Ancora incentivato l’aborto facile. Questa pratica inumana ed assassina, che vede un essere umano in gestazione finire nel secchio dei rifiuti, si trasforma sempre più in un ‘metodo anticoncezionale‘. Cambia la direttiva sull’utilizzo della ‘pillola’. Le linee guida prevedevano l’impiego farmacologico della RU in day hospital. La madre – libera di abortire secondo la legge 194 – riceveva le cure mediche ed era assistita da personale competente. Adesso lo Stato ‘risparmia’. Concede una dose di apparente ‘libertà’in più alla donna, ma in concreto la abbandona a se stessa con tutti i rischi del caso e il trauma in più di seguire passo passo l’uccisione del bimbo che ha in gestazione: suo figlio….
Il ministro Speranza commenta con queste parole: “Pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese…”
Non bastava il losco eufemismo che ha ribattezzato l’aborto definendolo come interruzione volontaria della gravidanza’. Peggio, l’acronimo: Ivg. Nella forma tutto scompare, nella sostanza resta il delitto…
Si potrà assumere la ‘magica pillola’ senza ricovero, fino alla nona settimana di gravidanza e non più alla settima, prorogando il termine delle sette settimane previsto finora. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha aggiornato così dopo dieci anni le nuove linee guida sulla pillola abortiva Ru486. Sono “basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”.
Il ministro parla su Facebook, citando anche l’articolo apparso su La Repubblica dal titolo “Aborto, cade l’ultimo no. Il ministro Speranza cambia la direttiva: la pillola RU486 potrà essere utilizzata senza ricovero”. Nessuna sorpresa, data l’esimia fonte!
Naturalmente ad essere dichiaratamente d’accordo (su precisa richiesta del ministro) è l’Istituto superiore della Sanità, sempre favorevole quando si tratti di incentivare la vendita di farmaci. Una bella protezione per il cittadino, non c’è che dire…
Per quanto riguarda il provvedimento approvato a giugno della giunta leghista in Umbria, che ha deciso di bloccare l’aborto farmacologico anche in day hospital in base ad una norma regionale del 2019…
Le direttive approvate già dieci anni fa dal ministero consigliavano infatti tre giorni di ricovero per la paziente che assumeva la pillola abortiva, lasciando però la scelta alle Regioni che nella maggior parte dei casi hanno optato per la somministrazione ambulatoriale. E, dunque, senza ricoverare la donna che voleva interrompere la gravidanza.
Il provvedimento della Regione Umbria era stato rivendicato dalla giunta stessa sulla base delle linee di indirizzo che il Ministero aveva promulgato nel 2010 dopo che l’Agenzia del farmaco italiana, AIFA, aveva autorizzato l’immissione in commercio del farmaco come atto dovuto nel rispetto delle leggi europee, ma ponendo restrizioni che in altri Paesi non erano presenti: ricovero ospedaliero di tre giorni e limite delle 7 settimane di gestazione. La decisione della giunta guidata dalla leghista Donatella Tesei, ha provocato vive proteste, essendo in realtà coinvolta non solo l’Umbria ma l’Italia intera…
Il ricorso al metodo non chirurgico era fermo in Italia al 20,8% dei casi su base nazionale: poi più frequente, comunque al nord, meno al sud…