Quelle “Due Sicilie” morte nel 1860

Le storie sui mille si intrecciano con la storia del Risorgimento e dell’unificazione d’Italia, quando molti certamente “ci credettero”, altri ci specularono, fino alla proclamazione del Regno. Scorrono in parallelo, in una Palermo definita dai libri “sontuosa e lussureggiante”, con il via al difficile processo di ricomposizione politica della Penisola. (Qui un dipinto dello Sbarco a Marsala).

Di Franco La Valva

Perché  il Francesco II  Re delle due Sicilie, lasciando il suo regno, profetizzò con queste parole la fine di una civiltà? Disse: “Il nord non lascerà al sud neppure gli occhi per piangere“?

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Quello che a torto i vincitori dell’a nuova “Italia unificata” liquidarono come “Franceschiello” era un giovane sovrano illuminato, ben più dei suoi cugini Savoia, i quali – allo stile d’allora – non erano meno sanguinari dei Borboni e feroci contro i liberali. Né le barricate mazziniane di Genova fecero meno morti di quelle di Napoli e Palermo. Era l’epoca: e qualcuno soffiava sul fuoco… Francesco Aveva sposato una principessa austriaca – come già aveva fatto suo padre Ferdinando – cui la legava un vero amore. Insieme progettarono e iniziarono a realizzare opere  tali da fare del Regno delle Due Sicilie  uno  uno degli stati più progrediti al mondo: ferrovie, con i primi treni d’Europa, costruiti (dopo il primo, acquistato all’estero) in loco, grazie alle fonderie ed alla abilità nell’uso del tornio. Disponevano delle maggiori flotte – mercantile e militare – del Mediterraneo Europa dopo quella inglese. Erano le sole navi a vapore in questo ad essere condotte da personale e fuochisti propri. Le altre (Genova) dovevano ingaggiare marinai inglesi… L’esercito combatté eroicamente al Volturno e al Garigliano, ma era troppo tardi. La massoneria britannica, con la corruzione e il tradimento era riuscita a portare Garibaldi fino a quel punto. I migliori ufficiali garibaldini erano piemontesi che avevano appreso l’arte alla Nunziatella di Napoli.A Milazzo due di loro sostituirono per ordine superiore Garibaldi, mettendolo da parte per conquistare il forte, che cedette solo per fame. Quello di Messina, rifornito di acqua e cibo dal mare, non si arrese mai e aprì le porte solo dopo la sconfitta del Garigliano.

Tutt’oggi il Meridione viene forzatamente tenuto in sottosviluppo: nessuno ha interesse a farlo crescere ed a farlo “trattare” direttamente con le regioni e i paesi frontalieri del Mediterraneo. Cosa che si auspica e si predica in Sicilia da decenni e forse anche da prima. Forse la vera colpa che ha determinato la ferocia con cui è stato messo fuori dalla politica Salvatore Cuffaro fu proprio quella di aver tentato concretamente di intessere contatti di quel genere prima del 2010 anno in cui avrebbe dovuto, per il trattato di Lisbona, prendere il via l’Area di Libero scambio del Mediterraneo ed una collaborazione diretta fra le regioni mediterranee curata da un organo apposito di cui Cuffaro era stato Presidente pro tempore e protagonista di un grande convegno a Palermo a Villa Malfitano.

I disegni di una certa “grande politica” marciano di 50 anni in 50 anni ed oltrepassano i secoli. La volontà dei singoli uomini e di interi popoli può non contare nulla. Diretti avversari dello sviluppo del Mediterraneo (meridionale in particolare) sono anzitutto la politica atlantica (Usa, Canada, Gran Bretagna) e , poi, anche l’Europa continentale a partire dal settentrione d’Italia. Altri stati – come l’Ungheria, che ha partecipato nel 2917 al Blue Sea Land Expo di Mazara del Vallo, comprendono – però – che lo sviluppo di quest’area gioverebbe a tutta l’Europa…

(premessa di G. Scargiali)

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Nella prima metà dell’800 l’Italia centro-settentrionale era divisa nella nota moltitudine di “statarelli”, arretrati e in profondo ritardo sulla rivoluzione industriale. Nel Sud d’Italia, con la costituzione del Regno delle Due Sicilie (1816), la situazione era molto diversa. Uno Stato italiano del tutto indipendente retto da sovrani italiani che riprese il cammino di modernizzazione e di progresso culturale avviato da Federico II. Per prima cosa fu data ampia autonomia alle amministrazioni locali (antesignana del federalismo municipale), per proseguire con l’industrializzazione nel settore tessile, metallurgico e cantieristico. Grande impulso venne dato all’agricoltura (la riforma agraria pose fine alle leggi feudali e permise di bonificare paludi e di incrementare l’agricoltura), alla pesca e anche al turismo. Si pensi al ritrovamento di reperti archeologici etruschi, greci e romani che affidati a musei e biblioteche diedero un impulso alla costruzione di alberghi e pensioni per accogliere numerosissimi visitatori. Tra i primati (se ne contano oltre 40) basterà ricordare l’assegnazione delle prime case popolari e l’istituzione di assistenza sanitaria gratuita.

Le prime ferrovie d’Italia fecero la loro apparizione a Napoli nel 1839, poi arrivò il gas e il telegrafo elettrico. Le navi mercantili del Regno delle Due Sicilie solcavano i mari di tutto il mondo e la sua modernissima flotta, costruita interamente nei cantieri navali meridionali, era seconda solo a quella Inglese.  Nel 1860 contava oltre 9.000 bastimenti e nel 1818 era stata varata la prima nave a vapore italiana laFerdinando I”. Una unità lunga fuoritutto 38,80 m e larga al massimo 6,15 nel cui scafo sarebbe stato installato, a cura di una ditta inglese, il nuovo e rivoluzionario apparato di propulsione costituito da due caldaie lunghe ciascuna sei metri e da una macchina da 45 cavalli di potenza collegata a due ruote laterali del diametro di 3.60 m, ciascuna munita di otto pale lunghe 1,20 m e larghe 40 centimetri. L’alberatura era a brigantino a palo con un fumaiolo alto e sottile. A poppa furono realizzati 16 camerini per “passeggeri di distinzione”, mentre a prora era disponibile un locale comune con una cinquantina di posti a sedere. Sul ponte c’era spazio sufficiente per imbarcare due o anche tre carrozze. Lo sviluppo industriale fu travolgente con 1 milione e 600mila addetti, la disoccupazione era praticamente inesistente e così l’emigrazione. La sanità contava 9mila medici usciti dalle Università meridionali che operavano in ospedali e ospizi sparsi in tutto il territorio. Il Regno delle Due Sicilie poteva vantare la più bassa mortalità infantile d’Italia. Gli sportelli bancari, altro segno di sviluppo economico, erano diffusi in ogni città e paese.

Nella conferenza internazionale di Parigi nel 1856 fu assegnato al Regno delle Due Sicilie il premio di terzo paese del mondo, dopo Inghilterra e Francia, per lo sviluppo industriale. All’epoca di Francesco II  le tasse erano molto basse come pure il costo della vita, il tesoro era floridissimo. Nelle Due Sicilie ci fu l’istituzione del primo sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2 % sugli stipendi degli impiegati).

Garibaldimni a Porta Nuova, dal Gattopardo di L.Visconti. Tomasi di Lampedusa e F. De Roberto (I Viceré) parlano con grande disincanto delle "novità" introdotte dall'unificazione del Regno.
Garibaldini a Porta Nuova, dal Gattopardo di L.Visconti. Tomasi di Lampedusa e F. De Roberto (I Viceré) parlano con grande disincanto delle “novità” introdotte dall’unificazione del Regno.

Ecco il 17 marzo del 1861, il giorno che secondo l’epopea risorgimentale ha liberato la penisola italica, e in special modo il Meridione, dallo straniero invasore ed oppressore per dare vita a un Regno libero, guidato dal piemontese Re “galantuomo” Vittorio Emanuele II. Formato grazie alle abilità politiche del conte di Cavour e a quelle militari dell’eroe dei “Due Mondi”, Giuseppe Garibaldi, l’uomo che a capo di mille uomini e 3 cannoni riuscì a sbarcare in Sicilia. Fu vera gloria? diceva Manzoni di Napoleone. La verità? Venivano corrotti i generali ed alti ufficiali dell’esercito duosiciliano, i quali ordinavano ai propri soldati di arrendersi.

Ce lo hanno raccontato, prima degli storici, Giovanni Verga, già garibaldino, nella novella “Libertà“, in cui descrive le stragi indiscriminate del luogotenente garibaldino Nino Bixio, e Luigi Pirandello, anch’egli di famiglia antiborbonica e risorgimentale, che però nella sua novella “L’altro figlio“, fa dire ad una protagonista che Garibaldi asseriva sì di portare “la libertà”, ma si limitò a liberare dalle carceri tutti i delinquenti e i criminali, per destabilizzare il regno dei Borboni. Afferma la protagonista della novella di Pirandello: “…vossignoria deve sapere che questo Cunebardo (storpiatura popolare di Garibaldi, ndr) diede ordine, quando venne, che fossero aperte tutte le carceri di tutti i paesi. Ora, si figuri vossignoria che ira di Dio si scatenò allora per le nostre campagne. I peggiori ladri, i peggiori assassini, bestie selvagge, sanguinarie, arrabbiate da tanti anni di catena…”. Tomasi di Lampedusa e Federico De Roberto non sono da meno nei loro splendidi romanzi storici: Il Gattopardo e I Viceré.

L’appoggio della malavita l’eroe dei due mondi lo ebbe sin dall’inizio, quando in Sicilia si alleò con i “picciotti” (i più “caldi” di essi, conquistata la vittoria, vennero incarcerati dai garibaldini stessi e – a dispetto delle promesse – condannati come malviventi, ndr).  I “mafiosi” altro non erano che le guardie armate a difesa dei latifondi, ossia dei possedimenti dei proprietari terrieri. La stessa parola mafia, secondo Vincenzo Mortillaro nel suo Nuovo dizionario siciliano-italiano è una “Voce piemontese introdotta nel resto d’Italia“.

Ma secondo la “Crusca” mafia viene dall’arabo mo’afiah: arroganza, tracotanza, prevaricazione. Giuseppe Garibaldi, successivamente, si pentì amaramente di aver fatto la campagna meridionale, rinnegando l’Unità d’Italia. Dall’unificazione in poi ebbe inizio il declino sociale ed economico del Mezzogiorno: “Quando fu fatta l’unità d’Italia noi in Sicilia avevamo 8000 telai, producevamo stoffa. Nel giro di due anni non avevamo più un telaio. Funzionavano solo quelli di Biella. E noi importavamo la stoffa. E ancora oggi è così”. Così si è espresso Andrea Camilleri in un articolo apparso su L’Unità del 21 gennaio 2008.

Franco La Valva

Appresso alcuni dei link consultati come fonte.

Fonti consultate

http://www.ilfrizzo.it/Storia0990.htm

http://www.morronedelsannio.com/sud/seconda.htm

http://www.ondadelsud.it/?p=1879

http://www.ferrobattuto.info/blog/il-mezzogiorno-prima-dell-unita-d-italia-economia-e-riforme/

http://briganti.info/lindustria-nel-regno-delle-due-sicilie/

http://www.marcobonatti.it/contenuti/storia/unita_italia.php

http://www.libertaepersona.org/wordpress/

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