Lasciate abortire ‘da sole’ alla nona settimana: e l’Italia sarebbe più civile…

Un neonato sano. Tanto desiderato da mamme e coppie, risulta indesiderabile in certi casi. Il peggio è indurre, come fa la legge, a considerare l’aborto alla stregua di una comune pratica contraccettiva… Dopo 9 settimane il concepito ha già la scatola cranica formata e riconoscibile. E’ un essere umano a tutti gli effetti. Le donne in difficoltà vanno assistite – in una società che si definisca civile – in ben altro modo. Oggi più che mai le vite vanno ‘salvate’, non certo stroncate…

Ancora incentivato l’aborto facile. Questa pratica inumana ed assassina, che vede un essere umano in gestazione finire nel secchio dei rifiuti, si trasforma sempre più in un ‘metodo anticoncezionale‘.  Cambia la direttiva sull’utilizzo della ‘pillola’. Le linee guida prevedevano l’impiego farmacologico della RU in day hospital. La madre – libera di abortire secondo la legge 194 – riceveva le cure mediche ed era assistita da personale competente. Adesso lo Stato ‘risparmia’. Concede una dose di apparente ‘libertà’in più alla donna, ma in concreto la abbandona a se stessa con tutti i rischi del caso e il trauma in più di seguire passo passo l’uccisione del bimbo che ha in gestazione: suo figlio….

Il ministro Speranza commenta con queste parole: “Pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese…”

Non bastava il losco eufemismo che ha ribattezzato l’aborto definendolo come interruzione volontaria della gravidanza’. Peggio, l’acronimo: Ivg. Nella forma tutto scompare, nella sostanza resta il delitto…

Si potrà assumere la ‘magica pillola’ senza ricoverofino alla nona settimana di gravidanza e non più alla settima, prorogando il termine delle sette settimane previsto finora. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha aggiornato così dopo dieci anni le nuove linee guida sulla pillola abortiva Ru486. Sono “basate sull’evidenza scientifica, prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. È un passo avanti importante nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”.

Il ministro parla su Facebook, citando anche l’articolo apparso su La Repubblica dal titolo “Aborto, cade l’ultimo no. Il ministro Speranza cambia la direttiva: la pillola RU486 potrà essere utilizzata senza ricovero”. Nessuna sorpresa, data l’esimia fonte!

Naturalmente ad essere dichiaratamente d’accordo (su precisa richiesta del ministro) è l’Istituto superiore della Sanità, sempre favorevole quando si tratti di incentivare la vendita di farmaci. Una bella protezione per il cittadino, non c’è che dire…

Per quanto riguarda il provvedimento approvato a giugno della giunta leghista in Umbria, che ha deciso di bloccare l’aborto farmacologico anche in day hospital in base ad una norma regionale del 2019…

Le direttive approvate già dieci anni fa dal ministero consigliavano infatti tre giorni di ricovero per la paziente che assumeva la pillola abortiva, lasciando però la scelta alle Regioni che nella maggior parte dei casi hanno optato per la somministrazione ambulatoriale. E, dunque, senza ricoverare la donna che voleva interrompere la gravidanza.

Il provvedimento della Regione Umbria era stato rivendicato dalla giunta stessa sulla base delle linee di indirizzo che il Ministero aveva promulgato nel 2010 dopo che l’Agenzia del farmaco italiana, AIFA, aveva autorizzato l’immissione in commercio del farmaco come atto dovuto nel rispetto delle leggi europee, ma ponendo restrizioni che in altri Paesi non erano presenti: ricovero ospedaliero di tre giorni e limite delle 7 settimane di gestazione. La decisione della giunta guidata dalla leghista Donatella Tesei, ha provocato vive proteste, essendo in realtà coinvolta non solo l’Umbria ma l’Italia intera…

Il ricorso al metodo non chirurgico era fermo in Italia al 20,8% dei casi su base nazionale: poi più frequente, comunque al nord, meno al sud…

Si parla di adeguamento alle norme europeeMa di quale Europa? E per quale mattana l’Europa settentrionale deve essere considerata ‘una guida’ per quella mediterranea? Non basta – si potrebbe affermare – l’affermazione della dieta, occorrerebbe ribadire quella della morale!
Il provvedimento della Regione Umbria era stato anche rivendicato dalla giunta stessa sulla base delle linee di indirizzo che il Ministero aveva promulgato nel 2010, dopo che l’Aifa, l’Agenzia del farmaco italiana, aveva autorizzato l’immissione in commercio della Ru486 come atto dovuto, nel ‘rispetto delle leggi europee’. Tuttavia, aveva posto restrizioni che in altri Paesi non figuravano: ricovero ospedaliero di tre giorni e non oltre le 7 settimane di gravidanza…
Un passo avanti, quello odieerno, sul terreno della civiltà? No di certo: un passo indietro verso l’abbrutimento civile e un crescente abbandono della donna: lasciata sola davanti ad un atto doloroso ed ai gravi pericoli che la mancanza di assistenza medica comporta! Meglio tornare al tempo delle ‘mammane‘. Almeno le vecchie levatrici erano pratiche della ‘procedura’.
Gesse
 
Nota
Resta fermo che questo farmaco -Mifepristone 486 – ha una serie di ciontroindicazioni e di possibili effetti collaterali, lascia temere per il successo di un parto successivo, potrebbe avere effetti cancerogeni, non essendo ancora disponibili sperimenetazioni in proposito. Il metodo è certamente meno invasivo del tradizionale intervento chirurgico (raschiamento) Tuttavia è assoltamente consigliabile ricorrere all’intera pratica sotto assistenza medica in day hospital. Obbligatoria in vari stati del mondo…
La pillola abortiva provoca il distacco e l’eliminazione dei tessuti embrionali bloccando l’azione dei recettori progestinici sulla mucosa e sull muscolatura dell’utero. Per facilitare l’aborto, l’assunzione della pillola RU-486 viene normalmente affiancata dalla somministrazione – dopo le successive 48 ore – di una ‘prostaglandina’. Questi farmaci, in grado di promuovere l’attività contrattile del miometrio, favoriscono l’espulsione dell’embrione. Quindi, l’aborto.
Nota 2
E’ forse superfluo notare che, consentendo questa rischiosa pratica in solitudine, si incoraggiano – senon si incitano – le donne a praticarla. Mentre nessuno può negare che sia molto più indicato farlo in presenza di un medico. Ma già la ‘formuletta’ creata con le parolee ‘interruzione volontaria della gravidnza’, spesso ridotta alla sigletta minuscola ivg, è unmodo per sottovalutare quello che èin ogni caso unatto grave,un delitto contro ilnescituro, un rischio per la mamma e un trauma psichico – quasi semepre incancellbile –  per qualunque donna ‘normale’…
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