“L’ossigeno dovrebbe essere considerato un farmaco, proprio come gli altri agenti orali o intravenosi. L’unica differenza è che viene somministrato con un mezzo diverso”.
Con queste poche parole l’American Heart Association pone l’accento su un concetto non sempre adeguatamente considerato dal personale sanitario che gestisce e somministra questo gas…
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Si è detto – spesso – sul piano scientifico che ‘supposti esseri di altri pianeti’, analizzando l’aria che respiriamo e l’abbondanza d’ossigeno in essa contenuta, potrebbero dedurre che la terra sia pefettamente inabitabile. Per la impossibilità di forme di vita. L’ossigeno è un ga potezialmente vlelenosssimo e allo stato nascente -come nell’acqua ossigenata ‘ è immaediatamente mortaleoltre che – per questo – unottimo disinfettante.
L’Ossigeno allo stato naturale 02 è un elemento (un non metallo) che si può trovare allostato gassoso, liquido e solido. Lo stesso l’ossigeno nascente detto anche Ozono: la sua formula O2+O allo stato nascente è fortemente esotermica Tale fatto limita la produzione di O3 in elevata concentrazione. L’ozono è un energico ossidante e come taleè mortale per gliesseri umani e gli atri animali: tale proprietà viene – però – sfruttata in molti campi, particolarmente nel trattamento delle acque dove sono necessari processi di disinfezione per acque di scarico, nell’industria alimentare, negli allevamenti ittici, etc.
Ma l’ossigeno è anche un farmaco: proprio come un qualsiasi farmaco, è portatore di effetti terapeutici e di potenzialità tossiche…
Il fatto che non sia un composto chimico, ma un gas naturale indispensabile alla sopravvivenza nostre e della massima parte degli esseri viventi animali e vegetali, non deve far dimenticare che una ossigenoterapia incongrua può produrre danni anche seri e a volte costituire un rischio per la vita stessa del paziente. La somministrazione di ossigeno in aggiunta all’aria inspirata persegue sostanzialmente tre obiettivi ben precisi:
L’aumento della pressione parziale di ossigeno negli alveoli polmonari.
La diminuzione del lavoro respiratorio necessario per mantenere una determinata pressione di ossigeno negli alveoli.
La diminuzione del lavoro cardiaco necessario per assicurare una certa pressione arteriosa di ossigeno16.
Questa somministrazione, pertanto, non sempre è opportuna per garantire al paziente una adeguata ossigenazione tessutale: se adottato impropriamente questo intervento può persino provocare un peggioramento della respirazione cellulare. Come vedremo, dunque, la decisione di somministrare ossigeno deve essere soppesata, caso per caso, a seconda delle necessità di ciascun paziente e soprattutto non si dovrà mai tralasciare di sorvegliare l’attività respiratoria e i parametri che indicano la maggiore o minore ossigenazione del sangue, ma anche i parametri emodinamici, espressione della gittata cardiaca, strettamente responsabili del risultato finale che l’ossigenoterapia conseguirà. Obiettivo di questa esposizione è quindi quello di appurare se fosse possibile curare i malati – anche con ossigeno e ventilazione forzata – evitando, nel contempo, i suoi effetti tossici.
OSSIGENO E SANGUE: Il rapporto che lega fra di loro il circolo ematico e l’ossigeno è chiaramente espresso da una serie di precise formule…
Non basta disporre delle attrezzature per utilizzare al meglio l’ossigeno come farmaco a persone, specie anziane, affette da broncopolmonite, come nel caso dell’aggravarsi dell’influenza 2019. Occorre disporre di personale specializzato.
Con tutto il rispetto per il sacrificio al limite dell’eroismo di tanto personale medico, risulta ormai certo – senza alcun dubbio – che l’uso forzato di ossigeno e di propellenti inseriti nella terapia sia stata una delle principali cause di morte di tutti questi mesi. E’ stato dimostrato dalle tardive autopsie effettuale: i defunti aveano i POLMONI BUCATI e non dall’infklenza, né dalla broncopolmionite!
A ciò si aggiunge che siano stati dichiarate ‘morte per Covid’ persone morte per altri motivi naturali. Perché ad ogni morto per Covid ‘gestito’ l’ospedale gode di un ‘gettone’ da 200 euro.
Come vedremo, dunque, la decisione di somministrare ossigeno deve essere soppesata, caso per caso, a seconda delle necessità di ciascun paziente e soprattutto non si dovrà mai tralasciare di sorvegliare l’attività respiratoria e i parametri che indicano la maggiore o minore ossigenazione del sangue, ma anche i parametri emodinamici, espressione della gittata cardiaca, strettamente responsabili del risultato finale che l’ossigenoterapia conseguirà.
Come somministrare dunque l’ossigeno, evitando nel contempo, i suoi effetti tossici?
Le formule relative alla somministrazione di ossigeno mostrano il modesto contributo apportato alla disponibilità tissutale di ossigeno dall’incremento della pressione parziale del gas nel sangue arterioso oltre i 100mmHg. A questo livello di pressione parziale, infatti, l’emoglobina è già saturata al 100% e ogni ulteriore aumento della pressione parziale di ossigeno è responsabile soltanto dell’incremento della quota di ossigeno libero fisicamente disciolto nel sangue (0,003 ml/100 ml di sangue per mmHg di incremento della PaO2 = 0,3 ml/100 ml di sangue ad una PaO2 di 100 mmHg), laddove la concentrazione di emoglobina e la sua saturazione in ossigeno assumono la maggiore importanza ai fini di un efficace trasporto dell’ossigeno in periferia.
A conti fatti, gli ospedali italiani si sono trovati per lo più poco prteparati ad applicare tali formule a dovere. Né è regola che in altre parti d’Europa e del mondo abbiano saputo far meglio.
Ormai è scontato che se la siano ‘cavata’ meglio imalati che sono rimasti in casa a curarasi la malattia come una comune influenza, per grave e dolorosa che fosse.
Frattanto, lo Stato non ha pubblicizzato adeguatamento l’usod i farmaci e cure prventive e profilattiche quali l’assunzione di vitamina C e soprattutto D, movimento all’aria aperta e al sole (al contrario avversato), vita ed alimentazine sane… Infine, lo stato non ha coinvolto i medici curanti, informandoli e dotandoli di quei rimedi che più si adattano all’influenza in questione e ad intervenire sul rischio di un aggravarsi e di un trasformarsi in broncopolmonite. Tali rimedi ci sono e sono comunemte in farnacia! Basta conoscerli!
Germano Scargiali