“Fratelli d’Italia” successo a Termini Imerese: ecco il punto sulla realtà siciliana

Una gran coalizione, una task force siciliana converge stavolta su Musumeci: vediamo Scoma, La Russa, Cordaro, Miccichè, Armao, Lagalla e dalla foto ne mancano…
Musumeci e la Meloni, un rapporto cordialissimo
Musumeci e la Meloni, rapporto cordialissimo

Parlare del dramma economico e sociale in corso in Sicilia è troppo facile. Tanto è evidente. Occorre trovare soluzioni credibili e innovative che certamente saranno il tema fondamentale della campagna elettorale che la Sicilia si appresta ad affrontare per l’elezione della nuova giunta e del suo presidente il 5 novembre prossimo.

Un chiaro successo ha riscosso, l’8 settembre scorso a Termini Imerese, la manifestazione politica organizzata da Fratelli d’Italia a supporto del candidato a presidente Nello Musumeci dal titolo «La quarta rivoluzione industriale». Proprio perché di una rivoluzione deve trattarsi, di uno shock, di un cambio radicale rispetto a quanto avvenuto in tutte le precedenti legislature sia in Sicilia che, in prospettiva, anche per il governo nazionale. Tra i partecipanti, importanti rappresentanti del mondo dell’imprenditoria, dell’artigianato e delle categorie sociali.

Tutto il partito è con lui. Fratelli d'Italia è ancora un partito, forse l'unico.
Tutto il partito è con lui. Fratelli d’Italia è ancora un partito, forse l’unico.

Per Fratelli d’Italia presenti: il leader Nazionale Giorgia Meloni, Adolfo Urso ex ministro degli affari esteri, i coordinatori regionali Giampiero Cannella e Sandro Pappalardo, il portavoce provinciale Raoul Russo, l’assessore al turismo e lavoro della Regione Liguria Gianni Berrino. Tra il pubblico il deputato nazionale Ignazio La Russa ed il responsabile nazionale organizzazione di FdI, Francesco Lollobrigida. Invitati alla discussione anche il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, Il segretario generale di UGL Paolo Capone, rappresentanti delle associazione di imprese della Sicilia tra cui Patrizia Di Dio presidentessa di Confcommercio Palermo.

Adolfo Urso ha subito puntualizzato che il problema principale da cui partire per la popolazione siciliana è un tasso di occupazione del 40% ben al di sotto di quello nazionale che si attesta al 57%. E questo a fronte di un bacino di utenza di 50 milioni di turisti nazionali ed internazionali che, a seguito dell’attuale situazione geopolitica, potrebbero benissimo scegliere la Sicilia come metà delle loro vacanze ed affari. Da qui la necessità di un portale digitalizzato regionale e di infrastrutture adeguate che consentano una congrua circolazione.

Adolfo Urso si fece molto apprezzare agli Esteri: portò di persona molte commesse alle industrie nazionali...
Adolfo Urso si fece molto apprezzare agli Esteri: viaggiò molto e portò di persona molte commesse alle industrie nazionali…

E’ certo che il raddoppio del calale di Suez incrementerà ulteriormente l’afflusso di visitatori. A fronte di tutto questo oggi appena un 10% sbarca in Italia. La Sicilia invece con il porto di Augusta, che non teme confronti nazionale ed internazionali, può e dovrebbe offrire, attraverso un adeguato sistema intermodale di comunicazioni, l’accoglienza adeguata. In Sicilia sono poi presenti una infinità di aree e territori, a cominciare da tutti quelli sequestrati alla mafia, che dovrebbero uscire dall’immobilismo per acquisire rapidamente una vocazione economica che li trasformi in beni produttivi.

Tra le prime soluzioni è stata proposta una riduzione dell’IVA, assolutamente fattibile, sul turismo dal 10 al 5%. Questo mentre il Governo nazionale pensa di utilizzare questi siti per farne ulteriori centri di raccolta per gli immigrati…

È stato poi ribadito che altri settori di punta dell’economia isolana dovrebbero essere l’agroalimentare e l’artigianato. E poi lo stesso Urso ha proposto di fare quello che altri stati, come il Portogallo e Spagna, già fanno: detassare chi riceve e spende in loco la pensione per almeno 6 mesi l’anno.

Tali soluzioni, comunque, non escluderebbero la creazione di un polo industriale attraverso una flat tax del 10% associata ad una detassazione per le aziende che assumono.

Questa volta ce la faccio!
Questa volta ce la faccio!

Sulla stessa lunghezza d’onda il Segretario generale UGL Paolo Capone il quale ha posto l’attenzione sul fatto che l’attuale evoluzione industriale, cosiddetta 4.0, prevede, visto l’ampio spazio acquisito dall’informatica, un sistema di naturale riduzione dell’occupazione in quanto viene sempre più affidato a macchine il controllo delle macchine. Un sistema di riduzione dell’occupazione trasversale tranne che nel settore del turismo che può e dovrebbe essere grande patrimonio della Sicilia.

Concorde Patrizia Di Dio che ha segnalato come in Sicilia, a seguito delle miopi politiche adottare da tutti i governi che si sono succeduti in questi anni trascorsi, soltanto 1 donna su 4 lavora. In altri termini abbiamo un 75% di donne disoccupate. Proposta: occorre mettere al centro “L’economia della bellezza” di cui la Sicilia da sempre è portatrice per coltivare, sostenere e patrimonializzare questa enorme ricchezza.

Patrizia Di Dio, la manager palermitana, president nazionale del Terziario Donna non nasconde la propria vocazione politica
Patrizia Di Dio, la manager palermitana, presidente nazionale del Terziario Donna non nasconde la propria vocazione politica.

E stata poi la volta del candidato alla presidenza Nello Musumeci che ha subito chiarito che la sua concezione della politica ha sempre previsto il confronto e l’ascolto. Cosa che da sempre ha adottato e che gli sono stati da guida in tutte le occasioni in cui ha avuto l’opportunità di governare a tutti i livelli e che dovrebbe divenire paradigma di governo della Sicilia.

La storia dall’unità d’Italia ci mostra invece chiaramente che In Sicilia non esiste confronto né futuro. Il popolo è stato condannato a vivere da suddito e nella rassegnazione del presente. Il consenso è stato sfruttato non come servizio, ma per l’interesse particolare. A tutto ciò si è associata la convinzione che la ricchezza possa derivare solo dal denaro pubblico. Quest’ultimo spesso fonte di lavoro improduttivo. Da qui la ricerca del consenso con il favoritismo. La concessione di “un favore che altrove si chiama diritto”. Adesso assistiamo al paradosso che, ha detto sempre Musumeci, “Finite le vacche grasse i ruffiani hanno l’ardire di parlare di tutti gli altri come di cornuti”. È mancata così la cultura dell’impresa. Dell’impresa che assume e che dà sviluppo. Del cosiddetto denaro europeo, di cui tutti si riempiono la bocca, ha aggiunto Musumeci “Non se ne conosce la ricaduta produttiva“. Allora serve uno shock. La materia prima c’è già: turismo e agricoltura, ma occorre innovare. Occorre la destagionalizzazione, migliorare il rapporto qualità/servizi per essere competitivi. Ed ancora ha aggiunto: “Non si crea sinergia, rete, sistema. La Regione deve fare l’arbitro, non è il giocatore. Legiferare, pianificare, controllare per far sì di essere competitivi. Poche cose, ma chiare. Basta programmi chimera e prolissi dove c’è tutto ed il proprio contrario. Un libro dei sogni che ha generato quella mostruosità istituzionale e politica che è stata il governo Crocetta. Questo anche se lui, sentendoselo ripetutamente dire, pensava fosse un complimento. Un complimento che ha portato la Sicilia al collasso”.

Infine Musumeci ha ribadito l’impegno a “Liste pulite” e sul metodo e sugli uomini ha ribadito “La novità non è una categoria della politica. Invece occorre una guida forte ed autorevole che regga il confronto, indipendente da poteri precostituiti e che debba rendere conto solo alla gente. A quella gente che può orgogliosamente considerarsi terrone ed anche culla di civiltà, maestra di giustizia e faro di civiltà”.

È stata infine la volta di Giorgia Meloni la quale ha detto che FdI appoggia con convinzione e grande partecipazione il candidato Musumeci.

L’unica soluzione per una Sicilia che, suo malgrado, è divenuta ultima tra le ultime regioni. E il governo Crocetta ne è stato la pietra tombale. Alternative? I 5 stelle interpretano l’immobilismo totale. Non fare le cose non è rivoluzione. La politica non è aritmetica, è storia. Il voto deve essere dato per convinzione, non per interesse. Si è detta poi convinta che la Sicilia costituisce il banco di prova per le prossime elezioni nazionali. Ha poi illustrato brevemente il programma politico del partito. E quindi immigrazione controllata, riduzione della tassazione, incentivi per la maternità, turismo ed artigianato d’eccellenza, salvaguardia del Made in Italy. No al reddito di cittadinanza: agli 800 euro al mese per stare a casa. Si agli incentivi per le imprese, alle assunzioni fonte di sempre maggiori sgravi fiscali. Ad uno stato amico, ad un’Italia che aiuta chi vuole fare impresa ed a chi si rimbocca le maniche contro parassiti e mantenuti. Ad una riscoperta del merito, dei valori e delle tradizioni del Bel Paese a favore dei propri abitanti.

Ha poi concluso invitando all’azione poiché, ha detto la Meloni “In questo tempo post ideologico e di grande crisi economica e di valori in cui la società è minata nelle proprie radici occorre una chiamata alle armi, occorre che gli antichi patrioti risorgano si prendano per mano e facciano corpo unico per ridare un futuro degno alla Sicilia ed alla Nazione”

Guido Francesco Guida

(Nostro servizio particolare)

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