Bollette e compagnie telefoniche story: quando 1 mese fu di 28 gg

Ci sono molti modi per vittimizzare un utente fra la fibra e la tastiera…

Ecco una storia molto italiana, ma forse non unica al mondo: quella della fatturazione delle bollette telefoniche ogni 28 giorni anziché ogni mese. Il vero confronto – o affronto – è grandi contro piccoli, macro contro micro…

Ci hanno provato tutte le “grosse”: TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Non potevano farlo e sappiamo che adesso hanno dovuto fare macchina indietro. Ma la storia è variegata e “interessante” per parlare dell’Italia in cui viviamo, quella in cui una maestra di scuola va in pensione e resta senza reddito (da pensione) sine die. Passano sei mesi, ne passano sette ed altri ancora… Qualcuna ha il marito che l’aiuta, altre, invece, hanno figli e nipoti da aiutare, se non da mantenere: come fanno?

Ma torniamo al nostra tema. L’Agcom (Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, ndr) si è subito premurata di inviare una diffida alle compagnie, giunta dopo l’approvazione della legge. E tale diffida, su sua proposta, ha ripristinato la fatturazione su base mensile per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Insomma, era stato un abuso bello e buono, anzi brutto e cattivo! Tutto a posto, dunque? Niente affatto. Intanto l’accaduto la dice lunga sull’ennesimo tentativo del macro di sopraffare il micro e di approfittare dei diritti degli italiani, abusando di loro…

Ecco quanto è successo negli ultimi mesi: tutto è cominciato tra la fine del 2016 e il 2017 quando i principali operatori della telefonia hanno modificato la periodicità nell’invio delle bollette da mensile a (quadri) settimanale, cioè hanno deciso di inviare una bolletta ogni 28 giorni. Tale variazione significa che le mensilità sarebbero diventate 13 e non più 12, comportando – però – anche un aggravio delle tariffe in media dell’8,6%.

Si è trattato di una bella vittoria per l’Unione Nazionale Consumatori che chiamato la campagna condotta col nome di “nofattura28giorni”.

La battaglia è stata aspra. Anche Agcom era già intervenuta il 24 marzo 2017 con una delibera nella quale si stabiliva che per la telefonia fissa il criterio della fatturazione doveva essere il mese, mentre per la telefonia mobile la cadenza della fatturazione non poteva essere inferiore a 28 giorni. Un uso, questo, che crea incomprensioni e fastidio nell’utenza e che – in parole povere – confonde i conti e le scadenze: Ma tant’è…

Di rimando, l’associazione che rappresenta le compagnie telefoniche Asstel era intervenuta contestando la delibera perché Agcom, a loro dire, non avrebbe il potere di disciplinare il contenuto dei rapporti contrattuali fra operatori e clienti (quale ad esempio la durata di rinnovo e dei cicli di fatturazione) ma potendo solo intervenire in materia di trasparenza informativa.

Era una tesi ben ardua, questa, considerato che l’intervento di Agcom, visibilmente legittimo, mirava proprio ad una maggiore trasparenza informativa. D’altronde lo spiega la stessa Autorità che vede nella fatturazione a 4 settimane un vizio di trasparenza, sostenendo che, se può essere accertata nella telefonia mobile (dove il 76% del traffico è prepagato), invece nel fisso il pagamento con addebito diretto su conto corrente bancario con il Rid rende difficoltoso per il consumatore comprendere gli aumenti.

Libertà di impresa, infine, non significa poter fare contratti a proprio piacimento, a senso unico, imponendoli senza alcuna regola certa. Tanto più se si considera che trattasi di contratti “per adesione”, in cui la disparità tra utente e fornitore risulta più che evidente, dove è il secondo – il rappresentante del macro mondo – a fissare da solo le clausole del contratto…

Pensate, forse, che le cose, dopo la delibera di Agcom di marzo, siano subito migliorate? Niente affatto: anche Sky, infatti, ha pensato bene di fatturare, a partire dal 1° ottobre, ogni 28 giorni invece che una volta al mese, e, per di più, lo ha fatto pure per le offerte miste che nel pacchetto includono, oltre alla tv, anche il telefono fisso ed internet, come quelle con Fastweb o con Tim.

Ed ecco che, con segnalazioni depositate nel corso del mese di settembre 2017, l’Unione Nazionale Consumatori ha richiesto l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per valutare il comportamento di Sky Italia anche perché (secondo quanto ci segnalano gli stessi consumatori) sarebbero state attuate pratiche volte a rendere difficoltoso il recesso di quei consumatori che hanno deciso di sciogliersi dal contratto una volta ricevuta la comunicazione della nuova periodicità della fatturazione. Resta, infine, aperta la questione di come restituire i soldi in più pagati dai consumatori. Si dice che saranno conteggiati nella fattura seguente…

Insomma, chi più ne ha più ne metta: quanto basta per giustificare gli utenti tutte le volte che mandano a quel paese chi – allora di pranzo o cena – telefona loro, magari da un paese a basso costo del personale, per proporre nuovi portentosi affari relative a inedite miracolose forniture… C’è chi il rimborso, invece, lo richiede. Infine, la ciliegina: sì le compagnie telefoniche tornando alla fatturazione mensile, come previsto dalla legge, ma annunciano un aumento dell’8,6% dell’abbonamento mobile e di rete fissa. Contenti? Macro contro micro somigliano al lupo e l’agnello della famosa favola greco latina…

(Dalla redazione di Palermo su suggerimenti e segnalazioni della corrispondente Marisa Mauro)

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