Due ideologie un solo Dio

Michelangelo creazione

Moderno o antico? Futuro o passato? Novità o tradizione? Comunque si ponga, la polemica è forte. Ma è anche piena di contraddizioni, spezza il mondo – a ben vedere – in due mastodontiche fazioni in contrasto fra loro. Distingue la riva bianca e la riva nera, quando non ce n’è una rossa. Ma è sempre …una delle due.  Perché le altre non sono nell’ideologia – perché di questo si tratta – che sfumature i colore. Anche se adottano colori diversi…

Di solito i due “fronti” si identificano nella posizione polemica di base fra “destra e sinistra”. Contrariamente a quanto si dice (specie dalla sinistra), il contrasto è sempre forte e non può certo dirsi che debba attenuarsi presto. Le due posizioni si fondano su due opposti principi rappresentano due mentalità o le hanno generate. Di tali posizioni mentali e relative due scelte di base abbiamo già, certo, discusso su Palermoparla.

Il contrasto è quello fondamentale in filosofia, ovverosia nella “storia del pensiero umano”. E’ quello che spezza il tutto e crea i due fronti. Risale agli albori della filosofia: da una parte la scuola di Elea (Magna Grecia nell’Italia Tirrenica) con Parmenide e Zenone e dall’altra Eraclito di Efeso con Democrito, Pitagora ed altri ancora… Purtroppo, Platone, ammiratissimo per la sua “poetica” visione della realtà e per il suo attribuire al pensiero umano il ruolo di “unica realtà certa”, attingeva da Parmenide, vedendo da vanti a sé un mondo necessariamente già perfetto perché creato da un Dio perfetto o per essere Dio esso stesso (altra interpretazione collegata più materialista). Tale visione riduce tutto al “numero uno”: la realtà è legata alla propria unità, la storia non è una dialettica ricca di contraddizioni e sorprese. Anche se può sembrare così, la realtà, invece, “una e perfetta”, basterebbe poco se l’umanità, mettendo da parte la propria stupidità e la cattiveria vedesse la reale perfezione e la giustizia originaria del mondo.

Tale opinione, molto suggestiva, può sembrare morale. E’ – al contrario – fonte di estrema immoralità. Essendo tale mentalità rimasta viva in parte dell’umanità fino ad oggi ha provocato all’umanità danni di inestimabile gravità.

Della immoralità sostanziale di un’umanità che avrebbe il solo ruolo di “conoscere” e non quello di contribuire al progresso proprio (ma anche della realtà cosmica), si accorsero in vita sia Platone stesso, sia il suo epigono Sant’Agostino. Ma, come Agostino aveva seguito Platone per quasi tutta la propria vita, così i prosecutori dell’idealismo filosofico, accettarono la visione di base che Platone aveva sviluppato appresso a Parmenide e Zenone.

Gli idealisti sono “maestri” della contraddizione. Oggi si autodefiniscono “progressisti”, ma sono contrari alla tecnologia e alla stessa innovazione, alle nuove opere e alle novità scientifiche… Da “idealisti” di tipo platonico credono nelle (proprie) idee più che nell’osservazione di quella che la maggior parte dell’umanità ritiene siano le esperienze e la stesa realtà.

In tal modo, progressista significa lavorare ad una certa idea stabilita precedentemente. Di fronte ad ogni qualsivoglia novità, “tali progressisti” si chiedono anzitutto come inquadrala nell’idea di basse e fra i suoi postulati, finché raggiunga -secondo loro – un’analogo grado di certezza…

Di conseguenza, con questa “metà del mondo” è quasi impossibile “ragionare” sul serio.Perché ci si trova davanti ad individui che non ammettono neppure l’esistenza di un pensiero “idee” contrario al loro. La realtà, ripetiamo, sta, sempre secondo loro, nelle idee della “nostra” mente. E le idee, a questo punto, non possono essere che di ciascuno. Platone docet. Beata la volta che tali idee coincidono “perfettamente o quasi” con quelle di altri individui!

Dopo la deflagrazione del socialismo reale, gli “ex marxisti” – sconsolati – hanno proclamato la “morte delle ideologie“, confermando -così – che nella loro mente l’ideologia era una ed una sola. Talmente essi non ammettono la presenza di …un altro modo d’intendere la realtà. Non si accorgono neppure che, se l’ideologia ammissibile fosse(stata) solo una, essa non sarebbe più un’ideologia, ma coinciderebbe con tutta la realtà conoscibile e conosciuta. Insomma, la cosiddetta “cultura di sinistra” è una “non cultura”. Tale errore non era neppure nel pensiero nazifascista. Perché quell’ideologia riteneva certamente di essere “la migliore“, ma ammetteva e persino – di solito –  rispettava le differenti e persino opposte concezioni relative alla società e al cosmo.

Lungi dal cadere nell’errore di apologizzare il fascismo, oggi fuori legge quanto (Vedi recente direttiva UE)  il comunismo, abbiamo voluto esaminare in controluce filosofica – quindi obiettiva e corretta almeno nelle intenzioni – questi fenomeni che tanto …dilaniano i popoli. Il “fenomeno”, però, ripetiamo, è fondamentalmente uno”alla base del pensiero”.
Sulla differenza fra il pensiero libero che concepisce il mondo fondato sul movimento e la molteplicità, identificando la morale con l’accettazione (volontà di gestire) di tale necessaria condizione, contro l’opposta mentalità, che ritiene il cosmo uno e immobile (nonostante le apparenze) e perfetto (e anche il male è apparenza, sconfitto per principio o, al contrario, ineliminabile), perché creato da un Dio perfetto o perché esso stesso l’unico dio possibile (in quanto, ateisticamente, la sola realtà è quella  visibile), ci siamo impegnati molto, nel tempo, su Palermoparla…

In ogni caso il pensiero di tipo marxista e quello (sostanzialmente) panteista, proprio dell’illuminismo e della massoneria, rappresenta una vera calamità per la storia umana. Esso conduce al cosiddetto “materialismo storico” e pertanto riduce la presenza umana 

Germano Scargiali

Nota. Ritenere casuale la nascita o il dono della conoscenza e della ragione dell’uomo è un atto di visibile stupidità.

Dio Padre Sistina. Forse Dionon ha questo aspetto ma la poesia michelangiolesca conquista certo il nostro cuore.
Dio Padre, Sistina. Forse Dionon ha questo aspetto ma la poesia michelangiolesca conquista certo il nostro cuore.

Sia che la conoscenza e l’intelligenza siano un dono di Dio, sia che sia da considerare  opera della natura stessa a il far germogliare l’intelligenza nella mente umana, c’è sempre una volontà alla base.

C’è – alla base – un’altra intelligenza. Quell’intelligenza è, in ogni caso Dio. E, poiché è difficile, anzi impossibile, che una volontà si muova per caso,il dono dell’intelligenza all’umanità, la compartecipazione anche parziale dell’intelligenza divina – o in ogni caso preesistente – deve avere un fine. (G.S.)

Gli Adagia di Erasmo da Rotterdam

Gli Adagia – scrive il curatore Davide Canfora – appaiono un arsenale della parola. La parola può appunto contrastare la brutalità e la guerra, può alleviare la pazzia diffusa e trasformarla in sapienza. Raccogliere motti, parole, frasi è lo strumento di difesa di cui l’umanista spera di potersi servire per illuminare il mondo. In questo, si può dire, gli Adagia sono un libro accostabile alla grande tradizione novellistica tardomedievale e umanistica, che a sua volta traeva ispirazione dalle raccolte aneddotiche del passato. Il lavoro di Erasmo è forse il più efficace anello di congiunzione tra tradizione e modernità. Una sintesi non ovvia e non facile, che appare assolutamente speculare allo spirito dei tempi in cui Erasmo visse e dei tempi che seguirono alla sua lezione: tempi di divisioni profonde e di spargimenti di sangue; tempi di proibizioni e censure, di guerra mossa dall’ortodossia ai libri cosiddetti nocivi e alla libera circolazione delle idee».

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