“Fiammetta Borsellino e le promesse pericolose” Si riaccende la fiamma?

Noi vogliamo ricordarli così: erano uomini sani, capaci di ridere di cuore. Le brutte cose che vedevano non scalfivano la loro gioia di vivere nel giusto

Con le “promesse pericolose” di Fiammetta, figlia meno nota di Paolo Borsellino si riapre la fiamma della speranza: che qualcosa emerga sulla triste realtà dei due attentati più famosi della storia italiana? Sono quelli, ovviamente di Falcone e Borsellino. Un attimo dopo dell’annuncio, da parte di Fiammetta di voler vuotare il sacco contro istituzioni e magistratura che non collaborarono e non difesero abbastanza suo padre, anzi, si aprono, finalmente certi discorsi… Il panorama mafia, ad un attimo da possibili rivelazioni monstre, si allarga e si illumina. per un attimo anche in radio Tv, la mafia non è più solo nulla di Riina e Provenzano, è quella che conta su presenze in ogni dove. In particolare, nella politica, nel mondo del denaro, nelle istituzioni,nella stessa magistratura…

Il cronista di turno non vuol restare indietro alla vigilia di possibili rivelazioni. Perché, se parla “una Fiammetta”, la fiamma che potrebbe accendersi è di proporzioni imprevedibili.

Non ci vuol molto a  capire che i meri esecutori dei due “attentatoni” avevano tutto da perdere – se avessero agito da soli e di loro esclusiva iniziativa – dal doppio eclatante assalto alla diligenza a suon di tritolo…

Non ci vuol molto a capire neppure che i due gangster, anche dopo incarcerati, per “rispetto” alle loro famiglie che “il potere poteva trattare in molti modi” – cioè con o senza …delicatezza – tacessero sui segreti maggiori di quanto accaduto: erano quegli stessi, o quasi, per cui erano morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, più altri magistrati…

Sapeva bene di essere sotto tiro. Braccato come una belva, Come se la belva fosse lui...
Sapeva bene di essere sotto tiro. Braccato come una belva, Come se la belva fosse lui…

Infatti, a seguito del doppio attentato – perfettamente a segno, il primo come il secondo – la “mafia” di Riina e Provenzano non ha avuto altro che perdite. Chi aveva promesso indulgenze e persino ricompense ed aveva assicurato gli esecutori con un più che sospettabile “fate pure”, non ha neppure saputo mantenere la promessa fondamentale. I due corleonesi avrebbero potuto prevederlo: in parte di certo lo previdero…

Si sarebbe dovuto trattare di liberarsi da un personaggio scomodo, anzi di due, un tandem di magistrati a poco dire “ostinati” contro le mafie… Perché mafia è certamente quella di Riina e Provenzano – la pittoresca Cosa nostra oggi in Sicilia in mano a Matteo Messina Denaro, descritta da film italiani e americani. Mafia, però, è anche quella che si articola senza soluzione di continuità attraverso quella appena descritta, includendo senza soluzione di continuità le associazioni di stampo massonico. Passa attraverso i notabilati e “vanta” presenze letteralmente dappertutto: non precisiamo per decenza… Da qui – molto meno da quello che chiamano “fenomeno di costume” – si determina la sua imbattibilità.

Fra i fatti cruciali – e fra i più enigmatici e tristi – della storia repubblicani elenchiamo la telefonata fra il presidente Napolitano e l’ex ministro Mancino, distrutta per “ordini superiori” contro ogni e qualsiasi logica logica giuridica: la ragion di stato e il segreto non può coprire in nessun caso atti di criminalità di cui si sia “comunque” venuti a conoscenza. Se ci fosse il Re non salverebbero neppure lui… L’eccezione è prevista nel caso si dimostri che ricorra l’ interesse nazionale è l’insieme degli obiettivi e delle ambizioni di uno Stato, in campo economico, militare o culturale. L’interesse nazionale di uno Stato presenta molteplici sfaccettature. Di primaria importanza è la necessità di prevenire, evitare o respingere qualsiasi avvenimento, che possa minare la sopravvivenza dello Stato; viene inclusa anche la ricerca del benessere, della crescita economica e del potere stesso dell’autorità statale, nel caso dell’Italia “repubblicana”, coincide al vertice con l’autorità sovrana del popolo. Vi sembra che sia stata operata a quel tempo un’amalisi del genere?

C’è poi un altro punto fermo: è il fenomeno para mafioso della malavita organizzata – di solito coincidente o sovrapposto – che è presente ovunque, in tutto il mondo. Anche perché il “sistema” la preferisce al suo pericolosissimo opposto: la malavita disorganizzata. Sarebbe una realtà sociale e  territoriale in cui regnassero i “cani sciolti”: una pura ipotesi, un mondo meramente e assolutamente teorico

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