Il Cristianesimo l’inquisizione la fede e la scienza

Interno della Cupola Basilica San Pietro centro della Cristianità. Come la Cappella Sistina, la Cupola è un capolavoro di Michelangelo Buonarroti, autore del progetto architettonico. Proprio nel Rinascimento nacque la Scienza, ma non già – come diffondono incolte e false credenze – in contrasto con la Religione. In questo periodo, come in quello ben più tormentato del Barocco, l’arte elevò come non mai il pensiero umano in direzione del Cielo.

Ecco una Breve ma, credeteci, molto significativa – storia dell’ira degli atei contro i cattolici e il Papa (come ruolo e istituzione). L’ira generale, atea, come l’arrabbiato sostenere la laicità di tutto e la libertà intesa come assoluta licenza nel privato, nasce dalla severa disciplina imposta dalla fede cristiana, dal Messaggio e dalle difficoltà che il lungo cammino – che appartiene addirittura al senso della storia – indica ai credenti una strada in salita, scomoda e persino difficile da percorrere. Dante, in linea con i padri della chiesa, ma già anche la linea del pensiero classico greco e latino, ci ricorda come sia grande e comoda la porta dell’inferno…

Il cristianesimo è divenuto negli ultimi anni bersaglio di continue aggressioni – fisiche e morali – provenienti dalle più svariate latitudini e longitudini… Sembra voglia proprio scolpire le parole del Gesù dei vangeli: “ogni volta che vi perseguiteranno perché mi sosterrete  Il pensiero corre subito ai fondamentalisti islamici, ma la “religione di Roma”, assieme alle confessioni ad essa più vicine – vedi la Greca e la Copta – pur crescendo costantemente nella stima internazionale su di una lunga scia già consolidata (ottenendo, anche, risultati di varia natura, come, per l’Italia, l’affermazione della lingua italiana al posto del sempre più “ostico” latino) è divenuta oggetto di crescenti accuse fra le più svariate. Ciò si aggiunge ai veri e propri attentati, fisici e morali provenienti, come dicevamo, da molte direzioni…

La religione cristiana cattolica è – nei fatti – la religione per eccellenza. E’ la prima ad essere additata – posta, quasi, sul banco degli imputati – anche dagli atei, che la additano come fosse una sorta di superstizione in rappresentanza di ogni altra forma religiosa. Non meno fanno i rappresentanti di altre religioni avverse e rivali…

L'Ascensione di Cristo in Giotto. L'eccelsa arte del "pastorello", che non poteva conoscere la prospettiva, si incrocia con una fede che echeggia quella di San Francesco di cui lui ebbe notizia. Il risultato artistico è tale che anche l'errore nella costruzione complessiva dell'immagine sembra ...voluto.
L’Ascensione di Cristo in Giotto. L’eccelsa arte del “pastorello”, che non poteva conoscere le regole della prospettiva, si incrocia con una fede semplice e profonda che echeggia quella di San Francesco di cui lui ebbe notizia e …ne dipinse. Il risultato artistico è tale che anche l’errore nella costruzione complessiva dell’immagine sembra …voluto. Il passo innovativo compiuto da Giotto è, comunque, ultrasecolare. Da secoli gli artisti seguivano degli “stilemi”. Lui dipinge ciò che vede – come gli “uomini delle caverne” –  alla luce del proprio istintivo lirismo.

Infine, il cattolicesimo subisce anche gli strali provenienti dalle altre confessioni cristiane. Ciò avviene, certamente, perché la religione romana rappresenta e simboleggia “la fede” per eccellenza nella divinità e nel trascendente, perché, nonostante i revanchismi e i parziali successi economici del “mondo protestante”, è la più diffusa nel mondo evoluto, è quella cui – motivo d’invidia – più ci si converte, fuggendo dall’ateismo. Infine, è logico come sia divenuta quella che più si osteggia…

Oggetto di feroce critica, e persino di scherno, è l’Inquisizione cattolica, un fenomeno di un preciso momento storico che, ai suoi “tempi”, quelli della Controriforma susseguente allo scisma protestante, sarebbe stato l’emblema del fondamentalismo e dell’intransigenza cattolica, quasi il simbolo della vera natura di quella sorta di superstizione codificata, che tutte le fedi rappresentano nei confronti dei supposti pregi del laicismo…

La figura epica quanto negativa di Torquemada, l’implacabile giustiziere, genio del male, dipinge a fosche tinte quel periodo non bello, ma dando per scontato che fosse frutto di mero eccesso, di mera ingiustizia e di implacabilità dei metodi e delle pene, comunque inumane, delle torture esercitate nei confronti di persone meramente, e sempre, innocenti…

Per quanti eccessi abbia commesso la “Santa” inquisizione, nata dalla rabbia contro lo scisma protestante, ma anche per arginarne gli effetti, la storia – già a lume di logica – non andò certamente in modo così univoco e semplicistico… L’inquisizione estese i suoi poteri e lo fece anche bene, in tempi di disordine e di insufficienza delle istituzioni …contro ogni reato, considerandolo comunque un’offesa a Dio e lo fece con più umanità di come agissero a quel tempo i tribunali “del Re”. Per questi, in quei tempi, torturare, mettere ai ferri e condannare a morte era semplice come schioccare le dita…

Nell’accusare il Tribunale dell’inquisizione la mentalità comune ha gioco facile: chi crede ancora nelle streghe? L’inquisizione non dava, forse, della strega o dello stregone a tutte le dolci creature che la comunità “invidiava”, invece, per le relative virtù e, quindi, additava, sempre, con accuse …inventate? La “colpa” era sempre e soltanto di aver professato una libertà di scelta e di pensiero? Non c’erano mai del dolo o delle colpe?

In realtà, sappiamo come bastasse professare pubblico pentimento e compiere atti di penitenza per …salvarsi. Il vero motivo del processo dell’Inquisizione era il tentativo – reso patetico da tante rievocazioni – di …recuperare un’anima persa per il Signore. Ma non solo. Approfondiamo qualche particolare.

Nella realtà dei fatto – anzi nell’ambito giuridico – il tribunale della inquisizione fu il primo della storia umana ad introdurre nel procedimento il concetto di pari dignità fra l’accusa e la difesa davanti all’organo giudicante: il giudice. In precedenza, sotto ogni cielo, era lo stesso personaggio, o collegio, a formulare l’accusa e ad emettere la sentenza. Il procedimento ne veniva – com’è ovvio – fortemente condizionato. Le assoluzioni erano un’eccezione. L’Inquisizione prevedeva, invece, un confronto alla pari fra accusa e difesa ed un terzo organo giudicante sotto forma di collegio. Erano, si potrebbe obiettare, tutti magistrati della Chiesa, ma la svolta storica “enorme”, in fatto di procedura, fece sì che, da allora, uno dopo l’altro, tutti i tribunali del mondo venissero aggiornati e organizzati in quel modo…

El Greco, La sepoltura del Conte de Orgaz. Su questo dipinto non basterebbe un volume. La fervente Spagna fu intransigente a partire dai Re Cattolici fino a Felipe II, mentre interpretò senza tentennamenti lo spirito della Controriforma: Dio c'è e va affermato. La molteplicità terrena, espressa dalla mentalità barocca, mantenuta oltre la sua durata storica, trova una soluzione solo nell'Unità che si trova in cielo. Sulla terra tante creature e situazioni, solo in cielo un unico Dio.
El Greco, La sepoltura del Conte de Orgaz. Su questo dipinto non basterebbe un volume. La fervente Spagna fu intransigente a partire dai Re Cattolici fino a Felipe II, mentre interpretò senza tentennamenti lo spirito della Controriforma: Dio c’è e va affermato. La molteplicità terrena, espressa dalla mentalità barocca, mantenuta oltre la sua durata storica, trova una soluzione solo nell’Unità che si trova in cielo. Sulla terra tante creature e situazioni, solo in alto un unico Dio.

Atei, o peggio, veri e propri apostati si accaniscono contro la Chiesa cattolica, ma l’obiettività non è il loro punto forte. Che vi siano giudici ingiusti o parziali non è un caso che, fino ad oggi, la storia e la società abbiano mai del tutto potuto evitare…

Che le chiese vengano aggredite con i fedeli all’interno con ordigni bellici e simili è divenuto un fatto oggi non tanto raro, che l’inquisizione si comportasse male è, comunque, un fatto di ieri. Occorre, però, soprattutto tener presente che, anche verso lo spirare del Medio Evo, quando fiorirono in Europa le prime università, moltiplicandosi poi rapidamente e dando un senso culturale unitario al continente che si preparava alla crescita progressiva che lo portò verso alti traguardi di progresso, la prima materia ad essere studiata fu proprio la teologia: si tiravano le somme dell’Età di mezzo, che era stata caratterizzata dalla Fede – quale primario angolo visuale – e si andava verso i nuovi traguardi relativi all’uso della Ragione. Tuttavia lo studio della Legge, intendendo con esso il solo studio del Diritto romano, fu seconda in ordine di tempo rispetto alla teologia e poi venne la letteratura. Nacquero per prime, insomma, le università teologiche e poi, sull’onda del Rinascimento, di cui fu tipica le fiducia nella scienza e la ragione, vi si iniziarono a studiare le altre materie. Vogliamo far capire che fu la Religione Cattolica il lievito culturale del mondo occidentale, perché è lampante come dalla cultura europea germogliò il meglio della cultura mondiale, accolta da …tutto l’Occidente, quello che spiegò agli abitanti del Pianeta come questo fosse “rotondo”, si potesse circumnavigare e percorrere e conoscere per intero… La cultura europea è quella che tutti ancor oggi, imitano, ammirano ed anche invidiano. America e Australia incluse. Perché è sempre più chiaro come – per quanta cultura autonoma posseggano tutti gli altri popoli della terra – essi oggi – per dimostrare d’essersi evoluti, a sé stessi, oltre che agli altri – desiderino… “sembrare europei”.

L’Europa, frammentata dalla rivalità fra i sovrani – re, principi e duchi – ma anche dalla precarietà delle strade – che esistevano solo perché lasciate dai romani – si preparava a divenire il faro della civiltà mondiale. Ma godette allora di una sola opera unificatrice: quella della Chiesa. Alla quale proseguendo sulla scia dei monaci che avevano trascritto le opere classiche, essa stessa fece seguire la funzione della “organizzazione del sapere e del pensiero”. Anche il Rinascimento – che per molti versi fu un’impennata nei confronti del protagonismo della Religione nel Medio Evo – non perse la fede, edificò templi eccelsi al Signore e amò le opere classiche, in anticipo su Gutenberg e dei caratteri mobili, potendo apprezzare il classicismo dai volumi “letteralmente salvati” dalle distruzioni barbariche soltanto grazie al lavoro dei monaci amanuensi, alla loro intrinseca cultura che li portava a comprenderne il valore, anche se erano stati concepiti dalla cultura “pagana”…

L’invenzione della stampa, consentendo di riprodurre la Bibbia e le Sacre scritture in molti esemplari, rendendole leggibile a larghi strati di persone (colte, cioè quelle, non frequenti, già alfabetizzate) diedero a Lutero la possibilità di portare avanti il principio della libera interpretazione, aprendo una breccia al ruolo che i cattolici attribuiva al clero…

A metà del secolo XV, un attimo prima della scoperta dell’America, vi erano in Europa ben 60 Università, da quella di Coimbra in Portogallo a quelle di Praga, Cracovia e Budapest ed altre ne sorsero negli anni successivi in ogni parte d’Europa e la Penisola italiana, culla dell’Umanesimo e del Rinascimento – ma anche della banche e della partita doppia – non fu l’ultima della classe (vedi George Clark, Le origini dell’Europa moderna): Bologna, Pisa, Napoli, Roma, Milano e Torino sono tutt’oggi dei centri di ricerca universitaria da cui ci si può aspettare un passo avanti per tutta l’umanità, sia in campo artistico e morale, sia in campo scientifico… .

Da tutto ciò gli storici traggono solitamente un’opportuna conclusione: gli scismi religiosi che seguirono furono estremamente deleteri nei confronti della la storia e del progresso, mentre la reazione della Controriforma, da parte della Chiesa di Roma, che era stata, formalmente, ma anche nella sostanza, l’unica nel cercare di farsi garante di sentimenti culturali unitari, che – per allora – erano anche politici o lo sarebbero diventati presto. Per questo la reazione per eccellenza, proprio quella – cioè – della Controriforma non può ritenersi ingiustificata. Tutto ciò resta vero anche se da essa derivarono errori, eccessi e approfittamenti particolari di svariato tipo…

Occorre contraddire decisamente – una volta per tutte, se necessario – chi identifica la fede con l’infallibilità, supposta, di chi la rappresenta. I cardini ed anche le caratteristiche della fede hanno poco a che vedere con i peccati di uomini e donne, che sono anche parte della Chiesa, come di ogni altra realtà umana, credenti laici e clero tutti inclusi. Sia il Soglio pontificio, sia la sua organizzazione rimangono una realtà sostanzialmente umana, una creazione degli uomini. Pur avendo Dio al di sopra di sé, su di essi non viene meno, evidentemente, la libertà di scelta fra il bene e il male, né la possibilità di cadere in errore, né deve ritenersi raro il mancato conseguimento di un corretto obiettivo…

Il Male – del resto – è presente, sia nella natura (catastrofi, malattia, la stessa morte corporale quasi sempre anche dolorosa), sia nella realtà personale dell’individuo… Ovvio: il peccato, l’errore, l’ignoranza

Il Male è presente, visibilmente, dappertutto e farsene scandalo è un peccato contro lo stesso Dio dei cristiani cattolici. Il Male –massimo problema sul terreno teologico e fideistico – è, puramente e semplicemente, per quanto sia di discussa (per certi versi misteriosa) natura il nemico da combattere. Contro il male combatte l’umanità, sul piano individuale e collettivo, sin dai primordi. Contro la malattia e la catastrofe, contro l’ignoranza, l’errore e il peccato… Così sono nate la medicina, la cultura, la stessa religione per certi versi, i tentativi di prevenire con la prudenza e specifici espedienti gli effetti della catastrofe naturale…

Ecco quale preciso e durissimo concetto attribuisce San Paolo all’ Uomo dei Vangeli: “…Gesù spiega il perché delle persecuzioni a venire: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”.

Ci sarà, dunque, sempre un contrasto fra il modo di vivere del cristiano e quello di una società che rifiuta i valori del Vangelo. Contrasto che può sbocciare in una persecuzione più o meno larvata oppure in una indifferenza che fa soffrire…

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Dovrebbe esser chiaro che quei “cristiani” che si bloccano di fronte al concetto del Male, escludendo che possa essere una realtà obiettiva, come fanno da un altro punto di vista Parmenide, Platone, gli Illuministi, Hegel, siano assolutamente fuori strada… Non vogliamo ripetere che in tale novero si inquadra il marxismo perché chi legge dovrebbe intuirlo: il marxismo e il comunismo sono stati una miserevole parentesi nell’evoluzione della storia e, in essa, del pensiero umano in genere. Il marxismo ha preso il sogno di Platone e dello stesso Sant’Agostino, privandolo d’ogni sacralità e poetica. Riducendolo, invece, ad una visione minimalista e strettamente materialistica della storia, e del cosmo intero (natura). Tale riduzione, che nocque in modo incalcolabile al pensiero corrente dei due secoli passati e tutt’oggi limita lo stesso tenore di felicità dell’intera umanità. Differente sarebbe stato ed è promuovere lieviti sociali, tramite scelte di mutua previdenza, di assistenza ai deboli, di welfare. La corretta “gestione” di tutto ciò dipende, anzitutto e soprattutto, da una condicio sine qua non: la migliore “organizzazione del sistema”. Ma soprattutto di quello produttivo.

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Secondo chi crede, ovviamente, il massimo nemico del Male è Dio stesso: per questo Egli corre in aiuto i tutti, se richiesto. In aiuto della fede nel Bene, Egli cede alla preghiera, sia individuale, sia collettiva. Questo vuole…

In cambio di questa “ardua” collaborazione da parte degli esseri pensanti – che include la Fede – Dio ha gratificato l’umanità del massimo dei doni: passare dal nulla, dal non essere, alla vita, cioè l’essere. Di conoscere, ragionare, capire, scegliere. Ma anche con il dovere di lottare contro le avversità: questo è il Male. Nelle sue diversificate forme, questo è il modo di presentarsi del Male…

Ecco l’umanità che combatte la più esalante delle battaglie: quella per la Vita. Contrariamente alla mentalità di Parmenide e Platone e dei fondamentalisti, il premio della vita ha un prezzo su questa terra: la lotta contro le imperfezioni del creato. E’ evidentissimo che il Creato – bello e miracoloso che sia – presenti tali …incrinature. Non possono essere altro che un margine di miglioramento che Dio stesso si propone e nel quale gratifica l’umanità, coinvolgendola in tale opera. Per qualche misterioso motivo non poteva o non volle fare di più… Solo ammettendo tutto ciò come principio, tornano a posto le tantissime essere del mosaico contenuto nei “paradossi della nostra religione” che il Vecchio e il Nuovo Testamento presentano evidentissimi… Addirittura sono apparenti controsensi, specificati e ribaditi: quasi ci volessero far perdere la fede o incrinarla. Avrebbe  mai potuto Adamo scegliere il Male se non fosse esistito? Con questo, tutto il resto del male – che si manifesta di continuo – non può più sorprenderci… Platone, Sant’Agostino, Hegel, gli idealisti loro epigoni, come gli Illuministi, lo stesso materialismo storico non sanno spiegare il male o restano sgomenti di  fronte ad esso. Vedono letteralmente, le streghe. Lo attribuiscono anche – non si sa per qual …mattana – alla sola umanità. Quasi che Dio o la natura, compiendo il massimo plafond di creare esseri pensanti abbiano commesso anche il massimo errore… E’ assolutamente ridicolo: la verità è quella opposta. L’umanità è la parte migliore del creato.

Le tessere del mosaico che compone l’apparato della fede, distribuito nelle svariate parti della Bibbia, sono “tantissime” e non potrebbe essere diversamente. Perché è ovvio – lo spieghiamo spesso e vi torneremo ancora in questo nostro modesto scritto – che la “molteplicità“, l’innumerevole, se preferite, è una costante presenza nel cosmo (il nostro mondo) quasi fosse una condanna dalla quale non si può sfuggire se non grazie alla virtù: all’accettare il ruolo di gestire tale molteplicità e il continuo variare (movimento) del cosmo stesso: la realtà che vediamo intorno a noi ogni giorno ha “l’aria” di presentarvi una ininterrotta serie di problemi apparentemente (a prima vista) insolubili…

Comunque, a valle di tutto, un dato è certo: che l’Homo per eccellenza – come spiega bene in questi anni il Prof. Ignazio Buttitta (jr.), antropologo dell’Università di Palermo – sia l’homo religiosus, sotto ogni latitudine e longitudine. L’Homo non religiosus è, invece, il “non homo”.

Dio, per il Cristianesimo, non salva dal peccato e dall’errore – quindi dall’incombere del Male – neanche il Papa, che ricorre anche lui al …proprio confessore…

Il dogma dell’infallibilità del Papa, ma solo quando parla di dottrina “ex cathedra” dal soglio pontificio, è stato affermato, del resto, solo in tempi recenti… Né il Papa può modificare i principi generali della fede.

Ma religione e scienza non sono nemici. Lo credono gli ignoranti… Cercare un contrasto fra la religione e lo spirito del Rinascimento o la scienza moderna che ne seguì può sembrare facile e scontato, ma non lo è. Se il Creatore ha provvisto l’umanità della conoscenza e della scienza, cioè della capacità di trarre conclusioni, anche scientifiche, grazie al suo pensiero, è ovvio che l’umanità debba farne uso. Egli per primo così volle!

Galileo, pur perseguitato erroneamente dalla Chiesa di allora, non perse mai la fede in Dio. Einstein affermava che la maggior disgrazia per un uomo è perdere la fede in Dio. Zichichi fa notare come non manchino degli scienziati “atei” che abbiano provato a dimostrare l’inesistenza di Dio, ma invano. Il pensatore di Erice, il solo cenacolo di scienziati al mondo che studino insieme la struttura dell’atomo e l’essenza fisica della materia, afferma di studiare la prova scientifica dell’esistenza di Dio. E’ teoricamente impossibile tale dimostrazione: la scienza studia ciò che è immanente, mentre Dio è trascendente. Zichichi, tuttavia, da profondo credente, dopo aver scritto un libro del perché della sua religione, annuncia fra l’altro di star scrivendo un libro sul perché del suo essere cattolico.

Einstein, Zichichi, Fermi vedono Dio nella complicata macchina del Creato e nella sua …tendenza alla perfezione. Tale risultato – secondo il modesto parere di chi scrive, come si dovrebbe evincere da quanto su esposto – l’Universo non lo ha raggiunto. Evidentemente “non poteva”… E’ probabile che Dio – come abbiamo accennato implicitamente prima – abbia creato il Mondo per migliorare ulteriormente se stesso. Poteva non farlo, ma “è nella sua natura di non lasciare nulla di intentato”, non farlo sarebbe stata un’omissione: sarebbe stata questa la più autentica delle incrinature rispetto alla Sua perfezione. Un Dio che vuol migliorarsi non cessa – insomma – di essere perfettissimo. Anzi…

Il Gesù dei Vangeli è venuto a chiarire il corretto atteggiamento verso …il tutto. Gesù condanna i perfezionisti come tali, vive le passioni con trasporto, asseconda la molteplicità del reale, l’estrema variabilità delle situazioni, vede nella fede l’atteggiamento migliore: l’homo religiosus è caratterizzato, quindi, dal proprio “tendere” verso il meglio. Il risultato non è ad un passo, come riteneva Platone, né è vicino, fuori dalla nostra “caverna”. Non è …prossimo, imminente rispetto alla velocità che al tempo attribuisce per natura la nostra istintiva impazienza: la Fede ci salva… Gesù lo ripete e lo ripete. Lo ripetono mille volte i santi, dopo di Lui, che è “il Santo dei santi”…

Gesù – al contrario della legge umana – guarda solo alle intenzioni, pur esortando tutti a mantenere uno “spirito pratico” e non meramente ascetico. Guardateli: San Benedetto (ora et labora, ma anche gli iperattivi San Francesco, Santa Teresa di Calcutta, San Pio da Pietralcina, veri stakanovisti…

Gesù pone – però – traguardi eccelsi, anche lontani, condannando come accennato sopra – il “farsi scandalo” del Male, tipico dei “perfezionisti”, loda la buona volontà, l’amore per l’umanità nel suo insieme, ma soprattutto per il singolo, il vicino, appunto il …prossimo. Questo termine diviene il simbolo dell’altro, del numero due. Un “salto” piccolissimo e decisivo che porta alla scoperta di tutti gli altri numeri, ma Parmenide e Platone, nella loro visione unitaria di Dio e del Creato, non compiono tale piccolo salto. Restano all’Uno. Tale, per loro, è Dio, tale è l’Universo. Tale dev’essere, secondo loro, anche il Cosmo per necessità… Dimenticano – ed è risaputo – di guardare a quella che “noi” chiamino comunemente “la realtà”, che smaccatamente li contraddice. Così come li contraddice Gesù nel proprio comportamento.  Dal numero due non si può prescindere, se si vuol …contare fin all’infinito. I numeri sono, infatti, infiniti e noi li vediamo come reali: uomini, donne, anime, animali, oggetti, stelle e pianeti…

E’ chiarissimo come il cammino da percorrere sia molto lungo sul terreno morale. Che, poi, si copra come il tempo abbia una realtà fisica assolutamente relativa, come ha ben fatto Einstein, resta proprio un fatto …relativo. Viceversa la stessa relatività sarebbe la contraddizione di se stessa… Ogni argomentazione intermedia sbiadisce e …scompare. Resta chiara la meta: infliggere al Male una finale sconfitta. Tanto è vero che l’umanità nei secoli lavora per questo, sia sul piano individuale che collettivo: previdenza e rimedi per tutto, cioè contro ogni interferenza del Male nella vita.

Germano Scargiali

 

La fede è presente nell’ispirazione e nell’opera di innumerevoli artisti. Difficile contare anche quanti committenti, uomini di chiesa e laici, contribuirono a realizzare le più costose. La ricorrente ed intensa presenza della fede nell’arte è di supporto alla fede di tutti gli individui e dell’umanità in genere. Dall’architettura delle chiese e dal modo di riprodurre i santi e le immagini divine si desume ( ne sono una preziosa testimonianza) quali fossero la qualità e le problematiche di ciascun periodo storico. Dalla fede inattaccabile del Medio Evo, si passa all’esplosione dell’uso della ragione scientifica nel Rinascimento, dalla sua crisi nel barocco. Poi si giunge allo sdoppiarsi apertamente della mentalità corrente nel dualismo che divide il pensiero umano dal tempo di Parmenide ed Eraclito. Da una parte la ricerca della “ferma certezza” di ciò che la realtà naturale ci propone da sempre come buono e immutabile, quindi …a portata di mano (è la visione platonico idealistica definita anche …perfettistica). Dall’altra parte la visione irrimediabilmente opposta: liberistica, “imperfettistica” anche in parte propria dei romantici, che – a dispetto di quanto sembrerebbe –  sono più limitatamente idealisti rispetto agli illuministi, che ha nella molteplicità e nel movimento l’insostituibile punto di riferimento. Nel cosmo – quindi anche sulla Terra – con Eraclito, Democrito, ma anche Empedocle, Archimede,  Galileo, Einstein, la molteplicità è una caratteristica primaria, una …quasi condanna, il movimento è tutto,  tutto “diviene” di continuo qualcosa che prima non era: fit (come fiat) in latino, ghignetai in greco… “Panta rei”, se volete, la massima divenuta più popolare e diffusa, che molti conoscono come che “la legge non ammette ignoranza”: lo sa il più ignorante uomo di strada. Peccato che, in questo caso, non  sia neppure vero…

Verissimo è, invece, che nulla è fermo e che Archimede capì come non potesse mai sollevare il mondo con la leva che aveva teorizzato se non proprio inventato. Ma non già perché non potesse disporre di una leva abbastanza grande, bensì perché non avrebbe mai avuto – in tutto l’universo – un sol punto fermo su cui poggiarne il fulcro.

 

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