25 Settembre 2023 Oggi ricorrono due anni dalla scomparsa di Germano Scargiali, fondatore e direttore della rivista Palermoparla

Il 25 settembre 2023 saranno due anni dalla prematura morte di Germano Scargiali, strappato alla vita da un morbo crudele, ma soprattutto dalla “malasanità” che, negli anni del covid, ha tolto la vita, oltre che a lui, anche a tanti altri poveri innocenti che si sarebbero potuti salvare se ce ne fosse stata la volontà.

Germano, il mio caro marito, ha diretto la rivista Palermoparla per quasi trent’anni, seguendo e commentando gli avvenimenti di questi decenni con grande passione, con acume e professionalità. Sfidando l’opinione dominante, ha scelto, a volte, posizioni scomode e controcorrente, con l’intento di fare emergere la verità, troppo spesso occultata dai media, ma, nel contempo, dando anche spazio ad opinioni differenti dalle sue.

In questa attività è stato coadiuvato da giornalisti, esperti in vari campi o persone comuni, semplicemente desiderose di esprimere il proprio parere.

Desidero ringraziare tutti di vero cuore e, in particolare, voglio ricordare, accanto a chi non c’è più, come Francesco Italia, Gregorio Napoli, Aldo Librizzi, Anna Maria Ingria e Gaetano Messina, anche chi, in questi anni, ha collaborato attivamente con la rivista come Chiara e Vincenzo Scargiali, Mietta Gaziano, Osvaldo Esposito, Riccardo Picone, Antonino Macaluso, Benito Bonsignore, Marcello Ruggiero, Andrea Uzzo, Maria Carola Tuzzolino, Guido Guida, Nino Martinez, Roberto Gueli, Rosa Rao, Diego Torre, Vincenzo Lombardo, Eliana Lo Castro Napoli, Isabella Napoli, Vincenzo Baglione, Ambra Drago, Giuseppe Lo Verso, Marcello Malta, Marco Vaccarella, Maria Grazia Elfio, Adriana Barbera, Rory Previti, Bartolo Scalici, Lorenzo Romano, Antonio Parisi, Maria Concetta Di Lunardo, Vincenzo Agozzino, scusandomi per qualche eventuale dimenticanza.

Aggiungo, inoltre, i dovuti ringraziamenti a tutti i sostenitori, simpatizzanti e lettori che, in questi anni, hanno gratificato la rivista Palermoparla col loro consenso e apprezzamento.

Lydia Gaziano Scargiali

Qui, di seguito, pubblichiamo alcuni ricordi di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene:

Caro Germano,

Vorrei poterti dire ancora tante cose, comunicarti pensieri, gioie, dolori, sentire ancora i tuoi consigli, il tuo incoraggiamento.

Dentro di te c’era tanta gioia, tanto entusiasmo, sapevi comunicare una tale energia a chi ti stava vicino che non lasciava spazio alle paure o ai cedimenti. Sapevi trasformare qualsiasi sconfitta in una vittoria perché in te, nonostante tutto, c’era sempre la gioia di vivere. La vita ti ha regalato gioie e successi nei campi più disparati, dato il tuo temperamento poliedrico, ma tu, in fondo, ti sentivi superiore anche a quelli, perché, pur dedicandoti con passione a ogni cosa che facevi, aspiravi alla libertà come a un bene supremo, che superava persino il desiderio di eccellere in qualche campo particolare.     

Avevi affetto e attenzioni per tutti, anche per chi, forse, non li avrebbe meritati. Hai sempre avuto il coraggio di affrontare qualsiasi situazione, anche le più difficili, l’ottimismo non ti abbandonava mai, sapevi trovare soluzioni ai problemi più vari e più imprevedibili, ma non ti imponevi mai con modi autoritari: eri uno spirito libero e desideravi che anche gli altri lo fossero.

Vivere con te è stato un po’ come stare sull’altalena, sempre in movimento, con gli alti e i bassi che la vita riserva, ma col divertimento di chi sa vedere il lato piacevole o divertente anche nelle calamità.

Abbiamo viaggiato seduti nei corridoi dei treni, afferrato treni e navi in partenza, dormito in tenda…quante magnifiche sorprese, anche senza soldi né mezzi.  

La cosa più bella è stata, però, la tua fede in Dio, il coraggio di andare anche in questo controcorrente, amando gli ultimi, gli immigrati, i senza tetto, le persone in difficoltà, pur rimanendo, però, sempre, un convinto liberale.

Lydia

Caro papà,

sono trascorsi due anni dalla tua improvvisa e atroce scomparsa. Sei venuto a mancare nel periodo più doloroso della mia vita: poco più di un mese da quando si era spento il mio amato marito Francesco, appena tornata da Milano col cuore a pezzi ma con la speranza di poterti stare nuovamente vicino. È inutile dire quanto mi manchi!

Non tutti i papà sanno essere dei bravi papà: tu e mio marito avete saputo interpretare il vostro ruolo di padri in modo esemplare.   

Come da un treno vedo scorrere la mia vita con te, mio adorato papà.

Rivedo la mia infanzia … i momenti in cui mi accudivi e mi vestivi in modo amorevole e divertente intonando comiche canzoncine inventate da te, quando avevo appena due o tre anni. Ricordo che mi accompagnavi all’asilo col motorino canticchiando e che mi stringevo forte alla tua pancia rassicurante. Spesso ti chiedevo: – papà oggi ce l’hai ‘la premura’? Puoi farmi giocare al parco? – e tu quando potevi, prima di affidarmi alle maestre, mi lasciavi fare lo scivolo e salire sull’altalena e per me erano momenti di grande svago.

Davanti ai miei occhi scorrono le immagini di quando mi facevi girare la città e divertire con il ‘club dei monellazzi’, un club inventato da te. 

Ripenso anche a quando, ormai ragazza, mi portavi al liceo Garibaldi con lo scooter e cercavi di dirmi tante cose carine per mettermi di buon umore.

Rivedo le nostre esperienze in barca a vela con la famiglia su “Alicudi” (l’imbarcazione che hai costruito con la mamma) e, poi, dopo qualche anno, su “Zuccherofilante”. Che emozione quando mi hai regalato per la prima volta l’optimist, la barchetta con cui potevo navigare da sola! Ricordo i numerosi viaggi e le mille regate che mi hanno forgiato il carattere rendendomi una persona forte e indipendente che se la sa cavare da sola, anche nei momenti più difficili. Rivedo i miei successi nello sport velico, il frutto della dedizione tua e della mamma, che hanno favorito la mia autostima.

Caro papà per me sei stato un ottimo amico e confidente. A te ho raccontato le mie prime esperienze amorose serenamente e tu mi sapevi ascoltare senza giudicarmi. Mi hai dato tanta libertà e tanta fiducia quando ero ragazza e te ne sono immensamente grata perché quelle relazioni per me sono state importanti, mi hanno donato momenti di gioia e mi hanno fatta maturare. Oggi ne faccio tesoro e faccio leva sul fatto che ho avuto un’infanzia e una giovinezza felice.

Soprattutto, mio caro papà, ti ringrazio perché mi hai fatto conoscere il mio amato marito Francesco, con cui ho trascorso 16 anni meravigliosi, perché era davvero la persona giusta per me. Con lui mi sono trovata in perfetta sintonia su tutto, mi sono affermata professionalmente e sono cresciuta. Abbiamo avuto uno splendido figlio, Alessandro, che mio marito ha saputo rendere un ragazzino forte e sicuro.

Caro papà non ho parole per esprimere a pieno la gratitudine per tutto ciò che mi hai donato. Avrei solo voluto ringraziarti meglio quando eri ancora vivo, ma purtroppo quando si è giovani non si capisce fino in fondo il valore che hanno i genitori!

Mi sei stato sempre vicino nel modo giusto, sia nei momenti di allegria che in quelli difficili, sempre pronto a incoraggiarmi e a sostenermi. Insieme con la mamma mi hai trasmesso la fede in Dio che, come un piccolo faro, mi guida nei periodi più bui della mia vita. Grazie papà, sarai sempre con me!   

Chiara

Ti voglio bene, papà, mi hai insegnato tante cose importanti della vita, ma cercherò, soprattutto, di seguire i tuoi consigli sul trattare tutti allo stesso modo, dal più povero al più importante, tutti sempre con lo stesso rispetto.

Vincenzo

Germano era mio fratello maggiore ed io sempre l’ho ritenuto tale, maggiore nella gerarchia e nella esperienza, così l’ho sempre sentito anche se avevamo caratteri diversi ma idee spesso convergenti, sempre un po’ controcorrente, lui più di me. Non si omologava alle mode e questo lo rendeva amante dell’autonomia. Dopo la morte mi rimane con piacere un evento, mio nipote Gigi volle farmi le condoglianze, Gigi già grande, 20 anni, non aveva avuto grande frequentazione con Germano, io dissi a Gigi… tu lo vedevi poco, Gigi mi disse … era una persona autentica. Bene questo aggettivo autentico è l’aggettivo che meglio si addice a Germano. Detto da mio nipote che stimo tanto mi fece grande piacere. Ricorderò sempre questo episodio. Germano definito autentico dalla sensibilità di mio nipote ed io che pensavo lo conoscesse poco. 

Salvatore

Germano ci manca. Nel panorama desolante del giornalismo italiano ci manca una persona che non ha voluto sottostare a certe regole, che ha sempre mantenuto uno spirito libero, curioso, genuino. Che ha seguito con uguale passione diversi filoni di interesse: lo sport, e in particolare la vela – che ha praticato personalmente e a cui ha indirizzato i figli – la politica come ricerca del bene comune e non come appartenenza partitica e ricerca di vantaggi, e quindi con la libertà di approvare o criticare di volta in volta i protagonisti e le loro scelte, Palermo, città amata e vissuta in tutti i suoi aspetti, le persone, e non mi riferisco a ciò che è comune a quasi tutti, cioè la famiglia, le amicizie. Ma a giovani, soprattutto, magari incontrati per caso, persone in difficoltà, sbandate, che lui prendeva a cuore e indirizzava ad una vita migliore al di fuori di ogni struttura organizzata e di ogni preconcetto.

Infine un interesse davvero fuori moda oggi ma che lui ha continuato a coltivare, sempre nel suo tipico stile libero, irregolare e personale, assolutamente non accademico: la filosofia. Ricordo lunghe discussioni in proposito, e confesso che non sempre riuscivo a seguirlo, ma una cosa mi era chiara: per lui il pensiero non era un gioco intellettuale fine a sé stesso ma doveva servire ad una vita più umana e più buona.

Arrivederci, Germano, caro cognato.

Mietta

In ricordo del professore e giornalista Germano Scargiali

Ancora oggi sono addolorato e sconvolto per l’improvvisa dipartita del professore e giornalista Germano Scargiali, che per me, è stato un maestro di vita e d’arte quale deve essere considerato il Giornalismo libero e vero.

Ho avuto modo di frequentarlo per quasi un trentennio, durante il quale ho potuto condividere approfondimenti seri della realtà quotidiana, in tutte le sue espressioni, del vissuto in Italia e nel Mondo.

Di episodi della sua vita da ricordare ne ho tanti. Germano mi ha regalato sempre azioni ed iniziative belle e memorabili, ricordo la sua religiosità quando scriveva articoli con foto che dedicava a Madre Teresa Macaluso dei Sacri Cuori, pubblicandoli sulla rivista cartacea Palermoparla, la sua grande generosità di pensiero e di cuore immensa, arrivando ad omaggiarmi di confezioni dei migliori vini e liquori della Sicilia, quando ci incontravamo a Palermo o a Roma, la sua indimenticabile ospitalità a Cefalù, la sua passione per la cucina siciliana che esprimeva come cuoco di rara esperienza, la sua voglia e forza di promuovere Palermo e la Sicilia ovunque, il suo modo di parlare e discutere in tutti i campi dello scibile, con competenza, arguzia, simpatia e carisma.

Come ebbi già modo di scrivere, Germano Scargiali va ricordato

anche come caposcuola di giornalismo vero, sincero, concreto, oltre che come scrittore.

La sua nobile impronta umana ha rivelato il suo concetto di vita, finalizzato a realizzarsi come costruttore di pace, animatore di iniziative culturali e sociali di alto livello, distinguendosi come un raffinato Signore che ci ha indicato la strada per migliorare le sorti di questa nostra bistrattata Italia.

Antonino Macaluso


Il palcoscenico della vita l’hai calcato sempre con stile, caro Germano! Uomo autentico, interprete della vera vita, non ti arrendevi facilmente. Da giornalista sincero e politicamente scorretto non passavi inosservato. E poi avevi un merito certamente non comune: saper donare allegria e coraggio senza alcuna eccezione a tutti coloro i quali avevi l’opportunità di conoscere. Non ti dimenticheremo mai!

Guido Guida

Ricordo di Germano Scargiali

Caro Germano te ne sei andato senza che ci potessimo salutare.

Quando sono andato a trovarti nell’ultima tua dimora terrena mi ha assalito un senso di smarrimento come se il tuo nome scritto sul marmo candido non fosse il tuo. Eppure la realtà è questa.

Mi avevi accolto un decennio fa a collaborare con la tua rivista dandomi spazio e libertà di esprimermi sulla mia passione cinefila anche se la nostra visione del mondo non era esattamente la stessa.

Mi hai dato consigli sulla professione di giornalista che io avido di conoscenza ho fatto miei!

Ti sono grato per aver condiviso insieme una piccola parte della esistenza nell’attesa di rivederci finalmente sgombri dalla pesantezza delle ansie terrene.

Luigi Noera

Di Vincenzo Lombardo:

Germano era sempre presente alle occasioni importanti di Palermo e non solo. Arrivava alle conferenze stampa con un fascio della sua rivista sotto braccia. Era l’occasione, per i pochi che non conoscevano Palermo Parla, di far toccare con mano la sua creatura. Mi mostrava la copertina. Mi chiedeva di Simona Vicari allora sindaco di Cefalù, con cui ho collaborato per tanti anni. Poi mi rimbrattava qualcosina che non andava in città, mi parlava della competizione di vela che ogni anno organizzava a Cefalù sino a prendere posto in sala per la conferenza. Non faceva mai mancare la sua domanda. Sempre puntuale, talvolta lanciava anche delle provocazioni affinchè potesse servire da stimolo all’amministratore di una città o all’organizzatore di una competizione. Accanto Germano c’era sempre sua moglie Lydia con cui aveva condiviso la nascita di Palermo Parla e che, oggi, ne ha raccolto l’eredità.

Germano era mite, amava fare il giornalista, se pur la sua professione principale fosse un’altra. No l’ho mai visto arrabbiato. Da una semplice conversazione con un interlocutore, spesso senza prendere appunti ne nasceva un articolo da copertina. Ci manca il suo “soffice” modo di fare, ci manca arrivare in una conferenza stampa e non vederlo, ci manca non sentir porre una sua domanda.  Ancora un saluto caro Germano.

Vincenzo Lombardo

   

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