Italia, nuovo governo e vecchie polemiche

L’Italia ha finalmente un nuovo Parlamento e un nuovo Governo, entrambi frutto del voto degli italiani, e non di alchimie di palazzo, ed entrambi con una netta caratterizzazione di destra.

Le tre sinistre uscite sconfitte dalle urne, non avendo al momento nulla di più interessante da fare, si esercitano in furibonde invettive sul Medioevo prossimo venturo e sul pericolo mortale che corrono i ‘Diritti’. Per colpa, in un primo momento, di uno strano esemplare di ‘ultracattolico’ piazzato a presiedere la Camera dei Deputati e dedito a ‘recitare 50 avemarie al giorno’. Costui, di nome Lorenzo Fontana, minaccerebbe di abolire il ‘diritto di aborto’ (che non esiste affatto nella Costituzione, ma di cui parleremo un’altra volta) e i ‘Diritti LGBTQIA+’ (questa è la nuova sigla in uso al momento). Ovviamente neanche questi esistono nella Costituzione, dato che nel 1947 nessuno avrebbe potuto immaginare niente del genere. Dopo la formazione del Governo, invece, gli strali si sono appuntati su un’altra ‘ultracattolica’ ed ex radicale, abortista e femminista, Eugenia Roccella.

Al momento in cui scriviamo, 24 ottobre, le ire funeste a mezzo stampa, tv e social media non accennano minimamente a placarsi, supportate anche da politici stranieri: ultimo ieri il presidente francese Macron che ha dichiarato arcigno la sua intenzione di ‘vigilare’ sui Diritti in Italia. E tutto ciò, naturalmente, da parte di chi si dichiara ‘accogliente’, ‘inclusivo’, da chi vuole proibire ogni minima parola o azione che potrebbe turbare la sensibilità altrui. Le parole ‘cattolico’ e ‘destra’ vengono lanciate come insulti, insieme a ‘sovranismo’, ‘patria’ e ‘nazione’. Alla parola ‘natalità’, poi, spetta probabilmente il record di violenze verbali ricevute. Il ‘fascismo’ appare invece un po’ in ribasso, troppo e inutilmente usato durante la campagna elettorale e inflazionato da una slavina di libri e trasmissioni televisive: praticamente ognuno degli intellettuali di sinistra si è sentito in dovere di pubblicare un volume a tema.

Per tornare, invece al tema dei ‘diritti’ e della Costituzione partiamo dai fondamentali; ciò che essa dice è: (art. 3) “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” Quindi una persona che si riconosca in una – o più – delle categorie citate ha gli stessi diritti, doveri e tutele di ogni altro cittadino. Inoltre esiste da più di dieci anni presso il Ministero dell’Interno un Osservatorio sugli atti discriminatori, OSCAD, che raccoglie segnalazioni di presunti atti discriminatori, in particolare per motivi di orientamento sessuale e di identità di genere. Le ‘segnalazioni’ non sono denunce penali e non sono verificate. I casi di aggressione risultano circa 30 all’anno mentre i generici crimini d’odio sono circa 600 all’anno. Uno dei maggiori centri di ricerca sociale del mondo, il Pew Research, classifica l’Italia come uno dei paesi più gay-friendly, circa come la Francia, appunto, e più degli USA. Naturalmente le associazioni LGBT danno numeri ben diversi e più allarmanti, ma se si va a vedere i loro criteri, si nota che la ‘pericolosità’ è data dalla non approvazione della legge Zan e dalla mancanza di matrimonio gay e utero in affitto.

Se si fa il confronto con un’altra categoria, si scoprono cose interessanti: le aggressioni a medici di pronto soccorso son più di 1000 all’anno, il 50% di loro ne è stato vittima, tanto che molti cercano di lavorare in altri reparti. Non risulta però che abbiano mai chiesto una legge contro la medicofobia o, per restare sul greco, contro la iatrofobia. (Ci sarebbero poi anche i docenti aggrediti per un brutto voto o una bocciatura: casi di didascalofobia). Nessuno di loro ha mai chiesto leggi speciali, casomai una maggiore e più efficace presenza di forze dell’ordine. Tantomeno vorrebbe travestire i bambini in camice bianco o insegnare loro a fare iniezioni e suturare ferite allo scopo di spiegare che non si aggrediscono i medici.

La scuola insegna a rispettare ogni persona. Punto.

Non serve, anzi è controproducente, fare categorie di ipotetiche vittime o trasformare le lezioni in spettacoli di drag queen.

24 ott 2022

Articoli correlati