Lo Stato e il Moloch della ‘giustizia fiscale’

Il Moloch punico: insaziabile divoratore di bambini. Il terzo occhio rappresenta incredibilmente quello di cui si vuol dotare il Fisco. Da sempre… C’è qualcosa di “stolido” e persino di puerile in tali ‘tentativi’. Il risultato più sicuro consiste nel danneggiare “piccoli e piccolissimi”. Norme contro i poveri, contro le PMI che si dichiara voler aiutare. I “grandi” sanno bene come “farsela franca”.

L’Italia vuol divenire ancor di più uno “stato di polizia fiscale”. Già lo è, ma il fisco rischia di diventare il fondamento della legislazione corrente, la colonna portante dei Quattro Codici! Si rischia, però, anche la morte dell’economia.

Già da  lungo tempo la pressione fiscale supera il 50% o addirittura il 60% del reddito individuale. La progressività vertiginosa delle aliquote è un deterrente che si oppone alla crescita, alla volontà individuale di …produrre di più. Perché produrre – sia chiaro – significa generare valore aggiunto! E’ proprio questo – l’utile additato e criminalizzato come profitto – che viene colpito in modo pressoché esponenziale…

Alle imposte dirette e indirette (Benzina, iva etc), oltre che alle forti tasse, pretese inseguito alla specifica prestazione d’un servizio da parte dell’amministrazione, si sommano le imposte sul patrimonio. E’ stoica l’imposta di successione, che si traduce in un prelievo periodico da parte dello Stato della ricchezza della Nazione. Cioè dei cittadini. Ad essa si aggiunge l’incostituzionale Imu.

Il contribuente italiano annega già da tempo fra le ..tasse. Il più frequente oggetto di 'ferocia' è rappresentato dalla proprietà immobiliare e il patrimonio privato in genere. Da una parte lo Stato predica e propaganda il proprio identificarsi con la nazione. Dall'altra non prende atto di una verità che è cultura: la ricchezza della nazione fa ricco lo Stato. Non è altrettanto certo il contrario!
Il contribuente italiano annega già da tempo fra le ..tasse. Il più frequente oggetto di ‘ferocia’ è rappresentato dalla proprietà immobiliare e dal ‘patrimonio‘ privato in genere. Sarebbe, invece, esclusivamente il reddito oggetto lecito di imposizione. Da una parte lo Stato predica e propaganda il proprio identificarsi con la Nazione. Dall’altra non prende atto di una verità che è cultura: la ricchezza della Nazione fa ricco lo Stato. Non è altrettanto vero il contrario!

Già da anni, di fronte a un qualsiasi investimento, di fronte ad un qualsivoglia accordo economico fra due “parti”, l’esame dell’aspetto fiscale è determinante. E’ quello che “fa la differenza”. Ciò equivale ad una grave limitazione della libertà nel commercio e in ogni altra attività economica. L’aspetto fiscale diviene l’elemento preponderante del “libero” accordo destinato ad essere “legge tra le pari” per condurre ad un reciproco vantaggio economico. Ma tale vantaggio “privato” è l’anima del reddito nazionale, oggi misurato dal Pil (prodotto interno lordo) come valore di un termometro del benessere materiale di un popolo che vive su di un territorio. Ma già per lo stesso Marx il benessere è il fondamento della libertà individuale (è questo il perno del materialismo storico marxista).

Il gravame fiscale comporta da molti anni un diffuso tentativo di “evasione“, che molto spesso “va a segno”. Tale fenomeno moltiplica il numero degli evasori ed accresce la cifra evasa.

Fior di economisti ritengono fondamentalmente che uno stato come l’Italia mantiene un buon livello di benessere generalizzato proprio grazie al cosiddetto “sommerso” e al “nero“. Fenomeni il cui ricorrere rappresenta un’abitudine nazionale, sarcasticamente “uno sport”, ma spessissimo costituiscono invece una stretta necessità: lo è – ad esempio – per le PMI marginali, ma anche, spesso, per le grandi aziende. Specie anche qui se marginali, ovvero sia quelle la cui sopravvivenza è legata ad un bilancio di poco superiore al pareggio. Per tali imprese,  anche un piccolo aggravarsi del fisco – cosa che è già successo in miriadi di casi – significava la chiusura se non il fallimento.

Il Moloch” è la massima “…se tutti pagassero le tasse tutti ne pagherebbero di meno“. L’assioma “di così ampio successo” già tecnicamente non significa nulla. Chi l’ha mai detto che lo Stato diminuirebbe la pressione fiscale se tutti pagassero le imposte? L’errore si basa su di un altro errore di base: quello di identificare lo stato con i cittadini. In altre parole, l’errore è ritenere: “che gli interessi dello stato coincidano con quelli dei cittadini“. Ciò è falso rispetto all’intera nazione, ed ancor più nei confronti dei singoli cives… Lo diciamo spesso: Tutto ciò non solo non è vero, ma ritenerlo è un grave errore “tecnico”. Una pericolosa mistificazione: lo Stato ha fini differenti da quelli ella nazione per molti motivi (quadrare il proprio bilancio) e per finalità di scopo (armamenti…). Ma più significativo è costatare che lo Stato è in posizione creditoria debitoria rispetto ai cittadini e, rispetto alla Nazione. Lo Stato è di gran lunga il maggior debitore presente sul territorio nazionale. Più ancora, questa falsa idea di cui parliamo porta a ritenere che ad un aumento dei versamenti al fisco corrisponda un servizio in più verso il cittadino. Sfidiamo chiunque a provarlo! Non solo “moralmente”, ma anche solo tecnicamente.

Ecco, però, che cosa prepara il “Governo Giallorosso”.

Le novità presenti nella bozza del decreto fiscale che andrà all’esame del consiglio dei ministri la prossima settimana. seguono una serie di anticipazioni tratte da Italia Oggi e il commento del commercialista Mandolesi…

L’Italia diviene un vero e proprio “Stato di polizia tributaria” in conseguenza delle misure fiscali in cantiere nel governo?

E’ quanto alcuni addetti ai lavori bisbigliano – ma alcuni lo dicono anche apertamente – dopo le indiscrezioni sui provvedimenti tributari allo studio del ministero dell’Economia.

E’ la stessa Italia Oggi, il quotidiano economico del gruppo Class, oggi a svelare quello che bolle nel pentolone fiscale delle Finanze.

Italia Oggi ha dato conto delle maggiori novità presenti nella bozza del decreto fiscale che andrà all’esame del consiglio dei ministri la prossima settimana.

Ecco le principali: accesso libero ai dati della fatturazione elettronica da parte di Guardia di finanza e Agenzia delle entrate; utilizzo dei dati contenute nelle e-fatture senza limiti; via libera a indagini alimentate dalla e-fattura per spesa pubblica, mercato dei capitali e tutela della proprietà intellettuale.

Ma c’è dell’altro nella bozza: Il fisco procederà alla confisca di beni ‘per sproporzione’ nel caso di condanna penale per evasione di imposte sui redditi e Iva.

E’ una delle norme previste dalla bozza del decreto fiscale collegato alla manovra. La norma punta a colpire le organizzazioni criminali che fondano la propria capacità operativa sull’abilità di accumulare, occultare e reimpiegare proventi illeciti. La confisca, che di fatto estende le norme antimafia, scatta quando il condannato non può giustificare la provenienza dei fondi accumulati.

Accesso libero ai dati della fatturazione elettronica da parte di Guardia di finanza e Agenzia delle entrate.

Le informazioni trasmesse con la e-fatture non saranno utilizzate limitatamente alle verifiche fiscali ma potranno essere impiegate come fonti di prova e per indagini anche in settori diversi dal tributario. In campo penale tributario arriva – dunque – la confisca per sproporzione, un nuovo strumento che consentirà di sottrarre all’indagato per reati fiscali beni che sono di valore sproporzionato rispetto al suo reddito. Arriva poi la stretta sulle compensazioni di tutti i crediti di imposta (non solo Iva) per un valore superiore ai 5 mila euro e la compensazione da parte dell’Agenzia della riscossione della cartella esattoriale con il rimborso fiscale.

Ebbene, considerato che, per aver indietro le somme di Iva mai riscosse, ma presenti in fattura, occorreva già (incredibile) “aver esperito in tribunale  il tentativo di recupero del credito in prima, seconda e terza istanza, eravamo già alla follia pura. Pensate che l’imprenditore aveva perso anche il capitale in virtù di un cliente insolvente. Aveva versato l’Iva allo Stato a stretto giro. Il fallimento era dietro la porta. All’assurdità corrente ci si chiede che cosa mai si voglia aggiungere ancora!

La realtà del fisco in Italia è da sempre grottesca“. Unico linimento, l’inefficienza dello stato stesso. Successiva conseguenza: l’incivile – sordo e spietato –  accanimento contro l’evasore, una volta individuato.

La fatturazione elettronica può risolversi, però, in un cavallo di Troia per le procure.

L’utilizzo dei dati contenute nelle e-fatture senza limiti verso il basso metterà ugualmente l’apparato dei controlli in tilt. I file Xml potranno essere impiegati da Agenzia delle entrate e Guardia di finanza per finalità diverse da verifiche e controlli fiscali. A prevedere l’ampliamento è una disposizione delle bozze del decreto fiscale. “La ‘modifica prospettata’ – si legge nel documento – offrirebbe la possibilità di utilizzare tale importante patrimonio informativo per tutte le funzioni istituzionali di polizia economico-finanziaria demandate al Corpo dal dlgs. 68/2001, potenziando l’attività di contrasto di qualunque forma di illegalità, anche in settori diversi da quello strettamente tributario, quali ad esempio la spesa pubblica, il mercato dei capitali e la tutela della proprietà intellettuale“.

I dati potranno essere utilizzati anche in settori differenti da quello tributario. Dunque via libera a tutte le indagini alimentate dalla e-fattura. Allo stesso tempo la banca dati di informazioni potrà costruire l’ossatura per le prove nei procedimenti penali.

Ed eccola confisca per sproporzione e confisca per equivalente per le accise. Arriva, a quanto risulta, una nuova forma di confisca in caso di condanna per i reati tributari. Si tratta della confisca penale per sproporzione. Cioè l’accennata la confisca di beni di cui ‘il condannato’ non riesca a giustificare la legittima provenienza in misura della disponibilità in valore sproporzionato al proprio reddito.

Naturalmente, tanto rigore rischia di condurre alla morte dell’economia. Ma è di sicuro un nuovo freno alla crescita e allo sviluppo. Esattamente ciò che per misteriosi motivi sembrano volere le massime lobby mondiali, i lobbysti alla Mardoc ole multinazionali monopoliste come la Monsanto…

Tornando all’autogol  – già implicito nel colpo inferto alla …salute economica – non c’è dubbio che norme tanto complicate implichino un’efficienza che “l’apparato” ha già dimostrato di non possedere… Sono anni che si parla i efficientare allaperfezione il fisco in virtù dell’avvento dei computer.

Ma, come per le guerre, ai “droni” ed ai missili  devono seguire i soldati che, via terra, devono snidare, casa per casa, albero per albero, il nemico da”invadere”!

Va sottolineato, infatti, anche un aspetto fondamentale: i tempi per i controlli saranno dilatati per permettere una verifica più accurata delle spese, del reddito e dei movimenti del presunto evasore. Un segnale arriva dal monitoraggio delle fatture elettroniche: resteranno nel mirino per 8 anni.

Inoltre le Entrate non controlleranno più solo i dati tributari, accenderanno un faro anche su tutte le informazioni che riguardano il singolo prodotto (natura, provenienza, qualità) e le informazioni contrattuali scambiati tra cliente e fornitore. Il tutto in un lasso di tempo teso a non lasciar scampo al contribuente rimasto imbrigliato nella rete del Fisco. Una complicazione che imporrà ad una amministrazione statale traballante e sotto dotata (carenza di personale e di organi decisionali)  che qualcuno, da fonte ben qualificata, è stata appena definita letteralmente “inesistente“…

Lo stato paga poco e male: dalla sua amministrazione -pur quando sarebbe in grado di assumere – fuggono, ormai, i migliori cervelli“… Per dipiù i più esperti di sempre, divenuti anziani, vanno in pensione…

In conclusione col piano anti-nero‘ lo Stato accoglierebbe uno dei peggiori sentimenti presenti nella società “civile”: l’invidia sociale. E’ quella che ha dato forza agli errori del social comunismo, anche in Occidente: una mera illusione di giustizia. La Cina comunista (anzi capital comunista) è il peggior esempio di un regime che, per garantire il rigore, ha instaurato uno stato di polizia. Ciò nella falsa idea laica – o meglio atea – che il rispetto delle “osannate regole” imposte dallo Stato , osservate “grazie” a stretti controlli, sia la sola garanzia del buon funzionamento della società…

Un chiaro risultato negativo pesa già sul costume: esaltare il rigore e indicare adito l’evasore scoraggia gli investimenti, l’iniziativa, la …crescita.

Sappiamo bene che ciò conduce, invece, a ben più grandi storture: rappresenta un passo indietro, un pericolosissimo arrestarsi del progresso civile. Ricordiamo la famosa massima latina, massimo riferimento in funzione ella “vera saggezza”: Summum jus, summa injuria!

Scaramacai

Nota

L’abolizione del contante a favore di un regime cosiddetto “cashless” è una soluzione certamente contraria il costume latino. L’Italia dovrebbe testimoniare nel mondo la propria avversione a tale pratica come …faro di civiltà. L’abolizione del denaro è certamente un limite alla libertà,ma la cosa più certa è che penalizzerebbe nel breve, nel medio e nel lungo termine le classi più disagiate. Quindi è un ‘nuovo’ provvedimento contro la ripresa e la crescita.

Per quanto il cashless sia già in applicazione in alcuni paesi del nord europa e in discussione in altri, come la Germania, negli stessi paesi si alimentano critiche anche profonde, destinate a fare “macchina indietro“. La Germania appare piuttosto refrattaria, per quanto se ne sia parlato e se ne parli ancora…

Nel complesso, il provvedimento è fra quelli errati e, persino, puerili cui assistiamo in tempi recenti. L’uso di una carta magnetica fa perdere il senso del valore del denaro e dell’entità delle spese che si effettuano. Se ad alto livello il ‘bonifico’ e le altre forme di pagamento magnetico sono da tempo la normalità, lo stesso non avviene nel piccolo commercio. I piccoli evitano finché possono le spese di banca. Per non parlare della pletora di …piccolissimi. Grottesco è che anche alcune chiese si siano dotate di pos per riscuotere le elemosine durante la messa… Aboliremo da un momento all’altro anche i mendicanti? E con quale provvedimento? O li doteremo tutti di cc e pos? I ragazzini acquisteranno le caramelle o un gelatino con la credit card? Avranno un prepagato ? Ma come mettere un limite alla loro voglia di spenderlo tutto in un giorno? Andranno in giro con la card carica. Come evitare che i prepotenti o i marpioni li costringano a scaricarla tutta in loro favore?  Ma questi sono solo esempi altrettanto puerili quanto lo è il provvedimento in sé. Era un sogno da ragazzi: abolire il vile denaro e tornare, magari, agli scambi. Qualcuno ci ha provato, persino con un’aria ‘seria’, anche tramite associazioni di tipo privatistico: una sorta di raccolta a punti che bypassi il denaro. Ma non funziona, di fronte ad un popolo di impiegati che non sono in condizione di fornire servizi dietro servizi…

C’è comunque da aver paura. Abbiamo assistito alla cosiddetta “abolizione delle Province“: una vera follia riconoscibile sin dal primo giorno. Contraria alla Tradizione, alla democrazia, alla capillarità della presenza dell’amministrazione sul territorio. Inoltre non avevano fatto i conti: volevano risparmiare, ma le città metropolitane costano di più! Peggio di così… Definire puerili ed avventate certe decisioni, certe leggi è, come si vede, il minimo…

Rompere un ‘giocattolo’ che funziona non è una rarità. Basti vedere che cosa ha “saputo fare” l’UE con l’Euro. Quando ha privato gli stati membri della sovranità monetaria senza che l’Unione avesse una personalità autonoma rispetto agli stati membri, né verso l’interno dell’Europa, tantomeno come loro rappresentante del popolo europeo verso l’estero. I danni sono visibilissimi: in concreto tutti gli stati dell’Ue sono in grande crisi! Non hanno però, né la forza, né il coraggio di rompere il giocattolo che non funziona: l’Unione Europea.

Nota 2

“l’Italia non esiste più” , abbiamo scritto sopra. Purtroppo è proprio così. Si parla a vanvera. Si minacciano i grandi evasori di …metterli in galera, anhe se sappiamo che “i grandi” non si fanno “beccare” di certo.. Ma la realtà e che le carceri già rigurgitano e non c’è dove mettere gli assassini e gli stupratori – lasciamo stare i ladri – ma che in atto vi sono  1.520.599 procedimenti penali pendenti.

 

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