Il porto di Palermo si rinnova si apre alla città e guarda al mare

Il grande porto di Palermo com’è (veduta aerea). E’ un porto “CORE”, il massimo livello nella classificazione dell’UE

Palermo torna a guardare il suo mare: è questo il titolo della “operazione lanciata dalla presidenza di Pasqualino Monti, un “tecnico” inviato da poco dal Ministero dei Trasporti al vertice della “nuova” Autorità portuale, che – con poteri ben più estesi d’un tempo – ha sede nel Capoluogo siciliano. Il porto di Palermo è stato classificato come porto “CORE”, cioè di massimo livello, ancor prima di Augusta, che pure viene definito – potenzialmente – come …la porta d’ingresso dell’Europa dal mare…

Non si può non pensare in questo momento – se di svolta si tratta – come Palermo (a parte l’etimologia del nome riferito all’ormeggio) sia un caso unico in cui la storica mappa cittadina, quella della Città Murata è rappresentata col Sud verso l’alto, con l’effetto di essere dal basso rivolta verso il mare, nell’esprimere – si ritiene – l’attesa di chi arriva da quella “finestra” aperta sul mondo. Non può dirsi, però, che tale vocazione sia stata sempre, adeguatamente, onorata dai cittadini che, considerandosi chiusi nel loro piccolo paradiso e perfetti (Tomasi di Lampedusa) hanno avuto anche la tendenza a considerarsi in una sorta di guscio…

Pianta planivolumetrica. Si noti l'apertura e la sistemazione indipendente della Cala (prevede una molto drastica modifica del Molo Sud, ma resta riparata dell'estremità della diga foranea
Pianta planivolumetrica della nuova realtà nelle intenzioni. Si noti l’apertura e la sistemazione indipendente della Cala (prevede una molto drastica modifica del Molo Sud, ma resta riparata dell’estremità della diga forIl porto di Palermo si rinnova, adesso, integralmente, dopo anni di attesa, ma era ormai nelle previsioni e nei programmi dell’Autorità Portuale (ex Ente Porto), divenuta da poco Autorità di Sistema, in base alla nuova normativa nazionale formulata dal Ministro dei Trasporti che ha ridotto il numero delle Autorità, allargando le competenze delle più importanti. Ciò mira a coordinare le attività di più porti nell’ambito  di ciascun “sistema”.

L’Autorità di Sistema portuale (AdSp) del Mare di Sicilia occidentale (Palermo, Termini, Trapani, Porto Empedocle) ha appena bandito (la documentazione è sul sito www.portpalermo.it) un “Concorso internazionale di idee per la progettazione dei nuovi terminal crociere e terminal passeggeri e ro-ro e delle relative aree di interfaccia città-porto, nell’ambito delle previsioni del Prp, Piano Regolatore Portuale del Porto di Palermo” (studiato da tempo ed ora in corso di approvazione).

Il bando è stato inoltrato il 15.01.2018 alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e il 20 aprile scadrà il termine ultimo per ricevere gli elaborati.

Il vincitore del concorso riceverà un premio di euro 77 mila (oltre IVA e ogni altro onere di legge), mentre al concorrente risultato secondo sarà riconosciuto un rimborso spese di euro 21 mila (oltre Iva e ogni altro onere di legge).

L’AdSp si riserva la (libera, ndr) facoltà di affidare al vincitore le successive fasi di progettazione, per un presunto importo complessivo di 3.274.825,22 euro (oltre Iva e ogni altro onere di legge).

Il costo complessivo delle opere ammonta a circa 70 milioni.

Per liberare il fronte portuale e istituire nuove relazioni visive e funzionali in grado di integrare la città e il porto, il layout prevede la costruzione di due nuovi terminal che seguono parallelamente la giacitura dei moli e che, insieme all’attuale stazione marittima e a un sistema di collegamenti pedonali in quota, sono considerati un unico sistema misto in grado di rispondere sia alle più attuali esigenze funzionali portuali – in crescita – sia ad accogliere nuove funzioni miste rivolte ai cittadini e ai turisti, generando nuovo spazio urbano.

Insomma il Porto vuole aprirsi di più alla città ed ai cittadini, anche a prescindere dalla sua storica funzione di “porta aperta al mondo”, tramite il mare. E’ un modo di dare spazio alla vocazione di Palermo che ne ha determinato anche il nome “Panormos in greco – divenuta Panormus in latino”: come si sa. Tutto ormeggio. Occorre tener presente che, poiché il Monte Pellegrino, l’antico Heirkte, semplificato in Ercte, ripara il Golfo e, quindi, l’accesso in porto delle navi dal Maestrale, tipico delle più comuni perturbazioni atmosferiche nell’emisfero Nord (Boreale). E’ uno dei motivi dello svilupparsi della città nel privilegiato sito della conca d’Oro.

Era tempo che si auspicava una maggiore interazione con la città, per quanto occorra tener presente che, dati gli spazi a terra non vastissimi, le operazioni di imbarco e sbarco impegnano l’area portuale a Palermo come un vero cantiere di lavoro, un cantiere aperto da non considerare aria di passeggio… Sappiamo, però, che in porti come Genova, i cittadini hanno piena accessibilità al centro commerciale, ai posti di ristorazione etc. presso gli edifici della stazione marittima.

Una riprogettazione reinventata della Stazione marittima, costruita nell’immediato

E' possibile rilevare le destinazioni dei tre moli storici e dei sei "accosti" possibili, ciascuno capace di ospitare 2 navi di medie proporzioni (le navi attuiali sono ben più grandi di quelle del passato)
Si rilevano le destinazioni dei 3 moli storici e dei 12 “accosti” possibili, per 2 navi ciascuno di medie proporzioni (le navi attuali sono ben più lunghe di quelle del passato). Crociere al Trapezoidale (a dx), Ro-Ro e Ro-pax al Santa Lucia (a sx), Stazione marittima ancora al Vittorio Veneto (al centro).

dopoguerra (sarà integralmente demolita?), su probabile progetto di poco anteriore è una delle novità in vista. Potrebbero occuparsene studi e imprese specializzati con la partecipazione di qualche architetto di grido o qualche astro nascente, che in Italia non mancano…

Per il resto, c’è una vistosa novità nell’apertura della Cala –destinata al diporto cittadino – in direzione del Mare: non sarà più necessario, quindi, alle barche da diporto attraversare il porto commerciale, intralciandone il lavoro e correndo rischi…

Significativo è il fatto che si riparli della costa in termini moderni, come water front cittadino: anche le parole pesano, se sono rappresentative di concetti ed idee… Per il resto, lo scalo palermitano deve adattarsi all’arrivo dei traghetti Ro-pax che conciliano l’imbarco e sbarco di un certo numero indispensabile di Tir, ma soprattutto di passeggeri con auto al seguito. Se questo traffico cresce, ancor più “gettonata” è la meta palermitana da parte delle Navi crociera: la prossimità del centro città e dell’antica “Città murata” con tutti i suoi tesori coinvolge i turisti e, quindi, le compagnie.

Lo scorso anno i saloni di Villa Igiea ospitarono il maggior convegno internazionale delle compagnie crocieristiche che operano in Mediterraneo. Il porto, specie se si considera la presenza della Fincantieri, che sta innovando i bacini di carenaggio, è la maggiore industria cittadina e una delle massime della Sicilia. Il tratto di “water front” assegnato all’Autorità portuale dal Ministero (con legge di molti anni fa, mai prescritta) è notevole: corre dall’Arenella a Sant’Erasmo. Le competenze includono alcuni reperti storici, ma soprattutto presenze ludiche e sportive ed il turismo nautico (approdi turistici, distribuiti variamente, ma soprattutto alla Cala, all’Acquasanta e all’Arenella, nell’attesa che si riprenda l’opportuno progetto di Sant’Erasmo, famoso in Italia, quasi al traguardo tempo fa e poi mandato alle ortiche…).

La competenza relativa al porto di Palermo è sottratto da sempre all’autonomia regionale e dipende direttamente da Roma e al Ministero dei trasporti, per prevalenza di interesse nazionale nei porti dei maggiore importanza (intesi genericamente di Prima classe, pur fra i bizantinismo che in Italia non finiscono mai).

Per quanto il traffico merci dovrebbe dirottarsi su porti che insistono su siti meno antropizzati di quello palermitano, non potrà mai escludersi del tutto un consistente arrivo di Tir dal mare. Lo precisiamo perché una delle “primissime” opere pubbliche cui accingersi a Palermo è la bretella di collegamento fra Porto e Autostrada. Essa è stata progettata in direzione della via Belgio (che i Tir raggiungono incredibilmente attraversando il centro abitato con ingorghi e gravi rischi di incidenti) e   potrebbe essere affidata a privati che si sono offerti di costruirla in cambio del solo pedaggio: gioverebbe al turismo, ma soprattutto al traffico commerciale su gommato.

Vale appena la pena di ribadire con l’occasione – in tema di ammodernamento ed efficientazione della Città – che, al contempo, bisognerebbe metter mano alla Pedemontana, un bypass dell’angusta Circonvallazione, la cui efficienza, in concorrenza con il traffico di passaggio, è incompatibile con la chiusura del Centro storico.

Germano Scargiali

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(Stralci dal comunicato) Il bando di concorso è stato coadiuvato da uno studio sulla rigenerazione del waterfront urbano-portuale curato dal professor Maurizio Carta dell’Università di Palermo, per il quale “l’elemento più connotante il futuro del porto di Palermo è quello di offrire una nuova relazione tra la città e il suo mare, ribaltando la logica della barriera per proporre gli stessi nuovi terminal come la continuazione contemporanea degli assi urbani che connettono i monti al mare, lunghe dita che si protendono per stringere di nuovo il patto con l’acqua, diventando le nuove componenti del paesaggio della Palermo del futuro”.

Così commenta il presidente dell’Autorità portuale di Palermo, Pasqualino Monti: “La futura offerta portuale nasce da quattro precise fasi che riguardano, nell’ordine, la pianificazione, la programmazione, la progettazione e la realizzazione. Concluso il suo iter, dunque, il progetto accederà, al reperimento dei fondi europei destinati all’infrastrutturazione dei porti. La pubblicazione del bando costituisce il primo tassello dell’operazione “Palermo torna a guardare il suo mare”. Palermo, città di struttura complessa e di dimensione significativa, mantiene con l’acqua una relazione visibile importante, che può presentare anche aspetti fortemente problematici ma rappresenta uno straordinario valore aggiunto. Sappiamo bene quanto sia necessario un rapporto fra architettura e comunità e il waterfront che, anche a Palermo, ha funzionato come un “magnete” per riqualificare e rinnovare zone degradate e abbandonate. Ma la sua spinta può provocare autentiche scosse telluriche sull’intero assetto urbano, inducendo mutazioni su vasta scala, ben più estese della zona di bordo, di confine con l’acqua, costruendo una nuova immagine per l’intera città. Noi lavoriamo in questa direzione. L’attuale struttura portuale ha degradato la presenza dell’acqua in città facendola scomparire del tutto: i nuovi interventi tendono a ripristinare paesaggi che includano il mare, restituendolo ai palermitani. La forma e la forza dell’acqua riappaiono allora, magari con nuovi significati, a sottolineare la versatilità del linguaggio espresso da questo elemento naturale in una dimensione strategica di sviluppo urbano”.

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