Migrazione fenomeno secondario Cresce il Mediterraneo

Una carta politica del “Mediterraneo allargato. Il piccolo Mare Nostrum (1% elle superfici acquee) assorbe già il 40% dei traffici mondiali. Ma crescerà ancora a discapito degli oceani. Il raddoppio del Canale di Suez non è la causa della crescita, ma un suo sintomo, una conseguenza.

L’emigrazione è un danno anche per noi. E’un danno d’immagine, perché ad emigrare sono i peggiori dei nostri cittadini, i disadattati provenienti da frange marginali della nostra  società…” A parlare così a chi scrive queste – righe già una decina d’anni or sono – era (2o10) una dignitaria del governo tunisino (Nadia Majul, per non fare nomi…).

Migranti? “Da noi”, in Europa, arriva il peggio della società dei più arretrati paesi africani, malridotti che siano… Paradossalmente sono spesso paesi il cui Pil, a differenza di quello europeo, cresce a 2 cifre l’anno… Ciò è dovuto all’evolversi della realtà africana, che è inarrestabile, a dispetto di tutto e di tutti. Ci riferiamo anzitutto al “nemico americano“, che ha voluto con ostinazione che gli stati europei non fruissero delle risorse della vicina Africa come sarebbe avvenuto – ad esempio – se il colonialismo avesse avuto un seguito. Oppure se i territori africani fossero stati lasciati liberi di crescere senza la pesante azione di disturbo delle guerre tribali, in gran parte fomentate dai venditori di armi e non solo. Soprattutto americani e sovietici, ma da tempo anche cinesi.

Porre un freno all’emigrazione dall’Africa non è un atto di razzismo. Intervenire negli stessi territori d’origine è un dovere ed anche un’azione di assoluta convenienza per gli stati europei…

L’Africa, oltre ad essere una riserva di risorse che sono utilissime, anzi indispensabili, alle manifatture europee, cioè alla crescita dell’Europa, è divenuto e diverrà sempre più un enorme …mercato per i prodotti della ‘sua’ tecnologia. L’Europa esporta già in Africa e Medioriente, non solo prodotti e servizi, ma anche il mero konw how (tecnici). Con la crescita africana ciò acquisterà sempre più consistenza e contribuirà ad un’esponenziale crescita dell’Europa e del Mediterraneo. E’ un fenomeno epocale – atteso da due secoli almeno – che nessuno potrà più fermare, data la prossimità e l’affinità culturale, specie da parte delle regioni del “Mare Nostrum”…

Quella che è in dubbio è solo …la velocità con cui tutto ciò andrà visibilmente in essere. Dubbio non è il “se” ma solo il quando. E’ questione di “tempi“. Un’intelligente politica europea, ma anche da parte dei singoli stati, non può non consistere in un’azione decisa di penetrazione “di fatto” nelle regioni frontaliere e giù fino all’Africa sub sahariana e ad est verso il medioriente e l’oriente vero e proprio. Tale penetrazione, al momento, non può non esser accompagnata da aiuti. Non importa neppure h governi corrotti ne profittino. Ciò che conta è penetrare sul terreno con attività industriali, agricole e commerciali.

Gli Stati Uniti sono, forse, sin dal secolo scorso (prima e seconda guerra mondiale), i primi ad aver “capito” che tale evolversi della storia (perché di questo si tratta) li metterà sotto scacco e li porterà a non essere più i protagonisti del mutare degli eventi del pianeta, ma tanto meno assolvere a quel ruolo, che è stato politico e militare, ma anche economico – finanziario. Gli americani, a ben vedere, hanno già perso irreparabilmente – nonostante le abili cure di Donald Trump –  quel ruolo di “gendarmi de mondo” che hanno tanto amato e amerebbero ancora. Lo hanno perso -per indicare una sorta di data storica – con la scriteriata politica di Barack Obama e del suo braccio destro Hillary Clinton. Una politica aggressiva e anti europea.

Gli “amerikani” temono l’Europa, la vera “nemica delle ultime 2 guerre” e persino i singoli stati europei. Soprattutto, nuovamente, la Germania e l’Italia, le nemiche dirette dell’ultima guerra. L’America teme l’Europa nevroticamente. In parte con ragione. Per l’ottusità delle sue lobby più potenti (nemiche anche di Trump), non comprende che l’alleanza dell’Europa e una sua crescita -comunque inarrestabile nel medio e lungo termine – non può, a questo punto, che portarle del bene. Era vero anche prima. Ma tatto più oggi. Perché, tra i due litiganti, chi sta già “godendone” è la Cina. Ma anche la neonata Russia, in grande ascesa con Putin, poi tutto il Far East. Questo, non dimentichiamo, comprende potenze evolutissime, come il Giappone, Taiwan, Singapore, Hong Kong, lo stesso Vietnam. Per non parlare dell’India, considerata una dei “brics“: Brasile, Russia, India, Canada e Sud Africa.

La cosidetta Linea sacra congiunge l'Europa con l'Oriente. Si noti come attraversi l'Italia.
La cosiddetta Linea sacra congiunge l’Europa con l’Oriente. Si noti come attraversi l’Italia. L’idea appartiene alla storia. Ma adesso si aggiunge la notevole evoluzione dell’Italia (nonostante quel che si dice). Un “corridoio” eurasiatico, di cui fa parte la Torino Lione congiungerà Lisbona con Pechino. L’asse stradale N.1 Berlino – Palermo è parte di un asse che dal Nord Europa raggiunge Cape-town. La grande realtà socio economica di tutto il continente antico è già nei fatti. La politica, dopo essersi “accorta” delle “vie della sta”, si accorgerà della uova realtà che emergerà evidente… 

Di fronte, però, a questa evoluzione esponenziale diffusa o meglio “concentrata” nell’immenso territorio euro afro asiatico, dove nacquero e si evolsero le grandi civiltà del passato, l’Italia, cuore civile (ed anche tecnologico) del Mediterraneo, agganciata all’evolutissima Europa (questa è la pura verità nuda e cruda), non potrà che giovarsene. Né la Francia, che è in una posizione geografica svantaggiata, potrà evitare che la “sorella latina” non continui a superarla economicamente, come è già nei fatti, ma finisca per surclassarla.

Tutto ciò sta avvenendo, anche se bisogna considerare che i confini non hanno più il valore di una volta. I Territori internazionalmente vicini e meno vicini sono inevitabilmente interconnessi dall’inarrestabile fenomeno della globalizzazione. Fenomeni come l’arrivo di speculatori  “stranieri” e come le delocalizzazioni possono destar scandalo solo nei discorsi da caffè. Già oggi,ma soprattutto domani faranno parte del gioco. La “politica del territorio” dovrà essere reinventata. Sta già avvenendo, ove con più lungimiranza e  innovazione, ove con meno. Più lentamente laddove si continua a ragionare in termini di nazionalità o,peggio, di nazionalismo. Ma non crediamo che si possano accusare di minor lungimiranza i cosiddetti “sovranisti”. Sono, non tanto paradossalmente, le sinistre le vere “conservatrici”. I sovranisti sono i più pronti ad aprire la politica verso “le grandi patrie” che la nuova società configura all’orizzonte.

Quanto all’UE, è chiaro che essa a vada radicalmente riformata. Ciò, tutt’altro che una rinuncia ad una politica unitaria europea, equivarrà a gettarne le reali fondamenta. Ciò che oggi non esiste: non c’è una volontà univoca, non c’è una difesa comune,ma soprattutto, l’UE non ha alcuna “voce” in politica internazionale, che sia autonoma rispetto agli stati membri.

Germano Scargiali

Nota

Da quanto detto sopra, il fenomeno dei “migranti” è relativo. Il fenomeno va limitato con l’aiuto alla crescita nei luoghi d’origine.  Ma l’inversione di tendenza è comunque nei fatti. Né è da temere l’islamizzazione dell’Europa. La civiltà cristiana è di gran lunga superiore. Lo è per la sua qualità e i suoi contenuti: nonostante i tentennamenti dei cristiani stessi, le conversioni avvengono, i regola, verso il cristianesimo e non al contrario. Non può perdere… Inoltre la “società del benessere”, nel bene e nel male, “assorbe” rapidamente tutto e tutti. L’Europa è il primo faro di civiltà ed evoluzione in genere: l’aspirazione dei cittadini di tutto il mondo è di “sembrare europei“. Musulmani e orientali vogliono sembrare occidentali. I cinesi si disperano persino per i loro “occhi a mandorla”. Chi si evolve gira in giacca e cravatta. Tutto ciò è  antropologicamente  evidentissimo e non può non essere determinante: la forma parla chiaro della sostanza, al contempo la somatizza e la determina…

Una mistificazione è confondere il disavanzo dello Stato, il deficit, la povertà dell’Italia come stato con la povertà della nazione. Potrebbe, in ultima analisi, aggravarla. Tuttavia la sovrapposizione, che è un grave errore tecnico rafforzato della mentalità socialista, è voluta dal “potere statale”. Basti dire che non si sottolinea come “la bilancia dei pagamenti“, termometro dell’economia (reale), a differenza dal bilancio dello stato, in Italia è in varia misura – decisamente attiva.  Il patrimonio privato è fra i più alti del mondo. E’ ovvio che lo Stato pianga miseria e che si rivolga così alle imposte patrimoniali, anche se non sono ammesse dalla costituzione, se no una tantum per particolari calamità (terremoti e altre catastrofi).

La propaganda di un’Italia povera e bisognosa – corroborata dalla reale esistenza di “bisogni privati” insoddisfatti , dalla disoccupazione e sotto occupazione, giova allo Stato. Bisognerebbe aver chiaro che tecnicamente lo Stato no si identifichi con i cittadini, né visti come Nazione,cioè nel loro insieme. Lo Stato come tale è il maggior debitore presente sul territorio nazionale. Il suo primo fine è di far quadrare i propri conti.

Un altro errore è il ritenere che un aumento d’imposta si traduca direttamente in un aumento dei servizi resi ai cittadini. Non è vero. Avverrà, forse, ma in modo molto traslato.

Uno stato che funzioni dovrebbe essere al servizio della nazione, ma non si identificherà mai con essa. Basti osservare che gran parte del “debito” lo Stato lo ha contratto con gli stesi cittadini (buoni el tesoro e non solo). Tale debito non si differenzia, contabilmente, da quello verso l’estero.

Paradossalmente si potrebbe affermare che la Nazione non è meno “straniera” rispetto allo Stato di quanto non lo siano quelle d’oltralpe d’oltremare…

Nota 2

Italia povera o ricca? La ricchezza o povertà delle nazioni è la materia dell’Economia politica. E’ stata necessaria la crisi dell’acciaieria di Taranto per sapere che era la massima in Europa e forniva le lamiere a tutte le auto tedesche. E’ stata necessaria la crisi della bauxite in Sardegna per sapere che l’Italia è la maggior produttrice di estruso di alluminio in Europa. I dazi Usa verso l’Europa sono stati ostacolati dalla necessità degli Usa di approvvigionarsi di manufatti e semilavorati in Europa e, in particolare in Germania e Italia… L’Italia costruisce oggi i droni più avanzati in campo internazionale…

Le ingiustizie sociali, la sotto occupazione, le fughe dei cervelli dall’Italia sono dovuti alla scriteriata politica dei governi e alla inefficienza della pubblica amministrazione. Mancano le direttive, le decisioni tempestive ed importanti. La programmazione è inesistente in ogni settore, nessuno escluso. Prevalgono spesso le scelte ideologiche. Il politically correct attanaglia l’informazione, la cultura e la stessa produzione artistica…

Il “privato” si salva in bellezza. Vi sono esempi eclatanti nei “grandi appalti”, delle industrie più disparate (navali, meccaniche, alimentari), ma anche casi di efficienza di marketing ai vertici,com’è il caso della Nutella, che si è imposta anche come “termine” comune del linguaggio internazionale come pizza, spaghetti, espresso, frutti di mare. Oppure il caso del Prosecco, un vino economico da produrre – non certo raffinato –  che si presenta con l’immagine di uno …champagne. Fa persino concorrenza ai …buoni spumanti italiani, veri “champenoise”.

Anche i “marchi” italiani acquistati dall’estero non sono che un segnale di approvazione e un veicolo per “omaggiare” l’immagine dell’Itala, che ne “guadagna” per altri versi. Si pensi che, per tal via, l’immagine dell’Italia viene anche “esportata”. Per certi versi anche i plagi, i tarocchi,  hanno un margine di ritorno. Occorre distinguere e imporre il prodotto originale italiano che,magari, consumatori ignari o inizialmente meno facoltosi hanno avvicinato per via delle imitazioni.

 

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