Tolo Tolo in controluce

Zalone va in Africa a constare.Credetegli: sono essere umani come noi… Lo fa con il suo solito spirito e …diverte.

Tolo Tolo, l’atteso film di Checco Zalone, è giunto in sala a capodanno, pronto a stracciare il Pinocchio per grandi e piccini con Benigni e Il primo Natale, comico – semi mistico di Ficarra e Picone. Impresa che all’esilarante comico pugliese, che sa ancora di inedito e si paragona con speranza al grande Sordi, è riuscita. Il film è uscito con un numero copie senza precedenti, circa 1.250, come annunciato dalla produzione di Pietro Valsecchi (Taodue) che – a differenza di certe tradizioni nazionali – ha permesso al film di iniziare subito la propria “scalata” agli incassi con un indubbio vantaggio sui più “sobri” concorrenti.

Luca Medici e Checco Zalone con la complicità di Paolo Virzì hanno scritto un film senz’altro coraggioso, ma non certo nazional popolare quanto gli altri quattro diretti da Gennaro Nunziante. Un film che narra attualissime storie di migranti, delle sofferenze degli africani, che cercano un futuro fuggendo dalle guerre e dalla povertà, sognando di trovarlo in Europa. Certamente un deja vu, ma non certo un pallone sgonfiatosi nella sua gravità complessiva. Gli autori hanno rischiato, fermo restando il coraggio e molte battute satiriche e pungenti come “…il fascismo è come la candida, esce con lo stress e il caldo”. Ma hanno trattato da commedia l’impegnativo tema e affidato ad un personaggio, amato e super collaudato come Checco Zalone il compito di condurre lo spettatore in un …viaggio della disperazione dei migranti. Già per questo il film risulta un po’ confusionario.

Checco conferma, però, se stesso. Nella comicità e nel personaggio. Ignorante, vittima dello Stato, che tartassa gli imprenditori opprimendoli con il fisco. Un po’ bandito e un po’ santo, Zalone continua a fare il verso al Sordi​ di Storia di un italiano, aggiornandolo ai tempi che corrono. Un modello che lo stesso attore pugliese, adesso neo-regista, rivendica.

La commedia, però, qui sa di amaro, col pregio che continui a far sorridere. S’insabbia, però, quando deve anche convincere… Tanto che alcune associazioni d’immigrati hanno persino protestato.  Vi hanno riscontrato nientemeno che del sostanziale razzismo: è un pericolo non raro quando si fa del pietismo, finendo per rimarcare proprio la diversità… Fra i momenti anche ‘onirici’ affidati al musical, quando il protagonista viene posseduto persino dallo spirito di Mussolini e tira fuori il razzismo in brevi monologhi e la scena modello ‘Mary Poppins’ col protagonista tra i cartoni animati, Checco Zalone perde in Tolo Tolo di ritmo e concretezza. In qualche modo depotenzia la commedia. Come avesse paura di essere preso troppo sul serio entrando in un dramma troppo amaro…

La trama

Checco Zalone è un imprenditore fallito che ha portato tutta la sua famiglia sul lastrico inseguendo il sogno di aprire un sushi nella patria pugliese della carne. Fuggito in Africa si trova a fronteggiare Boko Haram e l’Isis senza rendersi conto della situazione – mentre cadono le bombe lui si preoccupa dei creditori e dei parenti che lo perseguitano al telefono – per poi cercare di tornare in Europa insieme a un gruppo di migranti africani. Un viaggio che si conclude su un barchino e poi con la distribuzione dei disperati ai vari Paesi Ue fatta mediante un bussolotto con le palline dei vari stati (tipo sorteggio di Champions League).

La danza marina dei migranti: Alcune scene faranno discutere – come ha fatto discutere la clip del trailer in cui canta ‘Immigrato’, quello che qualche associazione umanitaria ha ritenuto, al contrario delle intenzioni, razzista. Sin dalla scena in acqua dei migranti da vecchio film da piscina made in Usa, per continuare con delle punzecchiature alla destra di Salvini, troppo circostanziate per non infastidire chi va al cinema non certo per assistere ad uno spot politico… Fra altre scene del genere, ma meno pesanti, la gag di un noto ex uomo politico pugliese inserito tra gli interlocutori telefonici di Checco Zalone dall’Africa. Tra alti e bassi, tra momenti comici e altri meno, il film scorre talvolta un po’ a fatica, ma manda di tanto in tanto un corretto messaggio di umanità e solidarietà.

Per quanto sia partito fortissimo, non è prevedibile che ‘Tolo Tolo’ raggiunga le vette al botteghino degli ultimi tre film: Che bella giornata, 43 milioni, Sole a catinelle, 52 milioni, Quo vado, 65 milioni. Ma qui Checco Zalone ha tentato “il salto” dal punto di vista artistico. Non a caso questo cambiamento è coinciso con l’esordio alla regia. Questo prodotto è “tutto suo” e a lui va un plauso per il coraggio, per aver scelto di non cavalcare l’onda del successo facile e di rischiare. Nella sommatoria, Zalone avrebbe potuto fare di più. Ma ricordiamo che un film non è mai un trattato, che non bisogna chiedere ad un film né da una parte la leggerezza gradita a chi vuol trascorrere comunque una serata che sia gradevole, né dall’altra parte pretendere che sia “esaustivo” a proposito di un argomento di cui sono incerte e discussele cause quanto difficili da individuare le soluzioni da adottare.

(Analisi del film ricostruita e commentata da Germano Scargiali)

Nota. Il problema dei migranti dall’Africa non può certo essere affrontato in modo unilaterale. Di fronte a un Papa che li sostiene più di quanto non faccia con i cattolici aggrediti ovunque, ad un governo che spende denari a man salva e ad un presidente Mattarella che parla di clima e migranti in un’Italia ormai priva di pubblica amministrazione, con gli enti locali in default, con le “città metropolitane” tutte da costruire in sostituzione delle “vecchie” province, quindi senza strade provinciali, con un Sud abbandonato peggio che a se stesso, senza alta velocità e con tariffe aeree che accrescono il gap geografico a fronte di un’Alitalia in fallimento, pur dopo anni di gestione mafiosa, sulle tratte più redditizie d’Europa (da Milano e Roma verso Palermo e Catania), con le banche che continuano a frodare i clienti spesso riducendoli sul lastrico (fino al suicidio) perché “giocano all’oligarchia bancaria” peno restare inattive davanti alle prepotenze dei massimi gruppi bancari che – fra l’altro – le dominano e controllano, occorre riflettere.

Passando alla prima persona – che di solito evitiamo professionalmente di usare nei nostri scritti – noi “abbiamo” anche il problema dei migranti. Che debba risolverlo la pubblica opinione auto educandosi, come anche per il problema del clima, non è solo discutibile, ma ridicolo. E’ come ritenere che convincere i ragazzi di scuola a non “fare i mafiosi” ed evitare il bullismo si possa estinguere la Mafia nella società futura. Roba da bambini.

Se è vero come diceva Pascal, che “il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, ancora più vero è che la mafia, l’immigrazione e i mutamenti climatici (se c’è un minimo di logica scientifica in come sene parla e ne dubitiamo) hanno delle ragioni “a lunghissimo raggio”, che il popolo non è in grado di comprendere, ma soprattutto di affrontare sotto forma di problemi. Perché non ci riescono gli esperti, perché hanno cause “troppo complesse”, perché sono risaputamente – vedi il sottosviluppo – ben difficili da analizzare. Perché sprofondano in ragionamenti che sono ora tecnico scientifici, ora storici, sociologici, di costume… A questo livella tutto diventa più complesso.

Sono, in conclusione problemi troppo seri e gravi (proprio tecnicamente …pesanti) per dar credito alle conclusioni di un film comico, anche se sia di buon valore artistico. Non riteniamo, sinceramente, che Tolo Tolo di Zalone possa parlarci alla società come Brecht, Ionesco, Beckett, ma neanche Pirandello e De Filippo o, andando indietro Dante, Petrarca, Boccaccio. Fa rima, basta andare a braccio…

Fra le tante corbellerie che ci tocca ascoltare ogni giorno, siamo “troppo” stanchi che a capodanno vengano parole tanto banali, inappropriate e insufficienti da un presidente della Repubblica. Mentre parole sconclusionate giungono da parte di un Papa sul quale Newsweek si è sentito in grado di chiedersi in copertina: “Is the Pope Catholic?” Con tanto di foto di Jorge Mario Bergoglio. Ma che non fosse cattolico lo dicevamo in tanti e da tempo…

Mi pare che abbiamo tanti problemi, con la decrescita dietro la porta, da non poter accusare pollice verso – e chi scrive ha sempre amato i musulmani, e certamente “loro” non ci vogliono …invadere – chi ritiene che queste immigrazioni ci stanno rompendo i santissimi. E che si debba – in qualche modo –intervenire in Africa, bloccando le partenze e innescando in loro i germi della crescita. Sono anni e anni che gira il detto: “non gettategli un pesce, dategli la canna e insegnate loro ad usarla”.

Nota 2

Una cosa è certa: parlare a favore dei migranti e dell’accoglienza è facile. E’ in linea conciò “che dice” l’autorità costituita e scrive il giornale unico”. Ben più arduo e coraggioso è,invece, prendere le distanze e prospettare soluzioni al di fuori dell’elemosina.

(G. Scargiali)

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