Ma la cultura si trova nei musei?

Il basso livello della cultura generalizzata fa sì che la media delle persone non sappia riconoscere la buona qualità dalla contraffazione. Peggio: le verità scientifiche dalle mere ipotesi scientifiche (o scienza di secondo e terzo livello). Tale è quella sulle variazioni climatiche, per non parlare della carenza d’acqua… Ad un popolo che ha una mentalità culturale e scientifica reale di livello presocratico si può far credere tutto come fosse “oro colato”.

Non so perché sorrido nel sentire che gli italiani siano adesso più colti, se il motivo è che negli ultimi due o tre anni (sommati) le loro presenze ai musei sono aumentate di due cifre percentuali. Guai a dire che sia un male andare ai musei e simili, ma…

C’è da chiedersi: “Ma che cosa ci va a fare nei musei un popolo che, da un sondaggio, due o tre anni fa non capiva neppure le parole dell’inno di Mameli, da oltre mezzo secolo già l’inno nazionale?” Ma non sapere chi fosse Scipione o non sapere che schiava di Roma fosse la vittoria e non l’Italia sarebbe nulla. Un peccato veniale, in fondo…

Il problema è che gli italiani di oggi non possono “percepire” un museo se non come un Luna park, una casa delle streghe o una sala degli specchi… Intendiamoci, anche gli stranieri non scherzano. A Parigi Disney-land ha molte volte i visitatori dell’intera Ville Lumière (che umiliazione per la Tour Eiffel)e schiaccia il Louvre… Tuttavia, per gli italiani che dovrebbero “vendere cultura” – specie dopo aver condannato e sbeffeggiato lo sbadato ministro dalla nota “topica”: la cultura non dà pane – la colpa è ben più grave. La recrudescenza di visite ai musei, conseguente ad una (opportuna, intendiamoci) azione di propaganda, dipende dal fatto che manchino gli eventi per tutti, gli agognati punti (e il motivo) d’incontro, le occasioni per uscir di casa, una volta esaurite le faccende di prima necessità (tempo libero)… Nelle nostre città, diciamolo, i soli punti d’incontro sempre disponibili sono pizzerie e ristoranti. Il solo passatempo lo shopping, in prevalenza nei supermarket  negli hard discount…

Anzitutto – come in altri casi – chi sa che cosa sia la cultura? Occorrerebbe divulgarne il complesso significato. Oggi cultura e territorio sono fra i termini più inflazionati, alla moda, ma ciò non li redime dalla trascuratezza generale… A parte la sapienza, scolasticamente intesa, quella che vale anche al servizio della cultura specifica, oggi si parla giustamente di cultura antropologica. E’ un progresso, perché anche la sapienza dovrebbe inserirsi nell’ambito di una competenza antropologica, assorbita fuori dai libri e dai banche di scuola. Non avviene. Si fanno progressi ma, più ancora, progetti in tal senso, a parole: ad esempio con gli opportuni concetti di cultura inter relazionale, turismo relazionale, sussidiarietà… Molto potrebbero fare i media ma, sul terreno culturale, operano poco e male. Non approfondiscono, forniscono notizie non circostanziate, supponendo chi sa perché, che chi ascolta abbia già un quadro ben delineato della materia. Non è così, se non per caso, per eccezione…

Gli italiani non conoscono la storia della Grecia e di Roma, cioè le radici della propria civiltà. Degli Etruschi sanno solo il nome. Non capiscono quali differenze radicali, a parte il monoteismo, distinguano il cristianesimo – il suo spirito – dal cosiddetto paganesimo. Eppure la morale cristiana permea oggi tutti i nostri codici e questi regolano il costume, la vita, i comportamenti… Del valore del Medio Evo nella conservazione della sapienza antica, nella formazione del linguaggio e del diritto e costume italiano ed europeo, non sanno assolutamente nulla… Qualche nome, qualche vago evento: Sacro Romano impero? Boh! Eppure Palermo ne fu per un po’ la capitale. I Bizantini? E chi erano? Sono autori dei mosaici definiti impropriamente arabo – normanni. Stettero in Sicilia ben più a lungo dei musulmani (non erano arabi) e riportarono la propria civiltà e preziose esperienze, come profughi ortodossi. Il Cristo pantocratore e i preziosi mosaici di tutte le chiese coeve non sono né arabe, né normanne. Furono solo commissionati dai normanni ai finissimi artisti bizantini: non ‘era nulla-allora – di uguale al mondo.

Dunque, ripetiamo: che cosa ci vanno a fare gli italiani nei loro stessi musei? Possono mai, da una guida, orale o scritta, orientarsi e interessarsi? Ci vanno per curiosità, vedono un bel palazzo e, dopo un po’, uno del gruppo scalpita, pensa alla trattoria che lo aspetta… Poi sbotta: “che ne dite, andiamo?” Chi si stava interessando ad un paio di quadri, a una statua, a un cimelio, quasi si sente in colpa: “Sì, sì, fammi finire di leggere questa spiegazione…”

C’è di peggio. La gente non ha una nozione di storia, né di geografia, perché non conosce neppure la reale misura del tempo rispetto alla propria vita e dello spazio rispetto al proprio corpo. Confonde le ere con i periodi. Ma quanti sanno il minimo, cioè che la storia inizia con la scrittura? Quanti sanno che l’uomo apparve con estremo ritardo e il tempo che corre dall’homo sapiens fino all’uomo di oggi è un tempuscolo, non solo rispetto alle ere, ma anche rispetto alla prima vita sulla terra? Quanto tempo trascorse fra la morte dei grandi rettili con le cui miniature i bimbi giocano tanto e la comparsa dell’uomo? Ah, se le “persone” sapessero che l’umanità è sulla terra dal tempo d’un batter di ciglia e che il clima cambia in centinaia e migliaia di anni, non crederebbe a coloro che dicono che cambia sensibilmente nel corso di una sola vita o metà di essa. Eh sì: “…questo maltempo, questo caldo, questa pioggia non le avevo mai viste “prima”. Ma si accorgono di non sapere neppure neppure che cosa sia un prima e un dopo?

Ma passiamo all’arte. Perché Giotto e Picasso sono tanto grandi? Perché Leonardo, Brunelleschi, Piero della Francesca vanno citati a parte? Perché Leonardo è molto più grande come pittore che come scienziato? Perché non possiamo paragonarlo ad Archimede, Galileo Galilei ed Einstein? Che invece sono paragonabili tra loro? Ma questa è già scienza…

Torniamo all’arte figurativa: Perché il Barocco di Caravaggio o dei fiamminghi, non trasmette solo un messaggio estetico, non è solo arte, ma rappresenta un momento di crisi e sofferenza del pensiero umano? Sappiamo capire e individuare il Barocco nelle altre sue espressioni? Per esempio: quali sono i tratti distintivi inequivocabili fra una facciata barocca e una neoclassica? Vedete che spesso si somigliano, a volte l’architettura dei tempi è eclettica, ma… Sappiamo distinguere un ritratto barocco da uno, pur altrettanto coinvolgente, dell’epoca rinascimentale?

Appena un flash letterario. Non conosciamo la letteratura straniera. Quanto tempo trascorre dall’inizio alla fine dell’Ulisse di Joice, lungo, contorto, ma fondamentale romanzo della letteratura moderna? Un secondo per rispondere: un giorno. Chi è il poeta italiano che più ha condizionato il modo di poetare in Italia (e nel mondo). Dante? No, è Petrarca! “Nettamente” è?

Parliamo di musica. Siamo consci, ma fino a che punto, che la lingua italiana è l’esperanto della musica mondiale? Che tutti hanno copiato e copiano dagli autori napoletani e forse è per questo che l’Accademia di Santa Cecilia (ah, quei “fessi” dei Borboni…) è la più importante e richiesta del mondo? Torniamo al Barocco: è il momento magico dell musica. Quanti sanno riconoscere la musica barocca? Che cos’è il jazz? Come si distingue? E’ solo un genere o è un modo di interpretare in qualsiasi momento qualunque musica?

Parliamo di interdisciplinarità. Sappiamo che cosa avvenne “in contemporanea” nel mondo alle varie longitudini e latitudini? Quali furono i riflessi di ciascuna tendenza del pensiero nelle varie arti e settori della vita? Ne abbiamo un’idea? O conosciamo un po’ di storia, ma solo per aree geografiche…

Si parla tanto di arabi in Sicilia. Quanti sanno che i bizantini rimasero ben più a lungo? Inoltre tornarono con le colonie greco albanesi, portando nuovamente il loro contributo di fede e cultura socio civile. Ma ci furono mai veri arabi in Sicilia? Rispondiamo noi, stavolta: no. Erano musulmani provenienti dall’Africa del Nord, berberi, magrebini, egiziani, comandati da un anziano e saggio bibliotecario iracheno. Erano portatori, sì, di cultura araba, ma quasi per sentito dire. L’Arabia è quella Saudita e oggi è è un altra cosa. I due più grandi pensatori arabi, del resto, Avicenna e Averroè, si inquadrano filosoficamente nel pensiero (a loro noto) dei tre grandi (ma non esageriamo) Socrate, Platone, Aristotele, che sono stati delizia ed anche croce della cultura mondiale. Perché molti scambiano, ancora, le loro idee per qualcosa di simile alla scienza… Così si continua a credere nell’epigono idealista Hegel, la rovina “nostra” negli ultimi due secoli almeno. Chi si accorge che anche l’Enciclica “Laudato sì” è permeata di idealismo e, quindi, è: del tutto a – scientifica? Così non può essere neanche religiosa. Eppure parla di economia, industria, ecologia, acqua… Prevede guerre future… Ci vuol altro per affrontare tali problemi: non certo un approccio ancora una volta idealistico. A partire, persino, dal linguaggio: anche la tecnica e la tecnologia ne hanno uno e, quando si accenna ad esse bisogna, non dicco parlarlo, ma avvicinarvisi…

Il Saggiatore è la grande opera divulgativa di Galileo Galilei: scoprì il principio d'inerzia e dedusse la rotazione della terra dalla leggi del pendolo. Definì che cosa sia una legge scientifica di primo livello.
Il Saggiatore è la grande opera divulgativa di Galileo Galilei: scoprì il principio d’inerzia e dedusse la rotazione della terra dalla leggi del pendolo. Definì che cosa sia una legge scientifica di primo livello. Riderebbe ancor oggi di chi parla di surriscaldamento con tono scientifico.

Sarebbe bello se Antonio Zichichi, Enrico Fermi redivivo o altri veri scienziati leggessero queste righe. Sorriderebbero. Non perché snobbino la cultura araba o, tanto meno Socrate, Platone e Aristotele o il soglio pontificio. Ma solo per l’uso che se n’è fatto – di tutto quanto detto – e, purtroppo, se ne fa. Specie se si pongono altre idee come queste allo stesso livello – o quasi – delle nozioni e delle scoperte tecnico scientifiche, vagliate quanto meno – come insegnò Galileo Galilei. Ma l’illustre pisano a livello socio civile, ancora dopo mezzo millennio, ha parlato invano… E badiamo che la scienza moderna ormai finisce per contraddirlo, perché è andata oltre, entrando profondamente nel mondo che non vediamo: lo faranno sapere a tutti entro i prossimi 500 anni? Speriamo…

Ma sarebbe quasi divertente – uno scoop – trarre un questionario dalle righe qui sopra (tolto qualche minimo errore e omissione) e porlo non solo ai ragazzi di strada, ai giovani diplomati o laureati (povero Piero Angela che prova a spiegare le cose alla meglio), ma a professionisti e persino ai docenti e ai presidi. Ma, perché no? Anche al nostro “ministro – maestra giardiniera” dell’altisonante Miur… Un magnifico rettore sbotterebbe: “me le devo studiare queste cose, ma ‘ha’ due anni che ci penso”: con tale “eleganza” parlò, nel corso della campagna elettorale, alle recenti “regionali”, un nostro …Zarathustra. Ma si sentiva di peggio, al microfono delle Tv… Quanto ai docenti, non colpevolizziamoli: sono anche loro parte del tutto. Vengono da una scuola – in Italia tuttora Crociana – che continua a insegnare soprattutto un materia: se stessa.

Andiamoci! Andiamoci, dunque, ai musei, meglio di niente! L’indomani tutti al Luna park.

Scaramacai

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