Recovery fund: tutto tranne il Ponte e poco al Sud

Il Ponte sullo Styretto di Messina è un’opera grandiosa, ideamnte pwnsata da molti decenni, che farebbe onore all’Italia, farebbe per sempre da richiamo turistico a Mssina, che non soffrirebbe più del traffico gommato edi parte di quello ferroviario-Inoltre formerebbe un’unica Città metropolitana con raggio e Villa. Questo è niente rispetto al vantaggio che comporterebbe per i 2 sistemi portuali della Sicilia e per il mega porto naturale di Aufusta.

L’occasione preziosissima che ha il Sud per sopravvivere e incamminarsi verso quello sviluppo che lo equiparerebbe non solo alla parte restante d’Italia, ma soprattutto all’Europa, di cui oggi costituisce una delle aree più povere andrà perduta…

Giustamente il programma del Recovery fund viene spesso definito come un secondo Piano Marshall: 74 anni si doveva ricostruire sulle macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale, oggi invece su quelle economiche e sociali lasciate dalla pandemia.

Il Piano Marshall, però, fu un’occasione ancora una volta destinata  al Nord Italia, ch ottenne – ciomunque – ben l’87% dei fondi disponibili, gli aiuti destinati all’Italia, finanziando le industrie e gli apparati produttivi settentrionali. Prestiti che poi gli Stati Uniti decisero di convertire in regali, rinunciando alla restituzione.

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Con ciò gli Usa speravano – in realtà – di rafforzare, certo anche il loro predominio imperialisticvo sujll’Europa. Di fatto la lungimirnza, pur dimostgrata in quellì’occasione, non ha fruttato lolro i risultati sperati: il Marshall funzionò realmnte abbastanza bene, ma Italia e Germania, le grandi sconfitte non si sono ‘adguate’ se non politicamente – e piuttosto formalment – ai desiderata americani. Di fatto sono tornate ad essere, puir piccole nella superficie, dell concorrenti spesso vincenti in vari settorio industriali. Hanno, inoltre raggiunto un tenorte d una qualità della vita he è cartatteriostico dell’ERuropa e che in America non ha pari. Per parlar ben di Boston si dice a Manhatan: sembra l’Europa!

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Ma torniamo al Ponte sullo Stretto ma con altre puntualizzazioni storiche…

Fino al dopoguerra il Mezzogiorno era riuscito a competere, pur con difficoltà, ma in grado tutto sommato di difendersi, nonostante una politica post unitaria che aveva sistematicamente favorito il Settentrione, dal secondo dopoguerra in poi è sprofondato fino ai giorni nostri. Dagli anni ’50 in poi il mondo ha smesso di camminare e ha iniziato a a correre, poi a  volare, raggiungere lo spazio. Ma, senza investimenti adeguati, il Sud è stato condannato a restare dov’era, cristallizzato in un mondo antico che ormai non esisteva più

Raggion per cui, oggi, ‘occorre‘ sfruttare un’occasione che non si ripresenterà forse mai più. L’inversione di tendenza del nuovo governo Draghi, che ha ‘cololcato’ in posti chiave ninistri del Nord, è stata la secca risposta alle tante lamentele sorte quando Giuseppe Conte annunciava che almeno la metà dei 209 miliardi sarebbe andata a finanziare i pogetti di rinascita del Meridione. E già era poco, visto che questo ‘parte da dietro‘.  Come d’altra parte chiede l’Unione Europea (che non indica percentuali ma ‘vuole’ che i fondi suppliscano ai divari territoriali) indicava che che così fosse. 

Nulla di questo, insomma, per Mario Draghi e il suo governo. Sembra che vi sia una lotta fra massonerie, perché si intravede una lotta per rimettere a Palazzo Chigi il pur debole Conte. Una persdona che si può – magari, stavolta, per il meglio – manovrare a piacimnento.

Al momento, neppure un  ruro del Recovbery fund andrà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Mssina, un’opera che – paradossalmento – non è stat voluta nel tempo neppure da molti siciliani. Mentre la ‘storia’dell altre opere intermdie intrn all’isola è una ‘panzana. Specie oggi che il ponte si farebbe con i soldi europei e qulli nazionali supplirebbero all alyre opre. Ma in  ogni caso il Pjtnt si pota apprtesso sviluppo edoper, a quel puntyo lettralment inispensabili.E …i soldi si trovano!

Occorre capire che molti politici regionali – da qui il no ‘locale’ al pontge – preferiscono ‘piccoli stanzialenti alla regione ed  ai comuni che non un gran finanziamnto che vada speso direttamnte a  Roma. Vi sono tangenti e bustarell vere e propirie che, con le piccole opere, si dividono meglio fra partiti ed onorevoli… Incredibile, nauseante…

Il Ponte sullo Stretto metterebbe subito in grande arnese i due sistemi portuali siciliani. Specie quello orientale cn il grande alveo naturale di Augusta. La Sicilia diverrebbe in un attimo la porta d’Europa, con i treni che velocemente porterebbeo avanti e indietro i container sul tratto Sud – Nord – Sud. Ma soprattutto intercettrebbero il traffico ricchissimoi proveniente dall’Oriente.

Tutto ciò è chiarssimo per chiunque ‘lavori’ o a chiunquye, abbia chiare le leve dell’economia di un  futuro che è già ben iniziato. Il futuro appartiene ad un Neo Rinacimento del Mediterraneo, propiziato dal raddoppioo dl canal di Suez, percorribile (a diffrnza i Pana) dal gigantismo navale. Ma non solo. Si pensi allo sviluppo dei paesi dell’area del Mar nero ed ai commerci provenienti in prospettiva dal Bosforo. Laddovove lo sviluppo del Pil è esponenziale com ‘da noi’ negli anni del boom. Quei popoli hanno bisognol ‘di tutto’: delle nostre manifatturt   deli nostri know how!

Oggi il traffico container, colonna portante dei traspoti sul pianeta, il solo che sposti le miriadi di tonnelate di merci che è necssario scambiare, preferisce uscire da Gibilterra ed andare a scaricare direttamente a  Rottrdhan ed altri porti del nord Europa,da dove molta merce topna al sud su ferovia o sul gommato.

Il Ponte è ciò che di più necessario si debba costruire per la Sicilia, per l’Italia e per la stessa Europa!

Germano Scargiali

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