Aborto, autodeterminazione della donna? Ma agli errori del passato non si rimedia con altri errori…

L’aborto può essere una soluzione a un problema? A noi sembra di no. Che cos’è l’aborto? La soppressione di una vita umana al suo primo comparire.

Può un desiderio o una necessità di qualcuno rendere eticamente ammissibile l’aborto? Se lo dovessimo ritenere, allora qualsiasi atto contro la vita umana potrebbe diventarlo  pure.

E’ un principio kantiano, ma è anche alla base della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo. Se lo accantoniamo, avremo, poi, a cascata, tutta una serie di leggi nemiche della vita umana, perché non si scappa: o difendiamo la vita, sempre e comunque in tutte le circostanze, oppure ci sarà impedito farlo le volte che lo vorremmo.

E’ già difficile, oggi, promuovere azioni a favore della pace, del sostegno agli anziani, ai malati, ai disabili, figuriamoci se vengono approvate leggi che relativizzano la vita umana.

C’è chi si professa pacifista, ma nel contempo anche abortista, però, così, non si accorge che tra le due posizioni c’è un conflitto di base. Lo diceva Madre Teresa di Calcutta, per la quale ogni vita andava salvata, anche la più fragile, anche la meno gradevole. Lo diceva Padre Pio, irriducibile avversario della guerra, ma anche strenuo difensore della vita e della famiglia.

Se io sono il bimbo o la bimba nel grembo materno, voglio vivere o no, ne ho il diritto o no? Se rispondiamo no, allora implicitamente affermiamo che la vita dell’adulto ha un valore, quella del concepito no, ma chi ci autorizza a pensare così?

Proviamo a parlare con le persone sfuggite a un aborto, che cosa ci diranno? Che avrebbero preferito morire? Ce ne sono tante. Vogliamo parlare degli aborti selettivi, con storie del tipo: “Aspetto due gemelli, ma per me sono troppi – dottore – ne possiamo eliminare uno?”.

“Signora, ma quale dei due vuole eliminare: il maschio o la femmina, il più sano, apparentemente, o il più debole?”. In coscienza, noi ci sentiremmo di rispondere?

Spesso si paragona il bimbo nel grembo materno a una sorta di invasore, di devastatore della donna, della sua stessa esistenza e volontà. Niente di più falso. La scienza medica ha dimostrato che non è soltanto la madre a favorire lo sviluppo del bambino, ma avviene pure il contrario: si è scoperto, infatti, che un feto, ancora microscopico, inviava alla madre sostanze atte a curarla da un tumore che non sapeva di avere. Quindi il bambino non è affatto un corpo estraneo alla madre, una sorta di nemico – come si vuole sostenere – ma tra madre e figlio c’è, fin da subito, un rapporto di aiuto e collaborazione.

Del resto, se una donna non vuole un figlio non potrebbe prendere delle precauzioni? Oppure, se nonostante le precauzioni restasse incinta lo stesso, non potrebbe prendere delle decisioni differenti rispetto all’aborto? Conosciamo tante storie di personaggi famosi, ad esempio attrici come Claudia Cardinale o Stefania Sandrelli che, pur giovanissime e ancora agli inizi della carriera, il figlio se lo sono tenute.

La vita ci mette, a volte, difronte a scelte difficili e spesso le soluzioni migliori non sono quelle che ci sembrano le più comode.

Una nuova vita che irrompe nel mondo cambia la vita di tante persone, in tanti modi imprevedibili. E’ meglio sostenere la vita piuttosto che reciderla.

In alcuni casi particolari, è vero, tenersi un figlio potrebbe essere veramente arduo, se non impossibile, ma invece di sopprimerlo sarebbe meglio darlo in adozione. Insomma, volendo, le soluzioni per salvare un bambino si possono trovare anche senza rinunciare alla propria libertà, piuttosto quel che non va bene per niente è una società indifferente, che non si prende cura degli altri, soprattutto dei più deboli. La responsabilità di un aborto non è giusto, infatti, che ricada solo sulla donna, ma anche sugli altri soggetti coinvolti che non vogliono dare l’aiuto necessario e, infine, anche sulle amministrazioni pubbliche, molto spesso carenti o inesistenti. Ci chiediamo pure: dov’è il tanto decantato welfare?

A proposito di welfare, questo, certamente, qualora esistesse realmente, potrebbe costituire la strada maestra per evitare gli aborti o almeno ridurli drasticamente. Le scelte abortive, infatti, sono spesso intraprese per motivi economici e non a causa di un rifiuto della maternità in quanto tale.

Nell’attuale situazione italiana l’aborto si è trasformato, di fatto, nell’unica soluzione per le maternità difficili. Il problema gravidanza non desiderata è scaricato tutto sulle spalle delle donne o delle coppie, cui, in pratica, si dice: “sono affari vostri, se non avete la disponibilità economica per crescere vostro figlio, eliminatelo.” Questa è la risposta dello stato a chi ha un bisogno urgente e importante”. Chi desidera – giustamente – che la donna si possa autodeterminazione crediamo che dovrebbe chiedere allo stato soprattutto una scuola migliore, una sanità più rispondente ai bisogni della gente e un’organizzazione sociale di supporto alle donne e alle famiglie.

Concludiamo raccontando la storia di Freddie Figgers, un neonato di colore gettato in un cassonetto, trovato e salvato in tempo, fu adottato da due genitori di modeste condizioni economiche: padre addetto alle pulizie, madre lavoratrice agricola, ma che non gli fecero mancare niente. Quando il padre adottivo gli raccontò dove lo avevano trovato il bambino disse subito: “allora io sono un rifiuto?”, ma il padre lo abbracciò e gli disse che lui e la mamma lo amavano tanto e non lo avrebbero mai lasciato. Era solo un ragazzino di 12 anni quando cominciò a lavorare e a 15 possedeva già un’azienda tutta sua. Oggi è un imprenditore di successo che fa beneficenza, aiutando chi è nel bisogno. Inutile dire che ha dato ai suoi benessere e tanta felicità.

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