Grande manifestazione dei trattori a Palermo

Incontriamo Danilo Calvani organizzatore nazionale delle proteste degli agricoltori e Lorenzo Giocondo, rappresentante della Sicilia occidentale

Mercoledì 20 marzo sono tornati i trattori a Palermo con un corteo in centro seguito da un sit-in davanti Palazzo d’Orleans. Venerdì 22 marzo si terrà, invece, un’altra grande manifestazione a carattere nazionale, che seguirà lo stesso percorso. 

Il motivo della manifestazione è soprattutto nel mancato adeguamento dei prezzi di vendita dei prodotti e nella richiesta urgente dello stato di crisi del comparto. Così, Cinquemila fra agricoltori, allevatori e pescatori siciliani hanno sfilato la mattina del 20 marzo per le strade del centro di Palermo.

La manifestazione di venerdì avrà anche carattere nazionale perché vi partecipano rappresentanti di sei regioni italiane.

“Lo stato del comparto agricolo – ci dice l’organizzatore nazionale delle proteste Danilo Calvani – risulta ormai insostenibile. Venerdì verranno a Palermo rappresentanti da tutta Italia. La situazione in cui versa il settore in Italia è grave e vanno prese decisioni immediate.”

Quali sono i problemi maggiori?

“Fondamentalmente accade che proprio gli imprenditori agricoli che hanno rispettato tutte le norme green, molto severe, poi finiscono per trovarsi fuori mercato perché si fa arrivare il libero mercato dall’estero che, invece, quelle norme non le rispetta.

Noi, con la nostra protesta, ci rivolgiamo anche ai consumatori per sensibilizzarli sul fatto che anche loro vengono penalizzati da un sistema che, con queste norme, impedisce ai cibi sani di arrivare sulla tavola.”

Chi sta partecipando alle vostre manifestazioni?

“Sono in tanti, di tutte le regioni italiane. In particolare aderiscono agricoltori, allevatori e pescatori, oltre a molti consumatori.”

Trattori in coda a Palermo durante la manifestazione

Queste proteste si sono svolte un po’ in tutti i paesi europei, un segnale del malessere generale in cui versa il comparto agricolo. Anche voi vi siete rivolti alla Ue per le vostre richieste?

“Abbiamo portato l’intera documentazione a Bruxelles, segnalando, tra l’altro, la cattiva gestione dei CAA, centri di assistenza agricola, che non hanno neppure l’obbligo di rendicontare, pur disponendo di ingenti somme di denaro.

Tramite l’Agea, Agenzia di erogazione in agricoltura, e la Guardia di Finanza, sono state scoperte numerose frodi e persino aziende false. Chiediamo, per il comparto, lo stato di crisi e il varo di una Riforma agraria che riesca finalmente a superare l’attuale situazione di stallo.”

Che cosa proponete al riguardo?

“Vogliamo che i CAA siano gestiti dagli Ispettorati agricoli e non dai sindacati agricoli, uno dei quali è la Coldiretti.”

E per quanto riguarda gli accordi con i paesi esteri?

“Noi non siamo semplicemente in crisi, stiamo rischiando la nostra sopravvivenza. Se non si interverrà nel modo più opportuno spariranno migliaia di aziende, si perderanno tantissimi posti di lavoro e, infine, i consumatori perderanno la possibilità di gustare i prodotti genuini della loro terra. Pertanto gli accordi, i “green corridor”, che la Coldiretti stabilisce con i paesi esteri vanno completamente rivisti.”      

A Lorenzo Giocondo chiediamo, innanzi tutto, se i problemi del comparto agricolo siciliano siano diversi da quelli nazionali.

“Sostanzialmente sono gli stessi. Anche per noi il mancato adeguamento dei prezzi di vendita dei nostri prodotti non è accettabile: con un prezzo così basso i costi di produzione non sono sostenibili.”

Lei da quale zona della Sicilia proviene?

“Da Poggioreale nella Valle del Belice. Mi occupo di un’azienda biologica e biotecnica di cereali e di ovini. E’ stata una delle prime bio create in Sicilia, addirittura nel 1954.”

Di che cosa vi lamentate, in particolare?

“Fra le varie criticità individuate c’è la nuova Pac che ha introdotto obblighi che scoraggiano dall’intraprendere l’attività agricola. Così le piccole aziende sono costrette a chiudere, mentre si continua a sostenere che lo scopo della Commissione europea sia la tutela dell’ambiente, ma in tal modo si ottiene, invece, soltanto la riduzione delle superfici coltivate e della produzione di cibo sano. Sono stati introdotti nuovi strumenti di tassazione, come l’imposizione del pagamento dell’Irpef per i coltivatori diretti, sono aumentati gli adempimenti burocratici, facendo lievitare enormemente i costi di produzione, diventati ormai insostenibili.”

Per quanto riguarda l’operato della Regione Siciliana che cosa potete dire?

“Sostanzialmente, la Regione Siciliana ha rallentato il processo di assegnazione delle misure di sostegno, in quanto il personale qualificato negli ispettorati è numericamente insufficiente per gestire la mole di pratiche presentate, spingendo persino numerosi agricoltori e allevatori a rinunciare agli aiuti. A fronte di un danno stimato di circa 300 milioni di euro per la riduzione della produzione in tutta la Sicilia, la Regione ha stanziato soltanto 25 milioni di euro di risarcimenti per le aziende nei prossimi due anni. Non c’è più tempo per aspettare, dobbiamo agire adesso per far capire ai politici regionali e nazionali che il settore agricolo siciliano è al collasso. Siamo stanchi dei falsi proclami, delle belle promesse fatte solo a voce, adesso vogliamo i fatti. Rivendichiamo la tutela del mercato locale, per garantire cibo sano per i siciliani e per la sopravvivenza di un settore che permette di portare il pane in tavola a decine di migliaia di famiglie in tutta l’Isola”.

Proteste simili alle vostre si stanno svolgendo in tutta Europa, con quali esiti?

“Posso dire che una grande protesta degli agricoltori ha avuto inizio in Olanda due anni fa, l’adesione è stata straordinaria e ha raggiunto consensi tra la popolazione addirittura del 33%, il che ha permesso di ottenere ciò che avevano richiesto. Speriamo di raggiungere anche noi lo stesso obiettivo al più presto.”

Articoli correlati