Libia tema scottante a Palermo

Al Serraj e Haftar. ll secondo è sostenuto da Putin e dall’Egitto. L’Italia appoggia, almeno ufficialmente Serraj, uomo dell’Onu. La Francia fa forse la corte ad Haftar. Il popolo libico parla spesso di “pace fatta”, ma come? In qual modo?

I destini del mondo passano oggi da Palermo, dove si scrive, certamente, una pagina di storia contemporanea…

Scottante, quasi rovente, il tema della Libia viene discusso all’Hotel Villa Igiea Palermo in questi due giorni, 12 e 13 novembre 2018. Fondamentale è (o sarebbe) la presenza dei due “capi” libici: Al Serraj ed Haftar. Quest’ultimo, considerato quasi un ribelle aveva confermato, poi negato la propria presenza, ma l’ultima notizia riguarda una sua possibile presenza. Tutti sperano che Haftar abbia solo “fatto il difficile”. E’ nella sua personalità e lo si può anche capire…

Non tutti si accorgono del peso dell’argomento trattato in queste 48 0re roventi, fatte di cintura di sicurezza (Digos) fra Acquasanta e Arenella: la Libia, oltre al suo valore intrinseco, in termini di gas e petrolio (che è il meno), è uno dei poli dell’intero motivo del contendere nel mondo. Si rifletta sull’importanza già attribuita alla Siria e alla stessa Crimea e se ne desuma quella della Libia, che ha una costa molto ma molto più lunga su quello che i romani chiamavano Mare Nostrum, oltre che un territorio che si addentra nel pieno dell’Africa sahariana. Ma si rifletta sull’importanza data da sempre dall’Inghilterra a Malta e Gibilterra. Eppure la situazione non era quella di oggi,alla vigilia di un imprevedibile sviluppo del cosiddetto continente antico: Eurasia o Eurafrasia di cui il Mediterraneo è il cuore…

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Uno scatolone di sabbia? Così venne definita in passato la Libia, quando, ancor prima del fascismo (nei primi del 1900), che la riprese in gran considerazione, sulla scia della vittoriosa guerra 15 -18, venne definita “sarcasticamente” dagli oppositori e dai pacifisti contrari alle colonizzazioni e agli investimenti fuori dal suolo nazionale: “non bastava a famme nostra ce voleva pure a vostra”, dicevano a Napoli”. Oggi abbiamo i no Ponte, no Tav, no vax, ma i “no tutto” sono una vecchia razza…

Oggi la Libia ha una grande importanza per le materie prima, per la funzione strategica e perché – con la tecnologi agricola di oggi -il deserto è ben più coltivabile di quando l’Italia consegnò un appezzamento ad ogni famiglia contadina italiana che lo volesse, con sementi, arboscelli da piantare, una cifra e persino pentola, padella, i primi pacchi di pasta e le prime bottiglie d’olio e di vino per sedere a tavola a pranzo e cena nelle prime settimane…

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Gli anni a venire dimostreranno presto come sia in corso un neo rinascimento del Mediterraneo, che molti si prodigano a chiamare – per ottemperare al buonismo imperante – neo umanesimo

Attorno a queste realtà ruotano il Mediterraneo e l’Africa. E’ una realtà enorme, incalcolabile, impensabile, alla quale si “agganciano” sia il Medioriente, sia l’Asia…  Nessun uomo può evitare di sentirsi piccolo di fronte a ciò che la storia sta preparando. Perché, con i nuovi mezzi di comunicazione, con l’anticipazione costituita dal raddoppio del Canale di Suez e la programmazione di lunghi “corridoi” viari (Lisbona – Pechino e Berlino – Città del Capo) tutto il continente antico inizierà a funzionare come un’unica massa moltiplicatrice delle proprie capacità produttive e potenziali. Anche se non dovessero mancare disaccordi politici…

Le defezioni della Francia e della Germania da questo incontro di Palermo confermano la stupidità della politica delle due potenze ed i relativi “timori” che le tengono in impasse, ma anche le riserve “politico mentali” che ne caratterizzano il comportamento: sotto il secondo aspetto, hanno cercato e cercano di intessere rapporti diretti con la realtà africana, dimostrando poco  o punto spirito europeo. Ciò dovrebbe servire a far riflettere coloro che -anche dall’interno della Penisola – richiedono all’Italia “maggior fedeltà all’UE”…

La francia ha cercato di far tutto da sola
La Francia ha cercato di far tutto da sola ecco Macron fra Serraj e  Haftar. L’accordo fra i due, però, è difficile e non se ne vedono segni concreti… 

La Francia, inoltre, prosegue nell’errore di sentirsi parte della politica atlantica, mentre avrebbe potuto egemonizzare un Mediterraneo (come ripetiamo spesso) già francofono… Non lo ha fatto per stupida presunzione e vista corta. Forse per un legame massonico che neanch’essa vuol recider con l’Inghilterra. Ne pagherà, prima o poi, forse presto, le conseguenze…

La Germania cade nel tranello tesole dagli Usa di egemonizzare l’UE, costruita su un modello chiaramente “voluto” dalla finanza mondialista. L’Europa è regina fra i poveri. Infatti, va indietro come il gambero americano e non potrebbe essere diversamente, visto che ha commesso l’errore di instaurare una politica di rigore in un momento di ristagno economico. Il che è ben noto che “non si fa“!

Se l’UE continua su questa strada sarà – per l’Europa- come perdere la terza guerra mondiale. Di fatto – raccontiamola come vogliamo – ha perso le prime due. Le guerre oggi si combattono con armi economiche e finanziarie. L’Europa, adeguandosi ai “consigli pelosi” d’oltre oceano sta auto distruggendosi, con la complicità di chi fa il Viceré allo stile di De Roberto, saziandosi di “contentini” che – come quelli dei viceré o le guarentigie medievali – hanno comunque un alto valore assoluto. Quanto basta, cioè, per corrompere…

Gli Usa di Donald Trump – per inciso – sono ben più lungimiranti di quelli di Barack Obama e di chi gli stava dietro. Trump sa bene che non può pedissequamente distruggere l’Europa, perché spianerebbe la via agli asiatici e conduce una politica ambigua che certamente lo fa soffrire, ma in casa ha già le sue gatte da pelare contro i più ottusi ed egoistici poteri del mondo…

L’America capisce da tempo che il Rinascimento del Mediterraneo è tale da decretare la fine della propria supremazia sul mondo. Tale processo è inarrestabile. Lo vogliono la storia e la geografia. La sola strada da seguire per gli Usa è di non opporsi, ma amministrare al meglio tale cambiamento epocale. Trump lo ha capito molto bene. Lo stesso non fanno le massime lobby Usa, avvezze a volere e aspirare al “tutto” senza né limiti, né eccezioni…

Trump non può fare, però, da paciere , con un minimo di disinvoltura, in una Libia che l’America ha da poco scelto di destabilizzare. La “sua” America – aveva, comunque, promesso – sarà …adeguatamente rappresentata. Trump starà “alla finestra”, ma sarà in imbarazzo, in realtà, fra scelte difficili se non impossibili. Eppure Donald Trump è tra gli sponsor principali dell’azione italiana nel Mediterraneo. Era stato annunciato a Palermo un italo americano di livello come Mike Pompeo – Segretario di Stato dal 26 aprile 2018 – ma anche lui è stato sostituito. Verrà David Hale, inviato Usa per il Medio Oriente ed ex ambasciatore in Pakistan e Libano. Sempre personalità di rilievo,  comunque…
Vladimir Putin ha altri motivi per starsene a casa: non può venire da paciere – come vorrebbe personalmente al pari di Trump – in un posto come l’Italia che ha scelto di “stare” dalla parte di Fāyez Muṣṭafā al-Sarrāj , il “quasi fantoccio” dell’Onu, e non già con il suo “pupillo” Khalīfa Belqāsim Ḥaftar.  la Russia aveva preannunziato Dmitri Medvedev, ma ha fatto anch’essa un passo indietro, inviando Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale in Medio Oriente del presidente Putin. Due persone di peso, ma non quelli che si aspettava il governo Conte dopo aver incassato la cabina di regia congiunta dal Washington sul Mediterraneo  e dopo aver ottenuto il placet di Mosca per quanto riguarda la Libia. Angela Merkel, dal canto suo, invierà direttamente un sottosegretario.

Anche l'Italia sbarca in Libia,ma stringe solo la mano di Al Serraj, il"buono" incaricato dall'Onu (lo sbarcò a Tripoli in gommone)...
Anche l’Italia sbarca puntualmente in Libia, ma stringe solo la mano di Al Serraj, il “buono” incaricato dall’Onu (lo portò a Tripoli in gommone). Radicati nel tempo, gli interessi italiani sono stati difesi nel  dopoguerra per opera di E. Mattei: hanno assicurato  una forte presenza “da non rischiare”. Ma il mondo  non vuol certo lasciare all’Italia carta bianca. La Francia è la rivale più insidiosa…

D’altro canto, l’Italia – nella scelta fra Serraj e Haftar – non potrebbe girare le spalle alla comunità internazionale, anche se dall’Onu (e persino dalla Nato) prende le distanze lo stesso D. Trump, finché viene considerata e si considera ufficialmente parte del blocco occidentale. Un “Occidente”, quello che siamo abituati a considerare, dal tempo della guerra, del piano Marshall e degli accodi monetari – oggi disattesi – di Bretton Woods (troppo disattesi), la cui immagine va sbiadendosi sempre più…

Un panorama rovente, dunque, passa da Palermo e dalle belle terrazze di Villa Igiea come per il tempo di uno scatto fotografico. E’ un attimo che comunque fa di Palermo una capitale della politica, dandole indubbie giornate di considerazione e rilevanza, nel mezzo di un mar Mediterraneo che a lungo l’aveva dimenticata e dal quale – a propria volta – si è allontanata come un asteroide inghiottito in un azzurro spazio marino, quasi siderale, sia sotto il profilo politico che sotto quello economico. Sole eccezioni, convegni puramente culturali, rapporti economici diretti fra imprenditori, una bella manifestazione internazionale come il Blue Sea Land a Mazara: momenti, comunque, troppo poco rispetto a ciò che si dovrebbe e potrebbe fare. Il tutto fra un settentrione italiano che vuole rappresentare “esso da solo” gli interessi italiani ed un’Europa che ha disatteso i buoni propositi del trattato di Lisbona e della politica “delle regioni” mediterranee, ancor più gelosa, fino all’inverosimile del Mediterraneo e dei paesi circonvicini, fino a cercare di impedire, vietandoli, gli accordi diretti “transfrontalieri”.

La pace in Libia, fatta a pezzi al tempo di Barack Obama e dell’uccisione di Gheddafi, è del massimo interesse per l’Italia e soprattutto per la Sicilia ma coinvolge ovviamente l’intera Europa, sempre che questa avesse un minimo di lungimiranza…

Il problema delle defezioni non può che essere indicativo delle riserve “incrociate” che riguardano l’intero problema: tutti vorrebbero una Libia pacificata, ma che fosse sotto la propria influenza… Concedere un vantaggio nello scacchiere Mediterraneo, alla vigilia di un probabile e già visibile risveglio (vedendo il grande scacchiere come tale), ad una nazione, foss’anche la”pacifica” Italia con la “disastrata” Sicilia, può lecitamente suscitare gelosie anche “enormi”. E, con buone probabilità, così è…

La scelta di Palermo , ad essere ottimisti, può rappresentare un inedito riconoscimento della posizione di centralità della Sicilia in Mediterraneo, lo storico Mare Nostrum. Il capoluogo dell’Isola era stato assolutamente trascurato, quando, in relazione al Trattato di Lisbona, costitutivo dell’UE, si parlò – poi  nel Trattato di Barcellona si parlò,sia di “area di Libero scambio” e  relativa banca mediterranea, sia di una politica comune espletata direttamente dai paesi rivieraschi di un Mediterraneo allargato fino all’Algarve. Si tenne un convegno a villa Malfitano a Palermo con Salvatore Cuffaro presidente (dell’Unione internazionale fra le regioni). Cuffaro  giocò molto bene quel ruolo. Ma l’escalation di palermo provocò la gelosia immediata di Barcellona in Spagna e di Milano nella stessa Italia. A tutto ciò si aggiunge la gelosia della Mitteleuropa e delle potenze atlantiche per l’atteso – auspicato o temuto – Neo Risorgimento del Mediterraneo che si dice sia in atto sin dai primi del nuovo secolo (raddoppio del canale di Suez, assi viari Lisbona – Pechino e Oslo – Città del Capo).

Germano Scargiali

 

Aggiornamento

Purtroppo non viene Haftar. Una grande perdita per il summit palermitano, che la dice lunga sulla reale possibilità di una “Pace in Libia” che i cittadini libici per primi desiderano ardentemente. Non è facile: rivalità storiche fra Tripolitania e Cirenaica e fra le vecchie tribù risalgono  prima della colonizzazione italiana e trovano eco nei gruppi di potere, attualmente spaccati in due principali e riconoscibili…

Fanno capo, appunto, Muṣṭafā al-Sarrāj, uomo dell’Onu fattasi interprete della  volontà internazionale, contro il generale Haftar, l’uomo forte che ha prevalso nell’ambito della “mano militare”. Essi interpretano e …cavalcano, anche, la storica rivalità fra la Tripolitania e la Cirenaica 

La situazione venne tenuta in pugno dalla personalità di Re Idris e poi da Muammar Gheddafi, ma anche dall’Italia coloniale, che aveva iniziato, con il Governatore Galeazzo Ciano, una forte attività di sviluppo e infrastrutturazione (strade, agricoltura), tale da culminare nel Gran premio di F1 valido per la Lotteria di Tripoli, che celebrò anche la crescita dell’Italia stessa, fruttando una gran cifra enorme e vide anche il trionfo di Achille Varzi sull’Alfa Romeo P3, alberi a camme in testa, che venne considerata la più bella ed avanzata auto da corsa costruita nel mondo fino a tutti gli anni ’40, progenitrice della Ferrari, che nacque subito dopo (E. Ferrari era direttore sportivo dell’Alfa).

In quel momento la Libia sembrava lanciata verso un florido futuro, mentre era iniziata la ricerca petrolifera, che poi fu continuata dall’Eni di Mattei. Questi “tradì” positivamente il mandato di “liquidare” l’ente, sfidando i colossi americani (le Sette Sorelle) da un paese sconfitto e …la pagò cara. L’Eni, però, ha tenuto duro e ancora detiene una grossa presenza in Libia, mentre un gasdotto – per l’accordo Gheddafi/Berlusconi – invia continuamente metano da Tripoli ad Otranto.

Nonostante la politica  prepotente e temeraria della Francia, la posizione dell’Italia nei riguardi dell’energia risulta, in loco, vincente… Francia e Italia si contendono (come in Tunisia) anche il ruolo di prima interlocutrice economica…  Ecco, per il petrolio. gli eventi più recenti…

In un momento di forte tensione per la contesa petrolifera della Mezzaluna libica, l’Italia è entrata quest’estate a gamba tesa, mettendo a segno un importante risultato.

Mellitah Oil & Gas, società operativa compartecipata dalla compagnia petrolifera nazionale della Libia, la Noc, insieme con l’italiana Eni, ha annunciato – infatti – a soli 3 anni dalla decisione finale d’investimento, l’avviamento della produzione, dando il via alla seconda fase del progetto offshore Bahr Essalam. Entro una settimana circa, poi, è prevista la messa in produzione di altri due pozzi ed entro il prossimo ottobre ne entreranno altri sette. Questi si aggiungono alla ventina già operanti marcati Eni…

“Bahr Essalam –  ha affermato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi – è il frutto della relazione di lunga data tra Noc e Eni e rappresenta un’importante pietra miliare nel garantire dalla Libia una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Il progetto dimostra ulteriormente la fiducia e il riconoscimento che Eni ha in Noc come unica società petrolifera nazionale legittima. E’ quella con la quale continueremo a lavorare in maniera esclusiva in terra libica”. (G.S.)

Secondo Giuseppe Conte, capo del governo italiano, la accesa frattura fra le due parti non impedisce che Al Serrraj e Haftar non possano avviare un processo di pacificazione fatto di dialogo e che tutto ciò inizi da Palermo. Conte ha fiducia che Haftar “verrà” ed attribuisce grande importanza a queste due giornate come un primo pilastro,una pietra miliare di un nuovo percorso che coinvolge il Mediterraneo..

 

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