Società allo sbando, perché…

L’Enciclopedia Treccani è stata il simbolo storico della cultura nazionale. Dopo un’escalation durata anni, la cultura è diventata dominio di pochi. I manager, passati attraverso i master post laurea, detengono la capacità di comprendere. Sono le chiavi di lettura, spesso limitate alla materia di cui si occupano. La massa è confinata nel dubbio, rinunzia spesso a comprendere, segue i dictat invisibili della main stream mediatica… Meglio comunque imbattersi nelle fac news dei social che essere irretiti dalle fole mediatiche (bufale) che la “main stream” ricopia assorbendole dalle maggiori testate americane o che vengono alimentate dal popolo dei radical chic…

E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare“: dovrebbe rinascere Gino Bartali, ma la battuta non si riferisce solo al ciclismo. E’ sbagliata la cultura diffusa, anzi l’anticultura dominante, e’ sbagliata l’interpretazione delle leggi e della legalità, è sbagliato il sistema fiscale, è sbagliata la moneta, è sbagliato il rapporto fra economia e finanza (e confrontare il debito col PIL non poggia su alcuna base tecnico scientifica), è sbagliata la “nuova morale” che viene affermata finisce per imporsi. Potemmo certamente continuare…

La verità di base è che è sbagliata l’impostazione della società, il modo di concepire la vita e, di conseguenza, l’istruzione scolastica. Se qualcuno ha detto che la scuola non fa che guastare i ragazzi, ha certamente esagerato, ma qualcosa di vero c’è…

Il risultato – sotto gli occhi di chi ha un minimo di cultura e di saggezza di vita – è che non solo il cittadino medio è carente di cultura, non conosce neppure il proprio territorio, non capisce la politica, ignora le basi (l’abc) della scienza economica e procede a tentoni, ma non riesce neppure ad interpretare la “pioggia mediatica” cui lo sottopongono i mezzi di informazione. Il cittadino medio non possiede un codice culturale (cioè mentale) per “farsi o darsi” una cultura: non solo non ha appreso, ma non sa (o non saprebbe) apprendere…

Un bel traguardo, non c’è che dire! Se poi facciamo un’ipotesi sui motivi, certamente ce ne sono più d’uno, ma forse è opportuno spiegare – magari al volo – un po’ degli “è sbagliato” e dei “non”  di cui sopra. Perché non si tratta né di pessimismo né della frequente mera polemica…

Tutti, in varia misura, siamo “vittime delle carenze cui ci riferiamo. Chi più chi meno, con pochissime eccezioni. Tali eccezioni sono presenti a vario livello e in ogni ordine sociale. Vogliamo dire che ci sono individui nelle classi meno abbienti e ritenute meno colte che dispongono di un proprio codice di comportamento (discernimento) che può facilmente mancare nelle classi ritenute più elevate e, teoricamente, più colte…

La cultura diffusa è contagiata dall’errore perché pecca di assoluta superficialità. E’ di moda parlare di laicismo, di territorio e soprattutto di cambiamento: sono come tre parole chiave. Altri concetti collaterali sono ecologia, globalizzazione, mutamenti climatici, guerre per l’acqua e il cibo, migrazioni, accoglienza, misericordia… Si ignora però quale sia il senso vero di tanti termini e concetti ricorrenti. Così, di conseguenza, si brancola a tentoni. Quanto al cambiamento, non si sa bene (o non si sa affatto) che cosa si metterà di nuovo al posto del…vecchio.

Il laicismo viene confuso con l’ateismo e applicato come se si trattasse anche di anticlericalismo. Così  è diventato un preconcetto, cioè il contrario di ciò che dovrebbe essere. Un’ideologia esso stesso sotto forma non meno ideologica delle ideologie che combatte…  Cerchiamo sempre di dire che il laicismo è o dovrebbe essere, invece, solo un sano atteggiamento mentale nei confronti dello studio della scienza e della tecnica. Possiamo includere fra queste anche le  scienze umane, pur se il laicismo, fra queste, sta certamente “stretto”. Esse non possono prescindere da gusti o scelte e tendenze che si vorrebbero radiare dal consorzio civile e dall’animo individuale.Solo che non è possibile ed una società -politica compresa – senza ideologie è una mera costruzione. Più fantasiosa delle stesse ideologie…

Affrontare tutto il problema della vita con il “must” del laicismo comporta, invece, conseguenze molto gravi. Se si negano, come avviene, in base ad un principio generale, tutti i principi e i temi generali della tradizione – religione, patria, famiglia, onestà e moralità in testa – si finisce, come di fatto avviene, con il creare tanti più piccoli obiettivi e strumenti: regole, socialità, solidarietà, ecologia, igiene, salute, ma soprattutto denaro: una persona o una cosa “esiste” solo in quanto sia spendibile o vendibile. Cioè abbia un valore di mercato. Anche ad un artista finiamo col chiedere puntualmente se la sua opera sarà “commerciabile”… Ma non vogliamo calcare la mano su questi ultimi  aspetti, che sono, comunque, del massimo rilievo “a 360 gradi” nel mondo (consumismo)…

La società “crolla” o, come si dice oggi, collassa, infatti, già per i precedenti limiti che porta con sé e incontra. Perché quei singoli “traguardi” che dovrebbero sostituire le mete generali  traballano,ondeggiano incerti come canne al vento, se non sono sostenuti da punti di riferimento più alti e generali, che li riuniscono e ne avvicinano la molteplice realtà dispersa verso visioni d’insieme, a forme – cioè – di pensiero più unitarie. Gli obiettivi effimeri degenerano da sé. Facciamo l’esempio del culto della salute che degenera nel salutismo, espressione di consumismo esso stesso e di ritorno a forme di paganesimo…  Tutto diviene consumo, persino divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità… Persino se non di per sé non costi neppure molto, anche se lo passi la mutua…

La spiegazione di ciò che avviene è più semplice di quel che possa sembrare: “se tu non credi che la morale in sé debba guidare tutta la tua vita, non puoi obbedire ‘bene’ alle singole regole, solo perché …opportune”. Questo si vorrebbe instaurare: una morale meramente sociale detta dalle necessità della convivenza.A questo punto prevale la ricerca del benessere individuale al cui servizio decade il benessere generale. E’ questo l’inizio di una china orrenda. E’ il male del materialismo storico: se si ritiene che il tasso di libertà individuale dipenda sostanzialmente dal reddito e si classificano gli individui in base al sindacato di appartenenza o anche alle corporazioni, si entra in una strada sbagliata, in un circuito vizioso, anziché quello virtuoso che sarebbe auspicabile…

Occorrerebbe, inoltre, che tutti capissero bene la differenza fra verità scientifiche di prima categoria – veramente certe – e verità di seconda e terza categoria: mere ipotesi scientifiche, ma non realmente comprovate…

Un altro errore fondamentale – nel quadro di quelli sopracitati – è di voler sostituire alla moralità la legalità: ecco un altro concetto che si sbandiera con un tono di sicurezza “degno di miglior causa”…

Legalità? No grazie! Da tempo la “morale delle regole” viene giustamente criticata,  anche se il “coro mediatico” richiama sempre l’importanza della “legalità“. Alla morale delle regole si sostituisce – o si dovrebbe sostituire –  la morale della coscienza… Questa è di gran lunga preferibile, più opportuna e …più utile alla comunità civile.

Sbagliata è la fiscalità: il rigore fiscale di tipo poliziesco consegue allo statalismo, che, se è un cambiamento, altro non è se non  è un ritorno all’indietro alle monarchie assolute dell’800 e al loro “dirigismo“. In reazione ad esso Adamo Smith fiondò in chiave liberale la scienza economica o economia politica: è la scienza che studia i motivi del benessere o della povertà delle nazioni. Tale scienza e i suoi premi Nobel è rimasta senza eccezioni liberale e liberista…  Al mero mercantilismo figlio del medioevo con le sue cinte daziarie le sue “garritte” sui valichi e i suoi balzelli,  Smith e i suoi epigoni propugnarono l’economia di mercato basata sul confronto il libero scambio e la concorrenza che hanno accompagnato la rivoluzione industriale il riscatto della società dalla fame e dalla povertà diffuse come regole generali (vedi V. Hugo, C.Dickens e i loro romanzi).

Un rigurgito di vero oscurantismo è ripiovuto sul ‘900, dovuto alle concezioni di Hegel, colonna portante di un secolo di errori concettuali con disastrose conseguenze. Se la società occidentale è ancora in piedi ed ha proceduto persino per molti aspetti  meglio delle altre è per tutto ciò che ha fatto di “non Hegeliano” o meno Hegeliano. L’omaggio alla dialettica delle mere idee caratteristico del suo pensiero ha determinato errori al vertice delle nazioni e obbedienza da parte dei popoli ad ordini e disposizioni dall’alto non contestati da precisi rilievi sulla realtà fisica e sociologica…

Anche gli errori di oggi – com’è intuibile da quanto già esposto – dipendono da quegli errori: stentiamo ragionare fuori dagli schemi ideologici anche quando li neghiamo.

In omaggio ad un concetto assolutamente dilatato di Stato, si giunge oggi a Tassare le successioni e la proprietà immobiliare come se queste fossero un abuso da parte di chi le detiene: come fossero “le voldi Proudhom… Eccoci davanti ad un vieto socialismo, peggiorato poi dalla sclerosi marxista

Non ci si accorge di inferire un colpo mortale a migliaia di anni di tradizione fatta di costume, civiltà, ma anche di norme e normative... Sul piano pratico e concreto si danneggia il patrimonio mobiliare privato – di cui l’Italia si è sempre vantata e di recente in particolare (ma poi…) – in modo irreparabile con grave danno anche per la mano pubblica e prima ancora per la comunità civile e per il territorio

Del marxismo non è stata cancellata la convinzione di dover fissare …qualcosa di sicuro – un evento storico, una meta certa, ma anche un pericolo incombente – nel futuro. In realtà si tratta di mere ipotesi scientifiche, non di leggi scientifiche: esse hanno la sola scientificità della fantasia di chi le ha pensate. Il marxismo fissava come meta “vicina” la dittatura del proletariato e l’abolizione del capitale privato: una teoria fantasiosa spacciata per tecnico scientifica.  Progressista era solo chi contribuisse a ravvicinare tale “fine della storia”… Il marxismo – di peggio in peggio – non era una dottrina ma una concezione della storia tale da voler dare un colpo di spugna a tutto il resto… Con il suo atteggiamento materialistico (materialismo storico) si auto referenziava come detentore del massimo “realismo” a discapito dei “sogni degli altri”. In realtà il marxismo è fra i primi a rientrare fra gli atteggiamenti più impalpabili che si travestono di tecnicismo e scientificità…

Tutto il laicismo eredita oggi questo enorme difetto dal marxismo, ritenendosi esso  solo “portatore di vera scienza”, mentre è chiaro che nulla sostiene la vera scienza se non la scienza stessa e che solo il libero pensiero ne è il supporto ineludibile…

E’ chiaro che lo Stato – che Hegel, epigono di una filosofia trapassata,  omaggiava per piaggeria nei confronti del re di Prussia, quale titolare di una “frequentatissima” cattedra universitaria, al contrario di quella di Shopenhauer e Nietzsche che restano filosofi dell’avvenire – debba fare un passo indietro. Il tutto a favore di maggiore libertà di pensiero, libera iniziativa, auto occupazione, possibilità di affermazione individuale, libero mercato…

Nel complesso, zoomando su un particolare, operazioni artificiose (coperte dal velo a falsi ricami di una morale mal reinventata)  privare la società di diritti garantiti per millenni, come la possibilità di lasciare i propri averi agli eredi, equivale anch’essa a snaturare la vita al punto che nulla funzioni più come prima e che non vi siano più alternative positive – elementi e requisiti –  per il cosiddetto, invano auspicato, “cambiamento“.

Si parla tanto di territorio, ma ci si riferisce soprattutto al fattore naturalistico (natura come se l’umanità non ne facesse parte, non fosse il massimo che la natura – se volessimo escludere Dio – abbia prodotto), ghettizzando, di solito, la presenza antropica, che è – invece – fondamentale. Un luogo vale, in realtà, soprattutto in quanto sia è in grado di ospitare e fare incontrare umanità… Il territorio dovrebbe assolutamente intendersi come la religione cristiana intende l’ecumenismo e ne parla: ogni luogo dove sia una casa (ecumé) e quindi gli esseri umani. Il mondo che conta è quello abitato da uomini e donne, cioè da famiglie. Il resto è un mondo di “seconda categoria”. La religione cristiana è ecumenica perché non è religione “di popolo” ma ecumenica, cioè destinata a tutto il mondo in cui gli uomini abbiano casa…

Se non si impostano le leggi nel rispetto dell’umana realtà, della natura, della possibilità di proteggere la prole, di assicurarle ciò che i predecessori abbiano costruito, anche materialmente, si priva la società civile della linfa vitale, dell’epitelio connettivo…

Tutto questo sta avvenendo, persino con una copertura pseudo morale e pseudo legale. Ma, in realtà, solo giustizialista. Bisogna indagare perché, combattere per la cultura, per la famiglia quale nucleo essenziale dell’assetto sociale, basata sul rispetto dell’uomo e della donna come figure di padre e madre. Possono queste non lasciare ai gli una fruibile eredità materiale oltre che morale? Il fisco italiano, invece, oggi tassa il patrimonio sia con l’imposta di successione che con l’Imu… Prima che anticostituzionale (nega ben  articoli della costituzione) è innaturale. Contrario,infine, ai principi generali del diritto che sono – essi stessi – legge.

Oggi si aggredisce l’eredità, i latini applicavano con frequenza l’istituto della “costituzione in dote” che era il riconoscimento di una ricchezza familiare costruita nel tempo e che andava preservata da ogni aggressione  e sconsideratezza individuale… Il diritto romano proteggeva i diritti del concepito e persino quelli del concependo… Tale era il rispetto per la procreazione e per le generazioni a venire. Erano principi di grande saggezza, stratificati nei secoli, da tenere tutt’oggi in gran conto, adattandoli ai tempi nella forma, ma preservandone la sostanza:il grande rispetto per la famiglia, la procreazione, la figura di chi può trasmettere esperienza e sicurezza alle generazioni successive…

E’ più che ovvio come e perché una società articolata sui principi errati su esposti stia attraversando una profonda crisi. La sola strada per uscirne è di prendere coscienza della “vera”cultura che si basa anzitutto sulla conoscenza corretta dei principi di base: che cos’è la scienza? Che cos’è la legge? Come nasce? Come funziona la scienza economica? Che cosa studia la sociologia? Come si apprendono la storia e la geografia? Che cosa sono la storia del pensiero e la filosofia? Come, più o meno, si riconosce l’arte? Che cosa significa avere la fede o atteggiarsi ad atei o ad agnostici?

Troppe parole, troppi concetti si agitano nella realtà civile di oggi senza che ne sia chiara la definizione, né – tantomeno – il senso che ad essi attribuisce chi sta materialmente parlando… Pochissimi sanno distinguere l’esatto senso attribuito da chi parla a ciò che ciascuno dice nell’ambito della sua personale visione della realtà… La cosiddetta cultura, ma anche la conoscenza, procedono più che mai al buio, proprio in conseguenza dell’evoluzione che ha complicato tutto senza fornire i mezzi per decodificare né se stessa, né i suoi messaggi…

Scaramacai

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