Il benessere: la ricetta di Amartya Senn

Amartya Sen

L’economista indiano Amartya Sen, personaggio di caratura mondiale, ha  affermato ieri sera in tv che …sarebbe molto facile risollevare l’arretratezza del terzo mondo, una condizione che non rende a nessuno, anzi danneggia il “resto del mondo”… Occorrerebbe – ha affermato il cattedratico, già premio Nobel – innescare l’economia di mercato, oltre ad innalzare il livello generale di istruzione scolastica in quei territori in cui la regola è spesso l’analfabetismo. Per i paesi sviluppati indurre questa crescita non sarebbe – secondo Sen – impresa difficile. Basterebbe una volontà in tal senso e i benefici già a media scadenza sarebbero enormi.

Si sa che Amartya Sen decise di divenire un esperto di economia considerandola, come da definizione, “la scienza che studia i motivi della ricchezza e della povertà delle nazioni”, in considerazione dei problemi di povertà generalizzati dell’India, il suom paese. Ieri sera poteva indicare l’India e la Cina come nazioni che, pur fra problemi irrisolti, spesso nuovi, avevano risolto il problema sostanziale del sottosviluppo.

Innescare la crescita nel “terzo mondo”, a partire dalla disastrata Africa – gran riserva di ricchezze inutilizzate – significherebbe arrestare la massima parte dell’esodo attuale. Esso non è certo irreversibile. Anzi le economie di alcuni paesi africani cresce già a due cifre e, per quanto resti da fare, la storia sta marciando anche senza veri e propri piani da parte realtà evoluissime come l’Europa. Evolutissime, quanto ottuse, però… Tutto questo Sen non lo diceva ma era implicito nelle sue parole… La conseguenza dello sviluppo del terzo mondo equivarrebbe a ricchezza per quello già evoluto. Non dimentichiamo che si aprirebbero grandissimi mercati. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo. Aggiungiamo: l’Italia ha interesse anche che siano la Cina e la Russia a portare avanti l’operazione, visto che l’Europa “non lo fa”, anche perché non ha alcuna personalità internazionale….

Subito dopo l’economista ha precisato come sia chiara la sua personale propensione per l’economia di mercato (Sen è definito un liberale), ma rappresenti un errore lasciare il mercato senza un’azione di controllo e di normativa da parte dello stato.

A questo punto siamo noi ad inquadrare questo principio in quella forma di governo che viene oggi spregiativamente indicata come “sovranista“. Premettiamo – e ripetiamo – che, lo si voglia o no, la “voce” del popolo, o meglio i suoi interessi possono essere rappresentati solo dai politici. Sarà certo un “guaio”, ma è così…

Ebbene il sovranismo odierno, visti i continui flop, non solo dei regimi socialisti puri, ma anche social democratici, che danno luogo a governi flebili e pilotabili da parte degli altri poteri (l’oligarchia bancaria e i ‘capital socialisti’ in testa), rivendicano da una parte la sovranità del popolo (niente hai detto), dall’altra un atteggiamento sovrano, da parte del potere governativo che diviene preponderante rispetto agli altri centri di potere presenti.

Ecco perché in tutto il mondo l’elettorato – la sapiente vox populi – sta schierandosi sempre più con i sovranisti. Motivi di stanchezza per gli errori decennali commessi e speranze in un tanto atteso new deal contribuiscono a queste affermazioni elettorali…

Oltre a ciò oggi ci sembra acclarato, ormai, come la crisi che continuiamo a vivere sia stata innescata con una serie di mezzi ed espedienti susseguitisi nel tempo. L’autore di tale vero e proprio sabotaggio, seguito agli anni del boom – che non cessano di lasciare il mondo erede di tanti benefici – è ignoto ma non troppo. In testa c’è chi allo sviluppo – senza regole – preferisce mantenere il controllo della situazione economico sociale. Da un altro lato, grazie a campagne mediatiche culturalmente fuorvianti e ad una serie di espedienti, si è creata una sorta di “catena di Sant’Antonio” che riunisce tutti coloro che ritengono di avervi un interesse e coloro che si allineano abboccando a chimere ideologiche contrarie allo sviluppo…

Da qui la necessità di venir fuori da questa trappola che è facilmente riconoscibile: in un mondo economico in cui la regola è che nella produzione di ogni e qualsiasi bene di consumo si ecceda nelle quantità, si parla di “carenza”, si lesinano le pensioni e l’assistenza agli anziani, per non dire dei posti di lavoro ai giovani.

L’ultima della serie è che si parli di ridurre i consumi per risparmiare non si sa che cosa, in un mondo in cui le reali risorse, abbinate alla tecnologia che cresce in modo esponenziale, sono tali da non potersne immaginare l’esaurimento. Questa è la verità tecnico scientifica che conta su un progresso che sta portando già l’uomo verso lo sfruttamento di altri pianeti. E, se è lontano il giorno in cui “quelle risorse” si renderanno indispensabili, abbastanza lo è anche quello in cui si esauriranno su questa terra.

Basti l’esempio di ciò che si dice per l’acqua. La verità è che la politica dei dissalatori è stata al momento accantonata, perché costa meno utilizzare l’acqua a disposizione. Inoltre l’acqua non potrà mai mancare su questa terra: l’umanità utilizza solo l’1% di quella disponibile (inclusi i mari) e la quantità complessiva nel pianeta è anelastica. Non potrà mai sfuggire ad esso.

Germano Scargiali

 

Nota

Ai tanti pessimisti sull’avvenire vicino e lontano dell’umanità e del pianeta, si oppongono i 500 scienziati che hanno mandato all’Onu in questi mesi la lettera sottoscritta da tutti affermando che l’impostazione del problema sui mutamenti climatici è una panzana, assolutamente fuori da ogni certezza scientifica. Ma anche miriadi di scienziati e personaggi di cultura che guardano con piena fiducia al progresso tecnico scientifico e alla capacità di questo nel trovare anche i modi per rimediare agli “effetti collaterali” della crescita.

(Di Amartya Sen, dei tanti premi Nobel che definiscono l’UE e l’euro un capestro, dei 500 scienziati, di cui in realtà si conosceva la presenza, contro l’idea diffusa dei mutamenti climatici, abbiamo pubblicato vari articoli che non è difficile rintracciare con il motore di ricerca).

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