Le Dat dell’ignoranza manifestano anche a Palermo

Eluana Englaro è morta di fame e di sete dicendo: “mamma!” Chi sceglie l’eutanasia non sa come lo faranno morire. Ai medici ripugna, giustamente, somministrare un veleno. A quel punto, forse, sarebbe mglio.

L’ammucchiata politica e popolare che oggi parteciperà – anche a Palermo – alla manifestazione “pro Dat”, perché la legge sul testamento biologico “passi” al Senato, prova come il conformismo si coniughi facilmente con la disinformazione – per non dire l’ignoranza – e con la demagogia. Questa vuole che alcuni atteggiamenti, ritenuti “in”, ovvero “alla moda”, vengano assunti con superficialità sempre per far parte del gruppo “del cambiamento”. Che sia un cambiare con certezza “in meglio” resta un optional non sempre richiesto, anzi…

Di fatto, tutta la logica delle Dat è una di quelle che servono oggi, visibilmente, a surrogare il venir meno dell’ideologia di sinistra, la sola ad essere morta, formalmente con la caduta del muro di Berlino, in realtà con l’implosione del social comunismo, ovunque sia divenuto un esperienza di “socialismo reale”.

Scatta così una serie di idiozie o di assunti accettati, anche se privi di un reale fondamento (prova) scientifico: il no al nucleare, il no ai termovalorizzatori, il no sia ai metanodotti, sia ai rigassificatori, il sì alle pale eoliche, la fede nel fenomeno dei mutamenti climatici con i contorni che vi attribuisce l’usuale informazione mediatica…

Invano tecnici e scienziati “veri” producono ed espongono chiaramente le prove contrarie all’assunto alla moda…

Tornando alle Dat, sono non mille, ma “millanta” le difficoltà di applicazione, quali il tempo differito, la conservazione delle prove, la conservazione e la stessa espressione della rinunzia, la mancata conoscenza scientifica dei progressi della medicina “a venire” nelle specifiche situazioni patologiche. Vi è, infine, il business che le disposizioni anticipate di trattamento e l’eutanasia, che ne consegue, creano – e che è determinante per le campagne di persuasione mediatica – perché anche l’eutanasia sarà per molti motivi un lusso e, soprattutto, una voce attiva per le cliniche che l’attueranno. Esse potranno essere più o meno “di lusso”, come tutte le scelte consumistiche che distinguono i tempi moderni…

Di fatto, l’accanimento terapeutico – al contrario dell’obbligo del giuramento di Ippocrate di non provocare, né agevolare, né consigliare  la morte – non fa parte della cultura del medico, né tantomeno della sua morale.

Si pensi, infine, che mentre un testamento si può revocare in punto di morte, mentre si può contrarre matrimonio “in procinctu” etc, il malato terminale non potrà rinunziare alle Dat se cambia idea, appunto “in procinctu mortis” per il semplice fatto che la maggior parte delle volte non è più in grado  di intendere e di volere. Oppure non è considerato tale. Infine, se lo è, può trovarsi a contraddire a voce una volontà espressa su carta: la cartolarità del diritto italiano, purtroppo, fedele alla massima “verba volant, scripta manent” metterà in difficoltà il medico, che potrebbe pensare – tanto per continuare col nostro latino – all’esortazione diretta che veniva dagli spalti del Colosseo nel momento finale del combattimento gladiatorio: “Occide!

Certamente, coloro che sono per i Dat non condividono l’opinione di tanti di noi sull’incalcolabile valore del dono della vita. Sempre più frequenti sono i cosiddetti risvegli  i continui progressi li moltiplicheranno. Un attimo di lucidità può bastare per chiedere o ricevere un perdono…

Parlano di libertà? E noi di Palermoparla – liberisti accaniti – spieghiamo che per noi la libertà è un’altra cosa e che oggi è negata: non sarà certo l’eutanasia a rendere l’uomo più libero. Che lo sia in vita! Pensiamo, invece, al verso finale del grande poeta romano Lucrezio – liberista e libertario ante litteram – ne Il sacrificio di Ifigenia: “…tantum religio potuit suadere malorum“. La “religio” era lo stolto paganesimo superstizioso dei suoi tempi. Qui è lo stolto adeguarsi ad una moda, al desiderio di un’ideologia comunque “arraffata”. Nient’altro che un amuleto, un totem… (D.)

 

Nota. Per chi non lo sapesse l’acronimo DAT sta per …disposizioni anticipate di trattamento. Uno dei soliti arcani, della solite definizioni barzelletta che significano poco e niente – zero denotazione e poca connotazione – ma fanno da paletti alla “non lingua” contemporanea, zeppa di nuovi termini superflui e di piccole locuzioni ad effetto, che indicano solo la pochezza culturale e mentale di chi le adopera…

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