Via Roma in agonia: insorge l’ANIA

L’ANIA si premura di inviarci anche la sua immagine esclusiva del degrado di via Roma. I resti di quella che fu una grande e attiva arteria cittadina, ospita cani e barboni, che fruiscono di vecchi mobili abbandonati – I marciapiedi sono una discarica, i negozi hanno abbassato “sine die” le saracinesche. Il resto di Palermo, dentro e fuori la Città murata, è “in armonia” con tale realtà.

Contro lo stato d’abbandono, la chiusura delle saracinesche e relative vetrine della centrale via Roma, un tempo sede di bei negozi gestiti da imprenditori cittadini di livello, oggi regno del nulla, insorge l’Ania (Agenzia nazionale inquilini e assegnatari), che ci invia questa lettera di protesta che non esistiamo a pubblicare integralmente. La lettera sferra, certamente il proprio J’accuse all’indirizzo della “gestione Orlando” del Comune di Palermo… 

Le condizioni della via Roma sono in linea con quelle dell’intera città, ormai l ‘ombra di sé stessa e regno dell’immondizia a cielo aperto sui marciapiedi e, spesso, anche …le strade.

La Lettera

L’ANIA Sicilia denuncia il totale abbandono dell’asse viario più importante del centro storico di Palermo. Da tempo i palermitani assistono impotenti alla scomparsa delle attività commerciali presenti su via Roma, dando spazio al deserto economico e sociale del territorio con ricadute negative enormi sull’intero tessuto sociale cittadino.

Da tempo viene chiesto da più parti al Governo cittadino di modificare quel fantomatico Art. 5 del Piano di Programmazione Urbanistica del Settore Commerciale di Palermo che consente nel centro storico solo l’apertura di attività commerciali di “vicinato” che a norma dell’art. 4 c. 1/d del DLgs 31/3/1998 n. 114 sono locali con superfici non superiori a 250 mq.

Il commercio negli ultimi decenni è cambiato, il concetto stesso di vendita è cambiato. Una grande città come Palermo, Capitale di una Regione tra le più popolose d’Italia e ricca di storia e cultura, ha il diritto ma anche il dovere di essere al passo dei tempi affinché le forze economiche, commerciali, sociali e culturali presenti al suo interno, possano svilupparsi e crescere, assicurando benessere ai propri cittadini.

Ragionare su nuovi modelli organizzativi per rilanciare il commercio a Palermo è vitale per il futuro del Centro Storico della città. Autorizzare ed incentivare l’apertura di superfici commerciali superiori a 250 mq permetterà la realizzazione di quei tanto richiamati ma di fatto non realizzati Centri Commerciali Naturali che daranno il via alla crescita economica di via Roma.

La Regione Siciliana ha approvato due leggi, la n. 10 del 15 settembre 2005 e la n. 21 dell’8 novembre 2007 che regolamentano la nascita dei CCN (Centri Commerciali Naturali) permettendo la costituzione di Consorzi d’imprese ubicati in specifici spazi urbani del centro storico, per elaborare strategie comuni di marketing, fornire servizi ai consumatori e agli eventuali turisti, e collaborare con gli enti locali nella promozione del territorio.

La Giunta Cittadina deve farsi promotrice della realizzazione di questi CCN e attraverso questi consorzi programmare iniziative di riqualificazione del territorio e valorizzazione delle sue peculiarità storiche ed architettoniche.

Molte indagini di mercato confermano che il consumatore di oggi ha l’esigenza di riscoprire il valore di spazi commerciali poliedrici che permettono alle famiglie di incontrarsi in luoghi aperti a tutti (luoghi di incontro, di cui tanto parlano gli urbanisti e i sociologi, ndr), diventando fattori integrativi e motivanti rispetto all’ormai “tradizionale shopping expedition” rappresentato  dall’eCommerce che si caratterizza in una fonte veloce e comoda per gli acquisti in senso stretto, ma che non permette la socializzazione della famiglia, garantita invece da questi spazi commerciali rivitalizzatori dei centri storici.

L’ANIA si rende disponibile ad essere centro aggregante degli operatori commerciali di via Roma per dare vita ad un confronto con la Giunta Comunale di Palermo per dare una vera svolta necessaria alla rinascita del Centro storico.

La Segreteria Regionale (Dr. Andrea Monteleone)

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Da sempre critichiamo la gestione delle Ztl che immolano la vita attiva e reale della Città di Palermo sull’altare di un inquinamento fantasma: può mai Palermo, percorsa dai 4 venti (brezze di mare e di monte giornaliere) con il suo clima umido e piovoso, essere posta sul piano delle città inquinate: continentali come Milano e Madrid? Queste, però, dispongono, al confine dei centri storici, di palazzi adibiti a parcheggi verticali, così avviene da Stoccolma a Città del Capo. Ovunque, ma non a Palermo: Ultima della classe più volte confermata dal Sole 24 Ore per vivibilità.

Ma ci troviamo in una realtà in cui la Ztl è talmente “alla moda” o gradita alle amministrazioni comunali e a certi sindaci, che persino Porto Palo di Capo Passero, piccolissimo centro lungo una sola strada fra due mari, ha la sua piccola Ztl che viene bypassata avventurosamente dalle poche stradine limitrofi.

Le colonnine, ovviamente, dicono il falso. Sono maldisposte, ma  ancora più “fasulla” è l’interpretazione che Palermo dà alle Ztl che praticamente interdicono, specie agli anziani, la vita nel centro storico, l’antica “Città murata” che gli antenati ci hanno lasciato come tesoro d’eredità. Pedonalizziamo pure alcune strade, ma perché siano “a misura di uomo”: bypassiamole adeguatamente con mini circonvallazioni cittadine (anche con sopraelevate e sottopassi, se necessario) e rendiamo raggiungibili i siti del centro città con parcheggi adeguati! E’ ovvio! Più che ovvio! A proposito dei centri commerciali naturali si era parlato di taxi collettivi. Ma soltanto “parlato”. In pratica, tecnicamente, non esistono. Non c’è alcuna coordinazione, nessuna politica, nessuna organizzazione in proposito… 

Sia i senza casa, sia i padroncini con meno di una decina di appartamenti, ma anche quelli che ne posseggono di più, sono alle prese con le difficoltà delle ristrutturazioni in un centro storico impercorribile per gran parte delle 24 ore. Tutto diventa sclerotico e problematico. Chi manterrà in piedi la Città murata – che si dice di proteggere – se non vi sono le condizioni per chiudere in attivo la gestione di questi immobili già gravati dalle esose imposte e tasse che vi pesano? Chi alloggerà i ricchi e i poveri? Per non dire il turismo (che non si limiti al “mordi e fuggi”), fenomeno in costante crescita in tutto il mondo e a Palermo in particolare? (Direttore, Germano Scargiali)

Nota. Le case della Città Murata sono di solito state costruite da alcuni secoli (1600 e persino prima). I pavimenti sono a rischio (cadenti). Vanno sostituite le travi e le tavole, posta la pomice espansa, la guaina impermeabile, del tondino, la rete elettrosaldata, il massetto e i mattoni. Che spesa! Tutto questo va fatto “a dispetto” del Comune di Palermo che frappone tutte le difficoltà possibili. Raccoglierete multe, infrangerete divieti, diverrete un “fuori legge” per tutto il periodo dei lavori ed oltre… (G.S.)

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La nascita di via Roma  ha una storia particolare. Si parla ancora del “taglio” di via Roma. Fu considerato un taglio violento che ridisegnò completamente la città. La nuova divenne nelle intenzioni ed anche in pratica un rettifilo grandioso per allora, largo e dritto come una lama di coltello, come disse il suo progettista… La fine dell’800 aveva visto similari interventi di risanamento urbano in molte città come Napoli, Torino e Firenze, anche per motivi igienici e di vivibilità. Nel 1885 venne approvato il “Piano regolatore di risanamento” di Palermo dell’ingegnere Felice Giarrusso...

Con l’avvento del Fascismo venne reso più monumentale l’ingresso da piazza della Stazione: la città (non solo Palermo) doveva offrire – allora – un aspetto moderno, razionale e monumentale a chi vi arrivasse col treno. Infatti via Roma e strade limitrofe divennero vie commerciali prese di mira anche da molti siciliani che vi giungevano dalla provincia per fare acquisti. Ma neppure i palermitani disdegnavano quei negozi: Albano abbigliamenti, Emporio Roma e più di recente Niceta… Vi si affacciarono due teatri:il Biondo e il Finocchiaro. Al centro la piazza San Domenico, con la storica chiesa barocca di gran pregio con la discesa dei Maccheronai (Vucciria) e di fronte,dietro al Biondola via Venezia (Vucciria nova) acquisirono una propria dimensione caratteristica, anche perché conducevano facilmente nel mezzo di due realtà di gran pregio come la zona di piazza Vigliena (Casa municipale, fontana delle Vergogne,teatro Bellini, Martorana) e il mandamento Tribunale (piazza Marina)in cui si respirava la stessa aria di mare del Mandamento Castellammare.

Lo “scempio” di via Roma, via Napoli, via Venezia etc si rivelò insomma “meno scempio” del previsto, entrò e fece parte fino al dopoguerra dell’immagine e della memoria storica cittadina.

La via Roma era soprattutto una via commerciale,ma anche via di grande comunicazione che faceva il paio con l’asse viario” Stazione – Massimo – Politeama” che risaliva alla visione dei governatori spagnoli, artefici del precedente piano regolatore basato anche allora su un sostanziale sventramento e sulla ricerca di grandi crocevia che rendessero scorrevole il traffico ai pedoni e alle carrozze, nonché facile l’orientamento. Palermo era stata in precedenza un dedalo di viuzze più o meno affastellate come sono rimaste quelle della seicentesca piazza Olivella, della Vucciria, del Capo e Ballarò…

Si era perduta nel corso dei secoli la visione urbanistica dei Fenici e dei Romani – pochissimo avevano fatto i musulmani – sostituite dallo spontaneismo dei secoli bui, non privo – però – di spunti monumentali e di una volumetria cittadina che è pena perdere del tutto.

I lavori in via Roma cominciarono nel 1895 e finirono nel 1922, con un iter contorto ricco di problemi burocratici e finanziari e, siccome i finanziamenti terminavano periodicamente, i lavori non poterono essere svolti con continuità.

L’idea di base era semplice. Bisognava creare un asse di servizio che unisse la stazione centrale (inaugurata nel 1886) con la nuova parte della città che si stava sviluppando attorno i teatri Massimo e Politeama e con la zona, allora portuale, di Borgo Vecchio.

Sulla scia di tali riflessioni storico culturali, urbanistiche e architettoniche resta in piedi la considerazione che la città deve adeguarsi ai tempi e che lo sviluppo sorprendente seguito alla Rivoluzione industriale, vincendo la fame diffusa, ha fatto emergere le classi popolari e proletarie, assorbendole nell’alveo della borghesia: una gran quantità di persone deve muoversi anche nei vecchi centri cittadini.

Le città del mondo si adeguano salvando i centri storici con la creazione di realtà sotterrane su uno o due livelli più uno sovrastante. Così fece Londra Fra Piccadilly e Westminster, ancor più hanno fatto o stanno facendo città come Bilbao, Milano e tutte le città moderne in direzione dei 4 punti cardinali…

Palermo è una delle città nelle quali l’applicazione sorda della massima “affinché tutto resti com’è” la conduce a divenire un’anticaglia, un’esclusa, destinata a restare nel ghetto del sottosviluppo economico, ma anche morale, civile, culturale. Perché persone che non si muovono non possono fare n business, né cultura, mentre la prima ad impantanarsi è già la vista sociale.

(G. Scargiali)

 

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