La Ue al capolinea – Il quinquennio volge al termine e il bilancio politico si rivela del tutto fallimentare


Spetterà agli elettori giudicare, tramite il voto, l’operato degli organi direttivi della Ue, in occasione delle prossime elezioni europee, che si svolgeranno ai primi di giugno.

Appare, però, evidente che dare un giudizio positivo sulle scelte fatte dai dirigenti europei, nell’ultimo quinquennio, sarebbe piuttosto arduo. Infatti, a conti fatti, di positivo c’è veramente ben poco.

Certo, va riconosciuto che non sono stati anni facili: pandemie, crisi economiche, immigrazioni incontrollate, guerre…ma le decisioni prese dai vertici europei non sono quasi mai state adeguate alle sfide da affrontare, anzi sembrano essere state peggiori del male.

Innanzi tutto dobbiamo chiederci: a quale scopo è nata l’Unione europea? Ai suoi albori, cioè negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, alcuni stati europei presero accordi tra loro, soprattutto per ottenere energia e materie prime a basso prezzo. Nacque così a Parigi, nel 1952, la Ceca, Comunità del Carbone e dell’Acciaio. Sei stati europei, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Germania occidentale e Italia, dopo tanto odio e tanto sangue versato, voltavano pagina, proponendosi di cooperare per il bene comune.

Nei decenni successivi gli accordi economici tra paesi europei si svilupparono sempre più tanto che sembrava vicina persino un’unificazione politica. Ai primi sei paesi se ne aggiunsero, in seguito, anche altri e sembrava che l’Europa, divenuta unita, diventasse sempre più forte. Così, però, non fu. Soprattutto a partire dalla caduta del muro di Berlino (1989) le cose cominciarono a cambiare: gli Usa, tramontato il pericolo URSS, si accorsero che il maggior pericolo, per la loro economia, sarebbe stato il colosso europeo, un territorio vasto, ricco e popolato. Decisero, però, di approvarne i progetti, non al fine di farla crescere, ma, al contrario, per bloccarla. Si spiegano così gli ingressi in Ue di tanti paesi dell’Europa dell’est, una volta gravitanti nell’orbita sovietica, lusingati con varie promesse. In tal modo si disegnava la geografia di una Ue più grande, ma molto più debole politicamente perché allargata in fretta e furia e a detrimento degli stati fondatori, tra cui l’Italia. Dagli originari sei paesi oggi si è arrivati a 27 e altri ancora se ne aggiungeranno.

La Ue, nata per far crescere e sviluppare i paesi che ne fanno parte, è finita per fare tutto il contrario: con la sua incapacità politica e diplomatica ha contribuito a far scoppiare un’inflazione pazzesca, aumentando, così, il numero dei poveri e dei senza tetto, e peggiorando le condizioni di imprese e lavoratori. Basti ricordare, al riguardo, l’aumento dei tassi di interesse sui mutui che ha fatto aumentare le rate anche di 400,00 euro al mese per non parlare delle cosiddette politiche “green”, il cui costo verrà ad abbattersi direttamente su cittadini e famiglie, costretti al cambio dell’auto e alla completa ristrutturazione delle proprie abitazioni a proprie spese.

La sua incapacità politica si dimostra, poi, oltre che nel campo economico, anche in quello delle migrazioni illegali, dove non riesce a trovare né accordi tra paesi membri né efficaci soluzioni di contrasto alla criminalità organizzata.    

E ci limitiamo a trattare solo questi temi perché l’elenco degli errori e delle inefficienze della Ue sarebbe troppo lungo.

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