Brasile: a chi serve il golpe?

Come si fa un golpe? Bisogna innanzitutto disporre di una forza armata che spazzi subito ogni ostacolo e con essa puntare al controllo dei luoghi del potere esecutivo, ovvero ministeri chiave e comandi militari; non le assemblee legislative. Bisogna subito  mettere in condizione di non nuocere i quadri dirigenti avversari, arrestandone i maggiori esponenti. Tutto ciò deve avvenire in tempi brevissimi e senza segnali premonitori. Bisogna pur contare su un qualche sostegno internazionale.  E puntare subito al controllo dei mezzi di comunicazione di massa; giornali e tv.

Sono tutte istruzioni che si possono trovare nel “manuale dei giovani golpisti” che presto la Disney provvederà a stampare e diffondere fra i disoccupati perché si costruiscano un futuro lavorativo. Autori? Qui, Quo e Qua.

Ma di tutto ciò in Brasile non si è visto molto. Una folla da stadio che per giorni si accampa sotto gli occhi delle forze di polizia e “finalmente” si abbandona ad inutili e controproducenti vandalismi. Bolsonaro, presunto ispiratore del golpe, è all’estero per controlli medici e comunque condanna immediatamente quella inutile carnevalata. Media e poteri stranieri sono con Lula. I ministeri chiave? Ignorati! Forze armate? Non pervenute. Se disegno golpista c’era, solo dei dilettanti allo sbaraglio, che non avevano letto il manuale di cui sopra, potevano concepirlo ed attuarlo.

Gli arresti ammontano a 1500, compresi decine di bambini che all’alba di lunedì dormivano ancora nelle tende dei “golpisti”. I «terroristi» per oltre 24 ore sono stati rinchiusi nella palestra dell’Accademia nazionale di polizia, in pochi metri quadrati; un pò strettini. Un migliaio sono stati già rilasciati. Lo stesso Lula ha riconosciuto di avere a che fare con “un gruppo di pazzi, di persone con poco senso del ridicolo”. Più che una minaccia alla democrazia, sembra un attentato al buon senso.

Da chi è partita l’iniziativa? Su quali complicità contava? Aveva un serio obiettivo? Come è stata veicolata e, soprattutto, da chi? Ma questo importa poco. La narrazione dei retroscena di quel carnevale sarà fatta dal nuovo potere politico del presidente Lula e da quello giudiziario già da tempo alleato con lui. Sapremo soltanto la “loro” verità.

E scattano subito le rimozioni e gli arresti per quei funzionari e politici sostenitori dell’ex presidente, sospetti di inerzia o complicità verso i “golpisti”! Decapitati i vertici delle forze armate, proibite le manifestazioni dinnanzi agli edifici pubblici, la Corte dei Conti ha congelato diversi conti correnti a cominciare da quelli di Bolsonaro. Siamo ovviamente in attesa del suo arresto.

E scatta anche la domanda, l’unica seria possibile che può trovare una seria risposta: cui prodest?

Sarà facile oggi alla sinistra, sostenuta internazionalmente, da Biden innanzitutto, rendere innocua un’opposizione, forte ed impossibile da addomesticare, che rappresenta all’incirca la metà di quel grande paese (51 milioni gli elettori di Bolsonaro, contro i 52 di Lula), contro la quale era impossibile governare. L’emergenza giustificherà ora ogni misura repressiva.

In Turchia Erdogan, reprimendo un golpe, ha consolidato il suo contestato potere in modo veramente “sultanesco”. Che qualcuno in Brasile abbia imparato la lezione e la stia replicando?

Articoli correlati