Reddito Minimo Sì/No

La discussione sulla necessità di distribuire un reddito minimo a tutte le famiglie va avanti da vari anni e in una economia liberal capitalista (neo liberista, oppure iperliberista come da me affermato) è quanto di più strano possa immaginarsi.

Solo menti altamente incompetenti possono ancora favorire redditi di cittadinanza, redditi minimi garantiti e/o integrazioni economiche, in realtà è solo un loro comodo modo per liberarsi di alcuni problemi legati alla redditività minima delle persone scaricandoli sui lavoratori di livello medio e alto!

E’ noto che le paghe dei lavoratori sono in ritardo rispetto alla loro prestazione d’opera, ciò significa che l’inflazione è totalmente a carico dei lavoratori.

In poche parole, l’aumento della disponibilità di moneta dovuto ad una maggiore retribuzione, produce una svalutazione della moneta stessa pur mantenendo inalterata la quantità di beni consumati e prodotti. Ciò si traduce in un vantaggio per produttori che non tarderanno a rialzare i prezzi, mese dopo mese, dal momento che le merci continuano ad essere vendute nella stessa quantità.
Ciò accade perché nel sistema iperliberista non sono ammessi interventi di qualche tipo sui prezzi da parte dello Stato anche se di tanto in tanto viene aggiornato il “paniere’’ dei prezzi medi che serve solo per valutare il costo effettivo della vita ma non per bloccare i prezzi medesimi, in quanto i prodotti censiti sfuggono al controllo, dal momento che i produttori possono cambiarne la definizione commerciale e ridurre al minimo i prodotti che finiscono nel paniere.

Inoltre, in queste condizioni, qualsiasi intervento diretto dello Stato comporta un aumento del DP (Debito Pubblico) che deve essere compensato con un aumento della produzione privata, oppure con un aumento delle tasse, altrimenti il DP si accumula fino a raggiungere, come nell’attuale, l’enorme e insanabile cifra di 2.800 miliardi di euro, ovvero circa il 140% del PIL, contro il 91% dei francesi, l’85% degli inglesi e il 45% dei tedeschi.
Da notare che il DP può anche ammontare a migliaia di miliardi come i 3.000 dei francesi ma l’indicatore PIL che si mostra maggiore della spesa pubblica, esprime la capacità economica della Francia di essere in grado di sopperire a eventuali problematiche economiche governative.
L’Italia NON ne è in grado e deve ricorrere a prestiti del tipo PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza- sopportazione momenti di difficoltà) i quali, in ultimo e se non c’è un reale aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo) si traducono in un ulteriore aggravio del Debito Pubblico.
La questione italiana è tutta a carico della “manica larga’’ (modo per dire della facilità dei governi a elargire sussidi, incentivi, sgravi fiscali, ecc.) mostrata dai Governi alternatisi dall’anno 2.000 ad oggi: si è fatto ricorso fin troppo spesso a incentivi tipo e aiuti di ogni tipo che non risolsero alcunché e si riversarono sul DP ingigantendolo. In effetti non si è mai calcolato il rapporto benefici/costi, ma solo un modo per zittire una popolazione rumoreggiante e da qui ecco il Reddito di Cittadinanza e ora il tentativo di concedere PER LEGGE il “reddito minimo’’.

Ma come si fa a stabilire l’importo di un reddito minimo se la base produttiva del paese è instabile e variabile, dipendente in massima parte da un contesto esterno?

Allora ecco l’evidenza: la partecipazione in UE e l’assoggettamento dell’Italia alle strane direttive imposte dalla Commissione UE, le quali sono prive di logica e sembrerebbero orientate a portare in default l’economia italiana.
Un esempio: la Direttiva Bolkestein è stata imposta per abbattere la concorrenza su specifiche attività simili dislocate sull’intero territorio UE. Niente di più falso perché, nel caso dei luoghi di balneazione, l’Italia dovrà mettere a disposizione circa 8.000 km di spiagge attrezzate quotate tra le migliori del mondo ma dove sono le equivalenti francesi, tedesche, spagnole? Forse la Grecia potrà essere l’unica competitiva con le sue 6.000 isole…
Vi immaginate la fine dell’attuale concessionario di una spiaggia da decenni a conduzione familiare che improvvisamente viene sostituito da un facoltoso investitore tedesco la cui offerta è risultata più vantaggiosa di quella italiana?
L’ex concessionario andrà ad aprire uno stabilimento balneare nel mare del nord o lui e la sua famiglia rimarranno disoccupati?

Direttiva da rigettare e l’Italia dovrebbe mettere a bando solo spazi al momento liberi.

Altra iniziativa UE completamente deprecabile riguarda tutta la faccenda della “green transition’’ basata sulla truffa più grave del secolo: ci fanno credere che l’economia basata sull’elettricità è meno inquinante e più conveniente di altre tecnologie di produzione energia.

Tale affermazione è stupidamente falsa perché non tiene conto dell’energia prodotta da metano che è un gas naturale molto diffuso in natura il quale, bruciando, sviluppa circa 14.44 kWh/mc, contro i 12,81 della benzina e lascia come residuo CO2 e vapore acqueo, ovvero il nutrimento naturale degli alberi!

Impossibile calcolare la resa dell’eolico e del fotovoltaico perché sono energie discontinue e hanno bisogno di batterie ad alta capacità per sostenere i consumi in mancanza di vento o di luce solare. Inoltre l’estrazione di litio indispensabile per le batterie ad alta capacità è estremamente costosa ed inquinante, sia nella produzione degli accumulatori, sia nel loro smaltimento a ciclo di utilizzo concluso.

L’alternativa è nelle batterie ad acido solforico la cui pericolosità dovrebbe essere abbastanza nota!
Pertanto, la costosissima e inutile Direttiva UE sulla ‘’green transition’’ è senz’altro da scartare!
La cosa migliore da fare per tornare ad avere una Italia priva di disoccupazione nella quale non c’è bisogno di redditi di cittadinanza o paghette minime, è l’attuazione di un modello socialdemocratico che preveda la separazione e convivenza del modello socialista e liberista: il modello socialista è rivolto agli interessi generali della popolazione (casa, lavoro, sanità istruzione) nel quale l‘occupazione è un impegno per tutti, in aggiunta al modello liberal capitalista che lascia liberi gli imprenditori – all’interno di specifiche Leggi sulla protezione dei lavoratori – di agire per la migliore efficienza delle loro Aziende favorite da una maggiore libertà organizzativa (ciò in base al principio enunciato da Jean Calvin: “…l’imprenditore va aiutato nella sua attività perché crea ricchezza per sé e per gli altri…’’).

Ho descritto minuziosamente questo modello di Stato nel libro ‘’New Economy & Socialismo’’ (Ed EtaBeta-ps, ISBN 979-12-59687-71-5, disponibile anche on-line) ma il primo passo che va fatto è rimodulare il TFUE – Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, togliendo di mezzo l’ipotesi DITTATORIALE insita nel trattato medesimo, ovvero la traduzione pratica del Piano Kalergi nato per la dissoluzione delle etnie europee, togliendo loro riferimenti storici, culturali, linguistici al fine di avere una massa informe da meticciare con milioni di immigrati dall’Africa in modo da poter governare senza problemi di sorta sulla parte più significativa dell’intero mondo.
Quindi, tornando al tema di questo articolo, non bisogna fossilizzare le idee sulla definizione degli impegni degli imprenditori, in quanto si produrrebbero effetti contrari (aumento del costo del lavoro, aumento dei prezzi, più forza alla concorrenza estera, ecc.).

L’Unione Europea DEVE essere fondata sulla libertà dei popoli, quindi occorre riproporla come Federazione degli Stati Europei, con poche Leggi in comune e dove ogni nazione potrà gestire sé stessa al meglio!

Gli Stati Uniti d’America funzionano così!

Lorenzo Romano (da Roma)

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