Il complesso di Monreale è ora visitabile nel suo insieme

La navata del Duomo di Monreale con in fondo il Cristo Pantocratore. L’immagine dell’abside ripete quella di Cefalù (come i campanili della facciata differenti l’uno dall’altro). A Monreale i mosaici (bizantini), però, proseguono per tutta la chiesa e il chiostro riflette nei suoi minuti decori alle colonne l’arte di ascendenza araba. Essa testimonia, anche, nei musulmani, il culto per la molteplicità: nessun decoro è uguale ad un altro. Accettare la molteplicità infusa della natura (cosmo) rappresenta la virtù. L’unità, infatti, è solo in Dio. Nel suo insieme, però, il cosiddetto stile arabo normanno andrebbe chiamato, ben più correttamente, normanno bizantino.(Vedi in fondo nell’articolo e nelle note).

Fu il sogno grandioso di re Guglielmo il Buono: un complesso monumentale autonomo, straordinario, enorme e variegato. E così restò fino al 1866, anno della soppressione degli Ordini religiosi, quando passò allo Stato che in seguito lo affidò, dividendolo, alla Regione e al Comune. Ma il complesso abbaziale è un unicum, e non soltanto perché è straordinario: è un tutto omogeneo, formato dalla chiesa e dal chiostro, dal refettorio e da uno scriptorium. Finora non è stato mai possibile evidenziarne la complessa omogeneità. Finora. Perché da sabato 7 settembre – alle 18,30 è stato inaugurato il nuovo percorso di visita che comprende anche il Duomo (con il commovente Cristo Pantocratore), l’elegante Cappella Roano, il chiostro, il giro completo delle terrazze (da dove lo sguardo abbraccia l’intera vallata), il Museo Diocesano, ma anche la torre meridionale, di cui si sta completando il restauro proprio in queste ore, che ospiterà quattro nuove sale espositive (sviluppate in altezza) per accogliere le opere finora conservate nei magazzini del museo. Per l’inaugurazione è stata data la possibilità di visitare gratuitamente il complesso fino a mezzanotte e sulla facciata del Duomo, è stato proiettato un videomapping. A parte tale particolare molto suggestivo, il percorso rimarrà disponibile ai visitatori “sine die”.

Per il complesso di Monreale si tratterà quindi di una nuova/antica vita: di fatto chiunque lo visiterà potrà finalmente riassorbirne la storia nella sua interezza, ma si farà anche un’idea della potenza dell’intero progetto monumentale normanno. Che sarà raccontato anche da una guida nuova di zecca, edita da Skirà su commissione di CoopCulture che cura in ATI (CoopCulture, Mo.Mo e SKIRA) i servizi aggiuntivi del chiostro di Monreale, che da qualche mese fa parte di un unico itinerario di visita con il Duomo e, da sabato in poi, anche con il Museo Diocesano e gli altri ambienti del complesso. Saranno anche disponibili una app di ultimissima generazione per poter visitare il complesso in piena autonomia e un’audioguida in 4 lingue (italiano, inglese, francese e tedesco)

L’itinerario di visita è già stato premiato: il chiostro dei Benedettini ha visto crescere il numero dei visitatori passando dalle 214.254 alle 260.300 (+ 46 mila). Il biglietto unico chiostro e duomo (avviato da marzo) è stato scelto da oltre 100 mila visitatori. Da sabato il biglietto sarà quindi di 12 euro per la visita completa dell’intero complesso, compreso il Museo Diocesano e le nuove aree espositive.

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Il complesso abbaziale di Monreale

“Il complesso abbaziale di Monreale è qualcosa di unico che non si può separare: si pensi appena  – sottolinea monsignor Michele Pennisi, arcivescovo della Diocesi di Monreale  ai capitelli del Chiostro dei Benedettini: raccontano scene dell’Antico e Nuovo Testamento che si ritrovano anche nei mosaici del duomo.  Pur mantenendo distinte le proprietà, ben vengano sinergie, tra la Regione con la Soprintendenza, CoopCulture e la Diocesi, che permettono una visione complessiva. Speriamo parta presto il restauro della ‘Cappella Roano’, finanziato dalla Fabbriceria ma non ancora avviato per intoppi burocratici. Ma nel frattempo apriamo le due torri, quella meridionale con gli archivi e quella settentrionale che ospiterà i paramenti sacri del Duomo. Senza dimenticare che la visita al Duomo permetterà di scoprire la splendida  icona della Madonna Odigitria, appena restaurata, dinanzi alla quale ho visto inginocchiarsi i fedeli russi”.

“La nuova visione che il visitatore avrà di uno dei più grandi esempi architettonici della preziosa testimonianza della dinastia normanna in Sicilia – spiega il presidente della Regione Siciliana,  Nello Musumeci –  è il risultato di una perfetta sinergia tra istituzioni e privati . Un biglietto unico, un percorso di visita realizzato con una rigorosa cura scientifica da parte della Regione Siciliana e la possibilità di ammirare nella sua interezza un capolavoro di originale sintesi stilistica, sono la cifra dell’offerta che vogliamo dare ai visitatori. E’ il nuovo percorso di ‘valorizzazione dei Beni Culturali siciliani’ già intrapreso da tempo, che consentirà ai tanti turisti che visitano la Sicilia di poter fruire dei luoghi della cultura in maniera moderna e completa”.

Monreale riaccoglierà il suo Duomo: alla vigilia della festa della Madonna del Popolo – la prima e la più antica celebrazione mariana nella cittadina normanna – l’arcivescovo Michele Pennisi ha aperto il nuovo percorso di visita all’intero sito, in maniera globale. Alle 21, dopo una rappresentazione teatrale sulla vita di Guglielmo II curata dalla Compagnia dei Normanni, si srotolerà un impressionante videomapping proiettato sulla facciata della Cattedrale. 

Per “Il sogno di Guglielmo”, il Duomo si animerà di luci e di colori che racconteranno la sua storia, a partire dalla leggenda sul re normanno Guglielmo II. La performance, realizzata da Odd Agency, celebrerà l’architettura e i mosaici del prezioso monumento. Dopo lo spettacolo, sarà possibile visitare gratuitamente il Duomo, con la sagrestia, il chiostro, la torre settentrionale e quella meridionale, le terrazze, gli archivi, il Museo Diocesano e la cappella Roano.

La chiave sta tutta nella sinergia e nella collaborazione avviata prima con la Soprintendenza, ed oggi con CoopCulture che gestisce i servizi aggiuntivi del chiostro dei Benedettini dal 2017, di cui ha riprogettato l’ingresso e aperto un bookshop nelle sale dove sono stati  scoperti e restaurati antichi affreschi. Nel 2018 CoopCulture ha sottoscritto l’accordo di valorizzazione con la Cattedrale per il biglietto unitario. 

“Monreale è l’esempio di una best pratice nel rapporto tra pubblico e privato in grado di restituire alla comunità un sito UNESCO nella sua completezza – interviene Letizia Casuccio, direttore di CoopCulture -, ma è anche la sperimentazione di un nuovo modello di gestione del patrimonio sempre più integrato tra beni culturali e territorio, cultura, turismo ed economia locale. E’ giunto il momento di presentare  Monreale sul mercato turistico mondiale: ma deve essere pronto. E quindi, più servizi, vendita on line dei biglietti, visite guidate, audioguide e App, eventi, un merchandising dedicato e una front line di alto profilo. Noi faremo la nostra parte, già dai prossimi mesi realizzeremo un sito web di ultima generazione e presenteremo Monreale alle fiere di Rimini e Londra”.

Si potrà così passare liberamente dal duomo al chiostro, e raggiungere il Diocesano con il nuovo allestimento museale a cui sta lavorando la direttrice Maria Concetta Di Natale. I lavori di ristrutturazione e restauro della torre meridionale, iniziati nel 2018, sono invece seguiti  dall’architetto Roberto Pupella, e realizzati dalla ditta Oliveri di Partinico, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza,  cui si deve la cura scientifica del nuovo percorso. 

Un itinerario di visita inedito

L’intento dichiarato del re normanno era quello di divenire il punto di riferimento del mondo ecclesiastico sul più ampio territorio. Anche per questo concesse il monastero ai Benedettini giunti da Cava dei Tirreni.

Sede arcivescovile sin dalla sua fondazione, architettonicamente il Duomo venne completato con l’edificazione dello straordinario chiostro, elegante esempio di architettura monastica, vero hortus conclusus in cui è facile immaginare i monaci camminare, cantare e pregare. Il percorso di visita guiderà gli spettatori nell’esplorazione del Duomo, leggerà il Vecchio e il Nuovo Testamento sui mosaici, ammirerà il Cristo Pantocratore e passerà quindi alla cappella del Crocifisso – meglio nota come Cappella Roano, dal nome del suo fondatore – che accoglie il Tesoro del Duomo; proseguendo poi, si visiterà il Museo Diocesano, e l’aula capitolare di San Placido che ospitava l’assemblea dei monaci, le nuove sale espositive nella Torre, per concludere la passeggiata lungo il giardino, il Paradisus, l’ hortus conclusus della tradizione monastica. Da non perdere l’esperienza condivisa delle terrazze del Duomo da cui si gode una straordinaria vista sulla città.

Info e prenotazioni: 091 7489995 | www.coopculture.it

Ufficio stampa Sicilia ATI CoopCulture. Mo.Mo. Skira

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IL DUOMO DI RE GUGLIELMO

La storia di Santa Maria la Nova

Il Duomo di Monreale, sede arcivescovile già a dai primi anni della sua costruzione, è uno dei massimi esempi architettonici della preziosa testimonianza socio-economico-culturale della dinastia normanna in Sicilia. Eretto nel XII secolo – relativamente brevi furono i lavori, dal 1174 e il 1189 – per volere di Guglielmo II D’Altavilla detto il Buono, è il segno tangibile della dichiarata concorrenza con la Cattedrale di Palermo, negli stessi anni voluta da Walter of the Mill, arcivescovo del capoluogo.

Il duomo di Monreale racconta meglio di un libro l’equilibrio perfetto tra  i due poli di potere: all’edificio, consacrato nel 1185, si aggiunsero presto un’abbazia benedettina e il Palazzo Reale (trasformato alla fine del ‘500 nel Seminario Arcivescovile) cui si annette un chiostro. E’ una sorpresa: tra i più grandi mai edificati e conosciuti nel panorama europeo, fu costruito nel solco della tradizione consolidata dell’architettura claustrale, limitrofo al monastero benedettino.

Per completare la grandiosa fabbrica, vennero coinvolte le migliori maestranze, in parte (forse) veneziane, in parte arabe, bizantine e locali. Nacque così un capolavoro di originale sintesi stilistica e artistica: se normanna è la pianta basilicale e quindi la struttura del Duomo, è la parte posteriore a denunciare il gusto islamico, che si ritrova nelle tre imponenti absidi con decorazione archiacuta (tipica dello stile gotico). In ogni caso la volontà dei Normanni e dell’alto clero di quel tempo era di cancellare il ricordo della presenza musulmana…

Il bellissimo portale bronzeo della facciata, si deve a Bonanno Pisano, e fu realizzato nel 1186, successivo al portale bronzeo fuso nel 1179 da Barisano da Trani. Sicuramente è l’interno, a croce latina e diviso in tre navate, a contraddistinguere l’identità del Duomo, che custodisce un tesoro musivo di straordinaria importanza storica: estesa su 6340 mq circa di superficie, l’opera fu realizzata direttamente in situ tra il XII ed il XIII sec. da gruppi di mosaicisti di “officine” diverse che, seguendo però un progetto creativo unitario, erano legate da una stessa tradizione stilistica e tecnica. Quella bizantina ripetuta similmente in Turchia, Grecia etc. Il mosaico era prerogativa bizantina: si pensi a quelli di Sant’Apollinare in Ravenna e della stessa Bisanzio. Poco questa indicazione viene fornita anche ai visitatori della Cappella Palatina…

Il tesoro musivo narra il programma divino di salvezza universale, tra Vecchio e Nuovo Testamento. Nell’abside maggiore, la figura del Cristo Pantocratore, vestito in rosso e oro, con un mantello azzurro sulle spalle, di iconografia tipicamente orientale (bizantina).

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Il mosaico, come quelli di tutta la chiesa, infatti, è opera (come a Cefalù e nella Cappella Palatina) di mosaicisti bizantini, chiamati dai Normanni. La manovalanza araba – seppure presente – non era in grado, né di realizzare opere di tal fattura, né di riprodurre immagini cristiane… Gli artisti di Bisanzio, insomma, furono quelli che impreziosirono maggiormente questi insigni monumenti del palermitano. Simili immagini del “pantocratore” si trovano nel Mediterraneo orientale, ma quelli di Monreale e Cefalù sono considerati i più belli e lo sono visibilmente. Il Pantocratore è Gesù nell’atto di sostenere il mondo con riferimento alla creazione che non si è fermata alle origini, ma …in qualche modo continua nella storia (ndr).

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Nella chiesa sono conservate le tombe di Guglielmo I (detto il Malo), in porfido massiccio del XII secolo, e dello stesso fondatore, Guglielmo II, detto Il Buono. La Cappella del Crocifisso, voluta dall’ arcivescovo Giovanni Roano e progettata nel 1686, è invece caratterizzata da un sapiente disegno a marmi mischi, di evidente segno barocco. Sul fianco settentrionale del Duomo, si colloca invece il chiostro a forma quadrata, eretto tra il 1175 e il 1182 per volere di Guglielmo II; abbraccia un giardino, un Paradisus, l’hortus conclusus della tradizione monastica.

Circondato da una serie di 26 arcate ogivali a doppia ghiera, caratterizzate da tarsie geometriche bicrome di pietra calcarea e lavica, e sostenute da 228 colonnine gemmate, tutte diverse tra loro, il chiostro mostra una meravigliosa decorazione scultorea dei capitelli: maestranze lombarde e provenzali hanno contribuito a un programma figurativo di grande originalità e varietà stilistica.

Il complesso è poi completato dal Museo Diocesano, inaugurato nell’ aprile del 2011, nella sede del Palazzo Arcivescovile. Diretto da Maria Concetta di Natale, e allestito secondo un rigore scientifico di importante tessitura museale, ospita argenti, pitture, maioliche, sculture, paramenti e molte altre suppellettili liturgiche, che seguono una cronologia relativa alla committenza vescovile dell’Arcidiocesi. 

(Da un comunicato ampliato e impaginato da Germano Scargiali)

Vedi sul tema (motore di ricerca) anche: “Qualche verità sulla Cattedrale di Palermo e sullo stile arabo normanno bizantino”. Considera che, la dichiarazione dell’Unesco si riferisce esplicitamente al “Percorso arabo normanno bizantino“, ma – contrariamente a quanto si è creduto a lungo – lo stile architettonico della Cattedrale di Palermo e dei due Duomi di Monreale e Cefalù è in grandissima prevalenza Normanno – Bizantino. Nella Cattedrale palermitana non c’è assolutamente “niente di arabo“. D’altronde quelli che vennero in Sicilia furono musulmani, ma non arabi, ma berberi ed egiziani. Anche se erano portatori di un certo bagaglio di cultura araba ed anche delle tecniche di coltivazione e irrigazione. Tale cultura era stato un faro fra il Medioriente e l’Africa. I maggiori filosofi arabi – Avicenna e Averroè – si rifacevano, però, alla filosofia classica greca.

Come diciamo nella nostra nota più sopra, la volontà dei Normanni, ferventi cattolici, era di cancellare persino il ricordo della presenza musulmana. Non poterono fare a meno di utilizzare una certa manodopera di quelli rimasti dopo la cacciata dei musulmani. In particolare, la storia della Sicilia normanna ha origine con la conquista dell’Isola, iniziata nel 1061 con lo sbarco a Messina – al tempo in cui essa era dominata da potentati e governatori musulmani – e si conclude con la morte dell’ultima esponente della famiglia degli Altavilla di Sicilia, Costanza, nel 1198.

I Bizantini – a loro volta – erano stati in Sicilia per un periodo molto più lungo, sia dei musulmani, sia dei Normanni, per quanto più indietro nel tempo. Essi la strapparono ai Vandali negli anni tra il 484 e il 496. Questi l’avevano tolta a Roma. I Bizantini rimasero dal  535 fino all’invasione islamica dell’isola, cioè fino all’anno ‘827: quasi 300 anni. Fu già con Ruggero II, primo re normanno, che le chiese del palermitano iniziarono a rivestirsi di mosaici. Ma non esistendo nell’Isola maestranze abbastanza esperte, si fece ricorso, come del resto per tante altre motivazioni, al centro in quel momento di più risonante prestigio, e con il quale intercorrevano scambievoli rapporti: in particolare, furono chiamati i mosaicisti di Costantinopoli.

(Germano Scargiali)

 

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