Che macchine! Automobili da sogno

Spyder Ferrari oggi, regina dei saloni e del mercato, nata per la strada.

Sono di quella generazione – io che scrivo queste righe – che sognava ad occhi aperti di poter guidare una Lancia Fulvia coupè. Il 1300 disegnato da Piero Castagnero, che s’ispirò (secondo le sue dichiarazioni) al motoscafo Riva. In quegli anni (1960-1976) l’industria automobilistica italiana lanciava sul mercato automobili di una bellezza senza pari. Tutto questo grazie al genio di artisti dello stile automobilistico come Pininfarina, Giuggiaro, Bertone e Zagato.

Lancia Fulvia coupè anno 1965. Motore 4 cilindri a V di 1.300 cc con una potenza di 88 cv.  Fu la partecipazione e i successi ai rally che fecero conoscere questo gioiello soprattutto nella versione HF stessa cilindrata ma con 101 cv Il valore attuale è di 100.000 euro.

La chiamano "Osso di seppia", l'auto di Dustin Hoffman ne lLaureato 1200px-1969_Ferrari_206_Dino_GT_2.0 1959_Maserati_5000_GT_fl alfa romeo 33 stradale
Alfa-Romeo-osso di seppiaL’Alfa Romeo Duetto spider (soprannominata Osso di seppia) protagonista del film Il laureato, 1600 di cilindrata con 109 cv costava nel 1966 2.195.000 lire. Il valore si aggira oggi sui 50.000 euro. Era un’ennesima variante della storica Giulietta sprint spyder… Furono auto che fecero da ambasciatrici dell’Italian style nel mondo. L’Alfa Romeo “Disco volante” si trova esposta al museo d’arte moderna di Montreal (Canada) ed è stata perciò ribattezzata Montreal

Ferrari “Dino” costruita da Scaglietti montava un motore V6 di 2.419 cc con una potenza di 195 cv. Oggi viene offerta ad un prezzo che si aggira intorno ai 400.000 euro. Il motore della “Dino” venne utilizzato dalla Fiat Dino e nei rally  dalla Lancia Stratos. Il nome apparteneva al figlio che Enzo Ferrari aveva perso a causa di una distrofia muscolare e che, in caso contrario, sarebbe stato il suo erede naturale e già lo collaborava..

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Nelle foto dall’Alto in basso: Ferrari Berlinetta, Ferrari Dino coupé, Maserati 5000 Gt f del 1959, Alfa Romeo 33 stradale, Alfa Romeo spyder Duetto 1600.

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Enzo Ferrari,  formatosi alla Lancia e poi fondatore della casa automobilistica “da corsa” per antonomasia, ebbe molti dolori: la perdita in gara di tutti i piloti italiani, da Alberto Ascari a Castellotti, Musso e Bandini e degli stranieri De Portago e Von Trips.

Fiat 124 spider del 1966 montava un 4 cilindri in linea di 1.438 cc con una potenza di 90 cv. Oggi si può trovare se in buone condizioni a 25.000 euro. Una nuova versione – anche nella variante Abarth – è oggi una delle più belle spyder al mondo.

La Miura, vanto della capacità di esportazione di oggetti cult" made in Italy.
La Miura, vanto della capacità di esportazione di oggetti cult made in Italy. Costruita -come altri prodotti similari – da tecnici e manovalanze italiane, destinata ai “ricchi del mondo”.

Lamborghini Miura del 1966 12 cilindri a V di 3.929 cc con una potenza di 350 cv. Costava 7.700.000 lire. Oggi nelle aste più importanti viene valutata oltre il milione di euro. Come le Ferrari, la Miura, destinata ai mercati esteri (miliardari americani e sceicchi) si rivaluta nel tempo. La perfezione della meccanica e dell’auto Ferrari – assolutamente custom –  è paragonata solo a quella delle storiche Rolls Royce.

Si può parlare di auto sexy di quegli anni? Assolutamente si! Eccone un esempio:

Ferrari 250 GTO (1961) motore e trazione posteriore V12 di 2.953 cc di 302 cv. Nel 2014 un esemplare è stato battuto all’asta per 52 milioni di dollari.

Ferrari GTO 1961 in salita: stupenda!
Ferrari GTO 1961 in salita: stupenda!

Alfa Romeo 33 Stradale (1967) motore posteriore centrale trazione posteriore 8 cilindri a V di 1.995 cc con 230 cv. Valore stimato attuale di oltre 10 milioni di dollari. Al suo debutto costava 9.750.000 lire quando il salario di un operaio era di 150.000 lire l’anno.

Bizzarrini 5300 GT Strada (1964) V8 di derivazione Chevrolet da 5.385cc con 365 cv. Valore circa 600.000 sterline.

Maserati 5000 GT (1960) motore V8 di 4937 cm³, 4 alberi a camme, 340 CV Valore d’asta 1.350.000 euro.

Gli anni ’60 quelli del boom economico sono stati una miniera d’oro per le auto sportive. E’ in  quel decennio che l’automobilismo è entrato nell’era moderna. Si è trattato di un fortunato connubio tra tecnologia e design.

Una chicca. Papa Giovanni Paolo volle recarsi a trovare Enzo Ferrari a Maranello, ma vi giunse  quando il grande patron della Ferrari era negli ultimi giorni di vita. Poterono parlare solo ad un citofono.Fu, però, un grande confronto per Enzo, cattolico fervente e “uomo di destra” convinto sin dall’anteguerra. Lo stesso era stato il figlio Dino.

Franco La Valva

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Nota

La potenza e l’efficienza dei motori di oggi, con l’avvento dell’iniezione diretta e di sistemi di distribuzione a comando elettronico, con l’abolizione del carburatore (o dei carburatori) rende i motori “sempre a punto” e le candele non si “sporcano” come una volta. I “vecchi” motori, tutti ispezionabili, da mettere a punto prima dei lunghi viaggi stradali (la carburazione, le candele…) e immancabilmente prima delle gare sportive avevano un fascino senza pari. Ineguagliabile. Oggi un tester elettronico ci parla del perfetto rendimento del motore, ieri tutto era affidato alla sensibilità del meccanico  e …del pilota.

Le prime macchine ad iniezione diretta che vidi furono – alla Targa Florio del 1955 –  le 3 Mercedes, due delle quali occuparono i primi 2 posti in classifica con le coppie Moss – Collins e Fangio – Kling. Tre di essi (Fangio, Moss e Collins) erano considerati i più forti piloti  al mondo. Eugenio Castellotti, giungendo brillantemente terzo davanti a Fichte al volante della Ferrari a carburatori – a fari accesi la sera – a “Floriopoli”, venne portato in trionfo: il passato dell’automobile aveva sfidato per l’ultima volta l’avvenire. Ma c’era un pilota al volante che all’arrivo trovò anche l’abbraccio della sua bella dama, la soubrette Delia Scala. La Targa era un fenomeno mondiale. Castellotti aveva corso su un’auto all’esordio sulle Madonie. Era una macchina rossa che, con un targa, avrebbe potuto circolare per strada: un cavallino rampante era il suo simbolo, non aveva ancora una lunga vita alle spalle (come la Mercedes), si chiamava Ferrari.

(Germano Scargiali)

La Lancia Stratos , qui in versione rosso Italia, ha vinto anche la targa Florio 1974 con l'equipaggio italo francese Ballestrieri -Larrouse. L'anno prima era stata seconda con Munari-Andruet dietro la Porsche di Muller e davanti a quella di Kinnunen. Giorgio Munari vinse quella del 1972 come "secondo" di Mezario su Ferrari.
La Lancia Stratos , qui in versione rosso Italia, ha vinto anche la targa Florio del 1974 con l’equipaggio italo francese Ballestrieri – Larrouse. L’anno 1973 (edizione ancora valida per il mondiale marche)  era stata seconda con Munari – Andruet dietro la Porsche di Muller e davanti a quella di Kinnunen. Giorgio Munari vinse la Targa del 1972 come “secondo” di Merzario su Ferrari. L’ultima prova “mondiale” fu nel 1975 (Vaccarella-Merzario, Alfa 33). Proseguì fino al 1977 (Restivo-Merendino, Chevron), anno dell’abolizione definitiva delle corse su strada. Con permessi speciali restano prove in salita e corse di auto d’epoca. I percorsi vengono “ripuliti” dai pericoli (pali etc limitrofi alla carreggiata). 

Nota 2 

A Maranello si utilizzarono inizialmente componenti e attrezzature donati dalla “Lancia corse” che cessava le competizioni. L’anno prima (1954) la Ferrari non c’era e la “Targa” andò a Piero Taruffi su Lancia 3000. Erano altri tempi. Nuvolari e Varzi correvano con una cuffietta di cuoio. I piloti degli anni 50’e 60′ con un caschetto che rendeva riconoscibile il volto quando non fosse coperto da un bavaglio bianco. All’arrivo l’abbronzatura copriva solo la parte inferiore del volto e lasciava l’ombra degli occhialoni bianca con un aspetto da diavolo. Una corona d’alloro cerchiava al collo l’eroe del giorno, il vincitore, ma, dopo tanti giri dei fatidici 72 Km, s’era fatta già sera… (G.S.)

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