Mattarella abbraccia il Cav

Avete dubbi su chi sia il Cav? La notizia la apprendiamo al volo sul Televideo Rai, voce – si fa per dire, perché scrive – che si distingue per obiettività. Già: dove trovare vero giornalismo in Tv? Diciamolo, non è facilissimo…

Mattarella abbraccia il Cav e si tratta di Silvio Berlusconi: “Basta con i populisti!”. Questo il senso che sembra dare il Presidente a quell’abbraccio… Ridiamo a crepapelle, un po’ come abbiamo fatto per la “contentezza” quando la Roma (delle frequenti delusioni da sempre) ha dato lezioni di calcio nientemeno che al Barcellona di Nessi. Ma ora ridiamo per tutti coloro che risero, ridevano, ridono di Berlusconi e – soprattutto – lo ridono, lo accusano di tutto. Tranne – dice lui, che ama le battute – del delitto di Cogne.

Berlusconi ha la risata facile: "...e io eterno duro, lasciate le speranze o voi che ...mi perseguitate!"
Berlusconi ha la risata facile: “…e io eterno duro, lasciate le speranze o voi che …mi perseguitate!” Lui ha chiacchierato da amico con Putin e con Trump, ma anche con Erdogan e Assad. L’Italia ha bisogno di lui e Mattarella lo sa.

Eccolo lì, ottantenne, chiamato al capezzale dell’Italia senza governo da un altro che gli “anta” rendono più saggio.

Silvio Berlusconi, non appena Matteo Salvini ha terminato la sua comunicazione a nome di tutto il centrodestra ha approfondito, a modo suo, il solco con i Cinque Stelle con l’ormai famoso: “Mi raccomando – ai giornalisti – siate bravi e sappiate distinguere i veri democratici da chi non conosce l’abc della democrazia”.

Parole impreviste, che non piacciono agli alleati, perché rendono impossibile il dialogo già compromesso dal “gran ritorno” del leader del centrodestra.

A sorpresa, sul tardi, la foto al Quirinale è lapidaria. È franato, al secondo giro di consultazioni, quel “quasi patto” che sembrava a un passo, fondato sull’asse “demoniaco” tra Salvini e Di Maio. La situazione precipita e rende necessaria al Quirinale un’altra difficile riflessione. Adesso la sola certezza, per il capo dello Stato, è che serve un governo in tempi brevi  che non implichi altre consultazioni.  La nuova situazione, anche nel corso della crisi siriana, rende necessaria una guida per lo Stato che guardi subito non solo all’interno, a anche all’estero.

Dopo l’exploit polemico  del Cavaliere –  lo chiamano sempre e ancora così, nonostante… – e le solite  prese di distanza sia pentastellate che leghiste, la realtà è quell’asse infernale “Salvini – Cinque Stelle” si è spezzato come la corda troppo tirata… Da una parte il centrodestra ha saputo mostrare he la propria natura granitico (è quasi un sol partito e, come tale, ha vinto realmente le elezioni) non era la favola del paese. Una delle tante, una delle solite…

Così, Silvio Berlusconi assieme a Giorgia Meloni, ha chiesto a Salvini di parlare a nome della coalizione con il fine visibile di legarlo stretto al ruolo di “leader” dell’intero centrodestra e non solo del suo partito.

Infine, il comunicato letto alla Vetrata è stato vergato da “grande vecchio” Gianni Letta, e poi condiviso da tutti gli altri. Non si è discostato da quello letto dall’ex premier durante il primo giro di consultazioni, senza dir chiaro parole come populisti, giustizialisti, pauperisti…
I punti fermi sostanzialmente sono tre, ma non da nulla: la scelta atlantica nella collocazione internazionale dell’Italia, in linea con il celebre spirito di Pratica di Mare del governo Berlusconi, cui Salvini ha dato l’ok; trattare con la coalizione di centrodestra, arrivata prima alle elezioni, rivolto a tutte le forze politiche responsabili, a partire dai Cinque Stelle”, ma è ovvio come l’invito sia rivolto a tutti, anche all’emarginato Pd, qualora decidesse di abbandonare l’Aventino; la composizione di un governo di alto profilo, con un candidato premier, che spetta alla Lega, come da patti elettorali della coalizione.
Durante il colloquio con Mattarella, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno sottolineato come il candidato premier sia Matteo Salvini, ma in parecchi iniziano a sussurrare, per un eventuale pre-incarico il nome di Giancarlo Giorgetti, un delfino dei salviniani che sembra accontentare lo stesso capo leghista di nouvelle vague: “Se non volete me – aveva proposto anche al bizzoso Di Maio – scegliamo un terzo…”
Aldo Brandini
(Corrispondenza da Roma)
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