che non ci sembra poter attribuire a un Luigi Di Maio…

Ripetiamo, però, facciamo “il tifo” contro noi stessi: e se ci sbagliassimo? Sarebbe meglio per tutti…

Scaramacai

Nota. E’ il caso di ribadire che la nostra opinione resta immutata. “Quella che vediamo” è una faccia della politica. Ciò che ci governa, purtroppo, sta dietro le quinte. Vi sono certamente notabilatimen noti” del tipo “io ti creo, io ti distruggo“. Noi siamo convinti che chi riesce a reggersi al potere abbia la copertura di tali notabilati. La fortuna del popolo è che tali “potentati” sono spesso in disaccordo. Così, si controllano l’un l’altro… I “capi” politici che vediamo governare hanno spesso uno o alcuni compiti specifici cui non devono mancare: quando hanno svolto quei compiti, difficilmente “durano” al potere. Vengono riciclati in altri ruoli. Non possono essere “tombati” perché sanno. Andrebbero uccisi e qualche volta avviene. Oppure gli si mette tanta paura da farli star zitti…  Perché i notabilati vogliono che nessuno abbia troppo potere, troppa fama, troppo seguito. Il principio della sostituzione, della rotazione, dell’avvicendamento, spesso “ope legis”, camuffato dall’opportunità democratica, è fondamentale per i poteri “men noti”. Questi devono muovere le fila senza rendersi conoscibili. Solo in casi di crisi grave un personaggio di quel livello esce in prima fila. Allora, vederlo comparire può essere il segno di una sconfitta cui riparare o del timore grave di subirla… Questa sorta di realtà “tecnica” è presente anche ai livelli medi e bassi dei club, delle aziende, degli apparati amministrativi e burocratici, delle stesse istituzioni… (D.)

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