Allerta a Palermo contro i “no global”

E’ guerra fra Black Block e nuclei anti sommossa

Strade interdette a Palermo, come se non bastassero le Ztl e i lavori interminabili in corso. Invito alla prudenza in tutto il centro storico, ma anche fuori dalla storica “città murata”, in pratica ovunque l’intelligenza e la prudenza individuale possa far temere ai palermitani azioni violente contro la popolazione inerme…

Così agiscono i no global: turisti indesiderati che sono giunti a Palermo dall’Italia e dall’estero… Si dice siano gli stessi presenti in questi giorni a Torino: una vera tournée, dunque?

Chi paga loro il viaggio e la colazione? Chi compra loro le sfere di metallo e i petardi? Noi abbiamo espresso tante volte le nostre idee in proposito…

Vetri rotti contro l'Expo di Milano
Vetri rotti contro l’Expo di Milano. A

Le “azioni” recenti dei no global, altrimenti presentatisi come no Tav, no Sempione, no Ponte, no termovalorizzatori, no degassificatori, no metanodotti, no Muos etc, sono ormai note. Furono loro al centro dei “fatti di Genova” che diedero luogo ad una storia infinita, una disputa dolorosa e incerta… E lo sono stati negli anni scorsi e nei tempi più recenti…

Adesso sono stati presenti a Torino, dove hanno ferito un poliziotto che compiva il proprio dovere, hanno usato bombe carta e lanciato palline di piombo contro la gente indifesa…

E dire che i principi sembravano buoni. All’inizio, però. Gli obiettivi dichiarati, sotto l’ala teorica del filosofo Noam Chomsky (povero ignaro) ecco, qui di seguito che cosa professavano…

Il “Movimento no-global” o movimento anti-globalizzazione prende le mosse con locuzioni create dalla stampa, per indicare un insieme internazionale di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui relativamente eterogenei sul piano politico, ma accomunati dalla critica al sistema economico del quale accolgono la definizione di chi lo indica genericamente e spregiativamente come “neoliberista“…

Palermoparla ha spesso evidenziato come tale definizione sia assolutamente vaga ed oscura: non definirla – come si fa con disinvoltura – può significare letteralmente di tutto… Già questo dimostra come sia il “parto” di una sottocultura, l’uso di una “non lingua”, che è uno dei problemi che andrebbero affrontati e risolti in questo momento storico e civile, in Italia e nel mondo. Sarebbe un sogno che fosse proprio l’Italia a farsi promotrice di una campagna culturale. E si tratterebbe – finalmente – di cultura vera, cioè né meramente libresca, né ottusamente “stradaiola”. Essa dovrebbe essere supportata di cultura classica, mediterranea, cristiana

La prima comparsa dei No global viene comunemente datata intorno al 1999, in occasione della Conferenza Ministeriale dell’OMC (l’Organizzazione mondiale del commercio) a Seattle negli Stati Uniti. Di quello che è stato inizialmente chiamato “popolo di Seattle” non è mai stata data una denominazione unica, data l’enorme varietà e complessità delle organizzazioni che si incontrarono già a Seattle. In altri paesi, infatti, anzi letteralmente “in giro per il mondo“, non si è data una denominazione unica a un tale insieme di elementi di natura ritenuta eterogenea, non individuata nell’insieme. Ovvero sono state usate altre espressioni.

Zoom sui black blok: anche donne fra loro...
Zoom sui black blok: anche donne fra loro…

Fatto sta che i “no global” si sono presentati a protestare persino nella lontana Indonesia. La critica principale del movimento è rivolta contro le multinazionali. Fin qui sembra quasi debba riscuotere un generico consenso universale: secondo gli aderenti, il loro potere è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi in direzione di politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico. Politiche imperialiste, non rispettose delle peculiarità locali e dannose per le condizioni dei lavoratori.

Ma ecco l’accostarsi a movimenti d’opinione come quello della “decrescita felice“, che finisce per trovarsi sulla stessa linea… Analogamente avviene per quelle popolazioni locali che, nel caso dell’insediamento di termovalorizzatori, centrali elettriche nucleari e simili ritengono di dover applicare il cosiddetto principio del “not in my garden“…

Da qui a divenire un fenomeno planetario, a presentarsi assieme ad una scorta di Black Block, ne corre. E’ ovvio che da tempo circoli l’opinione che vi sia una volontà internazionale di destabilizzazione che va ben oltre la critica alla politica e all’azione – spesso assolutamente scorretta – delle multinazionali. Addirittura, queste, poggiando comunque su un potere intangibile sotto la protezione dell’alta finanza, potrebbero essere proprio le maggiori interessate alla destabilizzazione “della piazza” cui “il sistema” sembra voler nuocere in molti modi dal tempo del 1968.

Una "testina" giornalistica non certo rassicurante di un Black Block un po' anarchic i, un po' genericamente a sinistra...
Una “testina” giornalistica non certo rassicurante di un Black Block, un po’ anarchici, un po’ genericamente …a sinistra. Di certo “mandati”…. La domanda è: chi li veste, chi paga loro, come minimo, il biglietto e il pranzo?

La rivolta “sessantottina” nacque su basi materialistiche proprio quando, sotto il profilo materiale, era scoccata l’era del boom e la povertà, assieme alla fame era stata sconfitta nei paesi industrializzati, proprio quelli del “vieto liberismo”, cioè del libero mercato, che adesso si vorrebbe opporre o “cos’altro non si sa” al neo liberismo non definito, ma inteso per supposta certa definizione come cosa né buona, né giusta: cosa da combattere, ma nell’interesse di chi? Per favorire chi? Non certo il popolo… Secondo noi la gente normale (stavamo per dire seria) non può essere nemica dello sviluppo. 

Dal 1968 in poi i “provvedimenti” contro la crescita e lo sviluppo sono stati i più svariati: spaziano dall’economia alla politica, alla comunicazione mediatica, all’azione di una serie di opinion leader… Alcuni di tali provvedimenti sono ben visibili, prevedibili, spiegabili…. Altri sono  variegati, quasi incomprensibili. La leva più pericolosa può essere stata azionata sul mutamento della politica monetaria e sulla finanza. Queste due componenti, assieme al fisco, hanno preso il sopravvento sull’economia, che sopravvive – quasi miracolosamente – per la probabile capacità “senza fine” e il buon funzionamento del libero mercato, che è sostenuto, anche dal sorprendente progresso tecnologico. Tuttavia gli scompensi ci sono e sono evidenti. Sono sotto i nostri occhi…

Scaramacai

 

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